Cosa è una
stirpe una razza una dinastia…
Una
famiglia nel religioso che racconta vite
Di
Pierfranco Bruni
Cosa è una stirpe una razza una dinastia...
La vita passeggera tra generazioni e generazioni
che attraversano pezzi di tempi per raccontare una due tre vite... Ma noi non
siamo una storia. Non abbiamo mai disegnato una storia.... Piuttosto siamo
stati la storia, ma forse neppure questo è vero. Noi siamo stati una vita.
Siamo stati un destino.
Lo siamo ancora.
La vita è intrecciata al destino e il destino è
una vita tra le maglie delle vite personali. A raccontare una storia non è la
stessa avventura dei destini. Non è come se si raccontasse un destino.
Camminiamo spesso con nel cuore le nostalgie che
si intrecciano nei suoni della sera.
Se il tempo è passato c’è sempre una religiosità
che è diventata àncora e attraversa i nostri mari tracciando linee tra le onde.
Questa mia famiglia ha radici.
Anche io ho rimorso. Noi siamo impastati di
rimorsi. Piccoli grandi infiniti rimorsi. Sono i rimorsi, in fondo, che
spaziano nell’anima e danno un senso agli specchi nei quali ci specchiamo
quotidianamente.
Mia madre ancora mi dice che non sono stato
fedele alla promessa fatta sia a mio padre che a lei. Quella di portarli al
Santuario di San Francesco di Paola.
Io sono cresciuto avendo accanto sempre il Santo
di Paola. È stata l’icona più forte che ha dominato la nostra stirpe. È stato
il Santo nelle nostre ricerche per le vie delle salvezze.
Avevamo un appuntamento segnato nella storia, ma
il destino entra sempre nella vita. Sarebbe bastato poco.
Ero ragazzo. Mia madre pregava più volte al
giorno. Ero stato colpito da una endocardite. Rischiavo. E di grosso. Ci fu una
promessa che era quella che diventato più grande avrei dovuto comprare un cuore
d’argento e regalarlo a San Francesco, a Paola.
Un ex voto.
Dopo anni sono riuscito a trovare questo cuore
di argento. Ma è ancora in un tiretto della stanza da letto che è stata di mia
madre e di mio padre.
È l’unica infedeltà consumata nei confronti di
mia madre e di mio padre. L’unica. Ed ho rimpianto. Unica infedeltà consumati
nei confronti di papà e mamma.
Ci andrò da solo a Paola. Dal nostro Santo che
ha sempre protetto le generazioni della mia stirpe.
Già, San Francesco è dentro i nostri destini.
Non smette di essere nella mia vita e non perché è parte integrante di una
tradizione. Perché oltre ad essere tradizione è il mio compagno di viaggio e
spesso mi rivolgo a lui e lui mi osserva e ogni sguardo è una parola un
linguaggio un viaggio.
Ci sono segni e bisogna cercare di afferrarli.
Quel suo sguardo, la sua barba che sembra
muovere i venti tra le montagne della Calabria e le onde dei mari, tra Ionio e
Tirreno e il suo bastone.
Mi ascolta. Con pazienza. L’ho sempre
considerato un Santo che non ha mai temuto di dire la verità delineando
quell’eresia che non smette di vivere anche nella mia vita.
Tutta la mia stirpe è devota al Santo di Paola.
I Gaudinieri hanno in Francesco una devozione
che nasce già dal Seicento.
Questo Santo che ha segnato i nostri passi.
Era nella nostra tradizione.
Almeno una volta all’anno si andava a Paola. Mio
padre con la Millecento
rossa fiammeggiante… Quanti ferragosti trascorsi proprio nei pressi del
Santuario… Ricordo che tutto aveva una sua religiosità.
A casa mia erano frequenti gli incontri, nei
tempi di preghiera e di don Salvatore, con i Focolarini.
Ritrovare frammenti di vita come ricordi e
giocarli nel cammino di una vita è sempre più capire.
Tra i Bruni e i Gaudinieri c’è un incontro di
devozioni in una religiosità popolare.
San Francesco, la Madonna di Pompei, la Madonna delle Grazie con
la sua imponenza nel Santuario di Spezzano Albanese e Sant’Antonio, che ha il
chiarore dei gigli.
I gigli
li ho ritrovati illuminanti nel mio giardino accanto al roseto di Santa Rita.
Ancora oggi hanno la bellezza che porta il sole.
C’era un filare di gigli nella vigna di Spezzano
Albanese. In alto sul cancello c’era una piccola statua di San Francesco, Una
Icona in una bifora. Ora la statuetta è nel mio studio della casa di Calabria.
I gigli di Sant’Antonio, un Santo molto caro
anche a mia madre perché nel suo paese, Terranova, si celebrava e si
festeggiava con grandi celebrazioni il 13 di giugno.
C’erano i
gigli nelle terre di San Salvadore (o San Salvatore, non ho mai capito se d o
t) e le viole nelle terre della Chiusa. Poi un’altra tradizione è quella di
Santo Biagio. A Bisignano. Sì. Perché i Gaudinieri hanno radici a Bisignano… Ma
la vita è un ricorrere di religiosità e magie.
Questa dinastia è una stirpe?
Non smetto di camminare tra le parole che si
intrecciano nei pensieri.
Ascolto mio padre che mi racconta il paese.
Zio Adolfo che mi conforta.
Zio Gino che mi ricorda.
Zio Pietro che mi invita.
Zio Mariano che mi richiama ai miei doveri.
Sono impastato di un gioco infinito di vite. Ma
queste vite hanno fatto la mia vita.
E mia madre si affaccia alla finestra che butta
sul giardino e mi chiama dicendomi: “Non costruire più casette di terra e di
sabbia… Il pranzo è pronto…”.
Ed erano giorni d’estate quando trascorrevo ore
e giornate tra gli spazi del mio giardino con il profumo di menta e di
citronella, ovvero “cetradella”…
Anche questa vita è passata e tutto passa nella
memoria che resta…
Ma cosa è una stirpe una razza una dinastia…Un
destino…
Io vivo la dinastia nel destino nella vita che
mi incontra…
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