“Riaccendiamo la speranza”: una folla commossa ricorda Franco Fortugno
Centinaia di studenti provenienti dalle scuole della provincia di Reggio Calabria hanno raggiunto Locri per ricordare il vicepresidente del Consiglio regionale nell’ottavo anniversario del suo assassinio. Il dibattito istituzionale, poi il monologo “Nomi cognomi infami” dell’attore Giulio Cavalli, sotto scorta per le sue denunce sul palcoscenico
A otto anni dalla barbara uccisione di Francesco Fortugno, la figura del compianto vicepresidente del Consiglio regionale è stata ricordata con una giornata scandita da momenti solenni e di riflessione sul tema della legalità.
“Riaccendiamo la speranza” è stato il titolo della manifestazione che si è svolta alla Casa della Cultura del palazzo comunale della città jonica, preceduta dalla deposizione della corona di fiori del Governo a Palazzo Nieddu del Rio. Al solenne momento celebrato nel luogo in cui l’onorevole Fortugno venne assassinato hanno partecipato, assieme alla moglie Maria Grazia Laganà e ai figli Giuseppe e Anna, le massime autorità locali, tra cui il prefetto della provincia Vittorio Piscitelli, il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico e il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho.
La folla che ha partecipato alla deposizione della corona si è poi trasferita nella sede del municipio di Locri, dove si è tenuto il dibattito istituzionale. L’incontro si è aperto con un toccante video che ha ricordato la figura di Francesco Fortugno, uomo mite fortemente legato alla famiglia, professionista integerrimo e politico irreprensibile, e con i saluti del sindaco di Locri Giovanni Calabrese, di Maria Grazia Laganà Fortugno e del presidente del Tribunale di Locri Bruno Muscolo. A questa seconda parte, il procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D’Alessio, ha rappresentato, su espressa delega, lo stesso Cafiero de Raho e il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, impegnati in un vertice romano. Giustificata anche l’assenza al dibattito del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Marco Minniti, trattenuto in sede da altri delicati impegni istituzionali. Lo stesso Minniti ha poi preso parte alla Messa di suffragio svoltasi nel pomeriggio nella Chiesa di Santa Caterina al Corso.
L’incontro, moderato dal direttore dell’agenzia Labecom Giampaolo Latella, ha avuto come protagonisti, oltre a D’Alessio, lo stesso presidente Talarico, l’assessore alla Cultura e Legalità della Provincia di Reggio Calabria, Eduardo Lamberti-Castronuovo e soprattutto i giovani studenti presenti in sala, destinatari dei messaggi di speranza, riscatto e desiderio di cambiamento.
D’Alessio ha rivolto un accorato appello ai giovani «affinché divengano protagonisti di questo tempo e non percepiscano le istituzioni e, in particolare, la Procura come entità distanti e di cui diffidare. Vi invito a venirci a trovare – ha aggiunto il magistrato – perché le nostre porte sono sempre aperte. La giustizia deve rappresentare l’ultima istanza, quella repressiva, dell’attività dello Stato di diritto. A monte ci deve essere un’azione culturale».
Proprio su questo si è soffermato l’assessore Lamberti-Castronuovo. Ad avviso del rappresentante della Provincia, «l’educazione alla legalità e l’attenzione alla nostra realtà culturale costituiscono le uniche armi di cui disponiamo per contrastare la criminalità comune e organizzata». Lamberti ha citato le azioni già compiute dall’Ente intermedio in tema di legalità, dal protocollo Sciamano alla mostra di cultura “Arte torna arte” realizzata con i quadri di grandi artisti sottoposti a confisca.
Da parte sua, il presidente Talarico ha chiesto ai giovani di «restare in Calabria e di costruire qui un futuro migliore. Questa è una terra ricca di intelligenze – ha spiegato il massimo rappresentante di palazzo Campanella – che purtroppo siamo costretti a vedere emigrare e affermarsi fuori. Esistono però delle opportunità rappresentate soprattutto dai fondi comunitari. Bisogna delineare prospettive nuove di sviluppo ponendo fine alla conflittualità esistente in Calabria».
L’incontro si è chiuso con il monologo dell’attore milanese Giulio Cavalli “Nomi cognomi infami”. Una performance teatrale molto apprezzata in cui l’attore ha stimolato delle riflessioni ed emozioni ricordando il sacrificio di tante vittime della criminalità organizzata, tra cui la testimone di giustizia calabrese uccisa a Milano Lea Garofalo ed il procuratore di Torino Bruno Caccia, invitando i giovani a «stare dalla parte dei giusti»: quella della legalità e del coraggio della denuncia.
Dopo la deposizione della corona di fiori del Consiglio regionale e l’omaggio nella cappella della famiglia Fortugno, il vicepresidente dell’assemblea legislativa è stato ricordato con la Messa di suffragio, celebrata da don Pino De Masi nella Chiesa di Santa Caterina al Corso.
Locri (Reggio Calabria), 16 ottobre 2013
Locri, “Riaccendiamo la speranza”. L’intervento di Maria Grazia Laganà Fortugno
Autorità, gentili ospiti, signore e signori, carissimi ragazzi delle scuole calabresi,
innanzitutto grazie per essere giunti fin qui, a Locri, e aver assicurato anche in questa occasione la vostra partecipazione alla commemorazione del mio amato Franco.
Sono trascorsi otto anni dall'uccisione di mio marito. Non sono pochi. Eppure la vostra presenza è la testimonianza più autentica del fatto che la memoria del suo sacrificio non è andata dispersa ma ancora oggi continua a rinnovarsi. E i valori alti e i principi nobili che ispiravano l'azione quotidiana di Franco, nella vita di tutti i giorni e in politica, sono diventati patrimonio collettivo delle giovani generazioni.
Questa nostra iniziativa non intende essere solo un'occasione per commemorare la figura di Francesco Fortugno, sul piano umano prima ancora che politico, ma vuol rappresentare un momento di riflessione nuova sui temi della legalità.
Perchè di legalità, purtroppo, si continua a parlare tanto pur non essendo cambiato nulla da molti anni a questa parte. La 'ndrangheta continua a dominare incontrastata nel nostro territorio e controlla porzioni sempre piu' ampie del consenso, siede nei consessi elettivi, gestisce fiorenti aziende.
Nel momento in cui abbiamo iniziato a ragionare sul taglio da dare all'incontro di quest'anno, abbiamo voluto superare la semplice, seppur importante, analisi della situazione privilegiando l'esigenza di guardare avanti.
"Riaccendiamo la speranza" e' il titolo che abbiamo scelto per questa manifestazione proprio perche' stiamo attraversando un momento difficile. Difficilissimo. Da tutti i punti di vista.
Riaccendere la speranza non significa non cogliere la gravita' della situazione in atto. Anzi! Vuol dire guardare al domani con realismo ma anche con la necessaria consapevolezza che possiamo modificare questo stato di cose con le uniche armi che conosciamo: quelle della denuncia e della democrazia, i soli strumenti che nella nostra Repubblica dovrebbero orientare la politica e le scelte collettive.
Otto anni fa il corso delle cose, in Calabria, venne cambiato diversamente, con i colpi di pistola che strapparono ai miei figli e a me l'affetto più caro.
Ancora oggi, dopo anni di indagini, processi, sentenze, sono certa che tutta la verità sull'omicidio di Franco non sia emersa.
C'e' una zona d'ombra rimasta inesplorata. Non mi sorprende: e', a ben pensarci, una costante della storia dell'Italia. I delitti piu' gravi della nostra Repubblica - e l'assassinio di Franco e' sicuramente uno di questi - in fondo sono rimasti in gran parte irrisolti, avvolti da un alone di incertezza, dalla consapevolezza, e non una semplice sensazione, che la verita' dovesse fermarsi fino a un certo punto. Perche' andare oltre avrebbe significato disvelare una realta' troppo pericolosa.
Viviamo in uno Stato che spesso palesa un machiavellico cinismo.
Uno Stato nel quale ciclicamente vengono perseguiti disegni eversivi volti a modificare la volonta' democraticamente espressa dai cittadini.
Nessuno avrebbe mai potuto uccidere un uomo buono come Francesco Fortugno. Nessuno che non considerasse quell'uomo "pericoloso" per determinati interessi politico-affaristico-mafiosi minacciati dal vento del cambiamento che, nella primavera del 2005, spirava impetuoso in Calabria.
In questo quadro si spiegano tante cose. Si spiegano le minacce e i tentativi di delegittimazione, le calunnie e le sottovalutazioni.
Ma bisogna riaccendere la speranza di un nuovo cambiamento, di una nuova svolta, di un altro avvenire per la Calabria. Bisogna farlo nel nome di Franco che quella Primavera incarnava ed esprimeva con un sorriso, con un gesto gentile, con un atto di generosita'.
Noi nutriamo la speranza che siate voi, cari ragazzi, a farvi promotori e protagonisti di questo cambiamento. Otto anni fa i vostri coetanei scesero in strada sfidando chi aveva commesso, organizzato e deciso l'omicidio di mio marito.
Oggi tocca a voi dimostrare il coraggio di sfidare chi ostacola il sano sviluppo del vostro, del nostro territorio. Tocca a voi farlo con senso del dovere, con spirito di responsabilita' e con amore verso la comunita' cui appartenete.
Non cedete alle lusinghe di chi vi prospetta potere e facile arricchimento. Non costruite le vostre vite sull'effimero ma sulle solide fondamenta dello studio, dell'impegno e della partecipazione democratica alla vita della nostra societa'.
Siate protagonisti di una nuova Primavera nel Mediterraneo. Solo così ci aiuterete a voltare pagina e a scrivere un nuovo capitolo della storia di questa terra meravigliosa e dolente.
Locri, 16 ottobre 2013
Centinaia di studenti provenienti dalle scuole della provincia di Reggio Calabria hanno raggiunto Locri per ricordare il vicepresidente del Consiglio regionale nell’ottavo anniversario del suo assassinio. Il dibattito istituzionale, poi il monologo “Nomi cognomi infami” dell’attore Giulio Cavalli, sotto scorta per le sue denunce sul palcoscenico
A otto anni dalla barbara uccisione di Francesco Fortugno, la figura del compianto vicepresidente del Consiglio regionale è stata ricordata con una giornata scandita da momenti solenni e di riflessione sul tema della legalità.
“Riaccendiamo la speranza” è stato il titolo della manifestazione che si è svolta alla Casa della Cultura del palazzo comunale della città jonica, preceduta dalla deposizione della corona di fiori del Governo a Palazzo Nieddu del Rio. Al solenne momento celebrato nel luogo in cui l’onorevole Fortugno venne assassinato hanno partecipato, assieme alla moglie Maria Grazia Laganà e ai figli Giuseppe e Anna, le massime autorità locali, tra cui il prefetto della provincia Vittorio Piscitelli, il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico e il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho.La folla che ha partecipato alla deposizione della corona si è poi trasferita nella sede del municipio di Locri, dove si è tenuto il dibattito istituzionale. L’incontro si è aperto con un toccante video che ha ricordato la figura di Francesco Fortugno, uomo mite fortemente legato alla famiglia, professionista integerrimo e politico irreprensibile, e con i saluti del sindaco di Locri Giovanni Calabrese, di Maria Grazia Laganà Fortugno e del presidente del Tribunale di Locri Bruno Muscolo. A questa seconda parte, il procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D’Alessio, ha rappresentato, su espressa delega, lo stesso Cafiero de Raho e il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, impegnati in un vertice romano. Giustificata anche l’assenza al dibattito del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Marco Minniti, trattenuto in sede da altri delicati impegni istituzionali. Lo stesso Minniti ha poi preso parte alla Messa di suffragio svoltasi nel pomeriggio nella Chiesa di Santa Caterina al Corso.
L’incontro, moderato dal direttore dell’agenzia Labecom Giampaolo Latella, ha avuto come protagonisti, oltre a D’Alessio, lo stesso presidente Talarico, l’assessore alla Cultura e Legalità della Provincia di Reggio Calabria, Eduardo Lamberti-Castronuovo e soprattutto i giovani studenti presenti in sala, destinatari dei messaggi di speranza, riscatto e desiderio di cambiamento.
D’Alessio ha rivolto un accorato appello ai giovani «affinché divengano protagonisti di questo tempo e non percepiscano le istituzioni e, in particolare, la Procura come entità distanti e di cui diffidare. Vi invito a venirci a trovare – ha aggiunto il magistrato – perché le nostre porte sono sempre aperte. La giustizia deve rappresentare l’ultima istanza, quella repressiva, dell’attività dello Stato di diritto. A monte ci deve essere un’azione culturale».
Proprio su questo si è soffermato l’assessore Lamberti-Castronuovo. Ad avviso del rappresentante della Provincia, «l’educazione alla legalità e l’attenzione alla nostra realtà culturale costituiscono le uniche armi di cui disponiamo per contrastare la criminalità comune e organizzata». Lamberti ha citato le azioni già compiute dall’Ente intermedio in tema di legalità, dal protocollo Sciamano alla mostra di cultura “Arte torna arte” realizzata con i quadri di grandi artisti sottoposti a confisca.
Da parte sua, il presidente Talarico ha chiesto ai giovani di «restare in Calabria e di costruire qui un futuro migliore. Questa è una terra ricca di intelligenze – ha spiegato il massimo rappresentante di palazzo Campanella – che purtroppo siamo costretti a vedere emigrare e affermarsi fuori. Esistono però delle opportunità rappresentate soprattutto dai fondi comunitari. Bisogna delineare prospettive nuove di sviluppo ponendo fine alla conflittualità esistente in Calabria».
L’incontro si è chiuso con il monologo dell’attore milanese Giulio Cavalli “Nomi cognomi infami”. Una performance teatrale molto apprezzata in cui l’attore ha stimolato delle riflessioni ed emozioni ricordando il sacrificio di tante vittime della criminalità organizzata, tra cui la testimone di giustizia calabrese uccisa a Milano Lea Garofalo ed il procuratore di Torino Bruno Caccia, invitando i giovani a «stare dalla parte dei giusti»: quella della legalità e del coraggio della denuncia.
Dopo la deposizione della corona di fiori del Consiglio regionale e l’omaggio nella cappella della famiglia Fortugno, il vicepresidente dell’assemblea legislativa è stato ricordato con la Messa di suffragio, celebrata da don Pino De Masi nella Chiesa di Santa Caterina al Corso.
Locri (Reggio Calabria), 16 ottobre 2013
Locri, “Riaccendiamo la speranza”. L’intervento di Maria Grazia Laganà Fortugno
Autorità, gentili ospiti, signore e signori, carissimi ragazzi delle scuole calabresi,
innanzitutto grazie per essere giunti fin qui, a Locri, e aver assicurato anche in questa occasione la vostra partecipazione alla commemorazione del mio amato Franco.
Sono trascorsi otto anni dall'uccisione di mio marito. Non sono pochi. Eppure la vostra presenza è la testimonianza più autentica del fatto che la memoria del suo sacrificio non è andata dispersa ma ancora oggi continua a rinnovarsi. E i valori alti e i principi nobili che ispiravano l'azione quotidiana di Franco, nella vita di tutti i giorni e in politica, sono diventati patrimonio collettivo delle giovani generazioni.
Questa nostra iniziativa non intende essere solo un'occasione per commemorare la figura di Francesco Fortugno, sul piano umano prima ancora che politico, ma vuol rappresentare un momento di riflessione nuova sui temi della legalità.
Perchè di legalità, purtroppo, si continua a parlare tanto pur non essendo cambiato nulla da molti anni a questa parte. La 'ndrangheta continua a dominare incontrastata nel nostro territorio e controlla porzioni sempre piu' ampie del consenso, siede nei consessi elettivi, gestisce fiorenti aziende.
Nel momento in cui abbiamo iniziato a ragionare sul taglio da dare all'incontro di quest'anno, abbiamo voluto superare la semplice, seppur importante, analisi della situazione privilegiando l'esigenza di guardare avanti.
"Riaccendiamo la speranza" e' il titolo che abbiamo scelto per questa manifestazione proprio perche' stiamo attraversando un momento difficile. Difficilissimo. Da tutti i punti di vista.
Riaccendere la speranza non significa non cogliere la gravita' della situazione in atto. Anzi! Vuol dire guardare al domani con realismo ma anche con la necessaria consapevolezza che possiamo modificare questo stato di cose con le uniche armi che conosciamo: quelle della denuncia e della democrazia, i soli strumenti che nella nostra Repubblica dovrebbero orientare la politica e le scelte collettive.
Otto anni fa il corso delle cose, in Calabria, venne cambiato diversamente, con i colpi di pistola che strapparono ai miei figli e a me l'affetto più caro.
Ancora oggi, dopo anni di indagini, processi, sentenze, sono certa che tutta la verità sull'omicidio di Franco non sia emersa.
C'e' una zona d'ombra rimasta inesplorata. Non mi sorprende: e', a ben pensarci, una costante della storia dell'Italia. I delitti piu' gravi della nostra Repubblica - e l'assassinio di Franco e' sicuramente uno di questi - in fondo sono rimasti in gran parte irrisolti, avvolti da un alone di incertezza, dalla consapevolezza, e non una semplice sensazione, che la verita' dovesse fermarsi fino a un certo punto. Perche' andare oltre avrebbe significato disvelare una realta' troppo pericolosa.
Viviamo in uno Stato che spesso palesa un machiavellico cinismo.
Uno Stato nel quale ciclicamente vengono perseguiti disegni eversivi volti a modificare la volonta' democraticamente espressa dai cittadini.
Nessuno avrebbe mai potuto uccidere un uomo buono come Francesco Fortugno. Nessuno che non considerasse quell'uomo "pericoloso" per determinati interessi politico-affaristico-mafiosi minacciati dal vento del cambiamento che, nella primavera del 2005, spirava impetuoso in Calabria.
In questo quadro si spiegano tante cose. Si spiegano le minacce e i tentativi di delegittimazione, le calunnie e le sottovalutazioni.
Ma bisogna riaccendere la speranza di un nuovo cambiamento, di una nuova svolta, di un altro avvenire per la Calabria. Bisogna farlo nel nome di Franco che quella Primavera incarnava ed esprimeva con un sorriso, con un gesto gentile, con un atto di generosita'.
Noi nutriamo la speranza che siate voi, cari ragazzi, a farvi promotori e protagonisti di questo cambiamento. Otto anni fa i vostri coetanei scesero in strada sfidando chi aveva commesso, organizzato e deciso l'omicidio di mio marito.
Oggi tocca a voi dimostrare il coraggio di sfidare chi ostacola il sano sviluppo del vostro, del nostro territorio. Tocca a voi farlo con senso del dovere, con spirito di responsabilita' e con amore verso la comunita' cui appartenete.
Non cedete alle lusinghe di chi vi prospetta potere e facile arricchimento. Non costruite le vostre vite sull'effimero ma sulle solide fondamenta dello studio, dell'impegno e della partecipazione democratica alla vita della nostra societa'.
Siate protagonisti di una nuova Primavera nel Mediterraneo. Solo così ci aiuterete a voltare pagina e a scrivere un nuovo capitolo della storia di questa terra meravigliosa e dolente.
Locri, 16 ottobre 2013





0 Commenti