Polistena (Reggio Calabria) – «Qui oggi c’è lo Stato a fare la sua parte, a prestare aiuto ad una richiesta di giustizia per una causa importante». Nelle parole del neoprefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino, c’è tutta la carica ideale ma anche la vicinanza materiale delle istituzioni a supportare la battaglia della squadra di calcio dell’Aspi di Polistena dopo la clamorosa protesta di fratel Stefano Caria, religioso montiano e presidente dell’Aspi, di ritirare la formazione dal campionato allievi regionali a seguito delle reiterate minacce e vessazioni subite sui campi di calcio calabresi, anticamera di un comportamento filo-mafioso di prevaricazione da parte di tifosi, genitori e dirigenti di altre formazioni chiaramente intollerabile che si è voluto contrastare così, in maniera esemplare.E la risposta delle istituzioni non è tardata ad arrivare schierando al completo il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza con oltre il prefetto, il questore, Guido Longo ed il commissario Pierfranco Amati, il procuratore di Palmi, Giuseppe Creazzo, i comandanti provinciali della Guardia di Finanza, Alessandro Barbera, e dei Carabinieri, Lorenzo Falferi affiancato dal comandante della stazione, Leonardo Ribuffo, il sostituto della DDA, Salvatore Dolce assieme a don Giovanni Gentile, don Pino Demasi, il sindaco della città, Michele Tripodi, i rappresentanti degli istituti superiori cittadini e tanta gente comune che ha sfidato imperturbabile un meteo decisamente avverso per dare un significato nuovo alla voglia di cambiamento che ha guidato la scelta per il ritorno in campo della formazione giovanile polistenese.
«Questi ragazzi – ha ribadito il sindaco – si sono resi consapevoli del loro sacrificio facendo una scelta importante per il cambiamento di una mentalità che offusca a favore della lotta per la legalità». Una scelta non facile per una realtà (la Comunità Luigi Monti, ndr) presente da circa 80 anni sul territorio polistenese che rivolge il suo impegno al sociale attraverso un’educazione cristiana che passa anche per lo sport e che assiste in questa contingenza circa 20.000 giovani, come ha potuto riferire il superiore generale, fratel Ruggero, che ha colto l’occasione per porgere un invito a Roma alla squadra.
«Vogliamo dimostrare l’importanza del bene che prevale sul male» ha affermato il procuratore Creazzo, che rivolgendosi ai giovani li ha esortati a studiare «per potervi ribellare ai soprusi ed essere consapevoli delle vostre scelte, pretendendo sempre il rispetto delle regole».
Anche fratel Stefano ha voluto aggiungere una chiosa, dopo che don Gentile in rappresentanza del Vescovo Milito ha voluto testimoniare la vicinanza della diocesi: «Dopo il contatto col prefetto mi sono sentito richiamato al mio dovere ed alle mie responsabilità» che si sono tramutate in azioni concrete, come quello di lanciare un segnale forte di discontinuità.
«Il calcio è un po’ la metafora della vita: si gioca e si vince rispettando le regole – ha confermato rappresentante del governo. E se la repressione è importante lo è anche incoraggiare il rispetto della legalità con i buoni esempi come il vostro - ha concluso il prefetto».
Un esempio dato sul campo che acquista grande valore morale poiché prodotto da giovani e che incoraggia alla riforma - prima di tutto - delle coscienze.
Giuseppe Campisi



0 Commenti