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Roccella Jonica, la pineta del porto invasa da rifiuti. Il trionfo dell’inciviltà (dei pochi)

Roccella Jonica (Reggio Calabria) – “Il compendio portuale è costeggiato da una meravigliosa pineta e vegetazione a macchia mediterranea. La pineta si estende anche all’area interna del porto creando una zona d’ombra e di relax di circa 15.000 mq. all’interno della quale ci sono aree pic-nic e panchine”. 

Così recita il sito istituzionale del Comune di Roccella Jonica riferendosi alla bellissima area attigua al “Porto delle Grazie” resa però ben diversa dalla realtà e dal pessimo uso che ne fanno gli utenti. Il complesso ludico-ricreativo, infatti, è ridotto ad una pattumiera a cielo aperto adibito non solo al ricovero di famiglie e gruppi di fruitori - che intenderebbero godere di qualche ora di spensieratezza lungo la costa jonica al riparo della calura e dall’afa magari pasteggiando felicemente all’aria aperta, col mare accanto – ma soprattutto alle prese con l’inciviltà dei pochi che si sentono autorizzati a sporcare il verde pubblico in svantaggio ai molti che invece rispettano la natura ed il prossimo. 

E così a rimetterci sono i poveri cittadini, le famiglie, i bimbi e quanti anziché potersi svagare in sintonia con la natura si ritrovano a fare i conti con l’altrui cafonaggine e gli slalom tra le altrui immondizie. Già perché il pattume lì da solo non ci è affatto arrivato. E’ stato diligentemente portato a destinazione per il consumo da chi era già geneticamente  predisposto al sistematico insozzamento degli spazi pubblici magari perché convinto che il pianeta è abitato da esseri gretti accomunati tutti dal medesimo fine dell’imbarbarimento. Lapalissianamente, il contrario. Il risultato però non lascia spazi a dubbi di sorta. 

Lo stato dei luoghi si presenta con immondizia sparsa con la diligenza che neanche il contadino alla semina del grano a gridare giustizia verso un habitat perfettamente collocato in uno scorcio di  micro equilibrio di macchia mediterranea invidiabile che farebbe certamente a meno del “deterioramento artificialmente assistito” di un paesaggio – a suo modo – unico. E dire che neanche la presenza silenziosa dei contenitori ecologici incoraggia questi imbelli recalcitranti all’ordine ed alla pulizia dei luoghi a compiere il sano gesto della raccolta differenziata. Forse perché la bellezza – in un certo senso – fa anche più paura dello scempio e della bruttezza del paesaggio a cui si è maledettamente assuefatti in terra di Calabria. 

Allora non c’è scandalo alcuno nelle parole di Salvatore Settis o nelle sferzate di Gian Antonio Stella quando raccontano lo smarrimento dell’ideale di bellezza o – paradossalmente – del salvataggio della bellezza, ancor più attuali in Calabria. Forse la verità è che si è ancora troppo impreparati a metabolizzare in maniera endogena questo alto concetto che si riesce a riempire di contenuti solo a latitudini nordiche. Ideali di rispetto della natura e di valorizzazione del territorio impiantati altrove, sin nel midollo, anche negli oriundi spesso provenienti da quelle stesse regioni a cui non hanno saputo - e solo per ignoranza - concedere lo stesso riguardoso trattamento. E l'abuso quotidiano della pineta di Roccella Jonica – esibito in bella vista - è la più evidente e deprecabile delle censure pubbliche piazzata lì a ricordarcelo.

Giuseppe Campisi