2 AGOSTO, XXXIII ANNIVERSARIO: INTERVENTO DEL MINISTRO PER GLI AFFARI
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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 347 69 11 862
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REGIONALI GRAZIANO DELRIO
Trasmettiamo intervento del Ministro per gli Affari Regionali e le
Autonomie Locali, Graziano Delrio, tenuto questa mattina nella Sala del
Consiglio comunale di Bologna in occasione del XXXIII anniversario della
strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
"Signor Sindaco Virginio Merola, mi rivolgo a lei innanzitutto, al Sindaco
della città squarciata dalla bomba 33 anni fa e in lei desidero salutare
tutti voi, in particolare tutti i familiari delle vittime della strage di
Bologna, insieme a tutti i cittadini e alle cittadine di Bologna.
I familiari delle vittime vedono nell'Onorevole Paolo Bolognesi, il
presidente dell'Associazione, un testimone e un combattente, lo abbiamo
sentito anche adesso dalle sue parole così vibranti, che spronano il
Governo e il Parlamento a cercare via via le risposte che state attendendo
da troppo tempo.
Permettetemi di salutare tutte le autorità presenti, in primo luogo la
presidente della Provincia, Beatrice Draghetti, il presidente della
Regione, Vasco Errani, il signor Prefetto, Angelo Tranfaglia, tutti i
parlamentari, i consiglieri, i Sindaci che vedo qui riuniti.
Sapete che la concomitanza del Consiglio dei Ministri non ha consentito al
Presidente del Consiglio, Enrico Letta, di essere qui. Ho quindi ricevuto
con commozione e responsabilità l'incarico di rappresentare in questa sede
il Governo, in questa città che sento così vicina, in questa sala che è il
cuore della vita civica.
Questa presenza del Governo oggi vuole essere sincera, vera insieme a voi,
qui davanti al Paese a condividere il desiderio di riscatto da una pagina
così forte di dolore, un riscatto che vuole partire, come avete
opportunamente scelto, dai volti, dai nomi, dalle storie delle 85 persone
che sono state uccise in quel giorno.
La Repubblica Italiana è stata ferita a morte il 2 agosto del 1980. La
Repubblica, che io credo sia ognuno di noi impegnato per il bene comune,
nel fare il suo mestiere, nel condurre la sua vita, nel rispetto degli
altri, ha avuto una lacerazione di cui poteva morire quel giorno. Poteva
morire, perché ciò che non poteva accadere è accaduto: con gli 85 morti
uccisi senza un motivo, e i 200 feriti senza un motivo, la Repubblica della
vita civile poteva morire e qualcuno voleva morisse. Questo era
l'obiettivo.
Per quei morti, per quella vertigine, noi siamo qui oggi insieme a
ricordare ciò che è stato e ciò che non è stato un fatto isolato, come
avete opportunamente ricordato voi, penso all'Italicus, a Ustica e ad
affermare insieme che la strada della verità dei fatti va sempre percorsa
fino in fondo.
Non dobbiamo avere paura della verità: la verità ci rende liberi, la
conoscenza dei fatti ci rende liberi.
E' l'esperienza di tanti altri Paesi, come un paese che io amo molto, il
Sudafrica che è stato percorso da odio, da violenze inaudite e ha ritrovato
una strada di riconciliazione conoscendo la verità. Perché la verità non è
vendetta, è desiderio di giustizia ed è il seme per la rinascita della vita
civile.
Quello stesso giorno, nei gesti di pietà e di cura della città di Bologna,
però, la Repubblica che doveva morire ha ripreso un filo di vita.
L'ha ripreso anche nella determinazione e nella tenacia di chi si è messo
al lavoro per vedere riconosciuta, appunto, la verità, in chi non ha
rinunciato a ricostruire e a ridare il senso alla convivenza, a sconfiggere
la paura, a chiedere che ci fosse giustizia. In quelle azioni, in quelle
persone, in quella vostra speranza, la Repubblica ha ripreso forza. E anche
in chi non ha rinunciato a prendere la parola rispetto allo Stato e a
impegnarsi, a pretendere che lo Stato fosse e sia tuttora presente.
Ecco, grazie a voi, la Repubblica si è rialzata in piedi, con dignità.
Avete tenuto fede, cittadini bolognesi e familiari delle vittime, a quanto
ha detto il sindaco Renato Zangheri ai funerali: la vita prevalga sulla
morte.
Vi siete strappati dalla pelle la volontà di far vivere la Repubblica
quando tutto sembrava vi fosse contro, anche lo Stato, anche la giustizia.
Per questo la Repubblica oggi vi deve molto. Perché dopo questa che è stata
una strage fascista, nel suo pensiero, nella sua totale negazione della
democrazia, la Repubblica vi deve molto perché avete ridato speranza.
Deve a Bologna la compassione con cui si è assunta il carico morale di
ricordare oggi tutte le vittime di tutte le stragi.
La Repubblica vi deve oggi la saggia intuizione di volere cambiare il
segno, di pronunciare oggi i nomi di tutte le vittime in quanto persone,
una a una, nome e cognome, nelle strade della città intitolate
simbolicamente a loro.
Quel giorno a Bologna c'eravamo tutti noi. Nei giorni del terrore ciascuno
ricorda dove era e chi non c'era, chi non era nato, ha inciso nella sua
biografia di italiano il 2 agosto 1980. Da oggi tutti noi italiani mandiamo
a memoria Angela Fresu, Luca Mauri, Eckhardt Mader, Sonia Burri, Cesare
Fresa, Manuela Gallon, Marina Trolese e ricordiamo le loro semplici storie
di persone normali, di semplici cittadini. Ricordiamo con una litania dolce
quelle persone comuni, che sono ed erano la sostanza di questo Paese e che
quel giorno hanno avuto un crudele appuntamento non con la fatalità, ma con
l'odio.
Oggi siamo qui anche per dire a che punto siamo in questo lento, ma
costante rialzarci in piedi, perché non siamo ancora arrivati alla verità.
Dobbiamo ricordare il vostro impegno eccezionale con l'Associazione, nella
persona di Bolognesi, ma in tutti voi. Sappiamo che resta aperta, grande
come una montagna, la domanda sui mandanti, la domanda più oscura che ad
oggi non ha ancora una risposta. Non per questo si può, né si deve,
rinunciare. Ripeto: non c'è democrazia senza verità e giustizia. E la
nostra ragione di stato è la verità. La ragione di stato di questo governo
deve essere la verità.
In questi anni, passo dopo passo, con molta pazienza, alcuni risultati sono
stati ottenuti, penso alla digitalizzazione degli archivi, penso al Disegno
di Legge sul reato di depistaggio che è stato depositato alla Camera e che
può dare nuova forza. Il Parlamento agirà nella sua libertà, ma credo che
questa iniziativa della legge sul reato di depistaggio non possa che essere
vista con favore e anche con adesione dal Governo. Condividendo il fatto
che chi, in ruolo di fedele servitore dello Stato, ha deviato informazioni
utili, compie davvero un reato specifico.
Lo scorso anno, poi, il Ministro Cancellieri qui aveva preso un impegno,
che è stato onorato, quello di risolvere alcuni dei problemi legati ai
risarcimenti. Il Commissario ha fatto un lavoro serio, puntuale. Noi oggi
dobbiamo dare un'ulteriore risposta rispetto a questo punto. Contiamo di
garantire, lo dico garantendo il mio impegno personale oltre che quello del
Presidente del Consiglio, l'inserimento nel prossimo Decreto sicurezza del
provvedimento relativo a questi risarcimenti. Anche ieri sono stato a lungo
al telefono con il Viceministro Bubbico e con il Ministro del Lavoro
Giovannini, attendiamo il responso dell'Economia, ma in poche settimane, al
massimo in pochi mesi, risolveremo questo problema. E questo è l'impegno
che ci prendiamo, anche se ancora non ho i contorni precisi.
In una giornata come oggi non mi è consentito parlare di una buona notizia,
perché nessuna buona notizia è possibile in un giorno come oggi. Però,
credo che dobbiamo onorare gli impegni che prendiamo e non dobbiamo fare
promesse che non siamo in grado di mantenere e quindi possiamo
sommessamente dire che finalmente va a compimento un atto dovuto, un
concreto riconoscimento per le famiglie delle vittime e dei feriti.
Un primo passo, un altro passo viene compiuto su una strada che è ancora
lunga, ma credo possiamo continuare a percorrere insieme con rinnovata
fiducia: i cittadini comuni, le istituzioni locali, lo Stato, la Repubblica
tutta insieme. Una Repubblica che oggi abbraccia forte, con riconoscenza,
la città di Bologna.
Trasmettiamo intervento del Ministro per gli Affari Regionali e le
Autonomie Locali, Graziano Delrio, tenuto questa mattina nella Sala del
Consiglio comunale di Bologna in occasione del XXXIII anniversario della
strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
"Signor Sindaco Virginio Merola, mi rivolgo a lei innanzitutto, al Sindaco
della città squarciata dalla bomba 33 anni fa e in lei desidero salutare
tutti voi, in particolare tutti i familiari delle vittime della strage di
Bologna, insieme a tutti i cittadini e alle cittadine di Bologna.
I familiari delle vittime vedono nell'Onorevole Paolo Bolognesi, il
presidente dell'Associazione, un testimone e un combattente, lo abbiamo
sentito anche adesso dalle sue parole così vibranti, che spronano il
Governo e il Parlamento a cercare via via le risposte che state attendendo
da troppo tempo.
Permettetemi di salutare tutte le autorità presenti, in primo luogo la
presidente della Provincia, Beatrice Draghetti, il presidente della
Regione, Vasco Errani, il signor Prefetto, Angelo Tranfaglia, tutti i
parlamentari, i consiglieri, i Sindaci che vedo qui riuniti.
Sapete che la concomitanza del Consiglio dei Ministri non ha consentito al
Presidente del Consiglio, Enrico Letta, di essere qui. Ho quindi ricevuto
con commozione e responsabilità l'incarico di rappresentare in questa sede
il Governo, in questa città che sento così vicina, in questa sala che è il
cuore della vita civica.
Questa presenza del Governo oggi vuole essere sincera, vera insieme a voi,
qui davanti al Paese a condividere il desiderio di riscatto da una pagina
così forte di dolore, un riscatto che vuole partire, come avete
opportunamente scelto, dai volti, dai nomi, dalle storie delle 85 persone
che sono state uccise in quel giorno.
La Repubblica Italiana è stata ferita a morte il 2 agosto del 1980. La
Repubblica, che io credo sia ognuno di noi impegnato per il bene comune,
nel fare il suo mestiere, nel condurre la sua vita, nel rispetto degli
altri, ha avuto una lacerazione di cui poteva morire quel giorno. Poteva
morire, perché ciò che non poteva accadere è accaduto: con gli 85 morti
uccisi senza un motivo, e i 200 feriti senza un motivo, la Repubblica della
vita civile poteva morire e qualcuno voleva morisse. Questo era
l'obiettivo.
Per quei morti, per quella vertigine, noi siamo qui oggi insieme a
ricordare ciò che è stato e ciò che non è stato un fatto isolato, come
avete opportunamente ricordato voi, penso all'Italicus, a Ustica e ad
affermare insieme che la strada della verità dei fatti va sempre percorsa
fino in fondo.
Non dobbiamo avere paura della verità: la verità ci rende liberi, la
conoscenza dei fatti ci rende liberi.
E' l'esperienza di tanti altri Paesi, come un paese che io amo molto, il
Sudafrica che è stato percorso da odio, da violenze inaudite e ha ritrovato
una strada di riconciliazione conoscendo la verità. Perché la verità non è
vendetta, è desiderio di giustizia ed è il seme per la rinascita della vita
civile.
Quello stesso giorno, nei gesti di pietà e di cura della città di Bologna,
però, la Repubblica che doveva morire ha ripreso un filo di vita.
L'ha ripreso anche nella determinazione e nella tenacia di chi si è messo
al lavoro per vedere riconosciuta, appunto, la verità, in chi non ha
rinunciato a ricostruire e a ridare il senso alla convivenza, a sconfiggere
la paura, a chiedere che ci fosse giustizia. In quelle azioni, in quelle
persone, in quella vostra speranza, la Repubblica ha ripreso forza. E anche
in chi non ha rinunciato a prendere la parola rispetto allo Stato e a
impegnarsi, a pretendere che lo Stato fosse e sia tuttora presente.
Ecco, grazie a voi, la Repubblica si è rialzata in piedi, con dignità.
Avete tenuto fede, cittadini bolognesi e familiari delle vittime, a quanto
ha detto il sindaco Renato Zangheri ai funerali: la vita prevalga sulla
morte.
Vi siete strappati dalla pelle la volontà di far vivere la Repubblica
quando tutto sembrava vi fosse contro, anche lo Stato, anche la giustizia.
Per questo la Repubblica oggi vi deve molto. Perché dopo questa che è stata
una strage fascista, nel suo pensiero, nella sua totale negazione della
democrazia, la Repubblica vi deve molto perché avete ridato speranza.
Deve a Bologna la compassione con cui si è assunta il carico morale di
ricordare oggi tutte le vittime di tutte le stragi.
La Repubblica vi deve oggi la saggia intuizione di volere cambiare il
segno, di pronunciare oggi i nomi di tutte le vittime in quanto persone,
una a una, nome e cognome, nelle strade della città intitolate
simbolicamente a loro.
Quel giorno a Bologna c'eravamo tutti noi. Nei giorni del terrore ciascuno
ricorda dove era e chi non c'era, chi non era nato, ha inciso nella sua
biografia di italiano il 2 agosto 1980. Da oggi tutti noi italiani mandiamo
a memoria Angela Fresu, Luca Mauri, Eckhardt Mader, Sonia Burri, Cesare
Fresa, Manuela Gallon, Marina Trolese e ricordiamo le loro semplici storie
di persone normali, di semplici cittadini. Ricordiamo con una litania dolce
quelle persone comuni, che sono ed erano la sostanza di questo Paese e che
quel giorno hanno avuto un crudele appuntamento non con la fatalità, ma con
l'odio.
Oggi siamo qui anche per dire a che punto siamo in questo lento, ma
costante rialzarci in piedi, perché non siamo ancora arrivati alla verità.
Dobbiamo ricordare il vostro impegno eccezionale con l'Associazione, nella
persona di Bolognesi, ma in tutti voi. Sappiamo che resta aperta, grande
come una montagna, la domanda sui mandanti, la domanda più oscura che ad
oggi non ha ancora una risposta. Non per questo si può, né si deve,
rinunciare. Ripeto: non c'è democrazia senza verità e giustizia. E la
nostra ragione di stato è la verità. La ragione di stato di questo governo
deve essere la verità.
In questi anni, passo dopo passo, con molta pazienza, alcuni risultati sono
stati ottenuti, penso alla digitalizzazione degli archivi, penso al Disegno
di Legge sul reato di depistaggio che è stato depositato alla Camera e che
può dare nuova forza. Il Parlamento agirà nella sua libertà, ma credo che
questa iniziativa della legge sul reato di depistaggio non possa che essere
vista con favore e anche con adesione dal Governo. Condividendo il fatto
che chi, in ruolo di fedele servitore dello Stato, ha deviato informazioni
utili, compie davvero un reato specifico.
Lo scorso anno, poi, il Ministro Cancellieri qui aveva preso un impegno,
che è stato onorato, quello di risolvere alcuni dei problemi legati ai
risarcimenti. Il Commissario ha fatto un lavoro serio, puntuale. Noi oggi
dobbiamo dare un'ulteriore risposta rispetto a questo punto. Contiamo di
garantire, lo dico garantendo il mio impegno personale oltre che quello del
Presidente del Consiglio, l'inserimento nel prossimo Decreto sicurezza del
provvedimento relativo a questi risarcimenti. Anche ieri sono stato a lungo
al telefono con il Viceministro Bubbico e con il Ministro del Lavoro
Giovannini, attendiamo il responso dell'Economia, ma in poche settimane, al
massimo in pochi mesi, risolveremo questo problema. E questo è l'impegno
che ci prendiamo, anche se ancora non ho i contorni precisi.
In una giornata come oggi non mi è consentito parlare di una buona notizia,
perché nessuna buona notizia è possibile in un giorno come oggi. Però,
credo che dobbiamo onorare gli impegni che prendiamo e non dobbiamo fare
promesse che non siamo in grado di mantenere e quindi possiamo
sommessamente dire che finalmente va a compimento un atto dovuto, un
concreto riconoscimento per le famiglie delle vittime e dei feriti.
Un primo passo, un altro passo viene compiuto su una strada che è ancora
lunga, ma credo possiamo continuare a percorrere insieme con rinnovata
fiducia: i cittadini comuni, le istituzioni locali, lo Stato, la Repubblica
tutta insieme. Una Repubblica che oggi abbraccia forte, con riconoscenza,
la città di Bologna.
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