Cartoline spregevoli. Scempi ambientali. Marciapiedi
impercorribili. Passi carrai bloccati. Caditoie stradali che odorano di morte.
Disillusi dagli accadimenti che piovono sulle loro teste
senza ormai tentare neanche un marginale tentativo di contrasto.
Ormai a Reggio Calabria la vita è inaccettabile, la gente normale
(le statistiche questa gente la inglobano nel ceto medio-basso e quindi è la
maggior parte della popolazione) si indigna per qualche minuto e poi le
condizioni socioeconomiche in cui versa la obbligano a tornare alla realtà. A
cercare di provvedere alle esigenze quotidiane della famiglia. Ed hanno ragione.
La sopravvivenza è la ragione di vita dell’uomo fin dai tempi preistorici. Un
tempo vedevamo per le strade cassonetti bianchi, blu e gialli per la
differenziata. La città ha stentato a capire le motivazioni della loro
presenza. Ma piano piano si stava facendo prendere dalle motivazioni della loro
presenza. Piano piano stava iniziando bene o male ad usarli. Poi sono arrivati
i commissari inviati dal Viminale. Inviati per ristabilire l’ordine in città.
Ancora parte della città si sta chiedendo il perché ed il per cosa. E la
situazione è improvvisamente precipitata. Sono scomparsi queste scatole
colorate. Saranno in qualche deposito, chiuse assieme alle decine di camion per
la raccolta di rifiuti di cui il comune e comproprietario, a marcire. Oggi
vivere Reggio sembra di partecipare ad un farsa. Oggi guardare la città sembra partecipare ad una
veglia funebre. Mancano le prefiche che con i capelli lunghi, neri, sciolti in segno di lutto. Cantavano nenie e innalzavano lodi. Si straziavano il
volto, si strappano le ciocche, esaltavano la disperazione collettiva.
Ormai le montagne di rifiuti fanno parte integrante del
panorama reggino.
I cittadini forse sono stanchi, delusi, avviliti,
strangolati.

Non stiamo qui a parlare di schieramenti politici e
movimentisti che in un clima preelettorale cercano di ritagliarsi spazi di
visibilità.

Ma un tempo queste donne che fanno parte della storia
calabrese accettavano dai parenti del defunto solo un poco di olio, una
pagnotta, una forma di formaggio, del vino.
Oggi queste prefiche vogliono la Città, vogliono la
Regione, vogliono l’Italia.
Tutti i reggini guardano la politica e chi la rappresenta
con disdegno.
Forse grazie anche alle prefiche. Forse oggi una in parte
dei reggini potrebbe pensare che forse si stava meglio quando si pensava che si
stava peggio.
E allora i reggini come valutano oggi i commissari?
La peggior politica che una città può avere è stata e sarà
sempre più vicina ai propri cittadini rispetto a delle persone che ragionano
solo come macchine e non hanno radicazioni sul territorio.
Ed i risultati dei nostri ragionamenti li stiamo
riscontrando giorno dopo giorno.
Il problema dei rifiuti è stato utilizzato solo come
incipit del nostro ragionamento ma logicamente non è il solo, anzi.
Come mai la gestione commissariale del comune di Reggio
Calabria, anziché risolvere i problemi dei cittadini, blindandosi all’interno
di palazzo San Giorgio, non manifestandosi mai come padri putativi degli
stessi, hanno solo esasperato il rapporto con i reggini chiedendo balzelli
esasperanti, che gli stessi non sono in grado di corrispondere visto la condizione
di vita attuale che stanno attraversando, e che non rispondono neanche
minimamente ai servizi che dovrebbe offrire il Comune?
Tutti quelli che hanno esultato alla notizia del
commissariamento di Reggio Calabria, futura Città Metropolitana, come fanno
oggi a proporsi agli stessi
cittadini che hanno abbandonato per due anni?
Con quale faccia si atteggiano a salvatori della città quando
l’hanno abbandonata affinché precipitasse nel degrado più assoluto?
E hanno goduto vomitando fango non solo sugli eletti ma
evidentemente su tutti quelli che li avevano votati.
Se il Consiglio
dei ministri decise
all’unanimità lo scioglimento del Consiglio
comunale di Reggio Calabria per contiguità mafiose, se per la
prima volta nella storia d’Italia venne sciolto un consiglio comunale di un capoluogo di provincia,
e Reggio ha avuto anche questa grazia, vuol dire che il 56,3 % degli elettori reggini erano contigui
alla mafia.
La stessa accusa della totale indifferenza dei politici
nei riguardi della Città può essere rivolta al nostro movimento.
Non abbiamo fatto niente neanche noi per migliorare le
condizioni dei nostri amici reggini. E’ vero. Ma forse è perché noi siamo
piccoli.
Non abbiamo il potere di movimentare le truppe cammellate.
Non godiamo di alti protettorati politici o lobbistici.
Noi siamo base.
Noi siamo cittadini di Reggio ed abbiamo subito insieme, come
e forse anche peggio degli altri le stesse angherie e gli stessi soprusi.
Alle
politiche ci hanno regalato la Bindi, che dopo essere esautorata dal PD veneto,
rappresenta la Calabria che insulta ogni giorno.
E'
arrivato il momento di AUTOLEGGITTIMARCI!
Vogliamo
essere AUTONOMI di scegliere di morire o di VIVERE!
La cosa che ci distingue dagli altri partiti è di avere una dignità come uomini.
E la stessa dignità di uomini ci impone di dare il
benservito a tutti e continuare a chiedere al Sen. Renato Meduri di aiutare la città a
risollevarsi.
Sarà il
Caronte che ci porterà sulla sponda della rinascita.
Perché
a Reggio oggi non si sente più il sole!
Il Presidente
Enzo Vacalebre
Reggio Calabria 5 agosto 2014
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