Lo scrittore, nel tempo delle sfide, deve testimoniarsi
di Pierfranco Bruni
Se dovessimo raccontare la storia della letteratura di questi ultimi decenni non si potrebbe prescindere dall'influenza che la cultura della tradizione e "conservatrice" ha esercitato tra gli scrittori e i poeti contemporanei. Quando si parla di influenza della tradizione ci sono alcune caratteristiche di fondo che vanno tenute in considerazione. Ormai anche il Novecento letterario è un secolo per gran parte storicizzabile.
Le tesi maggiormente presenti sono ancora quelle dettate dalla funzione che la letteratura ermetica ha cesellato nel contesto italiano per un certo aspetto applicabile in modo particolare alla poesia. Ma è dall'ermetismo che nasce la poesia sommersa e quella poesia che si contrappone allo stesso verso ermetico che va sotto l'insegna di poesia parlata, ovvero una volta si diceva poesia racconto.
La letteratura si racconta oramai per tracciati certi e non per fasi di sperimentazioni. La sperimentazione è un segnale significativo ma il poeta si conferma nella fase post - sperimentazione. Il difetto di alcune avanguardie sta proprio qui: nell'aver fatto credito alla poesia come atto di sperimentazione. Gran parte della poesia della fine degli anni Cinquanta e degli anni Sessanta ha subito un contraccolpo nato dalla "ricerca" solo linguistica (e ripeto solo linguistica) dei gruppi che volevano dimostra una poesia anti - tradizione.
Lo stesso Pasolini che non amava le avanguardie, ma si addestrava nelle formule sperimentali è stato un cattivo poeta. Oggi i suoi versi sono una semplice testimonianza letteraria e non un sublime poetico. Negli stessi anni si pubblicavano testi di poeti che avevano fatto la storia della poesia ermetica. Si pensi all'Ungaretti degli anni Sessanta e alla costante sua influenza in tutto il Novecento. In sostanza l'ermetismo ancora oggi, nelle sue forme e nelle sue complessità stilistiche, linguistiche, ed espressive, è un inserimento serio nella letteratura e dell'ultimo Novecento.
L'ermetismo ha rappresentato una rottura con la tradizione? Non è vero. E' vero, invece, che ha offerto nella fase iniziale elementi di sperimentazione ma con strumenti innovativi ha ricondotto a quel sentimento dell'umanesimo che trova nella parola un orizzonte di comunione. Anche per ciò che riguarda la narrativa si sono verificati innesti significativi intrecciati tra ciò che era stata definita "prosa d'arte" e ciò che ha allargato la ricerca intorno al realismo.
La narrativa è una forma di letteratura meno compressa sul piano linguistico e l'Italia ha subito anche qui un americanismo selvaggio che non ha contribuito ad allargare il confronto. Soprattutto in narrativa ci sono state delle separazioni tra un forte intimismo e un raccontare storie di non appartenenza. Ma l'intimismo ha assunto, in molte occasioni, l'aggregante capacità di esprimersi attraverso una forma diaristica. Nel quale diario i fatti individuali sono anche, a volte, decentrati sulla pagina della storia.
Lo scrittore contemporaneo italiano oggi si muove su un tessuto variegato. Ma la domanda è abbastanza complessa. Cosa raccontare? Il quotidiano c'è come anche la realtà. Con questi aspetti non può che stabilire un rapporto di dialogo, di scontro, di attesa. Lo scrittore solo intimista non racconta più nulla. E' lo scrittore che ha saputo assorbire la storia del proprio tempo senza trasformarla in cronaca che diventa un vero e proprio testimone.
Lo scrittore, in altri termini, deve testimoniarsi. Per testimoniarsi ha bisogno chiaramente di quegli strumenti letterari e creativi che sono consoni allo scrittore stesso ma la sua scrittura che è linguaggio dell'esistenza non può che portare dentro di sé le rughe del vissuto. Lo scrittore dell'intimismo deve raccontarsi raccontando il proprio tempo senza rappresentarlo nella sua descrittività. Poi c'è un'altra narrativa: quella che nasce dall'involontario coinvolgimento tra la parola e la fantasia pura. Scrittori che riempiono pagine di colloqui, di descrizioni, di immagini. Libri che sembrano scritti già a primo acchito come soggetti cinematografici. Ma qui entriamo certamente in altro campo.
Lo scrittore resta con il proprio documento a raccontarsi continuamente. Ecco perché diventa sempre più importante fare i conti con il valore della tradizione. Gli scrittori che non riconoscono un valore alla tradizione come capacità di sintesi danno una funzione diversa anche alla parola, al linguaggio, al sentimento stesso della letteratura come raccordo tra la parola e il valore stesso della parola.
Comunque viviamo un tempo della letteratura disorientante. Non c'è bisogno di sottolineare classificazioni. Ci sono romanzi inclassificabili che non reggono ad alcuna etichetta. Ma il discorso sulla tradizione ha ancora oggi una sua validità. Una validità sul piano tematico - problematico. Una validità intrinseca sul piano dei linguaggi che hanno una loro specificità singolare.
Oggi non si potrebbe raccontare la storia della letteratura per generi ma solo per autori (poeti e narratori). Ogni scrittore sembra vivere un suo rapporto con la parola. Un rapporto che è giocato ancora su due piani. Quello del vissuto proprio (e il diario è una testimonianza molto vitale) che implica non poco difficoltà anche sul versante della comunicazione. Quello della pura ricerca fantastica (che non è comunque esercitazione) che però non sembra sottrarsi del tutto alle ondate di una realtà pur sotto forma di metafora. Lo scrittore è nel tempo delle sfide che deve con forza testimoniarsi.
Pierfranco Bruni
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 338 10 30 287
MNews.IT | Stadio Online, le notizie sportive | Giochi Gratis | Calabria 24Ore .IT | NewsOn24.IT
0 Commenti