Polistena (Reggio Calabria) – Il cinema, una piazza, un pubblico attento ed una tematica “evergreen”, drammaticamente attuale oramai ad ogni latitudine. C’erano tutti gli ingredienti e comunque certamente quanto è bastato per sensibilizzare sull’argomento mafia con l’appuntamento “Libero Cinema in Libera Terra” tenutosi a Polistena presso Piazza Valarioti, in un luogo assai emblematico per la città, con di fronte un simbolo concreto del riscatto di una terra difficile che proprio dalla confisca di quel palazzo - sottratto alla disponibilità mafiosa - ne ha ricavato una importante struttura di sostegno sociale ricollocandoci l’ambulatorio permanente di Emergency.
Il sindaco della città Michele Tripodi ed altri amministratori, il referente di Libera, don Pino Demasi ed i tanti ragazzi dei campi di volontariato antimafia, Antonio Napoli della cooperativa Valle del Marro, Elisabetta Antognoni di Cinemovel Foundation, Maria Teresa Morano membro del Fai (Federazione delle associazioni antiracket italiane) e Gaetano Saffioti, ospite a sorpresa, hanno pensato, con i loro racconti a come rendere ancor più significativa l’iniziativa.
«Questo è ancora – è stato detto – un festival contro le mafie. Noi speriamo lo sia ancora per poco». Già perché le mafie - com’è noto - non sono più solo prodotto criminale made in sud e, per prenderne meglio coscienza, anche il cinema è stato chiamato a dare il proprio contributo essendo, per sua stessa natura, un’arma istruttiva e di conoscenza potentissima, spendibile ovunque. Una missione sociale raccolta dal lontano 1997 dalla Cinemovel Foundation che si occupa, appunto, di promuovere, assieme ad altri soggetti istituzionali socialmente impegnati, la progettazione e la sostenibilità di iniziative di cinema itinerante. E le piazze, sempre nuove, sono trasformate allo scopo in una sorta di grande catalizzatore di attenzioni ed un veicolo di consapevolezza e relazioni che servono a contribuire a diffondere la cultura antimafia, del respingimento e della resistenza. Il potere dei segni contrapposto ai segni del potere.
«Mafia è – ha riferito don Demasi – la parola più conosciuta nel mondo dopo la parola pizza. Ecco, noi, tutti assieme, dobbiamo lottare quotidianamente affinché ciò abbia fine. E questa iniziativa va nella direzione di costruire un Italia ed un futuro migliore per lasciare della mafia solo un triste ricordo». Diverse le testimonianze portate come contributo all’evento. Antonio Napoli ha voluto ricordare che sottrarre e prendersi cura dei beni appartenuti ad esponenti mafiosi vuol dire «liberarli, ridargli valore e restituire loro identità»: un modo efficace, insomma, per «stroncare il capitale sociale delle mafie». Altrettanto significativi gli interventi di Gaetano Saffioti e di Maria Teresa Morano, con il primo a ricordare che propria a causa della sua decisione «di aggiungere vita ai giorni» divenendo testimone di giustizia, da 12 anni ha dovuto disertare le sale di proiezione quasi scordando il gusto di vedere un film, anche se questo è stato il contributo versato per portare aventi una «battaglia di dignità» restando nella propria terra e la Morano a ribadire il sostegno che la collettività deve non far mancare a quagli imprenditori che si sono ribellati al pizzo, resistendo, e che al contrario bisogna preferire e sorreggere aderendo al circuito di “Consumo Critico” che, grazie a loro, promuove «una economia sana, che tale vuole restare ma a testa alta».
Nel proemio, Vito Baroncini ha offerto al pubblico un saggio della sua bravura attraverso un’espressione artistica innovativa e molto sorprendente grazie all’uso sapiente di figure delineate su di una lavagna luminosa in un mélange di immagini ad effetto proiettate sullo sfondo. Quindi la visone del film di Pif, “La mafia uccide solo d’estate”: «un film leggero – è stato evidenziato – ma affatto superficiale».
Giuseppe Campisi
Il sindaco della città Michele Tripodi ed altri amministratori, il referente di Libera, don Pino Demasi ed i tanti ragazzi dei campi di volontariato antimafia, Antonio Napoli della cooperativa Valle del Marro, Elisabetta Antognoni di Cinemovel Foundation, Maria Teresa Morano membro del Fai (Federazione delle associazioni antiracket italiane) e Gaetano Saffioti, ospite a sorpresa, hanno pensato, con i loro racconti a come rendere ancor più significativa l’iniziativa.
«Questo è ancora – è stato detto – un festival contro le mafie. Noi speriamo lo sia ancora per poco». Già perché le mafie - com’è noto - non sono più solo prodotto criminale made in sud e, per prenderne meglio coscienza, anche il cinema è stato chiamato a dare il proprio contributo essendo, per sua stessa natura, un’arma istruttiva e di conoscenza potentissima, spendibile ovunque. Una missione sociale raccolta dal lontano 1997 dalla Cinemovel Foundation che si occupa, appunto, di promuovere, assieme ad altri soggetti istituzionali socialmente impegnati, la progettazione e la sostenibilità di iniziative di cinema itinerante. E le piazze, sempre nuove, sono trasformate allo scopo in una sorta di grande catalizzatore di attenzioni ed un veicolo di consapevolezza e relazioni che servono a contribuire a diffondere la cultura antimafia, del respingimento e della resistenza. Il potere dei segni contrapposto ai segni del potere.
«Mafia è – ha riferito don Demasi – la parola più conosciuta nel mondo dopo la parola pizza. Ecco, noi, tutti assieme, dobbiamo lottare quotidianamente affinché ciò abbia fine. E questa iniziativa va nella direzione di costruire un Italia ed un futuro migliore per lasciare della mafia solo un triste ricordo». Diverse le testimonianze portate come contributo all’evento. Antonio Napoli ha voluto ricordare che sottrarre e prendersi cura dei beni appartenuti ad esponenti mafiosi vuol dire «liberarli, ridargli valore e restituire loro identità»: un modo efficace, insomma, per «stroncare il capitale sociale delle mafie». Altrettanto significativi gli interventi di Gaetano Saffioti e di Maria Teresa Morano, con il primo a ricordare che propria a causa della sua decisione «di aggiungere vita ai giorni» divenendo testimone di giustizia, da 12 anni ha dovuto disertare le sale di proiezione quasi scordando il gusto di vedere un film, anche se questo è stato il contributo versato per portare aventi una «battaglia di dignità» restando nella propria terra e la Morano a ribadire il sostegno che la collettività deve non far mancare a quagli imprenditori che si sono ribellati al pizzo, resistendo, e che al contrario bisogna preferire e sorreggere aderendo al circuito di “Consumo Critico” che, grazie a loro, promuove «una economia sana, che tale vuole restare ma a testa alta».
Nel proemio, Vito Baroncini ha offerto al pubblico un saggio della sua bravura attraverso un’espressione artistica innovativa e molto sorprendente grazie all’uso sapiente di figure delineate su di una lavagna luminosa in un mélange di immagini ad effetto proiettate sullo sfondo. Quindi la visone del film di Pif, “La mafia uccide solo d’estate”: «un film leggero – è stato evidenziato – ma affatto superficiale».
Giuseppe Campisi
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