Si sono conclusi a
Reggio Calabria ieri, presso la sede calabrese della Fenafi, i due giorni di studio iniziati il 2 settembre 2014 presso i locali di via Del
Viminale 38 a Roma: un convegno intitolato “Nuovi scenari
nel settore finanziario” organizzato dalla Federazione nazionale delle società
finanziarie.
Il presidente della
Fenafi, Santo Alfonso
Martorano, che ha introdotto i lavori, si è soffermato sul documento attualmente
posto in consultazione da Banca d’Italia
relativo alle disposizioni di vigilanza per gli intermediari finanziari.
“La
Fenafi apprezza la volontà di semplificare le regole organizzative per gli
operatori di minore dimensione e complessità” ha affermato Martorano “in quanto
un appesantimento degli oneri amministrativi non giustificati dal ridotto
volume di attività si tradurrebbe inevitabilmente in un aumento di costi, che costringerebbe molte imprese ad uscire
dal mercato, creando sacche di disoccupazione”. Nello specifico ha aggiunto :
“Si condividono i criteri per identificare gli intermediari a ridotta
dimensione e complessità operativa ( da
100 a 150 milioni il limite del volume di attività finanziaria detenibile dagli
intermediari, per rientrare in tale sottoclasse) e le semplificazioni in
materia di ruolo del presidente dell’organo con funzione di supervisione
strategica e di struttura del sistema dei controlli. Con riferimento agli
intermediari minori si ritiene opportuno tuttavia, in aggiunta alla possibilità
di affidare tutti i controlli ad un’unica funzione, anche prevedere la
possibilità di esternalizzare tale funzione, laddove non sia possibile
affidarla ad una figura interna, anche per consentire una riduzione di costi.
D’altronde tale possibilità è già prevista nel caso di intermediario
finanziario facente parte di un gruppo, e l’estensione alle società finanziarie
di ridotte dimensioni di tale possibilità di scelta appare necessaria per
garantire un trattamento equo a tutti gli operatori attivi sul mercato.”
Antonio
Emilio Ciufo, dirigente del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha
aggiunto: “Si ritiene importante che le società attualmente iscritte ex art. 106 T.U.B. possano
continuare a svolgere sia l’attività di erogazione diretta, sia l’attività di
distribuzione per conto di banche e società iscritte ex art. 107 T.U.B., in
quanto stante la riduzione dei plafond dovuta alla stretta creditizia, il
divieto di attività di distribuzione causerebbe il blocco di un ramo
imprenditoriale che finora ha garantito un notevole accesso al credito ai
cittadini ed un livello occupazionale di rilievo.”
E’
intervenuto anche Aristide Di Salvo
Vincenzo, esperto di settore sul
tema dei minibond, un nuovo strumento di liquidità in tempi di stretta
creditizia: “Il decreto Sviluppo e il decreto Destinazione Italia hanno eliminato tutti gli
ostacoli fiscali e normativi che impedivano alle società non quotate di
emettere obbligazioni (introducendo in primis deducibilità degli interessi
passivi e dei costi di emissione)”.
Bruno Latella, esperto di
finanza d’impresa ha aggiunto: “Le aziende che
potrebbero sfruttare questa opportunità devono
rispettare determinati requisiti tecnici di bilancio, ma soprattutto
devono essere aziende trasparenti, con
manager credibili, con struttura dei costi flessibili e un piano di sviluppo
ben delineato. I minibond allargano la cultura finanziaria d'impresa perché impongono la certificazione dei
bilanci e il dialogo con gli investitori; e servono a diversificare le fonti di
finanziamento e quindi a migliorare il merito di credito.”
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