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Expo di Milano, Giullemani dai Bronzi di Riace, i Calabresi non sono 'cretini, ignoranti, mafiosi'

La Calabria boccia la proposta lanciata dallo storico dell'arte Vittorio Sgarbi di esporre all'Expo i Bronzi di Riace. Per il segretario questore del Consiglio regionale della Calabria, Giovanni Nucera, l'Expo, che si terrà a Milano nel 2015, "dovrà essere l'occasione per rilanciare e valorizzare l'intero Paese, e perché no, anche la Calabria" ma i Bronzi di Riace "sono e devono restare nella loro sede naturale del Museo nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria''. Nucera, rispondendo a Sgarbi che ha definito le due statue greche ''ostaggio della 'ndrangheta'', ha dichiarato: ''Va assolutamente respinta la logica perversa, ormai sempre più di moda, di una Calabria che è sempre e solo 'ndrangheta. Siamo stufi oltre ogni limite di queste convinzioni che non fanno altro che aggravare uno stato di difficoltà di una Regione fatta da persone per bene, già logorata da tanti altri problemi anche per colpe della 'ndrangheta''. Sulla inamovibilità dei Bronzi, ''ricordo al prof. Sgarbi - ha proseguito Nucera - che c'è un preciso pronunciamento del Ministero per i Beni culturali, attraverso la Soprintendenza archeologica della Calabria, che avverte sulla estrema fragilità delle due statue e la loro assoluta intrasportabilità. Spiace che sia proprio uno storico dell'arte del calibro di Vittorio Sgarbi a rimettere in discussione una disposizione così tassativa''…  “Una volta una volpe, che era oppressa dalla fame, su un'alta vigna aveva visto dell' uva rosseggiante e quella, saltando con tutte le forze, cercava di raggiungerla. Avendo ripetuto più volte i suoi tentativi, non potè raggiungere quel dolce cibo. La fame dell'animale però era sempre più forte e la volpe non trovava una soluzione che la placasse (la fame). I grappoli di uva restavano davanti gli occhi della volpe, vicini ma allo stesso tempo lontanissimi, così siccome non potè toccarli, la volpe scese dalla vigna lamentandosi ed esclamò: "Non sono ancora maturi, non voglio prenderli acerbi". Questa favola ammonisce così gli uomini: Coloro che con le parole sminuiscono ciò che non possono fare, devono attribuire questo esempio a se stessi.”
BRONZI DI RIACE ED EXPO 2015 DI MILANO, MA LA CALABRIA NON É…IGNORANTE, CRETINA, MAFIOSA…L’IRA FUNESTA DEL QUESTORE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA GIOVANNI NUCERA
Domenico Salvatore

Uno dei più grandi favolisti della storia è sicuramente Fedro, che ci tramanda una delle più belle favole…Olim vulpes, quam fames vehementer opprimebat, in alta vinea uvam rubentem viderat eamque, summis viribus saliens, appetebat. Cum pluries conatus suos iteravisset, numquam dulcem illum cibum potuit attingere, beluae fames igitur gravior semper erat neque vulpes rationem inveniebat, qua illam placaret. Uvae racemi ante vulpis oculos manebant, proximi iidemque remotissimi, quos ut tangere non potuit, vulpes a vinea maerens discessit exclamans: Nondum sunt maturi, nolo acerbos sumere. Hac fabula vetus ille poeta homines ita monet:Qui verbis elevant quae facere non possunt, hoc exemplum sibi adscribere deberunt”. Alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, a raggiungere il loro intento accusano le circostanze. Reagiscono ad una sconfitta sostenendo di non aver mai desiderato la vittoria, o disprezzano il premio che  non sono riusciti ad ottenere. Ogni riferimento a fatti e persone è puramente voluto. Eccezion fatta per il professore, onorevole, sotto segretario, sindaco, assessore, critico d’arte, Vittorio Sgarbi, già sindaco di Salemi. Sebbene i suoi arzigogoli sui Bronzi di Riace, definiti  “cagate”, apparse su ‘Libero’ ed altre testate, non possono a s s o l u t i s s i m a m e n t e, essere condivise. Anzi. La mafia a Reggio Calabria, purtroppo, c’è. A Milano, Torino, Aosta, Genova e Bologna, anche. Fatto questo, consacrato dalla cronaca nera, ma soprattutto da quella giudiziaria. Come emerge dalle carte processuali, dalle relazioni annuali della Commissione Parlamentare Antimafia e dai rapporti annuali della Guardia di Finanza, dei carabinieri e della Questura, Dalla saggistica relativa e dalle conferenze stampa dei Procuratori Capo della Repubblica; se non altro. La Calabria è la regione dove storicamente sia nata e si sia sviluppata la ‘ndrangheta. E questo è innegabile. Ma, da qui a dire che tutto sia ‘ndrangheta, ce ne passa. “Ignoranti”? Tutto dipende dal valore che si voglia assegnare a quest’ epiteto. Tuttavia, non possiamo far finta d’ignorare, che la Calabria per tanti anni, sia stata in testa alla speciale classifica dell’analfabetismo strumentale e di ritorno. E, purtroppo in altre, che non fanno onore. Ma questo è un altro paio di maniche. Già Ovidio diceva che…Itala nam tellus Graecia maior erat. Ciò che chiamano Italia era Magna Grecia. “La Magna Grecia (in latino: Magna Graecia, in greco: Μεγάλη Ἑλλάς/Megálē Hellàs), ricorda Wikipedia, è l'area geografica della penisola italiana meridionale che fu anticamente colonizzata dai Greci a partire dall'VIII secolo a.C. La vicenda storica della Magna Grecia, sebbene strettamente legata, va tenuta distinta da quella della Sicilia greca. Sebbene l'espressione Megálē Hellàs sia attestata per la prima volta relativamente tardi, nel II secolo a.C., in un passo dello storico greco Polibio, si ritiene tuttavia che la genesi del concetto sottostante sia avvenuta nel VI secolo a.C., che segna l'apogeo della storia della Magna Grecia, in relazione ai fasti politici, economici, culturali e artistici raggiunti in quel periodo. Il termine "Magna Grecia" (definita "Megale Hellas" dal locrese Timeo nel VI sec. a.C.) fu coniato o dai Greci orientali che rimasero affascinati dalle bellezze e dalla ricchezza dei luoghi, o dagli stessi coloni (i Greci occidentali che si stabilirono nelle nuove città) che volevano in questo modo dichiarare l'indipendenza dalla madrepatria celebrando le loro terre. 

Le città magnogreche www.magnagrecia.it raggiunsero uno splendore più grande della stessa Grecia, e assunsero grande importanza per gli intellettuali elleni tra il V e il IV sec. a.C.: vi si recò in visita Platone e vi si stabilirono Pitagora, Erodoto e Senofane.Come le poleis greche godevano di una loro indipendenza e autonomia, e spesso erano in contrasto tra loro per motivi politici e di conquista, così la stessa situazione si rifletterà anche nell'organizzazione delle colonie della Magna Grecia e ciò causerà la distruzione di fiorenti città (come Sibari, Siris). Calabria “cretina”, perché non acconsente che vengano trasportati se non trasferiti i Bronzi di Riace? Su questo vilipendio, ovviamente, non siamo d’accordo. Anzi protestiamo energicamente e rinviamo al mittente con gl’interessi. La Grecia, è considerata la culla della civiltà occidentale. È infatti la patria della democrazia, (Nel 508 a.C., Clistene istituì la prima democrazia del mondo ad Atene),della filosofia occidentale, dei Giochi olimpici, della letteratura occidentale e della storiografia, nonché di importanti principi matematici e geometrici, del teatro e della medicina occidentali e della mitologìa. Così pure la Magna Grecia colonizzata e colonizzante dell’Occidente. Essere vituperati da un simile personaggio del mondo dell’arte, della cultura e della politica, fa un certo effetto. Eppure, le volte che è venuto in Calabria, il “signor Sgarbi” è stato riverito, salutato e ringraziato. In quel di Bova Marina, gli abbiamo pure stretto la mano. Al di là della gaffe, Sgarbi è, e rimane un grandissimo personaggio, questo è lapalissiano. Almeno per quanto ci riguarda. Ma c’è gente che non la pensa allo stesso modo e reagisce per le rime. La politica, per esempio non accetta le battutacce e non gliele manda a dire. Ma quella di Sgarbi,  è solo l’ultima battuta in ordine di tempo, last no least intorno ai Bronzi di Riace; appellativo, di cui si fregia, anche la città di Reggio Calabria (l’altro è “Città del Bergamotto”). Ci provarono anche per le Olimpiadi, per i campionati del mondo di calcio o di altre discipline ecc. Per ogni rifiuto, la Calabria e Reggio, venne gratificata con una serie impressionante di epiteti, oltraggi, offese, insulti e denominazioni, in quantità industriale. Il Comune, la Provincia e La Regione Calabria, ed anche il Ministero, in questi anni sono riusciti a difenderli con i denti e con le unghie da furti, rapine e scippi, ma soprattutto, provvedendo al maquillage periodico per evitare che andassero in rovina o che l’erosione li corrodesse. Ma, non ci sono soltanto le palate di fango di Sgarbi. Dietro le quinte si celano abilmente altri pupari, con le mani sulle leve della macchina del fango. Politici, giornalisti, economisti, pezzi della burocrazia e della così detta società civile. Nel loro mirino, guarda caso, spesso e volentieri, proprio la Calabria. Abbandonata a se stessa; in balìa delle onde. Tanta attenzione, non è rivolta per ammodernare o modernizzare la Calabria, intesa “Florida d’Europa”. Con i suoi settecento chilometri di costa; quattro aeroporti, di cui uno in itinere (quello di Sibari) e tre, perfettamente funzionanti; una serie infinita di porti, porticcioli e darsene; ricezione migliorata con alberghi, hotels, ristoranti, villaggi turistici e stabilimenti balneari; bagnata da due mari; attraversata da quattro rilievi (Aspromonte, Serre, La Sila, Pollino); dallo Stretto di Reggio & Messina, sino a Castrovillari.

I politici o se preferite, la Politica, che cosa sta facendo per la Calabria? Poco o niente. Al di là delle promesse da marinaio, ammannite in malafede all’esercito di gonzi, allocchi e creduloni, che non figurano nella specie in estinzione. Due esempi per tutti? Il 60 % della disoccupazione giovanile e la ‘fabbrica del duomo’, ma non chiamatela mulattiera d’Italia se l’ex ministro dei Lavori Pubblici Antonio Di Pietro, permette; meglio conosciuta come l’Autostrada Salerno-Reggio Calabria; ovvero l’ammodernamento della struttura viaria, definibile con uno sforzo di generosità SGC; non il raddoppio delle corsie come qualche ciarlatano e dottor Azzeccagarbugli, va cianciando, blaterando e mistificando. Vi risparmiamo, amici lettori sovrani, il capitolo chiuso, pagine in bianco, delle grandi opere incompoiute. A partire dal Ponte dei sogni e dei sospiri sullo Stretto, per finire alla costruzione dell’Autostrada sulla Costa Jonica ed in alternativa, almeno l’ammodernamento della vecchia statale jonica 106; se non alla realizzazione di opere ed iniziative almeno compensative rispetto allo scempio del bergamotto e del gelsomino, colonne portanti dell’economia locale, letteralmente devastati e distrutti, insiema al teatro greco, latino e necropoli. Per costruire la Liquichimica Biosintesi spa, con annesso porto delle nebbie; e, più in là il secondo titano o colosso dai piedi di argilla, Officina Grandi Riparazioni della ferrovie dello Stato a Saline agro di Montebello Jonico. Monumento allo spreco; se non di moderna archeologìa industriale., Non aprirono mai i battenti, nonostante i duemila miliardi buttati al vento ed alle ortiche. Non per quegli operai, regolarmente assunti, ma che non lavorarono nemmeno un giorno. Tuttavia maturarono grazie al versamento degli oneri sociali, il diritto alla pensione. Ma non chiamatelo retaggio del ‘pacchetto Colombo’: il danno e la beffa per i nipoti. Ora  va in onda un’altra favoletta, simile a quella raccontata mezzo secolo fa ai nonni ed ai figli, molti dei quali sono tornati al Padre da un pezzo. La Centrale a carbone a Saline, che in qualche modo riecheggia come…La Centrale a carbone di Gioia Tauro, con annesso porto. Lì, il progetto fallì, ma dopo alcune moine, svenevolezze, smancerie e sdolcinatezze, almeno rimase il megaporto. Qui e là, controllato dalla ‘ndrangheta e consociate, che fece affari d’oro con l’eroina, l’hasc-hisc, la marijuana e la cocaina se non loro surrogati ed il fiorente traffico di armi e industria del falso. Ed ancora li fa. Del porto di Bova Marina, costato una faida sanguinaria e cruenta e fior di miliardi del vecchio conio, è rimasto solo un molo squassato dai morosi e dai venti ed i tanti morti ammazzati nelle stragi di mafia. Compresa pure, la costruzione della superstrada, il rifacimento del Lungomare e la chimera dell’AISM1. Altri miliardi, altri morti, vedove, orfani, sangue, morte, distruzione e rovina, famiglie sul lastrico…”povari e pacci”. Vogliono i Bronzi di Riace per l’EXPO di Milano 2015. I meneghini per quella ‘ndrangheta, finalmente dimostrata e certificata anche nei processi, non solo “Crimine-Infinito”, si sono turati il naso e se la sono messa ‘dentro’. Amen. I clan di Osso Mastrosso e Scarcagnosso, non potevano ricevere migliore regalo ultramiliardario 

Nonostante gli appelli accorati di certi magistrati…visionari, utopisti, fanatici, idealisti se non in delirio. Il viceprocuratore nazionale antimafia del tempo Vincenzo “Enzo” Macrì, oggi procuratore Generale ad Ancona, lo spiattellò ai quattro venti. Disse a chiare note e lettere che la ‘ndrangheta stesse colonizzando tutta la Pianura Padana, con progetti, ambizioni ed aspirazioni addirittura planetarie, ma nessuno gli credette. Ministri, sottosegretari, Governatori, Presidenti di Provincia, sindaci di Milano, Questori, Prefetti e magistrati, preferirono ficcare la testa sotto la sabbia. Ma che sta farfugliando questo magistrato “rigggggitano? La ‘ndrangheta in Lombardia? Ma quando mai!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!?!. Milano è…”franco”, qui la mafia non c’è. Non esiste proprio. Sono solo maldicenze, invenzioni giornalistiche. Di molti corrotti e corruttori invischiati nelle tantissime operazioni della DDA, regolarmente individuati, indagati, arrestati, processati e condannati, ne hanno parlato le cronache per anni ed ancora ne parlano. Ma non chiamatela “Inquinamento ambientale” (Federico Cafiero De Raho); “borghesia mafiosa” (Giuseppe Pignatone); “zona grigia” (Salvatore Boemi); “ Colletti bianchi” (Luigi Malafarina);” mafia dalle scarpe lucide” (Giuliano Gaeta). I mammasantissima Franco Coco Trovato, Pepè Flachi, (Amico di Renato Vallanzasca e alleato di Franco Coco Trovato, ´ndranghetista del lecchese e della Brianza.
Fu ricercato per l´ omicidio di Felice Valente, narcotrafficante, ucciso il 15 ottobre 1989 ucciso dai suoi sicari. La federazione ´Ndrangheta-Camorra, si sfalda nel 1990 quando i Batti, decidono di mettersi in proprio e contrattare direttamente la compravendita di eroina con i turchi. Il pretesto per scatenare la guerra che durerà 4 anni è un diverbio tra Franco Coco Trovato e Salvatore Batti durante il matrimonio di Pepè Flachi. Il 15 settembre 1990 dei sicari dei Batti tentano di uccidere Trovato colpendo invece due innocenti, Pietro Carpita e Luigi Recalcati nel comune di Bresso. Trovato insieme al suo vice Antonio Schettini e a Flachi passano al contrattattaco uccidendo Francesco Batti in un campo a Trezzano sul Naviglio. Luigi Batti tenta una mediazione, ma i calabresi con l´inganno invece di aprire una trattativa lo portano con sè e lo uccidono in una pressa.
L´ultimo a rimanere in vita è Salvatore Batti che ritorna nel napoletano a cercare nuovi uomini per la guerra. I calabresi si accordano per l´omicidio di Batti e in cambio devono uccidere Roberto Cutolo, figlio del più famoso Raffaele Cutolo. Il 19 dicembre 1990 Antonio Schettini lo uccide a Tradate. Tra il 1990 e il 1993 vengono fatti 11 morti), Batti e Schettini, imperanti dalla Comasina a Quarto Oggiaro, dalla Bovisa ad Affori, fino a Bruzzano collegati con i De Stefano-Tegano-Libri e soci di Reggio Calabria; i fratelli Papalia a Buccinasco, Trezzano sul Naviglio, Corsico, Cesano Boscone, Gaggiano, Cisliano. La cosca degli Iamonte in Brianza, insieme ai Mancuso, ai Morabito-Palamara-Bruzzaniti, i Pesce-Bellocco-Pisano, i Mazzaferro, i Condello-Imerti-Serraino, i Valle-Lampada e via dicendo. E pretendono di darci lezione di legalità, di onestà, di cultura. E perché certi quadri di Botticelli, Leonardo, Tiziano, Michelangelo, Giotto, Monet,. Manet, Picasso, Rembrandt, Renoir, Van Gogh, Salvador Dalì, Munch ecc. non si muovono mai dalla loro sede? I bronzi dorati di Pergola, i cavalli di San Marco di Venezia, il Marco, la statua equestre di Marco Aurelio, chi li smuoverà mai? Potrebbe provare lì, Roberto Maroni, governatore della Lombardia, ex ministro degl’Interni…Domenico Salvatore