L'ex procuratore aggiunto della Dna Alberto Cisterna è stato assolto dall'accusa di calunnia nei confronti dell'ex dirigente della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Luigi Silipo(oggi dirigente della S.M. di Torino. Il pm, Matteo Centini, aveva chiesto la condanna di Cisterna a due anni. L'inchiesta, traeva origine da un esposto di Cisterna per una informativa redatta da Silipo sui presunti rapporti tra il magistrato e l'ex pentito di 'ndrangheta Nino Lo Giudice, scomparso da mesi e di cui, l'unico contatto credibile, sono i memoriali, che hanno sollevato un vespaio di polemiche.
NUOVA PUNTATA DELLA TELENOVELA…IL PROCURATORE ALBERTO CISTERNA, ACCUSATO DI CALUNNIA, INCASSA UN'ALTRA ASSOLUZIONE, STAVOLTA, DAVANTI AL GUP DI REGGIO CALABRIA, CINZIA BARILLÁ
Domenico Salvatore
Come una carriera luminosa e senza macchia, possa trasformarsi in un inferno dantesco. Tre servitori di primo piano dello Stato, fedeli, seri esperti e competenti, come il procuratore della Repubblica Alberto Cisterna, il capo della Squadra Mobile di Torino, Luigi Silipo ed il procuratore nazionale Roberto Pennisi, nella vicenda con posizioni diversificate, invischiati in una delle tante stagioni del corvo e dei veleni, loro malgrado, sono diventati antagonisti; se non rivali. Galeotto fu quell'incontro del procuratore Pennisi, avvenuto con Silipo, il 18 maggio 2012; all'aeroporto di Fiumicino, al quale avrebbero assistito il suo autista e l'uomo addetto alla sua scorta. La nostra professione giornalistica, ci ha consentito di conoscerli tutti e tre. Due in maniera più ravvicinata. Da qui, discende il nostro giudizio sui tre personaggi del Jet Set istituzionale. C'è appunto, un terzo servitore dello Stato, anch'esso serio, competente, professionale, fedele e così via: Roberto Pennisi, procuratore della DNA. magistrato con 35 anni di carriera nell'antimafia, di cui ben 12, dal 1991 al 2003, proprio a Reggio Calabria. Se non teste informato sui fatti, almeno testimone di singoli fatti. L'accusa per Alberto Cisterna, il magistrato che da vice procuratore nazionale antimafia era quella di aver sostenuto e sorretto Luciano Lo Giudice, mente imprenditoriale della famiglia mafiosa di Reggio Calabria-Santa Caterina, capeggiata dal fratello Nino Lo Giudice, inteso "Il Nano". La decisione della dottoressa Cinzia Barillà, dopo lunga Camera di Consiglio, non era facile, né semplice.
Anzi travagliata. Il pm, Matteo Centini, aveva chiesto la condanna di Ciserna a due anni. Nessuno dei due contendenti della verità, era, né si sentiva un vaso di ferro in mezzo a due di coccio oppure come i capponi di Renzo.La dottoressa Barillà prima di emettere il suo verdetto, ha sentito Roberto Pennisi e Luigi Silipo per una ventina di minuti. Ognuno fermo e deciso sulle proprie posizioni. Silipo, aveva affidato una sua dichiarazione all'Ansa:" Non ho mai subito pressioni né da magistrati, né da altri nello svolgimento delle indagini delegate sulle attività di riscontro alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice". Roberto Pennisi ha spiegato di aver ricevuto la confessione di Luigi Silipo, che aveva indagato su Cisterna e scritto un'informativa al pm Ronchi nella quale, secondo lo stesso Cisterna, tra diversi altri errori era stata omessa una intercettazione fondamentale, intercettazione che una volta ritrovata, avrebbe contribuito a scagionare il magistrato. Silipo avrebbe detto al magistrato "Sono stato costretto a farlo". Una storia allargata al contributo del procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone ed al suo aggiunto Michele Prestipino Giarritta, allora alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria; ed oggi a quella di Roma. Tra i due valenti magistrati, c'è stato un terribile attrito per diverse ragioni. Compresa la trattativa Stato-Mafia.
Cisterna era vice-procuratore nazionale antimafia, quando Pignatone svolgeva le funzioni di procuratore aggiunto, se non pro-tempore della Procura di Palermo (al posto proprio del procuratore capo di Palermo, Piero Grasso, nominato procuratore nazionale antimafia). In mezzo i tentativi di resa e quindi di pentimento del capo dei capi della Cupola palermitana Bernardo Provenzano, alias 'U zu'Binnu, se non 'U Tratturi; in cambio di due milioni di euri? Cisterna fu interrogato dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dai sostituti Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Francesco Del Bene. Il primo a parlare del tentativo di resa di Provenzano, fu Pietro Grasso, il 14 dicembre del 2011, quando venne ascoltato dal Csm, nell'ambito del procedimento di trasferimento di Cisterna. In mezzo anche il pentito della 'ndrangheta Nino Lo Giudice, presunto padrino di Reggio Calabria-Santa Caterina, che ora chiama in ballo un magistrato ed ora un altro. Addirittura Giuseppe Pignatone, Michele Prestipino Giarritta ma anche il capo della Squadra Mobile, Renato Cortese, insieme a Palermo, Reggio Calabria ed ora a Roma. Tra "quelli" che lo avrebbero obbligato ad accusare Cisterna. E che c'azzecca Vittorio Crescentini con zu' Binnu? Ể vero o no che l'iscrizione di Cisterna sul registro degli indagati sia stata firmata da Pignatone e dal sostituto Beatrice Ronchi, mentre gli altri magistrati, Nicola Gratteri, Giuseppe Lombardo e Marco Colamonici si astennero?
Perchè Bernardo Provenzano, non venne arrestato durante il mandato del defunto procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna, ma alcuni mesi dopo la sua uscita di scena e l'arrivo del nuovo dirigente Piero Grasso? Al colloquio fra l'emissario di Provenzano, che non voleva magistrati siciliani e Vigna, hanno assistito anche i magistrati calabresi, Vincenzo Macrì e Alberto Cisterna? Ed ancora che cosa c'azzeccano: Nicolò Pollari allora capo del SISMI; il giornalista Lirio Abbate de "L'Espresso" e l'ex procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia? Perché la notizia della corruzione in atti giudiziari, scaturita dalle accuse di Nino Lo Giudice a Cisterna, viene pubblicata il giorno dopo, solo e soltanto dal Corriere della Sera ( e nessuno indaga sulla violazione del segreto istruttorio?). Nino Lo Giudice, aveva appreso dal fratello Luciano, che per soldi, Cisterna avrebbe concesso gli arresti domiciliari al loro fratello, Luciano Lo Giudice. E che c'entrano il settimanale Left e il quotidiano 'L'Unità'? Alberto Cisterna, conosce ogni segreto sull'arresto ufficiale di Provenzano, avvenuto l'11 aprile del 2006 in un casolare di Montagna dei Cavalli, nei dintorni di Corleone o no? Ed ancora, è vero o no che l'emissario voleva che per almeno 30 giorni non si desse notizia alla stampa?Ed i riferimenti agli arresti di Giuseppe Morabito inteso 'U Tiradrittu ed alla cattura di Pasquale Condello, inteso "Il Supremo"?
In precedenza Alberto Cisterna era stato rinviato a giudizio per le accuse del presunto boss della 'ndrangheta, Nino Lo Giudice ; il pentito che si è autoaccusato di essere l'ideatore degli attentati compiuti nel 2010 ai danni della sede della Procura generale di Reggio Calabria e dell'abitazione del procuratore generale Salvatore Di Landro e dell'intimidazione compiuta ai danni dell'ex procuratore di Reggio Giuseppe Pignatone e per questo venne condannato dal Tribunale di Catanzaro a 6 anni e quattro mesi di reclusione. Ma Cisterna, venne processato ed assolto per corruzione in atto giudiziario, notizia che "Il Corriere della Sera sparò in prima pagina.… Cisterna, cinquantadue anni, in magistratura dal millenovecentoottantasei ed alla Dda di Reggio Calabria fino al duemilaedue, si sarebbe interessato per la scarcerazione di un altro loro fratello Maurizio, in cambio di un "regalo", e finì sul registro degli indagati. Il 17 giugno del 2011 fu interrogato, nel suo ufficio alla Dna, dall'allora procuratore capo Giuseppe Pignatone e dal pm della Dda reggina Beatrice Ronchi. Nonostante Cisterna, avesse sempre negato ogni addebito a suo carico. Il 17 maggio 2012 la Commissione disciplinare del CSM chiamato in causa, trasferì Alberto Cisterna al Tribunale di Tivoli, per incompatibilità ambientale. Poi il caso venne archiviato su richiesta del p.m. Beatrice Ronchi.
Un atto che non soddisfò Cisterna, che convocò una conferenza stampa, di cui vi abbiamo dato notizia allora:" «Soltanto oggi ho potuto, finalmente, leggere le ottantatrè pagine con cui il Gip di Reggio Calabria ha archiviato, su richiesta della Procura della Repubblica, l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Voglio dirlo subito: dopo due anni di appassionate indagini, dalle quali, ovviamente, non poteva emergere nulla contro di me, ho letto un documento di archiviazione francamente inaccettabile e che, infatti, non accetto». Poi venne fuori il balletto dei memoriali di Nino Logiudice. In uno di questi disse d non avere mai ricevuto favori dall'ex procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia Alberto Cisterna. Uno dei fratelli del "Nano", Luciano Lo Giudice, rese dichiarazioni spontanee in videoconferenza nel processo in cui è imputato. Affermò ,che dopo il pentimento del fratello Nino gli fosse stato proposto dall'ex dirigente della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Renato Cortese nel carcere romano di Rebibbia di diventare collaboratore di giustizia. Nelle more il nuovo capo della procura di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, ha costituito un pool di magistrati per investigare sulle ultime dichiarazioni dei Lo Giudice. "la mafia o la 'ndrangheta si muovono con strategie particolarmente raffinate".
Pino D'Amico su ReggioPress, mercoledì 12 giugno 2013 scrive:" La dichiarazione del magistrato della Dna Roberto Pennisi, cui fa seguito quella dell'ex capo della S.M. di Reggio Calabria Luigi Silipo, è stata acquisita agli atti del processo contro Alberto Cisterna su richiesta dello stesso Cisterna. Pennisi, in particolare, sostiene di avere incontrato casualmente Silipo nel maggio del 2012 all'aeroporto di Fiumicino, di avergli dato un passaggio in auto e di avergli espresso i suoi dubbi circa il modo in cui erano stati condotti gli accertamenti sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice che aveva accusato Cisterna di avere fatto favori al fratello Luciano Lo Giudice in cambio di denaro e che aveva portato all'apertura di un'inchiesta a carico dello stesso Cisterna per corruzione in atti giudiziari. Accusa da cui poi il magistrato è stato prosciolto. Silipo, secondo quanto riferito da Pennisi, gli avrebbe detto: ''sono stato costretto''. Cisterna aveva denunciato Silipo perchè a suo dire non aveva inserito in una relazione di servizio alcune trascrizioni di intercettazioni che, a suo dire, avrebbero scagionato il magistrato. La Procura di Reggio Calabria ha però chiesto il rinvio a giudizio di Cisterna per calunnia nei confronti di Silipo. Ed è stato davanti al gup che deve valutare la richiesta che i legali di Cisterna hanno prodotto la dichiarazione di Pennisi.
In merito alla dichiarazione autografa di Pennisi è intervenuto Luigi Silipo, oggi dirigente della Squadra mobile di Torino, il quale ha dichiarato: ''Non ho mai subito pressioni né da magistrati, né da altri nello svolgimento delle indagini delegate sulle attività di riscontro alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice''. L'oramai ex collaboratore di giustizia Nino Lo Giudice, nei giorni scorsi, si è reso irreperibile dopo avere inviato un memoriale in cui ritratta le sue precedenti dichiarazioni accusatorie su tutti gli argomenti trattati con la Dda reggina.".Ed ancora ReggioPress…" Nuova battaglia a favore dell'ex sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Alberto Cisterna, nel 'duello' con l'ex sostituto procuratore di Bologna Elisabetta Melotti, per la nomina a procuratore capo di Ancona. Il Tar del Lazio, infatti, accogliendo il ricorso proposto dagli avvocati Antonio Lirosi ed Angelo Clarizia, ha confermando gli effetti di una sua precedente sentenza (ribadita dal Consiglio di Stato), dichiarando la nullità del conferimento dell'incarico alla Melotti. Il Csm entro 60 giorni dovrà affidare l'incarico a Cisterna. Tutto iniziò nel gennaio scorso, quando il gip di Reggio Calabria archiviò il procedimento per corruzione nei confronti del magistrato, nato sulla base di dichiarazioni del pentito della 'ndrangheta Antonino Lo Giudice.
In seguito all'inchiesta, il Csm avviò un procedimento disciplinare, conclusosi nel maggio 2012 con il trasferimento del magistrato reggino al Tribunale di Tivoli (sulla vicenda pende un altro ricorso al Tar, e si è in attesa della la pronuncia della Consulta). Nel frattempo però, il Tar decise che Cisterna dovesse andare ad Ancona invece di Elisabetta Melotti, ritenendo il giudizio di prevalenza attribuito a quest'ultima non giustificato. Decisione, questa, non ritenuta valida dal Csm, che, con una nuova delibera, confermò la sua preferenza per l'ex pm di Bologna alla procura marchigiana…". Ed ora? Il CSM, a meno di un altro, per niente improbabile colpo di scena, dovrà decidere di…decidere. Non potrà menare il can per l'aia in eterno. Ne andrebbe della sua credibilità. Un valore troppo importante per snobbare la cosa. Noi, non crediamo alla favola della spaccatura della magistratura reggina, divisa in due correnti o romana spaccata in tre ed in quattro, magari cinque rivoli. Ma quando mai !?!?!? A Reggio Calabria è arrivato un 'signor procuratore', di peso, statura e spessore; senza nulla togliere agli altri, che lo hanno preceduto, per carità di Dio!...Giuseppe Pignatone, Catanese Antonino, Giuliano Gaeta, Carlo Bellinvia, Sebastiano Surace e mettiamoci pure: Ottavio Sferlazza, Salvatore Boemi e Francesco Scuderi, procuratori facente funzioni se non pro tempore; di quelli che ci vengono in mente. Federico Cafiero De Raho, proviene da Napoli.
Un curriculum vitae grosso così, non solo per le note battaglie di civiltà giuridica; di cui abbiamo dato notizia, a suo tempo, ancor prima che arrivasse in riva allo Stretto. Un magistrato autonomo ed indipendente rispetto al chiacchiericcio. Ortodosso e rispettoso in toto, delle direttive del CSM, senza il parere del quale, non ha mai fatto una mossa, nemmeno azzardata. Domenico Salvatore
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