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Da Scampia la droga per i salotti della città
Cinque persone arrestate, 24 indagati. Coinvolti un avvocato, un barista e un ristoratore
L’AQUILA 6 marzo 2014 Un fiume di droga che da Scampia arrivava direttamente nel capoluogo abruzzese, inondando i salotti dell’Aquila bene. È quanto scoperto dai carabinieri, coordinati dal pm Fabio Picuti, che hanno arrestato cinque persone, membri di un’associazione per delinquere, che aveva l’obiettivo di smerciare grossi quantitativi di cocaina e hashish dell’area del clan camorristico Vinella-Grassi di Napoli in città. La droga veniva nascosta nelle abitazioni degli arrestati e, per la maggior parte, nei capannoni della Sial del nucleo industriale di Pile, risultata estranea alla vicenda. A finire in manette, due napoletani, Eduardo Romano, considerato nell’ordinanza d’arresto «certamente il capo dell’organizzazione criminale per modalità decisionali, organizzative e strutturali», Antonio Romano alias "’o zio”, che secondo gli investigatori «supervisionava le azioni del nipote Eduardo con la sua costante presenza durante le attività illecite ed attraverso la coabitazione con lo stesso, provvedendo anche in prima persona alle cessioni quando il nipote era impossibilitato per non perdere il giro e Salvatore Mauriello originario di Pomigliano d’Arco ma residente in città da tempo che, si legge nell’ordinanza, «garantiva sul territorio aquilano la materiale esecuzione e l’osservanza delle direttive impartite da Eduardo Romano, svolgeva funzioni di raccordo con la clientela ed era preposto sulla base delle indicazioni del capo alla fase organizzativa e logistica dell’approvvigionamento e della cessione della droga e della riscossione del denaro». Oltre a questo Mauriello, gestiva la contabilità dell’associazione e manteneva «contatti con gli acquirenti e i corrieri per concordare luogo e tempi della cessione e modalità di pagamento, di supporto e di trasporto e cessione della droga». Agli arresti domiciliari invece, sono finiti Giuseppe Giuliani, uno dei titolari del Bar Florida di Piazza Duomo che «si limitava ad incassare i proventi nelle cessioni al dettaglio» e Angelo Naindenel, ritenuto una figura cardine nel sodalizio criminale, in quando gestiva tutta la logistica. 134 pagine di ordinanza con le quali, il Gip Giuseppe Romano Gargarella, ha di fatto ricostruito, grazie a moltissime intercettazioni telefoniche, tutti i passaggi che i sodali del gruppo hanno eseguito per creare una vera e propria associazione criminale. Nella rete dei carabinieri è finito anche l’avvocato aquilano, Giuseppe Di Ramio per il quale è stato stabilito l’obbligo di firma. Di Ramio è stato accusato di tentata corruzione di due carabinieri ai quali in diverse occasioni ha chiesto di distruggere il verbale di sommarie informazioni reso proprio da lui, nel quale si contribuiva a ricostruire la tela dell’organizzazione, proponendo in cambio dai 4 ai 5mila euro. Complessivamente sono 24 gli indagati in questa vicenda. Tra questi anche Massimo Onofri, titolare di un ristorante aquilano, luogo dove è stato documentato avvenivano parte delle cessioni di droga.
Marco Giancarli
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