di
Micol Bruni - Lo
snodo tra una cultura profondamente contadina, una civiltà contadina e agraria,
e una realtà prevalentemente commerciale (i piccoli esercizi commerciali sono
stati l’anima di una raccordo tra mercato e nuove forme di sviluppo), nella
Calabria, ma direi in tutte le aree meridionali, tra gli anni 1950 (e forse
1945) e 1970 (e forse 1965), è una chiave di lettura del rapporto tra territori
compositi e composti da agglomerati di una entità abitativa ristretta e
territori i cui centri sono stati punti di riferimento importanti.
Nel
Nord della Calabria c’è stato, soprattutto negli anni appena menzionati, un
vero e proprio modello di interazione tra territorio legato all’agricoltura e
una agricoltura rivolta non più ad un esercizio familiare, ma esteso ad una
produttività più articolata. Così come gli esercizi commerciali e, in
particolare, gli alimentari.
San
Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza, ha sempre presentato dei modelli
comparati nella visione di un commercio a rete. Un mercato che non puntava
soltanto a tipi di merci nella specificità dei prodotti, ma a merci che
andavano dagli alimentari alla merceria (bottoni, creme per bellezza, articoli
scolastici, calzature leggere, oggetti da regalo, camiceria, giocattoli) e da
questa alla vendita di bombole del gas. Insomma una realtà commerciale che
ampliava il quadro del mercato stesso.
Intorno
a San Lorenzo si aprivano due centri importanti. Castrovillari verso il Pollino
e soprattutto Cosenza verso la Sila. A
Cosenza un ruolo dominante lo ha rivestito la Commerciale Cosentina
e la Ditta Carmagliola.
In
un lavoro sulle fonti, e quindi di ricerca attraverso documenti, la Ditta Bruni Virgilio Italo è
stata un Centro commerciale, nei
primissimi anni Cinquanta, a San Lorenzo, che ha rivestito un ruolo
strategico proprio in quel rapporto tra esercizio della vendita e innovazione
dei prodotti.
Ma
la realtà commerciale esercitata dai Bruni, con Ermete Francesco e
successivamente con Adolfo la cui tradizione è ancora costante grazie agli
eredi che hanno saputo stabilire nella coerenza e nella continuità, pur in una
società in transizione, una dinamica tra paese, territorio e commercio stesso,
ha radici antiche.
Questo
non ha tolto nulla all’evolversi o meno di una economia prevalentemente, come
si affermava, contadina, ma questa tipologia di commercio “aperto”, tra costi e
benefici in una lavorazione di economia del commercio e del diritto al mercato
aperto, ha rappresentato una nuova e diversa chiave di lettura dello stesso
territorio.
Un’attività
che è durata oltre cinquant’anni, quella del Bruni Virgilio Italo, anche se la
visione del commercio aperto, nei fratelli Bruni, nasceva già dalla fine
dell’Ottocento con il Tabacchino che si presentava come attività allargata
anche con un’altra, o ulteriore, licenza commerciale che era quella del vino e
degli alcolici.
Intorno
a queste attività si sono aperte diverse finestre che hanno portato a San
Lorenzo dei prodotti che erano acquistabili soltanto nei grandi centri o medi,
ma spesso si faceva riferimento a Cosenza.
Un
modello che diventa una testimonianza significativa, all’interno di un
territorio, e si incentra in quel rapporto dinamico che è la socializzazione
del mercato. Il mercato trova un suo sviluppo grazie ad una economia dei
prodotti, che sta alla base della organicità tra commerciante e utente.
Sì,
è vero che in San Lorenzo è prevalso, anche negli anni Cinquanta, una economia
agricola, ma è anche vero che è stato un territorio che ha sperimentato l’idea
del Centro commerciale articolato e basato su una diversità di offerte.
Ricostruire
questo passaggio significa stabilire, tra l’altro, come l’idea del commercio è
stata prevalente sino a trasformare i piccoli esercizi in Centri e dai piccoli
centri si è sviluppata una politica commerciale alternativa rispetto
all’esercizio monolitico.
Questa
linea è chiaramente una visione di una interrelazione tra un commercio di uso e
consumo e una attività commerciale a respiro orizzontale e verticale.
Non
è un caso che la Ditta Bruni
Virgilio, per una certa fase, ha sviluppato addirittura due esercizi
commerciali di cui poi uno è stato sospeso per motivi che sono in fase di
studio e di analisi, per tentare di comprendere le motivazioni sia di ordine
strettamente commerciale sia di ordine relativo all’investimento proprio sulla
base di una lettura tra costi e benefici.
Comunque
in San Lorenzo non è mai mancato lo spirito imprenditoriale nel campo del
commercio sia per chi proveniva da una lunga tradizione, come appunto i Bruni,
sia per chi puntava ad un investimento alternativo rispetto sia all’agricoltura
che a prodotti terzi o quarti dell’economia.
Oggi
la presenza dell’esercizio commerciale dei Bruni è, appunto, nella continuità
del tabacchino e rivendita di giornali oltre ad una merceria vasta che tocca i
diversi campi di una produzione articolata e trova proprio nella coerenza
familiare un punto di garanzia e di incontro tra la comunità e le tipologie di
commercio. Una tradizione storica che trova nel tabacchino una “politica” di
continuità e di ripresa di un commercio vasto che tocca un determinato modello
di mercato.
Ormai
San Lorenzo vive di una economia tra il sommerso (ovvero le varie utenze degli
esercizi sono una dimostrazione in positivo e mai in negativo) e la completa
autonomia rispetto ai centri viciniori.
Le
attività commerciali hanno contribuito in modo straordinario a “liberare” San
Lorenzo dal legame di dipendenza da altri territori.
Gli
anni Cinquanta sono stati fondamentali e la famiglia Bruni, (Adolfo, prima
Ermete Francesco e prima ancora Adolfo, e Virgilio Italo) in particolare, la
famiglia Pignataro (che erano e sono imparentati) hanno rappresentato un ruolo
innovativo in quell’economia a mosaico. Ma in entrambi, come in una
acquisizione di un nuovo esercizio, ci sono legami che provengono da antiche
attività commerciali.
Ritorno,
dunque, allo snodo.
Il
lavoro che si compie è intorno alla famiglia Bruni, ma ciò non toglie che altri
esercenti, presenti, sempre riferiti però agli anni Cinquanta, e che si sono
sviluppati, hanno contribuito a determinare un commercio a “ragnatela” nella dinamica della contestualizzazione
e compensazione dei prodotti.
Una
lettura che pone in essere una completa armonia tra un mondo contadino mai
disgregato e una attività commerciale che ha vissuto diverse fasi, evolvendosi
intorno ai processi economici del territorio e dell’intero Paese.
È
stato, infatti, il commercio a realizzare dei punti aggreganti tra il paese, il
territorio e la richiesta in una ricerca costante dei benefici. Un territorio,
quello di San Lorenzo, che ha attraversato un passaggio di sinergie complementari,
ma il commercio è stato fondamentale per lo sviluppo di una comunità nel
definirla completamente, nel tempo, autonoma rispetto ad un territorio
abbastanza complesso.
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