Reggio Calabria- Il vicepresidente della Reggina, Giovanni Remo oltre al calcio coltivava altre passioni. In particolare il settore del commercio delle carni. Le manette, pure al fratello Pasquale (estorsione aggravata dal metodo mafioso nell'ambito dell'operazione contro il clan Labate ), hanno scoperchiato il vaso di Pandora. La patata bollente, nelle mani del prefetto Vittorio Piscitelli. Ma gli amaranto, dovrebbero giocare fuori?
ESTORSIONE AGGRAVATA DAL METODO MAFIOSO. ED ORA, LA REGGINA CALCIO DAL PARADISO ALL'INFERNO, RISCHIA DI DOVER "SMAMMARE" DALLL'ORESTE GRANILLO? POTREBBE OPTARE PER IL "SAVERIO SPINELLA" DI MELITO PORTO SALVO, RIVEDUTO E CORRETTO
Domenico Salvatore
La mafia, non c'azzecca col calcio. Non con quello professionista. Almeno, così è se vi pare. La Reggina calcio, non c'azzecca con la "Gramigna". Lillo Foti, il presidente, ha sempre sbattuto la porta in faccia ai delinquenti, cialtroni e farabutti. Ma ora, dovrà affrontare un'altra battaglia, una nuova sfida. Ricordate la grande Reggina che batteva tutti, Inter, Juventus, Milan; espugnava il campo della Lazio, del Bologna, dell'Udinese…Ogni domenica, il "Granillo", diventato tempio del calcio nazionale, non riusciva più a contenere il numero crescente di spettatori, provenienti da ogni angolo della Calabria e Sicilia e financo dall'Estremo Oriente. L'Impero del Sol Levante, aveva piazzato infatti nelle file amaranto, un campione della nazionale giapponese, come Shunsuke Nakamura. I clubs intitolati a suo nome, aumentavano a vista d'occhio.
Un'organizzazione spaventosa…Area direttiva, Presidente: Pasquale Foti. Direttore sportivo: Gabriele Martino. Team Manager: Francesco Iacopino. Addetto stampa: Giuseppe Valerio Branca. Segretari: Massimo Bandiera e Manuela Vitale. Area tecnica, Allenatore: Bortolo Mutti, poi Luigi De Canio (dal 7 novembre). Allenatore in 2ª: Paolo Pavese. Allenatore Primavera: Nevio Orlandi. Preparatore atletico: Luigi Mondilla. Area sanitaria (Medici sociali: Pasquale Favasuli e Giuseppe Tescione. Massaggiatori: Antonio Costa e Giuseppe Errigo. 1 Italia P Emanuele Belardi. La rosa, era competitiva in quella famosa stagione 2002-03
19 Italia P Luca Castellazzi
16 Rep. Ceca D Martin Lejsal
Italia D Riccardo Alderuccio
Brasile D Marcelo Checcaglini
4 Italia D Bruno Cirillo
Italia D Santino Cogliandro
23 Italia D Aimo Diana
3 Italia D Gianluca Falsini
14 Italia D Ivan Franceschini
2 Rep. Ceca D Martin Jiránek
6 Italia D Giovanni Morabito
23 Italia D Alessandro Pierini
15 Italia D Stefano Torrisi
13 Cile D Jorge Vargas
35 Italia C Francesco Cozza
11 Honduras C Julio César de León
Italia C Angelo Di Siena
18 Portogallo C José Mamede
20 Italia C Giandomenico Mesto
22 Brasile C Mozart
10 Giappone C Shunsuke Nakamura
5 Paraguay C Carlos Paredes
Italia C Tommaso Silvestroni
72 Argentina C Ricardo Verón
8 Italia A Emiliano Bonazzoli
27 Albania A Erjon Bogdani
17 Italia A David Di Michele
Italia A Roberto Maffucci
Algeria A Nassim Mendil
21 Italia A Massimo Rastelli
9 Italia A Gianluca Savoldi
La Reggina di Lillo Foti, sognava ad occhi aperti e faceva sognare i suoi skin-head e hooligans. Il 20 maggio 2009 la Reggina retrocede matematicamente in Serie B, chiudendo penultima in classifica. Il paradiso in terra per la città del bergamotto e dei bronzi di Riace; per i tifosi; per i dirigenti; per i giocatori; per la stampa locale. Per tutti. Poi venne l'inferno. Le retrocessioni, le incomprensioni, gli equivoci, la sfortuna, gl'illeciti sportivi e le condanne. Ed ora, anche il Rakett della carne; una vicenda giudiziaria, che rischia di stravolgere tutto e tutti. Pomo della discordia, la vendita delle carni in città. Un business milionario, su cui ha puntato gli occhi anche la mafia. Tanto per cambiare. Comandare, ordinare, controllare, organizzare, disporre, stabilire, decidere…Decine, centinaia, migliaia di milioni. Solo che stavolta, la vittima non ci sta a farsi spennare come un pollo. Resiste, resiste, resiste. Sebbene a rischio della propria incolumità. Non intende cedere il suo impero economico, dopo una vita di stenti e sacrifici. Una vicenda torbida. La Reggina Calcio, rischia di non poter giocare più al Granillo. Proprio così. La patata bollente è nelle mani del prefetto Vittorio Piscitelli. Interdittive antimafia, in una città, dove il Comune è stato sciolto per mafia. Ed una serie infinita di comuni sciolti anch'essi per mafia. E mnon finisce qui. Ma il prefetto di Reggio Calabria del tempo Luigi Varratta si lasciò sfuggire una battuta fuori onda…"
I Comuni della provincia sono quasi tutti a rischio scioglimento. Pietra dello scandalo, l'arresto del vicepresidente della Reggina, Giovanni Remo di 56 anni, già invischiato ed assolto, nell'indagine "Gebbione". Martedì 23 Luglio 2013, la Dia di Reggio Calabria, aveva sequestrato Beni per 25 milioni di euro di euro ad un imprenditore edile, Giuseppe Malara, di Reggio Calabria, 56 anni. È vero o no, che il vicepresidente della Reggina e il fratello, supportati dal cognato Michele Labate, avrebbero determinato il tracollo economico delle aziende del loro anziano parente? L'imprenditore sarebbe stato anche costretto a cedere un capannone industriale? Famelici appetiti della cosca Labate, nel settore della vendita di carni macellate e pollame. Attentati, ritorsioni, estorsioni ai danni dell'imprenditore Umberto Remo, promossi dai nipoti in combutta con la cosca dei "Ti Mangiu". In gioco, esercizi commerciali del valore di circa 15 milioni di euro messi, oggi sotto sequestro dall'autorità giudiziaria. Una grossissima estorsione, aggravata dal metodo mafioso, nell'ambito dell'operazione contro il clan dei padrini di Gebbione e Sbarre. Come riporta l'OCC, firmata dal pubblico ministero Stefano Musolino e sottoscritta dal gip Antonino Laganà, che si muovono sotto le direttive del procuratore capo della Repubblica, Federico Cafiero De Raho. Il vicepresidente della Reggina, Giovanni Remo 56 anni, era finito in manette assieme al fratello. Destinatari dell'ordinanza cautelare anche il fratello 51enne, Pasquale Remo, cui è contestato lo stesso reato, e Michele Labate, 57 anni, che si trovava già recluso in carcere e accusato di associazione mafiosa. Arrestato dai Carabinieri del Comando Provinciale, diretto da Lorenzo Falferi.
Le indagini sulla cosca prendono spunto dalle intercettazioni disposte per la cattura di Michele Labate, all'epoca latitante. Ritenuto, con il fratello latitante, Pietro, il boss dell'omonimo gruppo criminale, che si sarebbe assicurato il predominio nel comparto della macellazione e della vendita di carne. Pietro Labate, che è stato catturato il 13 luglio 2013 nei pressi del Torrente Sant'Agata a Reggio Calabria. A parte, le rivelazioni pesanti del super-pentito Roberto Moio; nipote acquisito del mammasantissima Giovanni Tegano, catturato il 26 aprile del 2010 a Reggio Calabria-Terreti. "Sono due gli episodi di estorsione aggravata dalla finalità di favorire il sodalizio mafioso, scrive Pino D'Amico su Reggio Press, che vengono contestati dalla Dda a Michele Labate e ai fratelli Pasquale e Giovanni Remo, quest'ultimo vice presidente della Reggina calcio. In concorso con ignoti avrebbero compiuto atti di concorrenza sleale nei confronti delle imprese riferibili a Umberto Remo (zio di Pasquale e Giovanni Remo) e alle altre imprese operanti nel medesimo settore merceologico, ossia la vendita di carni. In particolare avrebbero delegato altri partecipi della cosca, rimasti ignoti, che avrebbero minacciato la clientela affinchè non si rifornisse più presso l'impresa di Umberto Remo indirizzandola verso quelle collegate alla cosca, anche mediante minaccia implicita. Ma non chiamatela concorrenza sleale. Secondo un altro capo di accusa, i tre sempre in concorso, mediante minaccia avrebbero costretto Umberto Remo a cedere a Pasquale Remo e alla moglie un immobile costituito da un capannone industriale, due fabbricati rurali con annesso capannone e terreno ubicato in via Gebbione al civico 112 a un prezzo nettamente inferiore a quello di mercato.
Quanto al reato associativo, invece, sempre secondo l'accusa Michele Labate sarebbe colpevole in qualità di organizzatore e promotore del sodalizio mentre Giovanni e Pasquale Remo quali partecipi. Umberto Remo fino a qualche anno faceva grandi affari. Ma i suoi nipoti ci hanno messo lo zampino. Sino a quando, non siano scesi in campo i suoi nipoti, Giovanni e Pasquale Remo, pronti a tutto pur di emergere; anche ad azzoppare definitivamente le imprese del loro anziano parente. Grazie al legame con il cognato Michele Labate, parente acquisito, destinatario in carcere del medesimo provvedimento cautelare ritenuto esponente di spicco del clan di 'ndrangheta dei "Ti mangiu", la cosca egemone a Gebbione e Sbarre, la zona sud di Reggio. I militari dell'Arma, vogliono capire, se i Remo supportati dal "prestigio" criminale dei Labate, invischiati anche, insieme al clan dei Tegano, nell'operazione della DDA reggina, denominata "Archi", abbiano costretto o meno, l'imprenditore a cedere al nipote Pasquale e a sua moglie Giovanna Arcudi un capannone industriale di via Gebbione a un prezzo inferiore a quello di mercato. Secondo quanto emerge dalle carte, i nipoti (anche di Michele Labate) avrebbero delegato personaggi della cosca a minacciare la clientela dello zio al fine di indirizzarla verso le loro imprese.
Una vicenda intricata, complessa e complicata, che aveva messo a repentaglio la vita di Umberto Remo. L'imprenditore, aveva preso però le giuste precauzioni, attraverso le sue figlie, nel caso gli fosse successo qualcosa. Giocare a Melito, in un campo regolamentare ma non tanto grande da raccogliere migliaia di tifosi. In una cittadina, che ha il record di scioglimenti per mafia. Meglio a Bova Marina, anch'esso sciolto per mafia; in uno stadio con l'erba naturale. Ma si scopre che lo stadio dei Veterani, sia oramai poco meno che un campo di patate. Allora, a Brancaleone, pure esso in erba naturale, ma piccolo e senza tribuna coperta e gradinata. Allora, Locri o Siderno. Tutte città sciolte per mafia. E se andassimo sulla Tirrenica a Rosarno per esempio o a Gioia Tauro. Ma come anche queste, sono state sciolte per mafia? Giochiamo a Taurianova? Non si può. Anche lì, c'è stato scioglimento per mafia. Non ci resta che piangere. Sulle gradinate dello stadio di Lamezia Terme; sempreché anche questo Comune, non sia stato sciolto per mafia. Come sembra. Domenico Salvatore
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