Quelle grida della folla
fuori dalla caserma: «Bastardo!... Assassino!...». Ore 20, Bergamo. Da qualche
ora sono scattate le manette per il presunto assassino di Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni di Brembate Sopra scomparsa
il 26 novembre 2010 e il cui cadavere era stato ritrovato tre mesi più tardi,
il 26 febbraio 2011, in un campo di Chignolo d’Isola. Gli investigatori non
hanno dubbi: vi sarebbe una «perfetta coincidenza» tra il Dna del fermato e
quello trovato sui leggins della minorenne. L’uomo arrestato si chiama Massimo
Giuseppe Bossetti, è un muratore incensurato originario di Clusone, in Val
Seriana, e residente a Mapello, all’imbocco della Val Brembana. Nei suoi confronti
è stato emesso un provvedimento di custodia. Quando l’uomo esce dalla caserma
dell’Arma per essere portato in carcere la folla che si è radunata lì fuori
grida: «Bastardo! Assassino!». Il
procuratore: «Fase delicatissima, attendiamo convalida». «Siamo in una
fase delicatissima, prima di diffondere altri dettagli sull'indagine bisognerà
attendere la convalida del fermo da parte del gip». Queste le poche parole che
il procuratore di Bergamo, Francesco Dettori, si è limitato a dire a proposito
del fermo di Bossetti. E ancora: «Rispettiamo almeno la procedura - ha aggiunto
- e diamo all'indagato quel minimo di garanzie previste dalla legge». Un normale controllo stradale, il 15
giugno 2014, durante il quale è stato sottoposto al test dell'etilometro: con
questo espediente i carabinieri hanno estratto il Dna di Massimo Giuseppe
Dossetti, che è risultato "perfettamente coincidente" con quello
trovato sugli slip di Yara Gambirasio
MA SIAMO PROPRIO SICURI, STAVOLTA, CHE
L’ASSASSINO DELLA POVERA YARA GAMBIRASIO, SIA “IGNOTO 1” SE NON MASSIMO
GIUSEPPE BOSSETTI? L’INDAGATO RESPINGE
LE ACCUSE. SI AVVICINA IL TEMPO DEI ‘TORMENTONI’ ESTIVI, PANEM ET CIRCENSES DEL
POPOLO!
Domenico Salvatore
Miracolo computer! Miracolo Dna! Miracolo della
scienza e della tecnica! Ogni Era o secolo, se non ogni epoca, ha i suoi
progressi più o meno rivoluzionari, fantascientifici, favolosi, inimmaginabili
e chi più ne abbia, più ne metta…Posizione erettile dell’uomo, ruota, capanna
(i quattro liquido fondamentali:acqua, latte, olio, vino) abaco, catena di
montaggio, leva, chiodo, anestesia, radio, televisione, telefono, aria
condizionata, abaco, moneta, razzi, barca a vela, trivella petrolifera, cemento,
turbina a vapore, coltura selettive, calendario gregoriano, pastorizzazione, sgranatrice
di cotone, vite di archimede, aratro, fotografia, orologio meccanico, alfabeto,
sestante, rivoluzione verde, fusione nucleare, pillola contraccettiva,
industria siderurgica, automobile, la bussola, il personal computer,
l’aeroplano, la polvere da sparo, il frigo,
il sistema fognario, la fissazione dell’azoto, il motore a vapore, internet,
i vaccini, il motore a combustione interna, la carta, gli occhiali i
semiconduttori, la penicillina, la stampa, palafitta, casa. Cambiano, questo sì è lapalissiano,
inevitabile e scontato, anche i metodi d’investigazione, i mezzi e gli
strumenti. Ma i fini o scopi sono sempre i medesimi…la Giustizia, la Legalità,
l’onestà, la Patria, la Bandiera, la Divisa, la lotta alla corruzione, alla
mafia, alla delinquenza comune ed organizzata, alla tirannia e dittatura di qualunque specie, colore,
nazione. L’euforia, nel flash dell’Ansa, del Ministro degl’Interni è più che
giustificata:” L'Italia è un Paese dove chi uccide e chi delinque viene
arrestato e finisce in galera –afferma Angelino Alfano - Può passare del tempo
o può finirci subito. Ma questo è il destino che attende i criminali. Oggi, due
successi che dedichiamo ai familiari delle vittime e agli italiani onesti». "Le
Forze dell'Ordine, d'intesa con la Magistratura, hanno individuato l'assassino di Yara
Gambirasio". Lo fa sapere il ministro dell'Interno,
Alfano. La persona fermata si chiama Massimo Giuseppe Bossetti, è un muratore
quarantenne incensurato di Clusone e ha tre
figli. E' stato fermato dai carabinieri del Ros nella sua
abitazione dopo indagini condotte insieme alla Polizia. Bossetti è stato
sottoposto a provvedimento di fermo e si è avvalso della facoltà di
non rispondere davanti al pm. Ha però sostanzialmente respinto le accuse,
dicendosi 'sereno'. A lui si è arrivati per la sovrapponibilità del suo Dna con quello di 'Ignoto 1',
rilevato sul corpo della ragazzina. Il Dna di "ignoto 1" era stato
estratto dalla polizia scientifica. Dopo aver estrapolato dal cadavere di
Yara il Dna di quello che gli investigatori hanno chiamato 'ignoto 1' è
iniziata una campionatura a tappeto su tutto il territorio intorno a Brembate
di Sopra dove viveva la ragazza. I carabinieri e la polizia hanno comparato
migliaia di profili genetici fino ad arrivare a quello del presunto
assassino.Secondo quanto apprende l'ANSA da fonti vicine all'inchiesta, dalle
analisi scientifiche svolte da esperti di genetica è risultato "altissimo, al punto da non lasciare
dubbi", il dato di compatibilità che indica nel giovane
fermato il soggetto che ha lasciato il proprio materiale biologico sul cadavere
di Yara Gambirasio.Grande lavoro per il comandante provinciale dei carabinieri
Roberto Tortorella il capitano Giuseppe
Adinolfi, comandante della compagnia di Bergamo; il tenente-colonnello Giuseppe
Serlenga, comandante del Reparto operativo provinciale; il tenente-colonnello
Giacinto Prencipe, capo ufficio del comando provinciale; il tenente Luigi
Miele, comandante della compagnia di Clusone; il tenente Filippo Bentivogli,
comandante della compagnia di Zogno.
28
maggio 2011: E' il giorno dell'addio a Yara. In migliaia di
ritrovano al palazzetto dello Sport per assistere ai suoi funerali. Viene letto
anche un messaggio del Presidente della Repubblica. 15 giugno 2011: gli
investigatori isolano una traccia di dna maschile sugli slip della ragazza che,
a differenza degli altri tre già esaminati, non sarebbe suscettibile di
contaminazione casuale. Sarebbe il dna dell'assassino. Un profilo genetico che
non è tra i 2.500 raccolti in quei mesi dagli investigatori.18 settembre 2012. Nasce
la cosiddetta 'pista di Gorno': è estratto da una marca da bollo su una vecchia
patente il Dna di Giuseppe Guerinoni, di Gorno sposato e padre di due figli,
morto a 61 anni nel 1999 simile a quello trovato sul corpo di Yara. Un Dna che,
comparato con il nucleo famigliare dell'uomo, non porta ad alcun risultato; da
qui l'ipotesi degli investigatori che esista un suo figlio illegittimo. 7 marzo 2013 - E'
riesumata la salma di Giuseppe Guerinoni, il bergamasco di Gorno morto nel 1999
e che, secondo gli inquirenti, sarebbe il padre biologico dell'assassino. La salma
verrà sottoposta a tutti gli accertamenti del caso, come disposto dalla
Procura.10 aprile 2014
- La consulenza dell'anatomopatologa Cattaneo fuga i dubbi, peraltro sollevati
dalla famiglia di Yara, sulla corrispondenza del Dna con quello di Giuseppe Guerinoni.
L'assassino di Yara è un suo possibile figlio illegittimo. Di recente, senza
alcun risultato, quel Dna era stato comparato con quello di donne che
frequentavano Salice Terme, nel Pavese. Una località climatica che l'autista
aveva frequentato negli anni in cui avrebbe potuto avere un figlio illegittimo.
Dalla contessa Filo Della Torre a Yara Gambirasio, i casi portati alla luce
dalla genetica Pubblicato il 16 giugno di
Lorenzo Attianese. Il Dna, un acronimo sempre più infallibile.Dalla
contessa Filo Della Torre a Yara Gambirasio, i casi portati alla luce
dalla geneticaUna lente di ingrandimento speciale degli investigatori moderni,
puntata su molecole microscopiche, che permette di risolvere rebus durati per
anni. Più di una volta in Italia la soluzione di delitti apparentemente
irrisolvibili è stata affidata all'analisi di quell'acronimo quasi infallibile:
il Dna, la 'carta di identità' che i killer lasciano sempre sulle armi o
sulla scena del crimine. In Italia l'ultimo caso probabilmente risolto grazie a
questo tipo di analisi scientifica e di comparazione è l'omicidio di Yara
Gambirasio. Il dato di compatibilità che indica in Giuseppe Bossetti,
il muratore arrestato, il soggetto che ha lasciato il proprio materiale
biologico sul cadavere della 13enne è risultato "altissimo, al punto
da non lasciare dubbi". Dopo aver estrapolato dal cadavere di Yara il Dna
di quello che gli investigatori hanno chiamato 'ignoto 1' era cominciata una
campionatura a tappeto su tutto il territorio intorno a Brembate di Sopra, dove
viveva la ragazza. I carabinieri e la polizia hanno comparato migliaia di
profili genetici fino ad arrivare a quello del presunto assassino.Ci sono
almeno altri due grandi casi di cronaca nera risolti in Italia "a pista
fredda", attraverso analisi scientifiche che hanno consentito di
individuare il Dna delle persone sospettate. Tra questi, il delitto
dell'Olgiata, che avvenne il 10 luglio 1991 in una villa in zona esclusiva
di Roma, vittima una nobildonna, la contessa Alberica Filo della Torre, che
aveva 42 anni, Il caso è rimasto irrisolto per circa venti anni.
Nel 2011 la prova del DNA ha identificato il
colpevole in Manuel Winston, cameriere filippino, ex-dipendente della famiglia.
Il suo codice genetico e' stato trovato sull'orologio Rolex che indossava il
giorno del delitto la nobildonna (una traccia biologica probabilmente lasciata
dall'ex domestico nel corso della colluttazione che avrebbe preceduto
l'omicidio), oltre che in due macchie di sangue individuate sul lenzuolo che
avvolgeva il cadavere della contessa. Messo alle strette attraverso le indagini
scientifiche, Winston ha confessato il primo aprile 2011 di essere stato il
responsabile dell'omicidio. Ne è seguita la condanna a 16 anni di reclusione,
inflittagli il 14 novembre 2011 e confermata in appello il 9 ottobre 2012.Elisa
Claps scomparve misteriosamente a Potenza il 12 settembre 1993. Il suo
cadavere è stato ritrovato 17 anni dopo, il 17 marzo 2010, nel sottotetto della
Chiesa della Santissima Trinità del capoluogo. Tre mesi dopo alcune foto di
quel luogo scattate al momento del ritrovamento del cadavere, contenute nella
perizia medico legale e diffuse dall'ANSA, hanno fatto il giro del mondo.
Danilo Restivo, ultimo ad aver visto la ragazza e a lungo sospettato del
delitto nonostante si sia sempre detto innocente, è stato incastrato da una
perizia genetica compiuta da due ufficiali del Ris. Il suo Dna è stato rilevato
sulla maglia bianca che Elisa Claps indossava nel giorno in cui fu uccisa e che
è stata recuperata dal cadavere. Restivo, dichiarato colpevole anche di un
altro delitto avvenuto in Inghilterra dove è tuttora detenuto, è stato
condannato per il delitto Claps in primo e secondo grado a 30 anni di
reclusione e attende ora il giudizio della Cassazione.E non è eslcuso che il
Dna possa dare dare un volto anche all'assassino di Chiara Poggi,
assassinata barbaramente il 13 agosto 2007 nella sua villetta di via Pascoli, a
Milano. L'appello 'bis', nei confronti di Alberto Stasi, il fidanzato di allora
che, dopo aver incassato due assoluzioni, nell'aprile dell'anno scorso si è
visto annullare dalla Cassazione il processo di secondo grado. Processo che per
la Suprema Corte è da rifare con una parziale riapertura dell'istruttoria
dibattimentale. In sostanza il primo passo del processo sarà la
discussione e poi la decisione da parte dei giudici se rinnovare o meno alcuni
atti probatori indicati dagli ermellini: si va dal completamento del cosiddetto
esame della camminata di Stasi sulla scena del delitto (quando fu effettuato
vennero tralasciate la zona antistante la scala che porta nella cantina della
villetta dei Poggi e i primi due gradini), all'esame per individuare il Dna
mitocondriale dal bulbo e dal fusto di un capello castano trovato nel palmo
della mano sinistra di Chiara fino a quello sui "margini ungueali".Processi,
dunque, che sempre più spesso si risolvono in laboratorio, un luogo dove è
possibile scardinare il disegno del delitto perfetto. E grazie a tracce
invisibili all'occhio nudo, ma a volte più efficaci di lunghi interrogatori,
centinaia di testimonianze, impronte e brillanti deduzioni. Oltre quel limite
c'è la frontiera della genetica, dove il microscopio svela ciò che la bocca
tace.
Non solo Dna. Quella che ha portato i
carabinieri del Ros a individuare e a fermare Massimo Giuseppe Bossetti, il
muratore 44enne accusato di essere l'assassino di Yara Gambirasio, è stata una
indagine che si è svolta attraverso metodi tradizionali e che ha trovato al
conferma del quadro indiziario dalla compatibilità dei profili genetici.UN
GRUPPO DI SOSPETTI - Bossetti rientrava nel gruppo di soggetti che gli
investigatori avevano individuato come coloro che potevano essere, in qualche
modo, coinvolti nel delitto. Una cerchia piuttosto ampia - perché qualsiasi tipo
di legame con la vittima è stato preso in considerazione - e che poi si è progressivamente
ristretta.LA CELLA TELEFONICA - In particolare, sempre secondo quanto è stato
possibile apprendere, nel provvedimento di fermo si contesterebbe il fatto che
il cellulare di Bossetti è risultato tra quelli che avevano impegnato la cella
della zona dove è stato trovato il cadavere, nell'ora in cui sarebbe avvenuto
l'omicidio. Quindi l'uomo si trovava proprio lì, in un raggio di spazio
sufficientemente circoscritto, nel momento in cui Yara veniva ammazzata.LE
POLVERI DI CALCE - Inoltre Bossetti è un muratore e questo ha contribuito ad
addensare i sospetti su di lui. Le indagini si sono infatti concentrate, in
particolare, su chi all'epoca lavorava nel mondo dell'edilizia: questo a causa
delle polveri di calce trovate sul corpo e, soprattutto, nelle vie respiratorie
di Yara.LE 'AMICIZIE' DELL'AUTISTA - Il cerchio si è stretto ulteriormente
grazie ad indagini che si sono concentrate sul quadro relazionale di Giuseppe
Guerinoni, l'autista di Gorno morto nel 1999 e individuato come il padre
illegittimo dell'assassino. Gli investigatori, attraverso l'acquisizione di
decine di testimonianze, hanno cercato di individuare la donna che avrebbe
avuto una relazione con l'uomo e, infine, l'hanno trovata. LA MADRE DEL
PRESUNTO ASSASSINO - Era emigrata all'inizio degli anni '70 da un comune
all'altro, sempre nella zona, forse proprio per sfuggire alla
"vergogna" di una gravidanza non desiderata. I carabinieri sono
risaliti a lei dopo aver identificato che potrebbero avere avuto una relazione
con l'uomo, concentrando comunque le ricerche in quell'area, e le hanno
sottoposte a controlli del Dna, insieme a migliaia di altre persone che, per
altri versi, avrebbero potuto avere un collegamento con il crimine. IL DNA - I
risultati si sono conosciuti solo da pochi giorni e la compatibilità con il Dna
delle tracce biologiche trovate sul corpo di Yara ha immediatamente indirizzato
i carabinieri sul figlio della donna. A questo punto mancava solo l'ultima
conferma, la "prova regina": è stato ricavato il dna di Bossetti -
fermato ieri sera per un normale controllo stradale e sottoposto ad alcoltest
con l'etilometro - e la compatibilità con il sangue trovato sugli slip della
ragazza lo avrebbe definitivamente incastrato. "C'e' coincidenza perfetta",
assicurano gli investigator.
Il Messaggero, dipinge così…Gli occhi celesti
che guardano fisso in camera e un sorriso appena accennato: è la foto con cui
Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto killer di Yara Gambirasio, si presenta
su Facebook. Poi immagini della famiglia, degli animali e numerose vignette che
- rilette oggi - lasciano in bocca un gusto amaro. "Ti giudicheranno sia
se ti comporti bene o se ti comporti male - si legge in una - quindi fottetene.
Vivi come ti pare e non dare importanza a nessuno".Oppure "Perdona
sempre chi ti ha fatto del male: passaci sopra", in un'altra, corredata
dalla foto di una asfaltatrice che passa su un cadaverSul social il possibile
"Ignoto 1" c'è dal 2009: scrive di essere nato a Clusone, com'è vero,
e di vivere a Michigan City, e questo è solo un sogno. Nell'anno
dell'iscrizione la sua attività è ridottissima. Scompare poi dal 2010 - anno
dell'omicidio di Yara - e fino al 2012. Nel febbraio del 2013 posta le foto
delle vacanze con la famiglia al mare, quattro scatti in tutto: la moglie - in
una sola immagine - e i tre figli sulla spiaggia al tramonto, sullo sfondo gli
ombrelloni chiusi. Poi i bambini sul lungomare di notte e, ancora, lui assieme
a una figlia, al sole. Lo stesso giorno, Bossetti pubblica anche l'album degli
animali di casa: più nutrito, 10 immagini. Due gatti, due cani e perfino un
coniglio abitano nella villetta dove il presunto omicida è stato fermato dai
carabinieri del Ros. Veri e propri componenti della famiglia che dormono nello
letto assieme ai figli e si accomodano sui divani, dove - il muso soddisfatto -
vengono immortalati.Il 2 dicembre del 2013 - sempre stando alle informazioni su
Facebook - Bossetti si sposa. Neppure uno scatto di quell'evento mentre
abbondano le immagini della "mia piccola", la cagnolina di casa che
aspetta dei cuccioli. L'attesa finisce il 27 ottobre, quando vengono presentati
i due nuovi arrivati, due cagnolini definiti "dolcissimi", ritratti
anche l'antivigilia di Natale con una delle figlie.Non mancano poi uno scatto
osé di una ragazza discinta in motocicletta, qualche foto di Bossetti, sempre
con lo sguardo triste e quella specie di sorriso. L'immagine più recente, in
bianco e nero, è di un cucciolo di cane che poggia la zampina sulla mano di un
uomo. "Se porgi la mano ad un animale - c'è scritto - lui avrà solo un
modo per dirti grazie: semplicemente ti amerà". Fuori da Facebook, però,
c'è la vita vera. E tutta un'altra storia, ancora da decifrare.” Sembra proprio
finita la storia. Almeno, anche stavolta sembra così. I genitori della vittima
vogliono giustizia. I forcaioli, vogliono vedere al muro l’assassino di Yara. È
proprio lui? Se così fosse, la gogna mediatica lo ridurrebbe in cenere, se non
polvere. Dopo l’arresto, i processi della gente, radiotelevisivi e cartacei e
poi quelli giudiziari e la galera…Memento homo, quia pulvis es et in pulverem
reverteris. Se invece fosse un altro granchio…Apriti cielo! Questo è.
Domenico
Salvatore
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