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Vite spezzate dall'INGIUSTIZIA.

Bisogna rispettare le sentenze, ma ancora prima chi le subisce. L'Italia invece sembra essere una Nazione alla deriva, Giustizialista. Gode nel poter finalmente chiamare Berlusconi PREGIUDICATO, DELINQUENTE.

Ma nel piccolo tutto questo accade quotidianamente, la rivalsa è quella della PERPETUA dei Promessi Sposi. Viviamo meglio noi dei ricchi.

Leggo sui giornali editoriali penosi, senza costrutto e contenuti. Normalmente pregiudicato, Pregiudicato. I titoloni. Come se una sentenza definitiva sia la verità assoluta. Certo, tecnicamente e stando alle regole, che oramai subiamo, è così. Ma il ragionevole dubbio deve sempre rimanere. Uomini che giudicano altri uomini. E non sempre serenamente.

Certo è che schierarsi contro la magistratura oggi è davvero poco conveniente. Si vive nella paura. Se sono riusciti a condannare Berlusconi. Poco si legge invece sulle cantonate fisiologiche della GIUSTIZIA. Sulle vite spezzate, gettate via. Basta una querela e la tua tranquillità è finita. Entri in un meccanismo a tratti perverso. Sconosciuto, buio, senza via d'uscita. Incomprensibile.

E poi gli sciacalli che non aspettano altro per completare l'opera. Nessun rispetto. Solo fango. E' lui il cattivo. Il pregiudicato, il delinquente.

A noi invece sorgono tanti dubbi, tante incertezze. Nessuna sicurezza. Paura, ansia. E' come se si vivesse in un altro pianeta. Un'altra realtà. Tutto è cambiato, niente è più come prima. Serenità, felicità, affetti, tutto è messo in discussione. Solo una grande rabbia dentro e nel contempo una FEDE immensa pervade l'anima e ti dà la forza di andare avanti.

Vivere un'ingiustizia è quello che più di tremendo possa capitare ad una persona. Un dolore devastante, che ti fiacca. La preghiera l'unico e solo sfogo.

Un editorialista da quattro soldi, scrive di cosa serve all'Italia. Normalità. Di regole uguale per tutti. Di responsabilità. Di decisioni sagge. Poveretto, in che mondo vive. Forse in quello dei sogni. Della ipocrisia. Dell'opportunismo.

La GIUSTIZIA oggi è dolore. E' fango. E' paura. E' insicurezza. Noi la traduciamo in FEDE e preghiera. Riferimenti che ci danno la forza di andare avanti e credere in un mondo migliore.

Luigi Palamara

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