di
Pierfranco Bruni
Charles
Percy Snow, e le sue due culture, e Pascal e Leibniz nella riflessione sulle
“intermittenze” umanistiche si intrecciano i parametri delle scienze e, tra le
scienze matematiche e la fisica, uno continuatore di quei ricercatori che hanno
sempre saputo legare il modello umanistico a quello scientifico, attraverso lo
studio articolato delle algebre, ovvero dei numeri con i quali si racconta la
“cifra” dei simboli, è da annoverarsi Mariano Bruni.
Un
matematico puro dentro una formazione umanistica che ha sempre preso come
modello Charles Percy Snow nel sottolineare che “coloro
che trascurano una delle due culture non sanno quello che si perdono”.
Mariano
Bruni è nato a San Lorenzo del Vallo nel 1914. I suoi studi forti sono stati
sviluppati tra collegi e la sua
esperienza importante romana. È stato un intellettuale che sempre è
riuscito a porre all’attenzione il confronto tra le lettere e il “racconto”
della matematica.
Da
questo punto di vista si potrebbe considerare un innovatore. Appunti sparsi,
quaderni andati perduti e un “vocabolario” dei linguaggi parlati lo hanno
sempre posto come un riferimento in una Cosenza che guardava alle scienze della
matematica con molta attenzione.
Il
suo voler insegnare la matematica con gli strumenti di una formazione
umanistica, e mai relativista, ha significato aprire nuove strade alla
comprensione di quelle scienze che restano applicate alla “indiscutibilità” del
dato, ma Mariano Bruni creava un “ragionamento” intorno ai risultati di una
equazione, intorno alla visione di un triangolo nelle sue forme, intorno ad un
trapezio.
La
forma perfetta, ricordo un suo dialogare proprio sulla perfezione delle forme e
sui numeri perfetti. La questione dei numeri perfetti, Mariano Bruni la
impostava in una filosofia che comprendeva, in modo particolare Telesio,
Giordano Bruno e l’interpretazione vichiana dei cicli.
In realtà applicava la “spiegazione” –
Lezione sulla matematica non affidandosi ad un linguaggio “arido” tra il
concreto e l’astratto, nella leggibilità e non leggibilità del numero, bensì
ogni forma e ogni numero avevano una loro partecipazione metafisica. Anzi
sosteneva che la parola stessa andava pronunciata in questi termini Meta –
Fisica. Da questo punto di visto è stato un innovatore e lo è stato proprio nel
momento in cui il dibattito sulle scienze esatte poneva delle discussioni
interessanti sul piano del dibattito nazionale.
Il suo modello restava Michael Polanyi con il
saggio Le due culture, che risale del 1959. Parlava spesso di questo
autore perché, sostanzialmente, condivideva il pensiero: “Il nostro compito non
è sopprimere la specializzazione della conoscenza ma realizzare l'armonia e la
verità nell'intero dominio della conoscenza”. La conoscenza è punto nodale tra
il sapere umanistico e quello scientifico.
L’umanesimo e la scienza, mi diceva,
dialogano nel momento in cui Spinoza incontra Pitagora. Il sapere umanistico è
dentro il sapere scientifico. L’esempio, appunto, che spesso poneva era
incentrato sulla grecità di Pitagora. Ricordo che sosteneva la necessità di una
teoria filosofica attraverso la teoria pitagorica.
Non
creava mai steccati tra la filosofia e la matematica perché in entrambi, lo
ricordo benissimo, è il Pensiero che prevale e quando il Pensiero perde le
coordinate è difficile comprendere perché i numeri sono un vocabolari dentro i
linguaggi della vita.
Sono
elementi che hanno una loro valenza in un processo culturale tout court, perché
è in questo processo che lo scibile umano si centralizza come metodologia dei
saperi. Un matematico puro che trovava nella filosofia la chiave di lettura per
interpretare il rapporto tra spazio e tempo.
L’altro
suo “assillo”, o meglio pensiero pensante, scientifico e Meta Fisico. Il
Pensiero si sviluppa non solo con il mettere in discussione dati acquisiti, ma
con il dimostrare che i dati acquisiti siano realmente tali. Ed è un
“vocabolario” che ha le sue matrici filosofiche. Mariano Bruni, si stabilisce a
Cosenza, come già detto, e diventa un riferimento per intere generazioni.
Muore
nel novembre del 1983. Era nato cento anni fa. La sua presenza è da prendere
come modello in un contesto in cui la discussione tra scienze e modelli
umanistici resta completamente aperta. Un esempio di matematico che ha saputo
legare le scienze alla vita e la matematica stessa alla filosofia. Pitagora,
Eraclito, Talete e Spinoza i suoi riferimenti.
Ha
sempre posto nella lettura della matematica una visione interpretativa dei
modelli pedagogici e dei modelli educativi. Infatti, considerato allievo della
scuola formativa di Snow non poteva che sottoscrivere considerando le due
culture, scientifica e umanistica, che “…c’è
una sola via per uscire da questa situazione: e naturalmente passa attraverso
un ripensamento del nostro sistema educativo”.
In
virtù della sua personalità e della funzione scientifica ed educativa che ha
svolto, ed essendo nato a San Lorenzo del Vallo, cento anni fa (1914), vissuto
successivamente a Cosenza, ma non ha mai perso i contatti con il paese di
origine per motivi di affetto e di legami di sangue, le cui radici sono ben
ramificate, invito (e propongo), e sarebbe un atto molto bello ed elegante nel
nome della riscoperta della cultura del territorio legata alle culture
nazionali, l’Amministrazione Comunale, che guarda con molta attenzione e
intelligenza ai vissuti culturali locali, a prendere in considerazione, nella griglia
della nuova toponomastica, di dedicare una strada a Mariano Bruni, matematico e
personalità che ha saputo fondere la cultura scientifica con quella umanistica
in un processo prettamente educativo che ha formato intere generazioni.
Mariano
Bruni a Roma ai tempi universitari, a casa a San Lorenzo, e a Cosenza
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