Con l'incontro faccia a faccia tra Matteo Renzi e la Cancelliera tedesca Angela Merkel, ha preso il via il vertice italo-tedesco a Berlino. Insieme al premier, ci sono il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, del Lavoro, Giuliano Poletti, dello Sviluppo economico Federica Guidi, dei Trasporti, Maurizio Lupi e della Difesa, Roberta Pinotti. Il vertice, si concluderà con una cena alla Cancelleria.
L’ASSE ROMA-BERLINO CHE CAMBIERÁ IL MONDO
Domenico Salvatore
Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi ha l’orecchio del marziano Il lancio dell’Ansa ci riporta indietro di ottant’anni. Con le dovute proporzioni, ottica e visione differenziate. Al famigerato “Patto d’acciaio”. “Il patto stringeva un'alleanza sia "difensiva" che "offensiva" fra i due Paesi. Nello specifico le parti erano obbligate a fornire reciproco aiuto politico e diplomatico in caso di situazioni internazionali che mettevano a rischio i propri "interessi vitali". Questo aiuto, fonte Wikipedia, sarebbe stato esteso al piano militare qualora si fosse scatenata una guerra; i due Paesi si impegnavano, inoltre, a consultarsi permanentemente sulle questioni internazionali e, in caso di guerra, a non firmare eventuali trattati di pace separatamente; la durata del trattato era inizialmente fissata in dieci anni. Nell'ampio preambolo veniva garantita l'inviolabilità della frontiera tra Reich e Regno d'Italia del Passo del Brennero e si riconosceva l'esistenza di uno "spazio vitale" dell'Italia che la Germania si impegnava a non infrangere. Il patto propriamente detto, che fu subito reso pubblico, era completato da un protocollo segreto nel quale si rimarcava l'alleanza politica fra le due dittature e si dava accenno ai metodi attraverso cui la collaborazione economica, militare e culturale già prevista dal patto avrebbe dovuto implementarsi. Ai tempi di Adolf Hitler e Benito Mussolini….”. Con l'incontro faccia a faccia tra Matteo Renzi e la Cancelliera tedesca Angela Merkel ha preso il via il vertice italo-tedesco a Berlino. Insieme al premier ci sono il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, del Lavoro, Giuliano Poletti, dello Sviluppo economico Federica Guidi, dei Trasporti, Maurizio Lupi e della Difesa, Roberta Pinotti.
Il vertice si concluderà con una cena alla Cancelleria."Sono rimasta veramente impressionata, si tratta di un cambiamento strutturale". Lo ha detto la cancelliera Angela Merkel in conferenza stampa a Berlino. "Abbiamo esaminato tutti gli aspetti delle riforme e devo dire che gli auguro molta fortuna e coraggio, è un messaggio di cui ci rallegriamo tutti", ha detto Angela Merkel dopo l'incontro con Matteo Renzi. "Anche per me è chiaro che l'Italia tiene conto della stabilità ma anche delle due componenti crescita e occupazione", ha aggiunto la cancelliera. "So bene che l'Italia per quel che riguarda il patto di stabilità e di crescita lo rispetterà": così Angela Merkel a Berlino. "Renzi ha detto che le regole del patto di stabilità hanno validità. Non ne dubito e sono certa che sarà realizzato giorno per giorno". Così la cancelliera tedesca Angela Merkel sulle garanzie offerte da Matteo Renzi sul rispetto dei parametri."E' stata un'occasione per illustrare un processo di riforme molto ambizioso e coraggioso": così il premier Matteo Renzi in conferenza stampa a Berlino. "Siamo convinti che l'Italia deve fare le riforme" ma anche "restituire ai propri cittadini la possibilità di credere che l'Ue non è la causa ma la soluzione dei problemi. Quei partiti che lo dicono sbagliano". "Non misure una tantum, ma misure irreversibili di cambiamento", ha detto il premier che ha descritto gli interventi in cantiere in conferenza con la cancelliera Merkel. "Il percorso che ci attende cambierà il livello istituzionale in Italia. Le riforme devono essere fatte subito anche se il governo ha come orizzonte il 2018".
"Le regole ce le siamo date insieme e sono importanti ma occorre avere la forza di investire sul grande problema dell'Italia - ha detto Renzi -: con le misure di questi anni il rapporto debito/pil è cresciuto al 132% perchè, nonostante l'avanzo primario, il nostro problema è la mancata crescita". I due leader si sono incontrati e hanno ascoltato i rispettivi inni nazionali. Il premier italiano Matteo Renzi saluta Angela Merkel, prima di essere accolto dagli onori militari nell'atrio della cancelleria, e ai giornalisti che lo chiamano risponde scherzando: "Chi siete? Siete italiani?...". Subito dopo Renzi e la cancelliera si sono lasciati immortalare da fotografi e operatori.Schaeuble, ok accelerazione Renzi, no rinvii su rigore - Il ministro delle Finanze tedesco Wolfang Schaeuble promuove l'obiettivo del nuovo governo italiano di accelerare il tempo delle riforme per aumentare produttività e crescita in Italia, ma mette in guardia da rinvii sul consolidamento delle finanze statali. Lo si legge in un comunicato dato all'ANSA dopo il bilaterale con Padoan. "Il colloquio tra i due ministri delleFinanze si è svolto in un'atmosfera costruttiva", si legge nella nota.
"Il ministro tedesco ha salutato favorevolmente l'obiettivo del governo italiano di accelerare il tempo delle riforme per aumentare produttività e crescita e ridurre l'altra disoccupazione giovanile. E' però anche giusto - conclude la nota - che il consolidamento delle Finanze statali attraverso le riforme strutturali non sia rinviato". L'espressione potenze dell'Asse, o semplicemente Asse, è usata per indicare l'insieme delle nazioni che parteciparono alla seconda guerra mondiale in opposizione agli Alleati. A dare popolarità al termine fu Benito Mussolini che, durante un discorso tenuto a Milano il 1º novembre 1936, definì "asse" l'intesa stipulata il precedente 25 ottobre tra la Germania ed il Regno d'Italia, chiamata per questo motivo "Asse Roma-Berlino". Il successivo Patto d'Acciaio, stipulato dalle due potenze il 22 maggio 1939, rappresentò il primo nucleo dell'alleanza militare, poi estesa anche all'Impero giapponese con il Patto Tripartito del 27 settembre 1940 (detto anche "Asse Roma-Berlino-Tokyo"). Successivamente anche altri Stati entrarono a far parte della coalizione aderendo al Patto Tripartito.L'Asse, formato dalle nazioni insoddisfatte dell'assetto geo-politico venutosi a creare in seguito alla prima guerra mondiale, e cementato dalle affinità ideologiche dei regimi autoritari che le governavano, mirava a costituire un "Nuovo Ordine" che avrebbe visto la supremazia della Germania in Europa, dell'Italia nel Mediterraneo, e del Giappone nell'Estremo Oriente.
Sul piano politico mirava a contrastare il capitalismo delle democrazie occidentali (Regno Unito, Francia e Stati Uniti) ed il bolscevismo dell'Unione Sovietica.Storia. Le cause della formazione dell'Asse risiedono nel malcontento di diverse nazioni verso il trattato di Versailles, che nel 1919 concluse la prima guerra mondiale inaugurando un turbolento ventennio di pace. La Germania, uscita sconfitta dal conflitto, era la principale potenza scontenta del trattato, dalle cui clausole era fortemente penalizzata. Tuttavia la sua ammissione presso la Società delle Nazioni, avvenuta nel 1926 dopo l'entrata in vigore del patto di Locarno, diede inizio ad un periodo di collaborazione con i vincitori lasciando intravedere il consolidamento dell'equilibrio di Versailles. Questo processo di pacificazione fu bruscamente interrotto nel 1933 con l'avvento al potere del partito nazionalsocialista di Adolf Hitler, che aveva costruito il suo successo politico sullo spirito di rivalsa di larga parte del popolo tedesco, da lui alimentato attraverso una violenta campagna contro i cosiddetti "criminali di novembre" (le autorità che nel 1918 avevano trattato la resa dell'Impero tedesco) e le gravose condizioni di pace imposte dalle potenze vincitrici. Sostenendo di dover difendere l'integrità territoriale della Germania dalle aggressioni degli Stati confinanti, Hitler diede inizio ad una politica di riarmo in aperta violazione dei trattati.
Tra le nazioni scontente dell'equilibrio realizzato a Versailles c'era anche il Giappone, che non aveva ottenuto dalla vittoria i vantaggi sperati, ed a cui fu negato il riconoscimento di una posizione di parità con le potenze occidentali. Il malcontento nipponico aumentò quando il trattato navale di Washington del 1922 relegò la potenza asiatica in uno stato di subalternità rispetto a Stati Uniti e Regno Unito, limitando il tonnellaggio della Marina imperiale giapponese ad un rapporto di tre quinti rispetto a quello concesso alla US Navy e alla Royal Navy.[1] Mosso da ambizioni egemoniche verso l'Asia orientale, il governo di Tokyo intraprese una politica espansionistica ai danni della Cina, a cui negli anni 1931-1932 riuscì a sottrarre la regione della Manciuria istituendovi un proprio Stato fantoccio: il Manciukuò. La Società delle Nazioni, chiamata ad intervenire dal governo cinese, emanò una risoluzione di condanna contro il Giappone, che reagì abbandonando l'organismo nel marzo 1933. La Germania nazionalsocialista seguì l'esempio nipponico il 14 ottobre dello stesso anno, in seguito al fallimento della Conferenza di Ginevra sul disarmo.Negli anni successivi anche l'Italia fascista, che considerava la propria una "vittoria mutilata" dal parziale inadempimento del patto di Londra da parte delle altre potenze vincitrici, assunse un atteggiamento "revisionista" verso il trattato di Versailles.
Benito Mussolini, in un primo momento ostile ai piani di Hitler, tanto da animare il fronte di Stresa (1935) per impedire l'annessione della Repubblica austriaca al Reich, si spostò su posizioni filo-tedesche in seguito alla guerra d'Etiopia (1935-1936). L'invasione dell'unico Stato africano indipendente, da tempo oggetto delle mire colonialiste italiane, fu condannata della Società delle Nazioni, che approvò delle sanzioni economiche contro l'Italia provocandone l'isolamento internazionale. Rotti i rapporti con Francia e Regno Unito, che fino a quel momento avevano visto in lui un argine contro l'espansionismo tedesco, Mussolini fu gradualmente attratto nell'orbita della Germania hitleriana, rinunciando a difendere l'indipendenza dell'Austria e partecipando al fianco dei tedeschi alla guerra civile spagnola (1936-1939), con l'invio di ingenti aiuti militari agli insorti nazionalisti del generale Francisco Franco…” . Le relazioni fra i due Stati, in questo momento sono improntate alla diffidenza ed al sospetto. A prescindere dalla mancata acquisizione di Alitalia da parte di Lufthansa; del mancato passaggio di Opel a Fiat e del naufragio dell’ipotesi di un accordo tra Deutsche Börse e Borsa Italiana L’Italia fu il primo paese con cui la Germania stabilì nuove relazioni diplo-matiche nel 1951, trasformando il consolato a Roma in un’ambasciata. I Tedeschi, archiviarono due tradimenti italiani: la dichiarazione di guerra nel 1916 e la rottura dell’alleanza nel 1943.ILe relazioni si cementarono ancora ai tempi del cancelliere Konrad Adenauer.
Nel luglio 1951, a seguito di una sua visita ufficiale in Italia, viene formalmente abolito lo stato di guerra tra Germania e Italia.Lo shock petrolifero e le crisi valutarie misero a dura prova la relazione tra Bonn e Roma. Il 20 dicembre 1955, fu firmato un accordo bilaterale tra l'Italia e la Repubblica Federale Tedesca, per il reclutamento e il collocamento della manodopera italiana nella Germania Ovest. A partire da quella data si verificò un boom di flussi migratori verso il paese, che furono molto più numerosi di quelli che si erano verificati tra la fine XIX secolo e l'inizio del XX. Si calcola che dal 1956 al 1976, furono oltre 4 milioni gli italiani che fecero ingresso nella Germania Federale. Fino agli anni settanta, quella italiana era la più numerosa comunità straniera residente in Germania Ovest, oltre 700.000 del 2001. Tutto questo senza tener conto della legione tedesca sbarcata negli stadi italiani…
Helmut Haller (Bologna e Juventus), Herbert Neumann (1980, Udinese, Bologna), Hans Mueller (1982, Inter, Como), Thomas Berthold (1984, Verona, Roma), Herbert Waas (1988, Bologna), Karl Heinz Riedle (1990, Lazio), Thomas Doll (1991, Lazio), Juergen Koehler (1991, Juventus), Stefan Reuter (1991, Juventus), Stefan Effenberg (1992, Fiorentina), Matthias Sammer (1992, Inter), André Gumprecht (1993, Lecce), Manfred Binz (1996, Brescia), Dietmar Beiersdorfer (1996, Reggiana), Christian Ziege (1997, Milan), Joerg Heinrich (1998, Fiorentina), Jens Lehmann (1998, Milan), Gerhard Poschner (1999, Venezia), Carsten Jancker (2002, Udinese),Thomas Hitzlsperger (2010, Lazio), Alexander Merkel (2010, Milan, Genoa, Udinese), Marvin Commper (2013, Fiorentina), Kalr Heinz Rummenigge (Inter, Karl Heinz Schnellinger (Milan).. Senza dimenticare Schumacher…” Michael Schumacher (Hermülheim, 3 gennaio 1969) è un pilota automobilistico tedesco, il pilota di Formula 1 che ha vinto più titoli,[1] considerato tra i più grandi campioni della Formula 1 e in generale dell'automobilismo sportivo di tutti i tempi. Ha conquistato 7 titoli mondiali: i primi due con la Benetton (1994 e 1995) e successivamente cinque consecutivi con la Ferrari (2000, 2001, 2002, 2003, 2004).Schumacher detiene la gran parte dei record della Formula 1, avendo conseguito, oltre ai titoli iridati, anche il maggior numero di Gran Premi vinti, di Pole Position, di Giri Veloci in gara, di Hat Trick (pole position, vittoria e giro più veloce nella stessa gara). Schumacher è stato anche il primo tedesco a divenire campione del mondo di Formula 1 ed è stato l'icona più popolare nella Formula 1, fino al 2006, secondo un sondaggio effettuato dalla FIA.
Nel 2003 diviene il più titolato pilota di Formula 1 (con la vittoria del sesto titolo mondiale, superando il record di Juan Manuel Fangio) e nel 2004 marca un ulteriore record vincendo il suo quinto titolo iridato consecutivo (il precedente record, che spettava sempre a Fangio era di quattro titoli mondiali consecutivi). Dopo sedici stagioni consecutive in Formula 1 dal 1991 al 2006 e tre anni di inattività, ha deciso a 41 anni di tornare a correre, a partire dalla stagione 2010, rimettendosi così nuovamente in gioco accettando l'offerta della Mercedes (scuderia che a partire dalla stagione 2012 prende il nome di Mercedes AMG F1). Dopo tre mondiali disputati con la scuderia tedesca (dalla stagione 2010 alla stagione 2012), il 4 ottobre 2012, a quasi 44 anni di età, ha deciso di annunciare il suo secondo ritiro dalle competizioni ufficiali.”. Domenico Salvatore
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La globalizzazione
Spesso viene tirata in ballo la così detta globalizzazione…”La globalizzazione è un processo di interdipendenze economiche, sociali, culturali, politiche e tecnologiche i cui effetti positivi e negativi hanno una rilevanza planetaria. Il termine "globalizzazione", di uso recente, è stato utilizzato dagli economisti per riferirsi prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e grandi aziende. Il fenomeno invece va inquadrato anche nel contesto delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile accelerazione. Sebbene molti preferiscano considerare semplicisticamente questo fenomeno solo a partire dalla fine del XX secolo, osservatori attenti alla storia parlano di globalizzazione anche nei secoli passati, ma erano tempi diversi in cui la globalizzazione si identificava, pressoché essenzialmente, nell'internazionalizzazione delle attività di produzione e degli scambi commerciali comunque ad un livello inferiore rispetto all'attuale. Tra gli aspetti positivi della globalizzazione vanno annoverati la velocità delle comunicazioni e delle informazioni, l'opportunità di crescita economica per Paesi a lungo rimasti ai margini dell'economia, la contrazione della distanza spazio-temporale e la riduzione dei costi per l'utente finale grazie all'incremento della concorrenza. Gli aspetti negativi sono il degrado ambientale, il rischio dell'aumento delle disparità sociali, la perdita delle identità locali, la riduzione della sovranità nazionale e dell'autonomia delle economie locali e la diminuzione della privacy.La globalizzazione è un processo attraverso il quale mercati, produzioni, consumi e anche modi di vivere e di pensare divengono connessi su scala mondiale, grazie ad un continuo flusso di scambi che li rende interdipendenti e tende a unificarli secondo modelli comuni.L'economista Giancarlo Pallavicini afferma che la globalizzazione non è venuta all'improvviso: è frutto di un processo che dura da tempo. Negli ultimi vent'anni ha avuto una forte accelerazione, arrivando a modificare la struttura dell'economia mondiale. Anche per effetto della tecnologia informatica, essa può definirsi come "uno straordinario sviluppo delle possibili relazioni, non soltanto economico-finanziarie, pur preminenti, tra le diverse aree del globo, con modalità e tempi tali da far sì che ciò che avviene in un'area si ripercuota anche in tempo reale sulle altre aree, pure le più lontane, con esiti che i tradizionali modelli interpretativi dell'economia e della società non sono in grado di valutare correntemente, anche per la simultaneità tra l'azione ed il cambiamento che essa produce".In campo economico la globalizzazione è un concetto multidimensionale che può indicare: la progressiva abolizione delle barriere commerciali, ovvero l'aumento dei volumi del commercio internazionale e la crescente integrazione economica tra paesi; la crescente mobilità internazionale dei capitali e il processo di finanziarizzazione dell'economia; i processi di liberalizzazione del mercato del lavoro; le politiche di deregolamentazione, liberalizzazione e privatizzazione; l'affermazione del fenomeno delle imprese multinazionali nello scenario dell'economia mondiale: in questo ambito si fa riferimento sia alla delocalizzazione di una o più fasi del processo produttivo, sia alla tendenza verso la standardizzazione dei prodotti, ampliando così i propri mercati di sbocco; il progressivo trasferimento di sovranità democratica dagli stati-nazione ad entità internazionali e sovranazionali con grado imperfetto di democrazia.I dati storici mostrano come la globalizzazione non sia un fenomeno recente: la prima ondata di globalizzazione si ebbe tra il 1840 e il 1914, anche grazie allo sviluppo di nuove tecnologie che resero il mondo "più piccolo" come navi a vapore, ferrovie e telegrafo. Il passaggio tra le due guerre, la grande depressione e il diffuso protezionismo risultarono in una diminuzione degli scambi commerciali, attuato mediante l'utilizzo di barriere quali dazi, sussidi e quote. A partire dalla fine degli anni '70 si è verificata una nuova ondata di liberalizzazione del commercio mondiale, anche attraverso accordi e istituzioni internazionali appositamente concepite quali il GATT e successivamente il WTO finalizzate all'abolizione progressiva delle barriere al commercio internazionale.Alla base della fase attuale di globalizzazione (spesso chiamata globalizzazione neo-liberista) ci sono ragioni tecnologico/scientifiche (la rivoluzione informatica che ha ridotto enormemente il costo delle comunicazioni e dei trasporti), ragioni politiche (il crollo dei paesi socialisti avvenuto a partire dal 1989 che ha ridotto il mondo da "bipolare" a "unipolare"), ragioni economico-culturali (la crescente fiducia nel mercato come istituzione in grado di risolvere automaticamente il problema della produzione e distribuzione dei beni, e gli enormi interessi economici che stanno dietro a questa visione).Gli effetti economici e sociali della globalizzazione sono ampiamente dibattuti e controversi. Da un lato, istituzioni come Banca Mondiale, ritengono che la globalizzazione abbia portato ad una maggiore crescita a livello globale, migliorando l'economia e le condizioni sociali dei paesi in via di sviluppo. Altre organizzazioni quali l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, associazioni, movimenti, hanno invece una posizione molto critica, sottolineando soprattutto come la globalizzazione sia legata ad un aumento delle disuguaglianze mondiali e, in alcuni casi, della povertà. La ricerca empirica è attualmente insufficiente e inconclusiva, sottolineando come gli effetti economici e sociali variano a seconda dei paesi e delle politiche che vengono considerate.

















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