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TRAME 4.0, MANCA SU MORTE DEL FRATELLO: “IO SO, MA NON HO LE PROVE”

È una strana vicenda quella che riguarda la morte di Attilio Manca, un giovane medico originario di Barcellona Pozzo di Gotto  che venne trovato morto nel suo appartamento a Viterbo il 12 febbraio del 2004. È strana perché i giudici della procura di Viterbo hanno più volte voluto archiviare il caso come un suicidio per overdose, ma da dieci anni i familiari sostengono che si sia trattato di un vero e proprio omicidio di mafia, supportati negli ultimi anni dall'ex magistrato antimafia ed ora avvocato, Antonio Ingroia. Lo sostiene anche lo scrittore Luciano Mirone che nel suo libro "Un «suicidio» di mafia. La strana morte di Attilio Manca", ricostruisce nei minimi dettagli la vicenda secondo cui Attilio Manca nel 2003 avrebbe operato nell'ospedale di Marsiglia Bernardo Provenzano, ricoverato sotto falso nome, diventando un testimone scomodo per la sua latitanza.

 Il giornalista Filippo Veltri ne ha discusso insieme all'autore e alla testimonianza diretta del fratello di Attilio, Gianluca, che grida a gran voce giustizia per la morte del fratello: "L'avvocato Ingroia,  ha scoperto delle omissioni da parte della procura di Viterbo, che ha sempre sostenuto la tossicodipendenza di Attilio e in particolar modo da parte del commissario Salvatore Gava, che attualmente è agli arresti domiciliari per le vicende che riguardano il G8 di Genova. Tutto questo ha fatto si, che a dieci anni di distanza, non sia stato accertato il reato di stampo mafioso e ciò ne ha impedito lo spostamento alla procura di Palermo."

 L'intervento del fratello si è concluso con una citazione di Pier Paolo Pasolini che racchiude la loro lotta, non solo di familiari ma anche e soprattutto di cittadini che invocano giustizia "Io so, ma non ho le prove".



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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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