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Il primo simposio di medicina dell'Area Grecanica, a Bova, tre metri sopra il cielo

Organizzato dall’Unità Operativa Complessa di Medicina Interna del Presidio Ospedaliero di Melito Porto Salvo, diretta dal Dott. Elio Stellitano, con la collaborazione del Comune di Bova e del Sindaco Santo Casile; in 7 Sessioni mediche il primo giorno e 3 Sessioni il secondo giorno; gli argomenti trattati sono stati non solo di tipo medico-scientifico ma anche di tipo storico-culturale. Le relazioni del professore Filippo Violi e dell’avvocato Ezio Pizzi.  L’evento era accreditato per le seguenti discipline: Angiologia, Cardiologia, Malattie dell’Apparato Respiratorio, Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza, Medicina Interna, Chirurgia Vascolare, Igiene e Sanità Pubblica, Medicina Generale, Continuità Assistenziale, Scienze dell’alimentazione e Dietetica, Biologi e Dietisti. Ha presentato il sindaco Santo Casile

BOVA (RC) IL PRIMO SIMPOSIO MEDICO DELL’AREA GRECANICA, UN SUCCESSO PER IL PRIMARIO ELIO STELLITANO & COMPANY, DI PRESENZE E DI CRITICA. IL SALUTO DEL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI MEDICI, PASQUALE VENEZIANO DI REGGIO CALABRIA. DIECI & LODE AL MAXI-SCHERMO; PERFETTO L’IMPIANTO VOCE 

I crediti formativi assegnati all’evento,  12. Il Simposio  aveva il patrocinio della Regione Calabria, dell’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, dell’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte, di tutti i Comuni dell’Area Grecanica e di tutti i 21 comuni “Gioielli d’Italia”. Ma anche, dell’Ordine dei Medici , dell’Ordine dei Farmacisti e dell’Ordine dei Biologi della provincia di Reggio Calabria. E’ stato concesso anche il patrocinio dell’Università di Bologna e della Croce Rossa Italiana. Responsabile scientifico il Dr. Elio Stellitano. La segreteria Organizzativa è della Dafne Congressi. Sede della due giorni, la sala centrale del Museo di Paleontologia e Scienze Naturali dell’Aspromonte, nei locali dell’ex Pretura.
Domenico Salvatore

BOVA (RC)-Ippocrati, Galeni, Esculapi, Podaliri, Acroni, Empedocli, Avicenna, Alcmeoni di tutto il mondo, unitevi. Il primario di Medicina dell’ospedale generale “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salvo, anche scrittore, poeta e saggista, relatore di un’infinità di occasioni, Elio Stellitano, lo ha sempre fatto. Anche in questa occasione Un’altra, partorita dal suo sesquipedale cervello. Un personaggio benemerito della Medicina e della Cultura. Non è per caso, tuttavia, che il simposio medico, sia stato organizzato a, e per Bova. Cuore dell’Area ellenofona, altrimenti detta grecanica od anche Bovesia, la patria di Eugenio Malgeri, Domenico Napoleone Vitale, Vincenzo Mesiani, Pasquale Natoli e tanti altri, sta conoscendo momenti di grande attenzione da parte di enti ed associazioni culturali, turistiche, sociali e mediche. Un convegno vale l’altro. Ma non è così. Sebbene i concetti di fondo siano sempre i medesimi, ogni volta c’è qualcosa da incamerare nell’ipotalamo e nell’ippocampo. Alla luce di nuove teorie, emozioni, brividi e souspences. Come salire e scendere da Bova, “residenza estiva del padre Giove”, non è mai la stessa cosa. La magnificenza dell’Etna, ammantato dalle sue nevi immacolate, che si coglie a volo d’aquila da queste alture, intorno ai mille metri, per esempio, è davvero uno spettacolo estatico della natura, da mandare in brodo di giuggiole. Il mitico Vulcano, adorato pure da Tito Tazio, cesellatore delle armi di Achille e del carro del sole, figlio di Giove e di Giunone, sposo di Venere, aveva la sua fucina, proprio nelle viscere del Mongibello. Dall’incomparabile balza boviciana, si sbirciano le “città galleggianti”, che  si specchiano nel “greco mar da cui vergine nacque Venere”.

Un pelago, solcato anche da Ulisse durante il ritorno ad Itaca, dispensatore pure, di sogni migratori ahinoi! Quei boat-people miraggiati da finti homines bonae voluntatis, in realtà homo homini lupus. Come se volessero mettere in pratica il pensiero del padre Dante…”Per correr miglior acque alza le vele /omai la navicella del mio ingegno,/ che lascia dietro a sé mar sì crudele;/ e canterò di quel secondo regno/ dove l'umano spirito si purga/ e di salire al ciel diventa degno."/…”. La categoria dei medici, passa tutta la vita sui libri. Dapprima con la teoria per apprendere il mestiere, lavoro o professione ed in parte con la pratica, ma poi tra un master e l’altro; un convegno e l’altro; un meeting e l’altro, ad approfondire, arricchire, migliorare lo status quo ante; se non il lessico corrente e la terminologia ammodernata. Conoscono nel tempo, vita e miracoli del corpo umano e della mente. Benchè una ‘ripasssatina’, non vada mai sprecata. Trita e ritrita. Così uguale; così diversa. Repetita iuvant. Eppure, la crema della classe medica qui riunita, non ha avuto il modo, il tempo e la necessità di annoiarsi. Ha rotto il ghiaccio, il presidente provinciale dell’Ordine dei Medici, Pasquale Veneziano, eccitato dagli scenari incomparabili, che ha esaltato l’opera dei suoi colleghi. Soprattutto del dottor Elio Stellittano, impareggiabile, nell’organizzare convegni scientifici. La nostra opinione è che dette capacità ed abilità si esercitano solo, se si abbiano qualità  carismatiche.

Poi, ha tagliato la corda per poter onorare precedenti ed importanti impegni assunti in precedenza. Cosa, che ha fatto anche lo stesso professore Filippo Violi, poeta, saggista e scrittore, antropologo di rinomata fama. Globe trotter della medicina e della cultura, che rimbalzano  dall’Alpi alle Piramidi, dall’uno all’altro mar. Nei preliminari si è materializzata una sorta di Dolores Ibarruri, intesa “La pasionaria”, che ha spifferato quattro catilinarie folkloristiche, se non goliardiche, contro presunti maschilisti, che terrebbero la donna al guinzaglio e la escluderebbe dai contesti anche di ordine culturale. Ma non era un’esibizionista, vanagloriosa, arrogante e megalomane. Evidentemente, non ha invocato Santa Lucia. Guardandosi intorno, ne avrebbe viste diverse e svariate. Ma, la foga, l’ha tradita. Le tantissime donne, presenti al convegno-simposio, come emerge dalle immagini in nostro possesso, ben sprofondate nelle comode e capienti poltroncine del Museo di Paleontologìa, ex Pretura, prese in contropiede, non hanno avuto il tempo materiale per riaversi dalla sorpresa ed assentire o dissentire. E nemmeno i “maschi”. Sebbene “a cosi visti, non nci vonnu provi”. Di carambola e rimbalzo si è parlato anche dei Greci di Calabria. Negli Anni Sessanta parlavano il Greco, gli abitanti di Bova, Bova Marina, Roccaforte del Greco, Condofuri e Roghudi ed altre frange di sfollati sulla costa jonica e su Reggio Calabria.

Poi è salito in cattedra il presidente ed anche commissario di una della associazioni della bergamotti coltura, avvocato Elio Pizzi. Un personaggio di cui se ne parla poco, negli ambienti che contano. Sarebbe invece il caso,  Reddite quae sunt Caesaris Caesari, et quae sunt Dei Deo, di dare a Pizzi, ciò che è di Pizzi. Preparato, competente, esperto e professionale, da anni sta conducendo una battaglia di civiltà per difendere con i denti e con le unghie, un prodotto unico al mondo che si produce solo, soltanto e solamente in questa ristretta area della Calabria. Anzi della Provincia di Reggio Calabria. Favorito dal mini-clima; un agrume, il colore giallo indicherebbe una derivazione per mutazione genetica a partire da preesistenti specie agrumarie quali limone, arancia amara o limetta, che abbassa il colesterolo, i trigliceridi e gli zuccheri; e assicura l’avvocato Pizzi, previene l’infarto, l’ictus,  e la trombosi. Potremmo diventare la provincia più ricca d’Italia. Mentre abbandonava la seduta per precedenti impegni, diretto al Nord Italia nella zona dei laghi, un convegnista ha sibilato…”Avvocato, prima dobbiamo neutralizzare la centrale dei veleni di Saline Joniche”. La parte del leone l’ha avuta il dottor Stellitano ovviamente. Almeno sul piano del lavoro, dell’organizzazione, dell’impegno, dell’attività. Non ha mai voluto fare la prima donna in questi decenni. Non sappiamo quanto abbia avuto ragione in questo.

Ha sempre portato la croce in silenzio; ed in silenzio ha tirato la carretta. Con spirito di servizio. Tanto nella Medicina, che nella Cultura. Ma va bene così. Contento lui…Ne ha tappati di buchi in questi anni. Le varie sessioni sono state autentiche lectio magistralis. Compresa quella iniziale del primario di Medicina dell’ospedale “Santa Maria degli Ungheresi” di Polistena, Francesco Nasso. In riferimento alla prima giornata…Pippo Violi, Ezio Pizzi, Elio Stellitano. C’erano anche i moderatori iscritti:Scaramozzino, Lipari, Caserta ed interventi di Stellitano,Tripodi, Iaria e Zappia. Nelle pieghe si è parlato di carcinoma, oncologìa, neo-plasie. In questa branca, sono stati compiuti dall’uomo grossi progressi. La più antica testimonianza scritta che riguarda il cancro è datata intorno al 3000 a.C. e si trova sul più antico trattato di medicina giunto fino a noi, il Papiro Edwin Smith, che descrive il cancro della mammella. Le neoplasie malattie non trasmissibile, sono principalmente una malattia ambientale, con il 90-95% dei casi attribuibili a fattori ambientali e per il 5-10% alla genetica. Per fattori ambientali, si intendono qualsiasi fattore eziologico che non venga ereditato geneticamente, non solo l'inquinamento. Alcuni comuni fattori ambientali che contribuiscono alla mortalità da cancro includono il fumo (25-30%), l'alimentazione e l'obesità (30-35%), le infezioni (15-20%), le radiazioni (sia ionizzanti che non, fino al 10%), lo stress, la mancanza di attività fisica e gli inquinanti ambientali.

Molti studiosi, ritengono che le campagne di comunicazioni siano importantissime; accanto al registro dei tumori e la pratica degli screening. Terza sessione, moderatore Antonino Nucera ed intervento di Zampogna Giuseppe, primario di Pronto Soccorso, al’ospedale “Guido Candida” di Locri. ‘Salendo verso Bova, ho avuto l’impressione di uscire fuori dai gironi danteschi, per salire in Paradiso’. Quando all’ambone c’è andato Enzo Amodeo, hanno moderato Salvatore Asaro e Giuseppe Meduri. Anche relatori. Nella quarta sessione, moderatori Ielasi, Muscianisi,Sansotta. Relatori Anna Scordo, Francesco Lione, Francesco Demetrio, Giovani Neri ed A. Audino. Si è parlato di infarto del miocardio, sindrome coronarica, scompenso cardiaco, insufficienza respiratoria, farmaci betabloccanti, fattori di rischio, tenore di vita. Nella quinta sessione, Familiari, Lucatelli, Sansotta moderatori, sono intervenuti Nino Zavettieri e M. Lucatelli. E così via anche nella seconda giornata. Un simposio davvero riuscitissimo, dove non si è lasciato nulla al caso. Tranne il lieve ritardo iniziale, di cui ce ne assumiamo la piena responsabilità. Nella pausa pranzo, hanno fatto bella figura i prodotti tipici locali. A partire dalla mela di Bova; un prodotto che sta conquistando anche i più scettici.

L’ospitalità, è stata tempestiva, precisa e puntuale; com’è sempre stato nello stile di questa piccola capitale della cultura non solo grecanica. Il sindaco, Santo Saverio Casile e la Giunta, sono stati parte attiva nell’organizzazione di tante iniziative, finalizzate al rilancio turistico e culturale di Bova e del comprensorio. Ed anche in questo progetto, ci ha messo lo zampino. Assieme nel patrocinio di enti ed associazioni. Ognuno dei convegnisti a parte i punteggi, che comunque fanno comodo, ha acquisito al proprio patrimonio lessicale e culturale, ulteriore linfa. Un simposio coi fiocchi. E siamo lieti di poterlo sottolineare. Altre volte purtroppo, abbiamo dovuto dissentire. Scripta manent, verba volant. Con uguale stato d’animo.“Bova (Chòra tu Vùa in greco di Calabria, Vùa in calabrese) è un comune italiano di 442 abitanti della provincia di Reggio Calabria, in Calabria. Il piccolo paese è considerato capitale culturale della Bovesìa, quindi della cultura greca di Calabria. Il paese di Bova è arroccato sul versante orientale dell'Aspromonte a 915 m s.l.m. ed occupa una superficie territoriale comunale di 46,74 km². L'accesso all'alto Aspromonte è assicurato passando per Bova che si raggiunge percorrendo i 9 km che lo separano da Bova Marina grazie ad una nuovissima strada a scorrimento veloce. Da Bova si possono raggiungere anche Roghudi Vecchio Roccaforte del Greco (Area Ellenofona della Calabria) e via Melito Porto Salvo, a 10 km risalendo per circa 50 km verso Gambarie d'Aspromonte sulla SS 183.Storia. Antichità.

Bova ha origini molto antiche come testimoniano rinvenimenti di armi silicee dell'epoca neolitica, ritrovate numerose nel territorio. Anche dentro l'abitato, nel perimetro del castello, furono rinvenute schegge di ossidiana, attestanti il commercio primitivo che gli abitanti delle isole Eolie intrattenevano con i popoli vicini a partire dal IV millennio a.C. Pertanto le rocche del castello ospitarono sicuramente un insediamento umano di età preistorica. E ancora i numerosi frammenti vascolari, con disegni a meandro, ad impasto lucido nero, di fattura certamente greca, del primo periodo di colonizzazione, comprovano l'antica esistenza di abitazioni nella zona del castello e documentano i vari insediamenti umani nel corso dei secoli.Tra le popolazioni preistoriche che abitavano le rocche e le caverne di Bova vi furono gli Ausoni, dediti soprattutto alla pastorizia, che furono poi assoggettati dai coloni greci.Epoca classica. Nei secoli VIII - VI a.C., fonte Wikipedia, nell'ambito del vasto movimento migratorio dalla Grecia verso occidente, sorsero lungo la fascia costiera ionica della Calabria numerose colonie greche, l'abitato di Delia (o Deri) fu posto allora in contrada "San Pasquale", presso la foce di quel torrente.

Secondo la leggenda Bova fu fondata da una regina greca che, sbarcata lungo la costa, sarebbe risalita verso l'interno e fissato la sua residenza sulla cima del colle di Bova, presumibilmente entro le rocche dell'antico castello.In età greca Bova subì le sorti della politica nelle vicende storiche di conquiste e di guerre tra Reggio, Locri e Siracusa, e fu infine sottoposta alla tirannide di quest'ultima.Con la vittoria di Roma sui Cartaginesi le terre dei locresi furono sottomesse dai romani, Bova comunque poté godere della cittadinanza romana, ma la tranquillità durò poco; infatti essendo il paese troppo esposto verso il mare vicino Capo Spartivento, subì le frequenti incursioni barbariche.Nel 440 infatti i Vandali sbarcarono sulle coste lucane e bruzie devastando e saccheggiando le città marittime; dopo aver occupato la Sicilia organizzarono scorrerie in Calabria e gli abitanti del litorale per sfuggire alle devastazioni si rifugiarono sui monti, in luoghi più sicuri ed inespugnabili. Fu questo quindi il motivo che spinse gli abitanti di Delia a fondare la città di Bova.Medioevo. Dal IX secolo Bova era continuamente assediata dai Saraceni: i pirati, provenienti dalla Sicilia, erano giunti intorno all'anno 829 dall'Africa e dalla Spagna, approdavano a Capo Spartivento e spesso, per avversità atmosferiche, erano costretti a fermarsi; non trovando alcuna residenza saccheggiavano e devastavano il territorio di Bova.

Uno dei più disastrosi assalti saraceni fu quello 953, anno in cui Bova subì per ordine diretto dell'Emiro di Sicilia Hassan Ibu-Alì l'attacco di sorpresa e la strage di molti abitanti, mentre i più furono mandati schiavi in Africa.E ancora nel 1075 gli Arabi, sbarcando alla marina di Bruzzano, occuparono parte della Calabria ed anche Bova fu sottoposta a stretto assedio.In città si accedeva attraverso due porte turrite, porta Ajo Marini e l'altra ubicata nei pressi della cattedrale. L'acropoli della città di Bova era costituita dall'antica cattedrale, il Palazzo Vescovile e le case delle famiglie più ricche e nobili, fuori le mura esistevano i due borghi: Borgo di Rao e Borgo Sant'Antonio, con tre torri difensive poste una di seguito all'altra, di una sola delle quali, oggi restano i ruderi.Con la dominazione normanna Bova entrò nel periodo feudale. All'età laico-normanna seguì il feudalesimo ecclesiastico-svevo e Bova fu infeudata all'Arcivescovo di Reggio, che la tenne con il titolo di Conte fino al 1806, anno dell'eversione della feudalità.Età moderna.Bova fu antichissima sede vescovile: il primo vescovo sarebbe stato ordinato nel I secolo da Santo Stefano di Nicea, vescovo di Reggio, e seguì il rito greco introdotto in Calabria dai monaci basiliani fino al 1572, anno in cui l'arcivescovo Cipriota Stauriano impose il rito latino.

Nel 1577 una tremenda pestilenza colpì il paese: era approdato alla marina un naviglio carico di merci e una donna acquistò dei drappi preziosi, che espose alla finestra per la festa del Corpus Domini, ma che purtroppo erano tessuti infetti da peste. A causa del caldo, il morbo si diffuse e colpì molti cittadini, la notizia dell'epidemia si sparse subito nei paesi vicini e Bova fu isolata, il commercio di ogni genere fermo; tale isolamento originò anche una forte carestia e la morte di moltissimi abitanti. Nel corso del XVI secolo si ebbe un risveglio dell'attività predatrice dei turchi contro l'Italia meridionale e ne derivò la necessità di apprestarsi alla difesa; fu infatti realizzata una linea di torri di guardia lungo tutto il litorale calabrese; nel territorio costiero di Bova esisteva già a quel tempo la Torre di "San Giovanni d'Avalos" posta sul Capo Crisafi, furono quindi costruite Torre Vivo, completamente smantellata nel 1700, e Torre Varata.Si ha notizia di molte incursioni turchesche nel territorio di Bova, nel 1572 alla marina di Bova si erano rifugiate due tartane cristiane per sfuggire all'inseguimento di un naviglio turco, l'equipaggio chiese aiuto ai bovesi e il governatore della città, alla guida di un numeroso stuolo di cittadini, scese alla marina. La battaglia durò molte ore e i turchi rimasero uccisi sulla spiaggia ed il piccolo esercito bovese riuscì a mettere in fuga le loro navi. Il terremoto del 1783 provocò a Bova notevoli danni valutati per cinquantamila ducati.

Ma non tutto lo stato napoletano ne fece parte, l'estrema provincia di Reggio, Bova compresa, rimase sotto il governo dei Borboni.Il cardinale Ruffo, nel febbraio del 1799, sbarcò in Calabria alla riconquista del regno e fu agevole in tale zona l'organizzazione delle bande che accorrevano ai suoi ordini. Uno dei primi paesi che rispose all'appello fu Bova, dove si costituì una grossa banda di Sanfedisti che mosse verso Reggio incorporandosi alle truppe del cardinale.Oltre alle catastrofi naturali, Bova subì nel 1943, durante l'ultimo conflitto mondiale un grave bombardamento da parte degli angloamericani, che danneggiò notevolmente le strutture abitative; nella strage morirono ventisei cittadini bovesi.Cultura. Bova è considerata la capitale della cultura grecanica in Calabria.Feste, manifestazioni e musica. Le manifestazioni e le feste che hanno luogo periodicamente a Bova creano momenti di svago e di allegra compagnia.A Bova le manifestazioni riguardano principalmente le feste Patronali che hanno luogo per San Leo, Patrono della città e compatrono dell'arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, il giorno 5 maggio. Invece nei giorni 15-16-17 agosto, si svolgono i festeggiamenti in onore della Beata Vergine Maria Assunta, San Leo e San Rocco. I festeggiamenti patronali, così come quelli in onore della Beata Vergine Assunta, attraggono molti fedeli ed in particolare tanti emigrati che per l'occasione rientrano l'estate in Bova.

La Banda Musicale a Bova ha festeggiato il suo centenario nel 1998. Il Complesso bandistico denominato "Città di Bova" fu istituito con delibera del Consiglio Comunale n° 31, il giorno 8 settembre 1898. La banda è costituita da 40 elementi, tutti di Bova, e il Maestro è il sig. Stelitano Antonino. Essa è una delle poche bande musicali comunali. Nell'agosto 2005 si è svolta l'VIII edizione del Festival Paleariza, dal titolo Musica tu Cosmu stin Calavrìa Greca (musica nell'universo della Calabria greca). Da ottobre 2012 il comune di Bova ospita a Palazzo Tuscano, "Centro visita del Parco Nazionale dell’Aspromonte", una mostra multimediale dal titolo "Calabria contadina nelle immagini di Gerhard Rohlfs", a cura di Antonio Panzarella. La mostra espone le fotografie scattate dal filologo tedesco Gerhard Rohlfs, il quale, a partire dagli anni '20 del secolo scorso, si è recato più volte sul luogo per effettuare delle ricerche sul dialetto greco-calabro.Strumenti musicali. Gli strumenti musicali del paese di Bova e dell'area grecanica presentano forti caratteri di arcaicità e risultano in via di estinzione. Tali strumenti hanno valore non solo in quanto oggetti materiali, ma per il sostrato musicale a cui rimandano. Si tratta di strumenti musicali popolari legati ad un ambiente agro-pastorale, costruiti, diffusi e suonati dallo stesso musicista e sono funzionali ad occasioni sociali, durante le feste religiose e liturgiche.

I musicisti popolari, pastori e contadini, pur non traendo sostentamento da attività musicali, rappresentano il sapere musicale appreso oralmente all'interno della comunità. I suonatori appartengono alle generazioni anziane, ma ci sono degli strumenti che sono suonati anche dai giovani come l'organetto e il tamburello. Il tamburello ha origini molto antiche, la superficie si ricava dalla pelle di capra, perfettamente tirata inserita in una cornice circolare, con una serie di piastrine metalliche ritagliate da fondi di latta. Il tamburello si utilizza nella tarantella in quanto svolge una funzione ritmica molto importante e prevede l'accompagnamento della zampogna. Anche la zampogna ha antiche origini: è probabile una sua discendenza dagli "auloi" greci, si conoscono due tipi diversi di zampogna: una con canne di melodia di diversa lunghezza ed un'altra con canne di uguale lunghezza collegate ad un otre di pelle. La sua funzione è quella di scandire i momenti salienti dell'anno agricolo, secondo l'arcaico calendario stagionale. Essa viene generalmente protetta dal malocchio con vari amuleti, quali nastri, fiocchi rossi e cornetti aventi un significato apotropaico. Il suo repertorio è costituito da tarantelle, pastorali ed accompagnamento al canto. Un altro strumento musicale utilizzato dai grecanici di Bova è l'organetto, un'armonica a bottoni, a suoni alternati.

Il repertorio dell'organetto concorda in gran parte con quello della zampogna, ma esso serve anche per l'accompagnamento di canzoni ritmicamente più rigide ma melodicamente più libere. A Bova ogni anno si tiene il festival dell'arte musicale greca che costituisce il maggiore stimolo artistico per tutti i greci di Calabria. I strumenti musicali che possiamo costruire noi sono molto pochi ad esempio: il mandolino.Amministrazione. Stemma Civico. Secondo la leggenda una regina Armena avrebbe guidato le sue genti sul monte Vùa. Dal nome latinizzato, Bova detto così perché luogo adatto al ricovero dei buoi, derivò lo stemma rappresentante il bue, cui in epoca cristiana, fu aggiunta la figura della Madonna col Bambino in braccio.Curiosità.Locomotiva a vapore. Quasi tutte le contrade sono caratterizzate da nomi di derivazione greca: Luppari - Cavalli - Brigha - Bucissà - Caloghiero - Milì - San Giovanni - Campo, Polemo - Aio - Leo- Manduddhuru, verceu ecc.Gli abitanti di Bova appartengono alla Comunità Greca di Calabria che complessivamente conta circa 13.000 abitanti, dislocate nei comuni dell'Area Grecanica.In una piazzetta all'entrata di Bova è collocata una locomotiva a vapore, discretamente conservata, che simboleggia le ferrovie ed i Bovesi che lavorarono come ferrovieri. Ogni visitatore s'interroga sulle difficoltà per trasportarla fino al borgo: effettivamente in alcuni punti si è dovuto allargare la carreggiata della strada che porta al paese. Foto del monumento (e altre su Bova) si trovano qui. Nel 2007 Robert Englund ha visitato (per le location del film The Vij ) Bova dichiarando: «Personalmente ho tratto grandissima ispirazione da due paesini della provincia di Reggio Calabria: Pentedattilo e Bova. Quando li ho scoperti ho pensato che fossero set da milioni di dollari preparati per noi da Peter Jackson!” Al convegno si è sentita l’assenza di un personaggio di statura e peso all’interno della cultura calabrese, il defunto professore Pasquino Crupi; era stato iscritto a partecipare, ma la morte lo ha colto prima. In queste settimane, il tam-tam delle associazioni e degli enti, ha suonato a distesa. Il direttore del periodico “La Riviera”, ha lasciato un vuoto davvero incolmabile. Venerdì alle ore 1900 all’hotel Tito Serranò di Melito Porto Salvo, verrà commemorato alla grande e come merita. Su iniziativa del primario Stellitano è stato osservato anche, un minuto di raccoglimento per l’ecatombe dei boat-people, annegati a centinaia, prima di poter toccare l’isola di Pantelleria.

Domenico Salvatore





















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