14 agosto 2014-Un uomo di 73 anni, Francesco Macrì, è morto oggi all'ospedale di Crotone dopo essere stato ferito a colpi d'arma da fuoco, lunedì sera, mentre si trovava seduto ad un tavolino di un bar del centro della città. L'agguato è stato portato a termine da due persone che, a piedi, si sono avvicinate alla vittima e, incuranti degli altri avventori e dei passanti, hanno fatto fuoco contro Macrì, ferendolo in varie parti del corpo. Sull'episodio sta indagando la squadra mobile. Domenico Salvatore CROTONE, NON CE L’HA FATTA A SUPERARE LA CRISI IL PENSIONATO FRANCESCO MACRÍ 73 ANNI, FERITO A COLPI DI PISTOLA LUNEDÍ 11 AGOSTO 2014, IN VIA REGGIO
Crotone- Un altro morto ammazzato in Calabria. Tanto per cambiare. Non ce l’ha fatta a superare la crisi, il pensionato Francesco Macrì, crotonese di 73 anni, ricoverato in Ospedale, subito dopo la sparatoria e sottoposto d’urgenza ad un intervento chirurgico nello stesso nosocomio. Da qui era stato trasferito nel Reparto di Rianimazione, dove è stato posto in coma farmacologico. Vittima di un agguato di stampo mafioso, per le vie cittadine, nella sera di lunedì 11. Macrì, con vecchi precedenti per rapina, danneggiamenti e favoreggiamento. Era stato ferito in più parti del corpo in via Reggio. Quel che gli è successo in quella maledetta sera, non potrà più raccontarlo a nessuno. Infatti, non è riuscito a conservare intatta la cotenna. Ed è morto. Secondo una prima sommaria descrizione della sparatoria, la vittima designata, immigrato clandestino, lunedì sera si trovava seduto insieme ad altre quattro persone. Una di queste era suo figlio. Stavano sorseggiando una birra con alcuni amici per alleviare le sofferenze della sete. Improvvisamente si sono materializzati due figuri travisati da passamontagna che senza proferire parola, hanno cominciato a sparare da corta distanza ravvicinata, con inaudita ferocia e cinismo contro l’obiettivo prefissato.I sicari della ‘ndrangheta, erano entrambi armati di pistola, ma ha sparato solamente uno. I primi proiettili hanno colpito alla mano, al braccio ed alla mano. A quel punto il Macrì, nel tentativo di sottrarsi alla furia omicida, si è dato a precipitosa fuga, in mezzo ai tavolini, inseguito dai killers pistole in pugno. Mentre i ben pochi turisti si dileguavano in un attimo e riuscivano a mettersi al sicuro. La fuga della vittima è durata un centinaio di metri. Serviva la velocità di Usain Bolt per poterla spuntare. Uno dei due giustizieri, incurante delle strade piene di gente che entrava ed usciva dai pubblici locali, ha continuato a sparare contro il bersaglio mobile. Le pallottole fischiando si sono conficcate contro infissi e muri, ma almeno due sono andate a segno. Qualcheduna inesplosa è rimasta lì, sul marciapiedi, dove un agente provvederà a repertarla. Allertati per telefono, sono arrivati sul luogo della sparatoria, i sanitari del 118. Il ferito era in stato d’incoscienza. Trasportato al Pronto Soccorso è stata sottoposto in sala operazioni, ad un pronto intervento per l’estrazione dei proiettili, che avevano devastato gli organi interni. I medici si erano riservati la prognosi secondo prassi consolidata. Si capiva che sarebbe stato ben difficile, poterla superare. Le sue condizioni di salute sono apparse subito particolarmente gravi. Le indagini per risalire agli esecutori materiali del delitto, al movente ed al mandante, sono eseguite da Polizia e Carabinieri in sinergìa, (alla ‘cinturamilitare’, stesa intorno al vasto comprensorio, di solito, partecipa anche la Guardia di Finanza) coordinati dal p.m. di turno, che si muove sotto le direttive del procuratore capo della Repubblica di Crotone, Raffaele Mazzotta. In attesa di capire se il fascicolo debba transitare sui tavoli della DDA di Catanzaro, diretta dal procuratore capo della Repubblica, Antonio Vincenzo Lombardo. Massimo riserbo sull’esito dei posti di blocco volanti, eseguiti nell’immediatezza del fatto e sul controllo domiciliare dei pregiudicati della zona; compreso stub ed alibi-orario. Non sarebbe stata ritrovata nessuna macchina o scooter usato per la fuga. I testimoni al delitto ci sono, ma nessuno avrebbe visto niente. Nemmeno il figlio della vittima. Le indagini, per assicurare alla Giustizia i boia del pensionato, partono in salita. Siamo in una zona ad alta densità mafiosa, dove l’omertà, che cuce le bocche a doppia mandata, regna sovrana; per paura di vendette trasversali e rappresaglie. Attentato di stampo mafioso o resa dei conti per questioni personali? Se altro non ci sia. Al vaglio degli organi inquirenti, diverse piste; anche per capire se la vittima avesse frequentazioni con ambienti della criminalità organizzata. Il capo della Squadra Mobile di Crotone, Cataldo Pignataro, vice di Morabito oggi a Gioia Tauro e Coccoli , oggi a Patti, è già al lavoro. Nonostante l’esiguità degli organici, che si fa sentire. Non parliamo degli stipendiucci, sempre fermi ai tempi della canoniche di legno. Purtroppo, il pool è stato smantellato con una riduzione inopportuna degli organici della Questura e della Squadra Mobile, già una decina di anni fa, se non ricordiamo male; se non prima. A partire dall'ex capo della Squadra Mobile di Crotone Angelo Morabito, trasferito a Caserta alle dipendenze del questore Guido Longo e poi a Gioia Tauro, ancora con il questore di Reggio Calabria, Longo, ma si era ‘fatto le ossa’ nel Nuorese, che aveva una conoscenza approfondita di tutte le dinamiche criminali del territorio, insieme all’equipe, super-specializzata; di cui facevano parte anche il sostituto commissario Rosario Aiello e l’ispettore Franco Strada; aveva svolto un lavoro d’intelligence davvero straordinario. Hanno avuto vita dura e difficile le cosche del Crotonese ai tempi di Morabito (senza nulla togliere ai successori, che il loro dovere l’hanno compiuto e lo compiono, ogni giorno per carità). A parte le operazioni‘Heracles’ ‘Perseus’, ‘Dirty Money’ contro la cosca Vrenna Corigliano Bonaventura ‘Dirty investiments’. Dopo l’autopsia la salma del pensionato Francesco Macrì verrà restituita alla famiglia, per la celebrazione dei funerali, che si svolgeranno a Crotone in forma pubblica. Salvo diverso parere del questore di Crotone, Luigi Botte, che dovrebbe motivarlo con questioni di ordine pubblico e sicurezza. Domenico Salvatore
0 Commenti