OPERAZIONE “XENOPOLIS”
OGGETTO: Reggio Calabria, operazione della Polizia di
Stato nei confronti della cosca di ‘ndrangheta
degli ALVARO, operante nella Piana di Gioia Tauro.
La
Squadra Mobile di Reggio Calabria ed il Servizio Centrale Operativo di Roma, a
conclusione di una articolata attività investigativa, coordinata dalla locale
Procura Distrettuale Antimafia, hanno condotto stamane una vasta Operazione di
Polizia nei confronti di esponenti di spicco della cosca di ‘ndrangheta degli ALVARO, operante nei
territori di Sinopoli, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Cosoleto, Delianuova ed
altrove, disvelando un intreccio esistente tra mafia, politica ed appalti.
In
particolare, sono state eseguite a nr. 7
Ordinanze di custodia cautelare (nr. 6 in carcere e nr. 1 di arresti
domiciliari), emesse dal G.I.P. presso il locale Tribunale, su richiesta della Procura
Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti dei sottoelencati soggetti,
l’ultimo dei quali è stato sottoposto al regime degli arresti domiciliari:
1. ALVARO
Cosimo, nato a Sinopoli (RC) il
25.04.1964, alias “Pelliccia”, già detenuto;
2. ALVARO
Antonio, nato a Sinopoli (RC) il
11.04.1966;
3. ALVARO Domenico, nato a Taurianova (RC) il 01.12.1977;
4. PALERMO
Rocco, nato San Procopio (RC) il
25.06.1961;
5. ITALIANO Giasone, nato a Delianuova (RC) il 16.10.1969;
6. LAURENDI Domenico, nato a Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) il
07.10.1969;
7. OCCHIUTO
Carmelo Giuseppe, nato a Sinopoli
(RC) il 01.05.1968.
Le attività investigative, svolte con il supporto di
attività tecniche di intercettazione avviate nei confronti di personaggi
appartenenti al gruppo familiare al cui vertice era posta la figura di ALVARO
Domenico cl. ‘24, alias “U giannazzu”
deceduto nell’estate del 2010, nonché dei suoi due figli, Cosimo cl. ’64 alias
“Pelliccia” ed Antonio cl. ’66 (i
quali, a seguito della sua morte, hanno assunto le redini della famiglia),
permettevano di far luce non solo sulla piena operatività della summenzionata
famiglia di ‘ndrangheta, ma
soprattutto sui rapporti con imprenditori ed esponenti politici degli enti
locali che ne assecondavano gli anzidetti interessi ricadenti in vari settori
produttivi dell’economia legale, alterando la libera concorrenza fra le
imprese.
I primi sei soggetti sono accusati di aver fatto parte
stabilmente dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, presente principalmente sul territorio della provincia
di Reggio Calabria, costituita da molte decine di locali, articolata nei tre mandamenti con organo di vertice
denominato “Provincia” ed, in
particolare, ALVARO Antonio, ALVARO Cosimo, ALVARO Domenico LAURENDI Domenico e
PALERMO Rocco della sua articolazione territoriale denominata “cosca ALVARO”, operante prevalentemente
nelle zone di Sinopoli, Sant’Eufemia d’Aspromonte Cosoleto, San Procopio e
località limitrofe, mentre l’ITALIANO Giasone dell’associazione mafiosa
denominata ‘ndrangheta intesa nel suo
complesso e della locale operante nel
territorio di Delianuova.
Il personaggio di maggior spessore criminale è,
senz’altro, l’ALVARO Cosimo cl. ‘64, attualmente detenuto a seguito
della sua cattura avvenuta in data 14.07.2011 da personale di questa Squadra
Mobile, dopo un periodo di latitanza di circa un anno, in un casolare di
contrada Cirello del Comune di Rizziconi (RC). All’epoca egli era stato colpito
da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa in data 09.06.2010,
nell’ambito dell’Operazione “Meta”
per i reati di estorsione aggravata dall’art. 7 della legge 203/91,
intestazione fittizia di beni, associazione mafiosa e associazione per
delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Elemento di primo
piano della cosca ALVARO, il predetto aveva già trascorso in precedenza un altro
periodo di latitanza per sfuggire all’esecuzione di una ordinanza emessa dal
G.I.P. di Palmi per traffico di sostanze stupefacenti, reato per il quale
veniva condannato, in via definitiva, alla pena di sei anni di reclusione.
Nelle odierne indagini, al predetto vengono contestate
condotte finalizzate al controllo delle attività imprenditoriali di Reggio
Calabria, luogo dove aveva deciso di eleggere domicilio dal 2006 al 2009, in
quanto sottoposto alla Sorveglianza Speciale di P.S. con divieto di soggiorno a
Sinopoli. Difatti, a Reggio Calabria, l’ALVARO si era inserito nelle attività
economiche della città, occupandosi della gestione del bar Crystal, sito in via Quartiere militare nr. 36/38 (zona Cardinale
Portanuova), intestato fittiziamente all’imprenditore LAURENDI Domenico.
Al fratello del sopracitato Cosimo, ALVARO Antonio cl. ‘66, titolare della
ditta individuale “Edil Trasporti Legna”,
viene contestato l’aver svolto, in concorso con gli imprenditori ITALIANO
Giasone e LAURENDI Domenico, attività volte al controllo delle attività
imprenditoriali nella provincia di Reggio Calabria, non solo nel settore
dell’edilizia e della manutenzione stradale, ma anche dei lavori sulla rete del
gas, aggiudicati con contratto d’appalto della Regione Calabria dalla ditta
“METANGAS dei fratelli VENNERI srl” con sede legale a Rende (CS), specializzata
nella progettazione, costruzione, assistenza e gestione delle suddette reti; a
tal proposito, si evidenzia che l’ALVARO, non potendo direttamente concorrere ai
lavori sulla rete del gas, era riuscito tramite ITALIANO Giasone, in maniera
occulta e con metodi tipicamente mafiosi, a trarre illeciti guadagni dall’esecuzione
delle opere in parola, attraverso sub-appalti
o l’impiego di operai “sponsorizzati”
dalla medesima cosca.
E’ altresì emblematico quanto emerso sull’appalto
bandito dalla Provincia di Reggio Calabria, pari a circa 20.000.000 di euro,
riguardante la manutenzione triennale dell’intera rete viaria provinciale di
circa 200 km, in merito al quale il LAURENDI era riuscito ad inserirsi tramite
un sub-appalto che prevedeva, secondo
una logica di “spartizione” tra
imprese, i lavori di pulizia e manutenzione della zona tirrenica della
provincia reggina.
L’attività d’indagine ha permesso di accertare che il
LAURENDI intratteneva rapporti di frequentazione con esponenti politici locali
dai quali trarre vantaggio per la sua attività imprenditoriale. Il meccanismo è
quello del cd. “tesseramento”, attraverso il quale il politico locale richiede
ad un imprenditore, il quale a sua volta può contare su significative aderenze
con soggetti legati alla criminalità organizzata, di fornirgli una “dote” necessaria di tessere di partito,
in maniera tale da poter aver un “peso”
per essere scelto tra i candidati alle elezioni.
Nel caso di specie, l’opera di reperimento delle
tessere è stata svolta dall’ALVARO Antonio, a sostegno di esponenti politici
locali, al fine di favorirne la candidatura ed è stato in contatto con il
Sindaco pro-tempore del Comune di San
Procopio (RC) PALERMO Rocco[1], al
fine di condizionarne le scelte politiche.
Difatti, le pressioni sugli esponenti
dell’Amministrazione comunale si sono concretizzate in un reale condizionamento
da parte degli esponenti della potente ‘ndrina
degli ALVARO; uno di essi, ALVARO
Domenico cl. ’77, figlio di Nicola cl. ’46[2],
induceva il sindaco pro-tempore del
Comune di San Procopio (RC) PALERMO Rocco a meditare sull’opportunità di
dimettersi dalla carica a causa dell’aggiudicazione dell’appalto bandito dal
Comune per la riqualificazione del centro storico ad una ditta diversa rispetto
a quella caldeggiata da una fazione della medesima consorteria mafiosa facente
capo agli ALVARO alias “Carni i cani”.
Solo attraverso l’intervento “autorevole”
di ALVARO Antonio cl. ’66, richiesto dall’ex Sindaco, si metterà termine al dissidio
che stava per insorgere attorno ai suddetti lavori di riqualificazione del
centro storico di San Procopio.
Anche per tale fatto, l’ex Sindaco del Comune di San
Procopio (RC) PALERMO Rocco cl. ’61
è accusato di associazione mafiosa per aver svolto, nella sua qualità di
pubblico ufficiale durante il periodo del mandato elettorale, attività diretta
a favorire gli interessi della cosca ALVARO, fornendo indicazioni ai soggetti
sopra citati circa l’imminente pubblicazione dei bandi di appalto del Comune e,
segnatamente, asservendo la propria carica istituzionale agli interessi della
cosca.
Quando agli imprenditori ITALIANO Giasone cl. ’69 e LAURENDI
Domenico cl. ’69, giova mettere in risalto che il primo è legato alla criminalità organizzata anche
in virtù dei precedenti penali del padre ITALIANO Giuseppeantonio cl. ’31, esponente di vertice dell’omonima cosca
fino alla sua morte avvenuta nel 2010, mentre il secondo, già accusato di
associazione mafiosa, viene ritenuto vicino alla cosca degli ALVARO.
Nel corso delle
investigazioni, sono state riscontrate, altresì, violazioni degli art. 12 quinquies della Legge 7 Agosto 1992 nr.
356 e 7 della Legge 12 Luglio 1991 nr. 203, in quanto OCCHIUTO Carmelo
Giuseppe cl. ’68, in concorso col cugino ALVARO Antonio, riceveva in
locazione l’intestazione e la gestione del ristorante-pizzeria “IL TOCCO DI
BACCO” sito a Villa San Giovanni (RC), località Cannitello (RC).
Gli
arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati condotti presso la
casa circondariale di Reggio Calabria, a disposizione dell’Autorità
giudiziaria.
Reggio Calabria, 4 Settembre
2013.
[1] Nell’anno
2007 veniva eletto Sindaco di San Procopio quale rappresentante di una lista
civica, ottenendo un risultato plebiscitario. Decadeva dalla carica a seguito
di scioglimento dell’ente locale per infiltrazioni mafiose nel dicembre del
2010;
[2] Tratto in arresto per
associazione mafiosa nell’Operazione “Prima”.
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