Editors Choice

3/recent/post-list

REGGIO CALABRIA. Operazione 'Rifiuti Spa 2': i particolari

REGGIO CALABRIA. Carmela Alampi, 43 anni, Giovanni Alampi, 68 anni, Matteo Alampi, 45 anni, Valentino Alampi, 36 anni, Domenico Alati, 41 anni, Carmelo Catalano, 46 anni, Giulia Mariarossana Dieni, 52 anni, Lauro Mamone, 57 anni, Matteo Palumbo, 44 anni, Giuseppe Putortì, 47 anni, Antonio Quattrone, 40 anni, Sandro Rossato, 63 anni, Maria Giovanna Siclari, 43 anni, Paolo Siclari, 70 anni, Rosario Giovanni Spinella, 55 anni sono le persone destinatarie della misura di custodia cautelare in carecere nell’ambito dell’operazione dei carabinieri del Ros chiamata conenzionalmente ‘Rifiuti Spa 2’. Gli arresti domiciliari, invece, sono stati concessi a: Carmela Barreca, 45 anni; Antonino Battaglia, 38 anni; Luigi Catalano, 47 anni; Laura Cutrupi, 32 anni; Gaspare Giuseppe Gozzi, 59 anni; Andrea Itri, 40 anni; Salvatore Laboccetta, 63 anni; Giuseppe Maria Rosario Longo, 50 anni; Bruno Pellicanò, 65 anni.


da sx Miulli, Valerio, Falferi, Cafiero de Raho, Parente, Galimberti, Piasentin
Nella mattinata odierna, gli uomini Ros, insieme a militari del Comando provinciale, del Gruppo operativo Cacciatori di Calabria, dell’ 8° Nucleo elicotteri di Vibo Valentia e con il contributo dei Comandi territorialmente competenti, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 24 persone, a vario titolo, indagate dei delitti di associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, nonché i delitti - aggravati dalla finalità di agevolare associazioni mafiose - di intestazione fittizia di beni, sottrazione di beni o cose sottoposte a sequestro, truffa aggravata. Contestualmente è stata data esecuzione al provvedimento di sequestro preventivo di beni per un valore di circa 18 milioni di euro. I provvedimenti cautelari, emessi dal gip Barbara Bennato, scaturiscono da un’articolata attività investigativa, coordinata dalla Dda reggina sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta negli appalti e nei servizi pubblici relativi alla gestione di discariche, con particolare riferimento agli interessi illeciti della cosca “Alampi”.

La fase esecutiva dell’operazioni “Rifiuti Spa 2” si è conclusa con l’arresto in Francia di Matteo Alampi, 45 anni, e della moglie Maria Giovanna Siclari, 43 anni, localizzati dal Ros nella cittadina di Villefranche sur mer, vicino Nizza, grazie alla collaborazione del collaterale organo di polizia. L’indagine si pone quale continuazione dell’attività denominata “Rifiuti Spa” che, nel 2006, aveva accertato l’esistenza di un accordo trasversale tra le cosche Libri- Condello, finalizzato alla ripartizione dei rilevanti vantaggi economici ricavabili dalla gestione fraudolenta delle discariche presenti nel territorio regionale. In tale contesto, l’imprenditore Matteo Alampi, ritenuto esponente di spicco dell’omonimo sodalizio e titolare della società “Edilprimavera”, era riuscito ad avviare in Calabria diversi impianti per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, facendo fronte ai requisiti tecnici espressamente richiesti dai relativi bandi di gara, attraverso l’unione societaria con l’imprenditore veneto Sandro Rossato, 63 anni (tra gli arrestati), con esperienze e qualifiche nel settore specifico. In particolare il binomio Alampi-Rossato aveva costituito numerose società, tra cui la “Rossato Sud”, per opere di bonifica, protezione ambientale, smaltimento e recupero dei rifiuti, aggiudicandosi, attraverso il sistematico ricorso ai tradizionali metodi di intimidazione mafiosa, diversi appalti per la gestione di alcune discariche in provincia di Reggio Calabria.

L’indagine si era conclusa con l’emissione di 14 misure cautelari a carico di altrettante persone, tra i quali lo stesso Matteo Alampi, successivamente condannato dalla Corte di appello del capoluogo reggino, alla pena di 10 anni di reclusione per associazione mafiosa e altri reati. L’iter processuale aveva visto altresì la confisca della società “Edilprimavera” e l’iniziale sequestro della società “Rossato Sud srl”. L’odierna attività, oltre ad accertare l’intraneità della cosca Alampi alla ‘ndrangheta reggina ed il ruolo preminente rivestito nell’ambito della locale di “Trunca”, ha offerto uno spaccato emblematico dei molteplici interessi illeciti promossi e gestiti dall’organizzazione, assolutamente pervasiva ed efficace sul piano dell’infiltrazione illecita del tessuto economico ed imprenditoriale della provincia reggina. In tale quadro sono stati raccolti significativi elementi sull’evoluzione della cosca: dai trascorsi legati alla partecipazione del capo bastone Giovanni Alampi, cl.’46, al summit di Montalto del 1969, ai più attuali conferimenti di cariche di ‘ndrangheta al decano della famiglia. In particolare è stata riscontrata: una definita e collaudata organizzazione strutturale e funzionale, in ragione dell’esistenza di mezzi, supporti logistici e strumenti a disposizione della cosca, con la definizione di ruoli e specifiche mansioni; una strategia criminale a livello imprenditoriale, con un potere di penetrazione e collusione nella pubblica amministrazione, per aggiudicarsi gli appalti di maggior interesse, tra cui i lavori di ricopertura della discarica di località Marrella del Comune di Gioia Tauro e la bonifica del sito della discarica di Calanna; una forza di intimidazione ed un controllo del territorio mediante l’esplicazione di un proprio potere coercitivo ed estorsivo, forte dei legami diretti con le più significative cosche del “Mandamento di Centro”, tra cui quelle riconducibili ai Condello e ai Rosmini. In tale ambito sono state documentate le fittizie assunzioni, in seno alla “Rossato Sud”, di Francesco Domenico Condello, figlio di Pasquale detto “il supremo”, e di Diego Rosmini, figlio di Demetrio cl. ’53.

L’attività investigativa dopo le richiamate condanne ha seguito il processo di riorganizzazione del sodalizio sviluppato attraverso la riacquisizione delle imprese sottoposte a vincoli reali e comunque sottratte alla disponibilità gestionale della cosca. In tale ambito, la riaffermazione degli interessi economico- imprenditoriali del sodalizio ha coinciso con il dissequestro della “Rossato Sud srl”, che diveniva, pertanto, lo strumento degli Alampi per continuare ad infiltrare il remunerativo settore degli appalti ecologici. E’ emerso, in particolare, come Matteo Alampi, dal carcere, impartisse precise direttive ai più stretti familiari, anche attraverso i legali di fiducia, sulla gestione degli affari e sulle modalità di riorganizzazione del circuito imprenditoriale. Segnatamente, le indagini hanno documentato ogni fase del programma delittuoso, perfezionatosi attraverso: l’inserimento di prestanome e la nomina di nuovi referenti tecnici nella società “Rossato Sud srl”, e nelle altre imprese controllate attraverso il “Consorzio stabile airone sud”: e in particolare con la nomina dell’ingegnere Lauro Mamone, 57 anni e di Domenico Alati, 41 anni, rispettivamente in qualità di amministratore e direttore tecnico della citata società; il risanamento economico dei bilanci dell’impresa, con una mirata attività di saldo dei debiti e concomitante recupero dei crediti, anche con il sistematico ricorso ai tradizionali metodi di intimidazione mafiosa nei confronti di fornitori e clienti; l’individuazione di una nuova squadra di collaboratori, tra impiegati, operai ed autisti, assunti o riconfermati secondo le direttive del capocosca Giovanni Alampi: tra costoro dipendenti della “Edilprimavera”; il progressivo svuotamento dei beni materiali e immateriali della società “Edilprimavera”, con la complicità dell’amministratore giudiziario Rosario Giovanni Spinella, utilizzata esclusivamente per il nolo a freddo dei mezzi d’opera a vantaggio della “Rossato Sud” e del “Consorzio stabile airone sud”.

Le indagini hanno evidenziato come gli amministratori delle società siano ricorsi costantemente all’emissione di sovrafatturazioni relative alle nuove commesse aggiudicate, per la realizzazione di ingenti provviste in nero destinate alla cosca Alampi. Le indagini hanno anche evidenziato interventi illeciti relativi all’aggiudicazione dei lavori per la bonifica e la successiva riapertura della discarica sita nel Comune di Calanna, ottenuta con la compiacenza dell’ex sindaco, Luigi Catalano, che – dagli elementi acquisiti – emergeva aver fatto redigere dall’ufficio tecnico comunale un bando di gara, con parametri concordati con i vertici dell’impresa mafiosa. L’interesse della cosca Alampi per gli appalti ecologici ha riguardato anche il complesso delle attività gravitanti intorno al termovalorizzatore di Gioia Tauro, all’epoca gestito dalla “Veolia servizi ambientali tecnitalia spa”1. All’interno di tale struttura, e in particolare della Termo energia Calabria spa”, l’organizzazione aveva inserito un proprio referente, rivelatosi decisivo per l’aggiudicazione dei lavori di ricopertura della discarica “Marrella” di Gioia Tauro, in favore delle imprese controllate dalla cosca. Nella gestione della commessa, peraltro, emergevano accordi con associati di altri locali, in particolare con la cosca Alvaro detti “testazzi-cudalonga” di Cosoleto e Gallico di Palmi, in relazione alla fornitura dei materiali di copertura e al relativo trasporto per il conferimento in discarica. Le indagini hanno anche evidenziato l’esistenza di accordi tra gli Alampi e i titolari della società Filtrans, riconducibile alla cosca “Ficara”, per appropriarsi di rilevanti somme di denaro ai danni della stessa Veolia, attraverso un collaudato sistema di false fatturazioni per prestazioni in subappalto. Nel quadro della complessiva attività il gip Bennato d ha disposto il sequestro preventivo di 5 aziende: “Rossato Sud srl” e “Consorzio stabile airone sud”, di Reggio Calabria, direttamente riconducibili alla cosca Alampi; “Impresa individuale di Galimi Giuseppe”, con sede a Palmi, gestita dall’omonimo nucleo familiare organico alla cosca Gallico; “Co.Ge.Mer srl” e “P&O srl”, rispettivamente sedenti a San Ferdinando e Cosoleto, e riconducibili alla cosca Alvato. I particolari dell’operazione sono stati resi noti dal procuratore capo Federico Cafiero de Raho, nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato il generale di brigata Mario Parente (comandante Ros Roma), il colonnello Lorenzo Falferi (comandante provinciale carabinieri), il tenente colonnello Daniele Galimberti (comandante I Reparto investigativo Ros Roma), il tenente colonnello Gianluca Piasentin (comandate Ros Reggio Calabria), il tenente colonnello Gianluca Valerio (comandante Reparto operativo Reggio Calabria), il tenente colonnello Michele Miulli (comandante del Nucleo investigativo Reggio Calabria).




















Di seguito l’elenco dei destinatari di Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere nell’ambito dell’odierna operazione Rifiuti Spa 2, condotta dal R.O.S., unitamente al Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia: 

Alampi Carmela, classe 71 
Alampi Giovanni, classe 46 
Alampi Matteo, classe 69 
Alampi Valentino, classe 78 
Alati Domenico, classe 73 
Catalano Carmelo, classe 68 
Dieni Giulia Mariarossana, classe 62 
Mamone Lauro, classe 57 
Palumbo Matteo, classse 70 
Putortì Giuseppe, classe 67 
Quattrone Antonio, classe 74 
Rossato Sandro, classe 51 
Siclari Maria Giovanna, classe 71 
Siclari Paolo, classe 44 
Spinella Rosario Giovanni, classe 59 

Agli arresti domiciliari: 
Barreca Carmela, classe 69 
Battaglia Antonino, classe 76 
Catalano Luigi, classe 67 
Cutrupi Laura, classe 82 
Gozzi Gaspare Giuseppe, classe 55 
Itri Andrea, classe 74 
Laboccetta Salvatore, classe 51 -