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E fu così, che Piero Sansonetti, direttore di 'Calabria Ora 'conquistò anche Reggio Calabria

Tiene banco, il dibattito itinerante sulla democrazia sospesa (relatori, Giuseppe Scopelliti, governatore della Calabria; Piero Sansonetti, direttore di ‘Calabria Ora’; Ilario Ammendolia, Gianpaolo Catanzariti, e Oreste Romeo, moderati brillantemente da Nino Coco) nei comuni sciolti per mafia. Compreso il Consiglio Comunale di Reggio Calabria. “Guardati e visti” come gli appestati del Lazzaretto manzoniano, gli scribacchini, pennivendoli, imbrattacarte, ficcanaso, pettegoli ed impiccioni, di solito ricevono solamente, solo e soltanto: spifferi al vetriolo; congetture al cianuro; vituperi e vilipendi alle ortiche
MA UN GIORNALISTA (PIERO SANSONETTI DIRETTORE DI ‘CALABRIA ORA’) RIESCE A STRAPPARE   UNA STANDING OVATION ALLA “LUNA RIBELLE”
Domenico Salvatore



Giornalista scomodo, seccante e fastidioso. Sebbene, il lider maximo D’Alema, affermi sul Corriere della Sera che “In Italia, la libertà di stampa non esiste; tutti i giornali appartengono a gruppi del potere economico, che li usano non per vendere, ma per attaccare o difendersi”. Ể la carta d’identità, comunque ben difficile da conquistare, perché devi cozzare contro il “Palazzo”; contro i potentati della Giustizia; contro i gruppi di pressione; contro la baronie militari; le signorie medico-sanitarie; le satrapie dell’alta burocrazia; la borghesia mafiosa; la zona grigia; la mafia dalle scarpe lucide; i  califfati della politica; le lobbies degl’industriali; l’oligarchia delle banche; l’aristocrazia degli armatori; la cricca clericale, in parte smantellata da Francesco I-Bergoglio. A parte la massoneria; i servizi deviati; i faccendieri; i maneggioni; i traffichini; i voltagabbana; i traditori della divisa e della toga e fauna similare; senza citare i vari P1, P2, P3, P4, Gladio, il Piano Demagnetize, il Piano Solo, il Golpe Borghese, Golpe Monti premier senza essere stato mai eletto di un Governo “tecnico”, con il cavallo di troia dello spread, Golpe delle multinazionali ecc.. E quando l’hai conquistato, questo pennacchio di ‘giornalista libero’, te la fanno pagare cara, pesare amara con una serie di… “moine, smancerie e sdolcinature”…macchina e motorino ammaccato o con i fanali rotti; la fiancata ammaccata; il parafango deformato; se non bruciati. Furti in casa, anche di armi; telefonate “strane”; lettere minatorie; consigli trasversali, sino all’aggressione fisica ed il furto dell’attrezzatura. Parallelamente attraverso una pratica ben oliata in tutti gl’ingranaggi, ti bloccano le “eventuali” risorse economiche istituzionali.

Ed agli ‘amici degli amici’, impongono il black-out della pubblicità privata; gli strani rinvii a giudizio ecc.. Quel c… e b…di giornalista, deve finire nella m…. L’alternativa è, di finire al guinzaglio come il cagnolino del padrone. La ‘prigione dorata’, per ora. Un altro “galoppino” dell’ampia e selezionata scuderia di cui vantarsi nella cene luculliane o nei pranzi pantagruelici; se non…di lavoro. Un giannizzero, tutto doveri e niente diritti. Uno schiavetto ben indottrinato, che in nome di un tozzo di pane nero, si beve il cervello o lo porta all’ammasso. Poco meno di un fattorino con il paraocchi dei cavalli, portaordini e portaborse. Un eunuco della carta stampata ed on line inoffensivo, da umiliare alla prima occasione utile. Homo homini lupus. Resisti, nonostante tutto alle angherie, alle vessazioni, tormenti, soprusi ed oppressioni? Sopravvivi, con quel che passa il convento, come Lazzaro povero in terra? Ma, hai conquistato il dono più prezioso, che un mortale possa ricevere sulla Terra:la libertà di opinione, di pensiero di parola, di stampa, entro i limiti della verità e della moralità. “Il diritto di dire e di scrivere quello che penso e il diritto di ascoltare e di leggere quello che pensano gli altri” (Roberto Gervaso). Una pia ‘dottrina delle illusioni’ di foscoliana memoria.

Se non “Le illusioni perdute” di Honorè de Balzac, che racconta la potenza e i mali dell’editoria e del giornalismo, la commercializzazione della letteratura e la mercificazione delle idee e dello spirito umano. “A capizza, non ma lassu mentiri” dicevano: Cosimo Cristina, Mario Francesco, Mauro De Mauro, Pippo Fava, Giovanni Spampinato, Peppino Impastato, Mauro Rostagno, Beppe Alfano. Capitan Achab, pardon Piero Sansonetti , è rimasto lì impalato sulla ribalta, tetragono e monolitico, senza proferir parola per tutto il tempo del preambolo dell’appassionato ginecologo Nino Coco e del prologo del dinamico Oreste Romeo, mentre gli sguardi sinuosi ed indagatori della platea, in attesa messianica, lo invitavano e parlare. Ma il direttore di “Calabria Ora”, non ha risposto come Indro Montanelli a Silvio Berlusconi, quando gli propose di "ospitarlo" per l'eternità in un loculo del suo mausoleo…”Domine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum, sed tantun dic verbo et anima mea sanabitur; prima di affidare le sue cremate ceneri mortali al vento; diversamente da Salvatore Adamo che al vento, affidò la sua lacrima …”Affida una lacrima al vento/e nel deserto un fiore spunterà,/sarà un miraggio lo sento/ma sarà bello e ci credo già./

e da Elton John, che al vento affidò una candela…”e a me sembra che tu abbia vissuto la tua vita/ come una candela al vento/ che non sapeva mai a chi aggrapparsi/ quando cominciava a piovere/ e avrei voluto conoscerti/ ma ero solo un bambino/ la tua candela si è spenta molto prima/ di quanto non abbia mai fatto la tua leggenda/…”. Il vento fischia pure nell’Inno delle Brigate Garibaldi e partigiane…« Fischia il vento e infuria la bufera/scarpe rotte e pur bisogna andar/a conquistare la rossa primavera/dove sorge il sol dell'avvenir “/. Sansonetti, ha aspettato con pazienza certosina il suo turn-over e poi ha sciolto la sua proverbiale ‘serpentina’. Più che flagelli, scudisci, fruste, nerbi e sferze, stavolta, ha sganciato dalla sua rampa semovente, missili terra aria della serie Cruise, Pershing, Scud, Patriot, Nike Zeus, Minuteman, Atlas, Titan, Saber, Trident. In primis ha dichiarato la sua provenienza dal PCI. Niente di male, visto che a Palazzo Madama e Montecitorio, Destra e Sinistra, nell’ottica di un Governo di salute pubblica, stiano lavorando fianco a fianco. Che cosa ci fa, un direttore di giornale, dichiaratamente di sinistra, su un palco, dichiaratamente di destra? Ma in platea Renato Meduri senatore del MSI-Dn, uno dei “padri della Patria” ricordava i ‘simpatici scontri’ con il professore e sindaco, Italo Falcomatà, leader della “Primavera riggitana”, a cui è intitolato il Lungomare di Reggio Calabria. Rara avis in caelo, perché la memoria dell’uomo di solito è corta…memoria minuitur nisi eam exerceas.

Terribili scontri, nell’affollata sala consiliare, sotto l’occhio magico della telecamera mobile, che finivano sempre con la raucedine. In nome dell’ideologìa, si trascinavano sino alle ore piccole, l’un contro l’altro armato. Ma, quando si trattava di difendere la città, la provincia, la Calabria tutta, si mettevano da parte le ostilità, astio, rancore, acredine, ruggine e livore e si faceva quadrato, attorno ai bisogni ed alle necessità del popolo. Antesignani, degli odierni accordi romani. Sansonetti e Scopelliti, insieme sul palco, l’avreste mai immaginato? E nel pièd à terre, si sono  stretti la mano, anche. Ma dopo l’inciucio tra Centrodestra e Centrosinistra, nessuno grida più allo scandalo ed alla vergogna. Tranne il “Grillo parlante”, che non si lascia sfuggire occasione per mettere alla gogna ed alla berlina il Cavaliere: benché Bersani ed Epifani, non siano esenti da frecciatine al curaro. Sansonetti, faceva notare il “Fatto Quotidiano”, ha pure benedetto il papocchio Pd-Pdl, definiti partiti di centro, sulle colonne del giornale di Maurizio Belpietro (Libero)… “Sono molto preoccupato e deluso, per il fatto che le tre destre (Monti, Berlusconi e Bersani) abbiano vinto le elezioni e la quarta destra (GRillo) abbia monopolizzato l’opposizione e che di sinistra in Parlamento non ci sia più traccia alcuna. Ma non è che se uno è deluso può reagire ignorando la realtà”. Arrivando a tifare per Silvio Berlusconi al Quirinale.

Qualche pararazzo, nella dependance della “Luna Ribelle”, ha pure immortalato questo storico momento della stretta di mano. Ma nemmeno Madre Teresa di Calcutta, Giovanni XXIII°, San Suu Kyi, Ban Ki-Moon! Il Governatore, ha indossato i panni di Biagio Camagna. Un’arringa asciutta, secca e pungente…” Salvate il soldato Ryan!” (Il sindaco Demi Arena). Sansonetti, appoggia sulla spalla, il bazooka di John James Rambo, e spara a zero contro i carneadi ed i dottori azzeccagarbugli, ma anche contri i dottori dulcamara, che hanno fatto il pieno di foglie di loto e si sono dimenticati del più grande meridionalista dell’era moderna: il mitico professore Pasquino Crupi. Un bidone grosso così. La cultura cosiddetta ufficiale, si è bevuto il cervello o l’ha mandato all’ammasso? Tanto di cappello, di fronte al cippo in onore dell’esule di Caprera, ai piedi del Castello Aragonese; anch’esso meridionalista, in considerazione della liberazione dell’Italia Meridionale, con la celeberrima “Spedizione dei Mille”. Ma, nemmeno una parola sul professore Pasquino Crupi, che sull’argomento, ha dedicato tutta la sua vita ed una serie di libri, convegni, tavole rotonde e meeting. Il presidente del Parco, Bombino ( e lo stesso Sansonetti), seppur tradito dall’emozione ha letto un suo pensiero, sulla figura del leggendario personaggio.

La gratitudine e la riconoscenza non sono di questo mondo, d’accordo, ma non possiamo tollerare l’ignoranza e la malafede dei sibillini. Il direttore di “Calabria Ora”…” Piero Sansonetti (Roma, 29 maggio 1951) è un giornalista italiano. Il periodo de l'Unità. Piero Sansonetti, fonte Wikipedia, vanta nobili origini: è infatti, nipote del barone e letterato salentino, Girolamo Comi. Ha cominciato a lavorare a l'Unità nel 1975, prima come cronista, poi come notista politico e caporedattore. Dal 1990 al 1994 è stato vicedirettore e condirettore dello stesso giornale. Poi si è trasferito per un paio d'anni negli Stati Uniti, da dove è stato il corrispondente fino al 1996, quando è tornato in Italia per ricoprire nuovamente la carica di condirettore. Dal 1998 è inviato e commentatore, e si occupa soprattutto di politica italiana e di esteri. Direttore di Liberazione e rimozione dall'incarico. Dal 1º ottobre 2004 al 11 gennaio 2009 è direttore di Liberazione, il quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista, su volontà della dirigenza Bertinotti-Vendola. Sansonetti non è tuttavia iscritto al PRC. Il 12 gennaio 2009, a fronte di un buco di oltre tre milioni e mezzo di euro, è stato rimosso dalla carica di direttore del quotidiano dalla nuova maggioranza del Partito, uscita dal Congresso di Chianciano dell'estate 2008 e guidata dall'ex ministro Paolo Ferrero. A partire dal febbraio 2009 ha iniziato una collaborazione per il quotidiano Il Riformista.

Dal 24 luglio 2010 è direttore del quotidiano d'informazione regionale Calabria Ora. Nell'Ottobre 2010 rimane coinvolto in uno scandalo che colpisce l'opinione pubblica ed il mondo del giornalismo: il giornale da lui diretto licenzia Lucio Musolino, giornalista che si è occupato negli anni di inchieste scottanti sulla 'ndrangheta e che aveva denunciato rapporti tra l'organizzazione mafiosa ed il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti. Musolino verrà reintegrato con una sentenza del giudice del lavoro nel Marzo 2011. Gli Altri. Chiusa l'esperienza di Liberazione ha lavorato alla nascita di un nuovo quotidiano di sinistra, Gli Altri, che ha una tiratura di circa 30-40.000 copie. Dopo due numeri zero, il primo dei quali distribuito a Roma il 4 aprile 2009 in occasione della manifestazione nazionale della CGIL "Futuro si, indietro no", il numero 1 è uscito il 12 maggio 2009. Da dicembre 2009 la testata da quotidiana è divenuta settimanale per ragioni di bilancio. Critiche al sistema editoriale. Sansonetti ha denunciato la profonda fragilità del sistema dell'informazione in Italia. La televisione, secondo lui, è lottizzata dai principali partiti politici, PD e PDL, mentre la carta stampata è in mano a tre grandi gruppi di riferimento: Il Giornale di proprietà della famiglia di Silvio Berlusconi, Il Corriere della Sera controllato da RCS e il gruppo L'Espresso di Carlo De Benedetti.

Alcune posizioni filogovernative e aspramente critiche nei confronti della magistratura e dell'opposizione, nonché la partecipazione a varie puntate di "Porta a Porta" , hanno provocato un vivo dibattito nelle testate giornalistiche di centro-sinistra del panorama editoriale italiano, in cui è stato accusato di collaborazionismo e funzionalità alla causa berlusconiana”. A noi, Sansonetti, ha dato ben altra impressione. Quella, per intenderci di un giornalista libero, autonomo ed indipendente. Per non dire scomodo. Ci è sembrato che nessuno dei suoi “compagni”, sia riuscito a mettergli la cavezza intorno al collo. “Ha da  passà 'a nuttata” si è detto anche quando gli pseudo-compagni, gli hanno fatto la fronda. Un po’, per invidia e gelosia. Un po’, perché vorrebbero “controllarlo” se non gestirlo, a loro immagine e somiglianza; se non, a loro uso e consumo. Galeotta fu quella lettera…”Carissimi, mi dispiace molto, ma non sarò alla vostra iniziativa di venerdì. Anche se so benissimo che l’avevamo concordata insieme. Non ci sarò per una ragione molto semplice: tutti i miei amici, i miei compagni, i miei fratelli - tutti, proprio tutti - mi hanno detto in queste ultime ore che non devo andare. Sapete, a me piace fare le battaglie minoritarie. Non sono mai stato in maggioranza in vita mia. Però, una cosa è essere minoranza, anche piccola minoranza, una cosa diversa è sentirsi assolutamente solo.

Penso che talvolta bisogna avere l’umiltà di pensare: «Forse sono io che sbaglio». E di considerare l'ipotesi che l’anticonformismo, quando è assolutamente isolato, diventa goliardia. Carissimi, mi dispiace per i danni che vi creo con questa mia decisione così tardiva. Ma è inevitabile. Per me è una sconfitta: in politica esistono le sconfitte, anche se in genere le si nega. Resto convinto che il dialogo sia l'unica forma civile di rapporto tra esseri umani. Il dialogo con tutti. Tutti. Penso che prima o poi riusciremo a riprendere il dialogo anche con Voi.Vi faccio gli auguri di buon lavoro. In bocca al lupo.Piero Sansonetti. Il direttore di “Calabria Ora”, non guarda in faccia proprio nessuno e tiene la schiena dritta come hanno suggerito Giovanni Paolo II e Carlo Azeglio Ciampi…da Gli altri, la sinistra quotidiana 5 Agosto 2013 Piero Sansonetti, “Sentenza Mediaset, è monarchia giudiziaria. Magistratura talebana stende Silvio e la politica”,  : “Sansonetti, quei magistrati "talebani" che hanno punito Berlusconi (...) Non so se avete notato la coreografia. I giudici della Cassazione hanno violato tutti i protocolli, hanno chiamato i giornalisti ad assistere allo show, hanno alimentato ore e ore di diretta televisiva all’americana. Perché lo hanno fatto? Per dare visibilità e per spettacolarizzare la sentenza e la propria affermazione di potere.

Alla Cassazione non è sfuggito il fatto che la condanna di Berlusconi - assolutamente discutibile sul piano giuridico – rappresentava anche sul piano simbolico la sconfitta e l’umiliazione della politica. E non hanno voluto in nessun modo nascondere questo aspetto. Da oggi il potere della magistratura non ha più nemici. La Procura di Milano potrà decidere i termini della carcerazione domiciliare di Berlusconi, impedirgli o no di avere colloqui politici, di parlare la telefono, di fare interviste o dichiarazioni. Lo hanno tecnicamente e fisicamente nelle loro mani. Per la destra è una sconfitta storica e devastante. E la sinistra non avrà altra scelta che allinearsi ai Travaglio, ai Flores e ai sacerdoti della magistratura , inchinarsi, e perderà qualunque autonomia e i suoi nuovi poteri saranno tutti – come si diceva una volta – “per graziosa concessione del re”.E già: c’è un nuovo re, a 65 anni dal referendum che sconfisse Umberto, e questo nuovo monarca è il potere giudiziario. Il quale, al suo interno, ha visto l’ascesa e poi la completa vittoria della sua componente – come dire - ”religiosa”. Composta da quei magistrati che profondamente e in buona fede ritengono di avere avuto un mandato da Dio: punire Berlusconi. Di questa visione “sacra” della giustizia terrena, nessuno in questi anni si è reso conto. Lo stesso Berlusconi è stato convinto di potersi giocare sul tavolo della politica la sua partita con i giudici.

Era convinto che la Magistratura avesse un disegno, e che si poteva smontare questo disegno. Ma la magistratura non aveva nessun disegno: aveva una missione, una “visione” superiore, una spinta talebana, che non può essere contenuta con nessuna battaglia politica.” Nel libro “La sinistra è di destra” Sansonetti, spiega le ragioni di una crisi d’identità della Sinistra: nessuna idea espressa negli ultimi anni sembra diversa da quelle della destra;non si tratta di una generale caduta delle ideologie: è un problema solo italiano, frutto di cinquant’anni in cui la sinistra si è disinteressata della riflessione politica dedicandosi a una “stalinista” quanto inutile corsa al potere, alleandosi con entità esterne alla propria vocazione – da Moro alle Brigate rosse, da Blair alla magistratura – per nascondere il proprio vuoto di idee e scegliendo di affidarsi a leader destinati a regalare il Paese a Berlusconi. Attraverso retroscena inediti, riflessioni provocatorie e perfidi ritratti dei dirigenti degli ultimi cinquant’anni, Sansonetti, dopo aver vissuto in prima persona la delusione di questa deriva, porta alla luce i mali storici del nostro riformismo: l’incapacità di governare, l’inadeguatezza nell’elaborare una nuova visione politica, il rifiuto di misurarsi con la propria storia.”


Il giornalista Luigi Palamara, in altra parte del giornale, ha  riconosciuto i meriti di Piero Sansonetti (Premio “Pericle d’oro” per il giornalismo), che sottoscriviamo. Era ben difficile, riscuotere un seppur singolo timido applauso, in questo contesto storico, in questa piazza di centrodestra e con un giornalista di sinistra, che dirige un giornale di sinistra. Invece è accaduto un miracolo delle noci. Bordate di applausi spontanei ed a scena aperta e cori da stadio. Sansonetti, incredulo, emozionato e confuso, forse lipperlì, avrebbe voluto indossare gli stivali delle sette leghe o l’anello di Gige. Ma poi si è convinto a rimanere. Anche perché, gli applausi fioccavano come la neve a Courmayeur. Strette di mano, pacche, applausi, abbracci, pose per la fotografia-ricordo, ammiccamenti, congratulation. Troppa grazia Sant’Antonio! Serviva il classico pizzicotto sull’avambraccio e chiedersi:sogno o son desto? E fu così, che l’odiato giornalista venuto da lontano, che aveva rovesciato palate di fango, contro gli amministratori di centrodestra, conquistò l’affetto e la stima della piazza di Reggio Calabria. Non è per effetto del “volemose bbbene!”, ma per le sue idee, la sua opinione, il suo pensiero; la sua serietà personale e professionale. Soprattutto per il suo coraggio di giornalista “veramente” libero. Un raro esempio da additare alle generazioni future. Questa è la nostra opinione, sic et simpliciter, per carità. Non era facile, salire su quel palco, che “scottava” come il magma nella Valle del Bove, di fronte ad una platea così numerosa e qualificata.  Un’impresa alla Giasone. Da domani “Calabria Ora”, sarà guardato con maggiore simpatia e stima accresciuta.

 E siamo certi, che il numero delle copie, aumenterà in maniera considerevole. Sansonetti ritiene, in buona sostanza che la democrazia si stia avvitando su se stessa; che stia vincendo l’etica; la moralità, nuovi cavalli di troia del potere. Giustizia e legalità tuttavia sono…nemiche. Ed è preoccupato del fatto che il potere economico, abbia messo sotto, il potere politico. Il Sud è più forte nella cultura… il Nord nell’economia. Nella Repubblica, Platone mette la storia dell'anello di Gige in bocca a suo fratello Glaucone, che lo usa per dimostrare che nessun uomo è così virtuoso da poter resistere alla tentazione di fare azioni anche terribili, se gli altri, non lo possono vedere. Partendo da questo, Glaucone, arriva a dire, che la moralità è solo una costruzione della società, che l'uomo rispetta per paura delle conseguenze e delle sanzioni. Una volta che queste sono eliminate, quando nessuno può vedere ciò che fai, la morale viene meno, e l'uomo si rivela per quello che è in realtà.  Domenico Salvatore

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