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Polistena, l'ospedale liberato dai rifiuti. Fine dell'emergenza o provvedimento tampone?

Polistena (Reggio Calabria) – Alleggerita la pressione sulla questione dell’incomprensibile presenza di sacchi di rifiuti all’interno del presidio ospedaliero S.Maria degli Ungheresi di Polistena. Noi di MNews.IT - dopo aver per primi sollevato il problema - a distanza di quasi due settimane siamo tornati sul posto e abbiamo potuto riscontrare l’asportazione completa delle “piramidi” di spazzatura e la conseguente pulizia degli spazi antistanti i cassonetti per mezzo dell’attività preziosa degli operatori comunali.

Una situazione emergenziale e preoccupante sulla quale non si poteva tergiversare ma che presupponeva risposte immediate e risolutorie. Ma sul problema è voluto intervenire il sindaco della città, Michele Tripodi, il quale ha dichiarato perentorio che « l'ospedale è l'unico punto dove a Polistena vi sono ancora i cassonetti. Perché? Perché chi dirige il presidio non vuole adeguarsi a nuovo metodo di raccolta differenziata introdotto con apposito atto regolamentare comunale (regolamento di polizia urbana) al quale tutti i cittadini hanno l'obbligo di conformarsi. Nonostante i numerosi solleciti scritti, l'Asp e chi compie le pulizie dentro il presidio fa ostruzionismo e si ostina a rifiutare il nuovo metodo. Troppo comodo così! Ecco perché durante le emergenze all'ospedale accade ciò che accadeva prima a Polistena e che oggi accade in tutti quei comuni con i cassonetti in strada, gli accumuli indiscriminati di spazzatura, con l'aggravante (e qui ci ritroviamo) che in un luogo che dovrebbe essere salubre per natura, non dovremmo trovare quegli scempi».

Secondo il regolamento introdotto già nel 1996 dal Comune di Polistena, all’art. 8 c.2 l’ospedale è ovviamente ricompreso tra quelle aree o superfici non tassabili per via dell’auto-smaltimento in ragione della natura stessa del rifiuto prodotto (speciale, tossico o nocivo). E dunque se da ciò prescinde che le operazioni di smaltimento di tali tipologie sono proprie dell’ente produttore (e dunque di pertinenza dell’Asp), rimane incomprensibile il motivo del mancato adeguamento alla nuova modalità di raccolta differenziata per i rifiuti ordinari atteso che il servizio è garantito dal Comune. Sta di fatto che il triste spettacolo offerto fino a poco tempo fa è stato quello dell’incuria che si rilevava nei pressi dei cassonetti a bordo strada, praticamente camuffati dal contorno dei sacchi neri, che contrastavano ampiamente con la natura stessa dei luoghi a cui simili “complementi di arredi urbano” certamente non davano giovamento, atteso anche che disposti in bell’ordine e bella vista vi erano (e vi sono) numerosi contenitori (inutilizzati) per la differenziata.

Allora, rimane solo da domandarsi: il problema è stato risolto in radice oppure cessato l’allarme e ripristinato l’ordine e lo stato dei luoghi ci si dovrà attendere una nuova fase emergenziale? A che pro non ci si vuole  adeguare alla differenziata proposta dal Comune? E se così (non sia mai) fosse, perchè mai i dirigenti dell’azienda sanitaria non sentono il bisogno impellente di cessare di torturare gli utenti con l’offerta di manifestazioni di disservizio indegne di un paese civile, provvedendo nel merito? Ed infine, perché non attivare le opportune procedure di collaborazione (peraltro già previste) tra ente ospedaliero ed ente comunale per risparmiare anche sul costo di raccolta, facendone trarre alla collettività ed all’ambiente, semmai, i relativi benefici?

Certo è che - al di là delle beghe burocratiche, dello sport nazionale dello scaricabarile e degli ostruzionismi bipartisan - come sempre troppo spesso accade, a farne le spese non dovrebbero essere i già vessati cittadini. A meno di non ritenere - improvvidamente - che siano gli unici su cui ci si possa sempre rivalere stringendo ancor più il nodo scorsoio delle alte tasse spillate inversamente proporzionali ai (scadenti seppur necessari) servizi erogati. Anche se ciò in Italia (e la Calabria non fa assolutamente eccezione) normalmente avviene, immeritatamente, e troppe volte sopra le loro teste col loro inconsapevole beneplacito.

Giuseppe Campisi




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