Come
nasce il commercio in Calabria. L’economia e la Libretta. Storia
di un paese di una famiglia e di un pezzo di Calabria tra nobiltà e miseria
di
Pierfranco Bruni
Ci
fu un tempo in cui si usava “la libretta”. Io ricordo ancora. Lo ricordo perché avevamo tiretti colmi di
appunti, ben classificati con numero e data, che mio padre teneva ordinati in
ordine alfabetico. Dei semifogli a
strisce con carta a quadretti. Quadretti piccoli. Stretti.
Le
librette che usava mio padre erano di due specie. Quelle a quadretti, appunto,
e quelle a righe con una rigatura quasi commerciale, come si ebbe a dire dopo.
La libretta era un piccolo, ma proprio piccolo, quadernetto che, a volte, aveva
la dimensione di una mano. Poi c’erano anche quelle più grandi.
Ma
cosa era, in fondo, la libretta e quale funzione assumeva? Era un conto aperto
con un esercizio commerciale, come era il nostro, dove si annotava la spesa che
la famiglia sosteneva a debito e che doveva essere pagata, tutta o in parte, di
volta in volta, al mese o appena la famiglia debitrice avesse avuto la
possibilità.
Quindi
noi eravamo sempre in credito. In credito con gran parte delle famiglie del
paese. E questo non risale agli anni del Regime, ma ad anni che io ricordo
benissimo e non solo ricordo, ma che rivedo e rileggo ora, con molta chiarezza
e tale era la scrittura di mio padre, che ho messo le mani in cassetti e
scatole dove mio padre, e zio Adolfo per come lo conoscevo e l’ho conosciuto
con la sua profonda benevolenza, il quale ha tramandato un mestiere, in modo
riservato, custodiva tutta questa amministrazione.
Quanta
storia economica di un paese è passata
dalla Ditta Bruni. Ci sono registri che documentano tutto in modo minuzioso.
Nomi cognomi somme dovute e persino i prodotti distribuiti con le singole cifre
a fianco. In molte di queste pagine, in ordine alfabetico, ai rispettivi
cognomi e famiglie, c’è un timbro con una data che dice Pagato in… Oppure Non
Pagato… Non Pagato!
I
Non Pagato sono tanti, ma proprio tanti. Quanti conti lasciati sospesi con mio
padre che, a un certo punto, ha condonato tutto. Insomma sono molti quelli che
hanno lasciato conti sospesi.
Ma
l’anima del commercio è anche questo scommettere e rischiare come ha scommesso
e rischiato in tanti anni di attività commerciale uno dei primi Commerci sorti
nella provincia di Cosenza.
È
una storia antica…
Leggo
i documenti. E lo faccio soprattutto da quando mia figlia, Micol, mi ha imposto
di risalire, lei che ha una forte capacita nel campo della Storia del Diritto
Italiano, con le sue esperienze all’Università, sempre ai documenti, ovvero,
come si dice nel loro gergo, alle fonti.
Dunque
sfogliamo alcune di queste pagine…
C’è
una tradizione che parte da lontano. Siamo al 1882. Un documento del Circolo di
Castrovillari, della Luogotenenza di Lungro
delle Guardie di Finanza, Brigata di Lungro verbalizza l’istallazione
definitiva di Bruni Adolfo, nel Comune di Spezzano Albanese, frazione di San
Lorenzo del Vallo, nelle funzioni di Rivenditore generi privativa nel locale,
così si legge nei documenti, sito in Via Piazza al civico N. 2.
L’Atto
porta la data del 19 aprile 1882.
Ma
c’è una documentazione ancora precedente che sembra segnare la nascita del
commercio organizzato istituzionalizzato a San Lorenzo del Vallo e si tratta
dell’esercizio della rivendita di Sali e Tabacchi che porta la data addirittura
del 31 ottobre del 1878, con numero di registro 241.
Nell’Atto
si specifica e si Determina, da parte della Intendenza di Finanza di Cosenza
della Direzione Generale delle Gabelle del Ministero delle Finanze, che il
signor Fortunato… nativo di San Lorenzo del Vallo e domiciliato in San Lorenzo
del Vallo “è nominato rivenditore per l’esercizio della rivendita di Sali e
Tabacchi situata nel Comune di San Lorenzo del Vallo, N, 1… assegnata con le
leve dei generi al Magazzino di Lungro”.
L’Atto
sottolinea in chiusura la dicitura: “Si rilascia il presente Decreto al
medesimo signor Fortunato…”. Datato, appunto, Cosenza 31 ottobre 1878.
Da
qui comincia una nuova storia economica in un paese chiamato San Lorenzo del
Vallo in una geografia che è quella della Calabria del Nord, che è vitale
all’interno del Regno di Napoli. Esercizi commerciali che apriranno alle nuove
attività produttive e lavorative del territorio come l’industria della liquirizia
nella zona Congio. L’economia moderna del commercio nasce con la Ditta Bruni non solo a
San Lorenzo ma in gran parte del territorio che si estende nelle realtà
limitrofe. Adolfo e Virgilio Italo furono successivamente Maestri di Commercio.
Qui
sta anche la chiave di lettura per interpretare il rapporto tra commercio,
economia e territorio in una realtà contadina che soffriva terribilmente la
povertà. Anche negli anni delle cosiddette “rivolte” delle terre, alle quali io
guardo senza alcuno entusiasmo e anzi con una provvisoria lettura che andrebbe
ricostruita e ricontestualizzata seriamente, anche con le sue numerose
negatività.
Ma
la domanda che ora sorge, in questa storia mia nostra di una comunità e di un
intreccio tra borghesia e nobiltà, tra proprietari terrieri, commercio e ancora
nobiltà stemmata, è semplice.
Tra
il Bruni del 1882, e il suo commercio, e il Fortunato del 1878 con i Sali e
Tabacchi cosa avviene, cosa è accaduto?
La
storia, come spesso sottolineo, è un destino incrociato ed ecco che pur non
abbandonando le fonti che navigo tra le appartenenze, le eredità e i cammini di
generazioni, vado oltre.
Dunque.
Adolfo
Bruni si sposa, convola a nozze, con Maria Giuseppa Fortunato.
Dal
loro matrimonio nascono i figli: Ermete, Giovannino, Ermete Francesco,
Elisabetta e Teresa. Pare che ci sia stata un’altra figlia, morta propria
giovanissima come Teresa. Di Teresa è sicura la sua presenza in quanto ha
ricevuto il Sacramento della Confermazione il 1892, nel giorno 24 del mese di
ottobre, il cui Sacramento è stato impartito da Monsignore Dell’Olio. Era
figlia di Adolfo Bruni e Maria Giuseppa Fortunato.
Ermete
Francesco, detto Alfredo, figlio di Adolfo e Maria Giuseppa Fortunato, nato il
1884 e morto il 1979, si sposa con la nobile Giulia Gaudinieri, figlia di
Mariano Gaudinieri, discendente della Famiglia dei Gaudinieri di Acri, con
Palazzo in Acri e descritto nella Platea nobiliare del 1851, e di Amalia
Guaglianone, nobile famiglia di Spezzano Albanese. Da questo matrimonio nascono
Adolfo, Mariano, Virgilio Italo, Luigi e Pietro. Il commercio e le Arti del
commercio passeranno da Ermete Francesco che ne aveva ereditato gran parte del
mestiere oltre ad essere proprietario terriero, ad Adolfo, la cui discendenza è
ancora presente e a Virgilio Italo.
Le
due famiglie restano tuttora un archivio per leggere l’economia di un paese,
l’evolversi dei commerci e il rapporto tra territorio, nuove economie e
mercato.
Ma
la storia è fatta anche di cifre e le cifre hanno un senso.
Non
so perché ho ancora nello sguardo quelle Librette… Quelle misteriose Librette che
raccontano anche, tra miseria e nobiltà, l’anima di una comunità… E raccontando
l’anima di una comunità non possono che raccontare la storia di una famiglia
nella lealtà nella dignità nella nobiltà del nome che porta.
Le
Librette con la L
maiuscola hanno una ragione in più o no?
Così
l’incontro tra i Bruni e i Gaudinieri fu fatale…
La
nonna Giulia, racconta mia madre, era innamorata pazza di nonno Alfredo (Ermete Francesco)…
Mia
madre doveva sposarsi in quei mesi e proprio in quei giorni dovevano celebrare
la promessa…
La
nonna fu colpita da emorragia cerebrale a casa di zio Mariamo a Cosenza… Era il
marzo del 1949…
La
portarono con l’ambulanza a San Lorenzo…Strinse forte la mano a mia madre e una
lacrima scese tra le gote… La nonna Giulia aveva soltanto sessant’anni…
Mio
padre è morto abbracciando mia madre e chiamandola santa Maria…
Sì,
ma ora cosa ne faccio di queste Librette… È curioso leggere nomi, cifre, date,
somme non pagate e mio padre che chiudeva sotto chiave per non far trapelare i
debitori…
Ma
era un’altra epoca…
Sì
un’altra storia. Nulla si dimentica… Ma ha senso?
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