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Confindustria e Ance Reggio Calabria: «Dissesto prospettiva nefasta per la città, bisognava dichiararlo prima»

Gli industriali e gli imprenditori edili reggini, dopo aver inviato una lettera al prefetto e alla commissione straordinaria, ribadiscono la loro posizione: «Stiamo agendo nell’interesse esclusivo della collettività, nessuna relazione con la situazione delle aziende che sono state quasi tutte regolarmente pagate»

«Stiamo seguendo con grande preoccupazione la situazione che riguarda l’ipotesi di dissesto del Comune di Reggio Calabria, sebbene ancora non si conoscano nel dettaglio le motivazioni della Corte dei Conti in merito alla bocciatura del Piano di riequilibrio. Insieme all’Ance abbiamo incontrato in questi giorni i funzionari di palazzo San Giorgio per alcune valutazioni di carattere tecnico. Di sicuro c’è che in questo momento il dissesto sarebbe un’autentica iattura per la città».
E’ questa la posizione di Confindustria Reggio Calabria e Ance, espressa nel corso della conferenza stampa tenuta nel salone di via del Torrione e a cui hanno preso parte il presidente degli industriali reggini, Andrea Cuzzocrea, il presidente degli imprenditori edili, Francesco Siclari, e il consulente giuridico delle due associazioni, Salvino Galluzzo.

«Un eventuale default oggi – ha detto Cuzzocrea – significherebbe, per ragioni di ordine tecnico molto precise, affossare definitivamente un’intera comunità. Avrebbe avuto un senso, semmai, dichiararlo prima, all’epoca dello scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, quando c’è stata la prima delibera della Corte dei Conti. In quella circostanza, infatti, sono state evidenziate in maniera inequivocabile le criticità e la mole di debiti che il Comune aveva accumulato, in seguito a una gestione che più volte abbiamo definito e che continuiamo a definire dissennata. Oggi – ha aggiunto il presidente di Confindustria Reggio Calabria - un dissesto non avrebbe alcun senso poiché nel frattempo l’amministrazione comunale ha ricevuto un ingente quantitativo di risorse. Parliamo di 187 milioni provenienti dalla Cassa depositi e prestiti, 55 dal Fondo di rotazione, anche se non ancora percepiti per intero, più altri 20 derivanti dall’emendamento De Sena. Il dissesto pertanto avrebbe quale unica conseguenza la perdita secca di 100 milioni di euro, rimettendo nuovamente in gioco le transazioni e, in altre parole, infiggendo un colpo durissimo alla città sotto profilo economico e sociale. Il cuore del problema è proprio questo – ha rimarcato Cuzzocrea – e riguarda soltanto gli interessi della collettività mentre, paradossalmente, i debiti con le imprese sono stati quasi tutti soddisfatti grazie al decreto legge 35. Le risorse derivanti da quest’ultimo strumento, tuttavia, con il dissesto non potrebbero essere più impiegate, anzi andrebbero restituite allo Stato, e ricordiamo che il Comune ha in cassa al momento 47 milioni che ancora non ha speso. Stiamo agendo con senso di responsabilità perché crediamo fortemente che sia questa l’unica via per fare in modo che la città possa presto rivedere la luce».
Gli aspetti tecnico-normativi sono stati evidenziati da Galluzzo che si è diffusamente soffermato sul «paradosso di questa vicenda. Oggi ha detto l’avvocato - grazie agli strumenti antidissesto varati dallo Stato, il Comune dispone della finanza necessaria per pagare i suoi debiti. Ma se venisse dichiarato il dissesto, con la restituzione dei soldi ricevuti in prestito dal Governo, mancherebbe la liquidità indispensabile per andare avanti e dunque si condannerebbe una città già marchiata a fuoco dallo scioglimento del consiglio comunale. Peraltro - ha aggiunto Galluzzo - a incidere pesantemente è anche la capacità molto bassa di riscossione dei tributi».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche la voce di Ance che, attraverso il presidente Siclari, ha lanciato l’allarme in merito «al rischio concreto che dal progressivo peggioramento di questo scenario, possano derivare problemi ancora più gravi, per le opere avviate con fondi comunali, riguardo ai pagamenti, fino ad arrivare al blocco dei lavori. Chiediamo – ha concluso Siclari - che si presti grande attenzione su una vicenda rispetto alla quale auspichiamo che si possa trovare in tempi brevi una soluzione diversa dalla dichiarazione di dissesto».

Fonte: http://www.confindustria.rc.it/blog_articolo.asp?id_a=7208

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