2 AGOSTO, XXXIII ANNIVERSARIO: INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA,
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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 347 69 11 862
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LAURA BOLDRINI
Trasmettiamo l'intervento del Presidente della Camera dei Deputati, Laura
Boldrini, tenuto in Piazzale Medaglie d'Oro, in occasione della
commemorazione del XXXIII anniversario della strage alla stazione del 2
agosto 1980.
"Buon giorno a tutte e a tutti.
Ringrazio il Sindaco Virginio Merola e l'onorevole Paolo Bolognesi,
Presidente dell'Associazione dei Familiari, per l'invito che mi è stato
rivolto a partecipare a questo incontro. Rivolgo un caloroso saluto al
Ministro Delrio, al Presidente Errani, alla Presidente della Provincia
Beatrice Draghetti, alle altre autorità presenti e a tutti voi che avete
scelto di partecipare a questo momento di ricordo. Voglio dire subito che
non sono venuta qui, oggi, per offrire parole di circostanza. Sono qui per
esprimere la mia solidarietà e la mia vicinanza alle vittime, alle loro
famiglie, ai sopravvissuti, all'intera comunità bolognese. E voi sapete
bene che per me la parola solidarietà ha un significato vero e profondo.
Fin dai primi giorni di lavoro come Presidente della Camera dei deputati,
ho cercato di farmi interprete della domanda di giustizia che sale da tanti
luoghi che nel nostro Paese sono stati feriti dalla strategia del terrore.
L'ho fatto celebrando il 25 Aprile a Milano e il Primo Maggio a Portella
della Ginestra, l'ho fatto a Palermo in occasione dell'anniversario della
strage di Ustica. Dopo tanti anni, e con il sangue versato di centinaia di
persone, siamo ancora costretti a chiedere che sia rimosso ogni velo su
quegli eventi e sui registi di quella strategia. Sembra incredibile. Eppure
è così.
E' così anche per Bologna. La giustizia ha individuato e condannato gli
esecutori. Non ancora i mandanti, i burattinai, gli strateghi, quelli che
hanno pensato la carneficina.
La strage di Bologna fu un evento terribile, che ha sconvolto la vita
delle centinaia di persone che ne soffrirono in modo diretto. Ma è stato un
evento che ha lacerato in profondità anche le istituzioni democratiche,
portandone alla luce ancora una volta le inadeguatezze, le inadempienze, le
debolezze, la pervasività di zone oscure, infiltrazioni, ambiguità,
doppiezze. Una ferita ancora aperta e dolorosa per coloro che hanno a cuore
la vita democratica di questo paese. Questo vale certamente per tutti,
senza distinzioni di età, ma é soprattutto vero per la mia generazione, per
tutti coloro che vennero colti da questo evento proprio all'inizio della
loro vita adulta, quando le esperienze lasciano tracce più profonde.
Quella mattina ero qui a Bologna. Giovane studentessa marchigiana in cerca
di un alloggio in affitto. E ricordo lo sgomento e il dolore della città.
Eravamo forse ancora troppo giovani per comprendere appieno il significato
di Piazza Fontana (1969), dell'Italicus (1974) o di Piazza della Loggia
(1974), e fummo trascinati a forza dentro l'età della consapevolezza da tre
eventi tragici e ancora oggi circondati da ombre e misteri: il rapimento e
l'uccisione di Aldo Moro (1978), la strage di Ustica (1980) e quella di
Bologna.
Penso che tra le tante ragioni che hanno portato alla attuale crisi di
legittimità delle nostre istituzioni e al distacco crescente di gran parte
dei cittadini dalla partecipazione democratica attiva, ci sia anche questa
incapacità di fare chiarezza fino in fondo, di dirsi tutto, di produrre
verità e quindi di restituire completa giustizia, la giustizia che ancora
non abbiamo. Come si fa, in queste condizioni, a innamorarsi delle
istituzioni?
Chiarezza, trasparenza, in primo luogo per le vittime, per gli 85 innocenti
ai quali è stata troncata la vita. Per i loro familiari e per i feriti
sopravvissuti, che negli anni non hanno smesso di chiedersi che senso dare
alla loro sofferenza - poco fa ho visto una ragazza che piange in silenzio
dall'inizio della cerimonia. Ma anche per noi, come cittadini responsabili
di questa Repubblica democratica.
Per questo vorrei ringraziare l'Associazione dei familiari delle vittime -
grazie, on. Bolognesi, per l'impegno incessante profuso in tutti questi
anni - e garantire che continuerò a seguire, come ho fatto fin qui,
l'obiettivo della piena attuazione della legge 206 a favore delle vittime
del terrorismo e delle stragi. Considero molto positivo, a questo
proposito, il chiaro impegno assunto poco fa in Consiglio Comunale dal
Ministro Delrio. Grazie Ministro, grazie dell'impegno, perché i risultati
si ottengono in sinergia.
Lidia Secci, la moglie di Torquato, primo presidente dell'Associazione, ha
detto in una intervista che "Le vittime sono scomode". É vero, signora
Secci - venga qui vicino a me - le verità sono scomode per tutti coloro che
preferirebbero voltare pagina e rifugiarsi nell'indifferenza. Scomodi sono
i morti che, con la brutalità irrevocabile della loro stessa morte, non
smettono di chiederne ragione a noi vivi. Scomodi i sopravvissuti, i
familiari, gli amici, che danno voce alla loro domanda di verità. A loro
dico : grazie per essere così scomodi! Continuate ad essere scomodi,
dobbiamo tutti essere scomodi! Grazie per aver convertito il vostro dolore
in responsabilità, passione civile, vigilanza democratica. Grazie per
aiutarci a non dimenticare. Potevate chiudervi nell'odio, e non l'avete
fatto. La storia di questa tragica vicenda rende difficile e scomodo il mio
ruolo, salire su questo palco per rappresentare istituzioni che molti dei
presenti percepiscono come una "controparte inadempiente". Sarebbe strano
il contrario. Non mi scandalizza, né potrei dar loro torto.
Per me, deve essere chiaro, aver ricevuto il vostro invito è stato un
grande onore, un attestato di stima di cui vi sono profondamente grata. È
cosa diversa dal dover andare. Sono orgogliosa di essere qui, e ora non ho
più paura di questa piazza.
Nel rileggere le parole pronunciate da Torquato Secci e Paolo Bolognesi
nelle 32 commemorazioni che hanno preceduto quella di oggi, si ritrovano,
anno dopo anno, forti critiche alle istituzioni : la denuncia incessante di
inefficienze, ritardi, silenzi, depistaggi, di promesse incompiute, di
falsità e di inaccettabili inviti a "portare pazienza". Ma è altrettanto
doveroso ricordare che nelle istituzioni vi sono state anche persone che
hanno lottato con forza per aprire il cammino alla verità. Voglio ricordare
qui l'opera meritoria svolta per oltre 13 anni, a partire dal 1988, dalla
Commissione Stragi sotto la presidenza di Libero Gualtieri e poi di
Giovanni Pellegrino, che hanno indagato, hanno aperto la strada. Non
possiamo inoltre dimenticare il lavoro di magistrati rigorosi ai quali
dobbiamo i risultati fin qui raggiunti per accertare le responsabilità. Uno
per tutti: il giudice Mario Amato, ucciso dai Nar proprio perché aveva
svelato trame e misteri dell'eversione nera. E c'è un altro nome che voglio
fare oggi, quello di Tina Anselmi, una donna tenace e coraggiosa che
diresse con grande impegno, senza riguardi per nessuno se non per il suo
senso delle istituzioni, la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2,
voluta da un'altra donna, l'allora Presidente della Camera Nilde Iotti.
Dobbiamo essere obiettivi, dobbiamo dire che anche il lavoro compiuto da
queste commissioni parlamentari ha dato un grande contribuito ad avvicinare
la verità, e merita il nostro più alto riconoscimento. Ma che cosa ci hanno
detto queste inchieste parlamentari? Ci hanno detto che fin dalla fine
degli anni sessanta, e poi per tutto il decennio successivo e ancora oltre,
l'eversione neofascista organizzò, con la complicità di settori deviati
degv cc c li apparati dello Stato, una vera e propria strategia con
l'obiettivo di terrorizzare la popolazione italiana e suscitare così una
domanda d'ordine e di svolta autoritaria, perché se c'è caos si richiede
più ordine! Temevano la vittoria delle istanze di progresso e di libertà
che proprio in quegli anni spingevano alla partecipazione attiva migliaia
di giovani, di donne e di lavoratori. Io me la ricordo Bologna, in quegli
anni si scendeva in piazza. E questo metteva paura: bisognava metterci un
punto, bisognava bloccare quella spinta libertaria. La strage di Bologna fu
l'evento forse più drammatico di questa strategia. Per il numero dei morti
e dei feriti e per le modalità spietate con cui fu messa in atto.
Ma Bologna è anche il racconto di Milano, di Brescia, dei cieli di Ustica,
di Capaci e di via D'Amelio, della strage del rapido 904. Ma guardatele,
queste vicende! Sono tutte legate, sullo sfondo c'è sempre la paura. E' la
storia di un Paese che ha collezionato molte colpe ma ha conosciuto pochi,
pochissimi colpevoli. Dove, dove sono? Ecco, a questa impunità non
possiamo, non dobbiamo rassegnarci. Non possiamo accettare che su questi 85
morti, e sugli 81 dell'aereo precipitato a Ustica, sui 17 morti di piazza
Fontana, gli otto di piazza della Loggia, i dodici del treno Italicus… non
possiamo accettare che su questo elenco lunghissimo, su questo "saldo di
dolore" - potremmo chiamarlo così - ci sia sempre stato qualcuno che sapeva
ma ha preferito tacere; sapeva, ma non ha parlato. Perché non esiste lutto
più inconsolabile di una verità negata, quando al dolore per i propri morti
si unisce l'umiliazione delle menzogne. Ma Bologna non si è lasciata
piegare. Non si è arresa. Ha continuato a lottare e ad andare avanti. Anche
l'Italia è andata avanti. Ma la nostra democrazia va sempre custodita come
un dono prezioso, così come vanno tutelati i valori della nostra
Costituzione. Non diamoli per scontati. Dobbiamo essere vigili, dobbiamo
esserne le sentinelle.
Possiamo ricordare i morti di Bologna e tacere sulle svastiche comparse a
Roma qualche giorno fa per festeggiare i cento anni del criminale nazista
Priebke? Come possiamo farlo? Possiamo pensare che questo paese sia davvero
pacificato con se stesso, con la propria storia se ancora oggi ci sono
rappresentanti delle istituzioni che offendono e deridono una donna nera
che fa bene il suo mestiere di ministra? L'intolleranza genera mostri: e a
quei mostri dobbiamo sempre saper opporre il senso alto della nostra
civiltà, rifiutando la provocazione e dimostrando che c'è sempre
un'alternativa all'odio, nel rispetto della lunga strada che abbiamo
percorso fin qui. Andiamo avanti con la nostra civiltà, con la nostra
Costituzion. Lasciamo stare quelli che alimentano la fabbrica dell'odio. Il
Paese ha bisogno di più coesione.
Ecco perché è attuale e necessario il dovere della memoria.
Bene ha fatto il Sindaco di Bologna a proporre di consegnare ai propri
cittadini questa memoria, decidendo di intitolare 16 strade della città ai
morti nella strage del 1980. Perché passando per quelle vie ci chiediamo
sempre: chi era? Chi era?
Quei nomi saranno ricordati ogni giorno, come un giuramento solenne che non
dobbiamo smarrire mai. Saranno il segno di una ferita ancora aperta ma
anche il segno che non ci siamo fatti fermare, il segno di una nostra
pretesa di verità che il tempo non può e non potrà mai fiaccare. Lo dico
soprattutto ai più giovani. Mi raccomando: non dimenticate mai".
Trasmettiamo l'intervento del Presidente della Camera dei Deputati, Laura
Boldrini, tenuto in Piazzale Medaglie d'Oro, in occasione della
commemorazione del XXXIII anniversario della strage alla stazione del 2
agosto 1980.
"Buon giorno a tutte e a tutti.
Ringrazio il Sindaco Virginio Merola e l'onorevole Paolo Bolognesi,
Presidente dell'Associazione dei Familiari, per l'invito che mi è stato
rivolto a partecipare a questo incontro. Rivolgo un caloroso saluto al
Ministro Delrio, al Presidente Errani, alla Presidente della Provincia
Beatrice Draghetti, alle altre autorità presenti e a tutti voi che avete
scelto di partecipare a questo momento di ricordo. Voglio dire subito che
non sono venuta qui, oggi, per offrire parole di circostanza. Sono qui per
esprimere la mia solidarietà e la mia vicinanza alle vittime, alle loro
famiglie, ai sopravvissuti, all'intera comunità bolognese. E voi sapete
bene che per me la parola solidarietà ha un significato vero e profondo.
Fin dai primi giorni di lavoro come Presidente della Camera dei deputati,
ho cercato di farmi interprete della domanda di giustizia che sale da tanti
luoghi che nel nostro Paese sono stati feriti dalla strategia del terrore.
L'ho fatto celebrando il 25 Aprile a Milano e il Primo Maggio a Portella
della Ginestra, l'ho fatto a Palermo in occasione dell'anniversario della
strage di Ustica. Dopo tanti anni, e con il sangue versato di centinaia di
persone, siamo ancora costretti a chiedere che sia rimosso ogni velo su
quegli eventi e sui registi di quella strategia. Sembra incredibile. Eppure
è così.
E' così anche per Bologna. La giustizia ha individuato e condannato gli
esecutori. Non ancora i mandanti, i burattinai, gli strateghi, quelli che
hanno pensato la carneficina.
La strage di Bologna fu un evento terribile, che ha sconvolto la vita
delle centinaia di persone che ne soffrirono in modo diretto. Ma è stato un
evento che ha lacerato in profondità anche le istituzioni democratiche,
portandone alla luce ancora una volta le inadeguatezze, le inadempienze, le
debolezze, la pervasività di zone oscure, infiltrazioni, ambiguità,
doppiezze. Una ferita ancora aperta e dolorosa per coloro che hanno a cuore
la vita democratica di questo paese. Questo vale certamente per tutti,
senza distinzioni di età, ma é soprattutto vero per la mia generazione, per
tutti coloro che vennero colti da questo evento proprio all'inizio della
loro vita adulta, quando le esperienze lasciano tracce più profonde.
Quella mattina ero qui a Bologna. Giovane studentessa marchigiana in cerca
di un alloggio in affitto. E ricordo lo sgomento e il dolore della città.
Eravamo forse ancora troppo giovani per comprendere appieno il significato
di Piazza Fontana (1969), dell'Italicus (1974) o di Piazza della Loggia
(1974), e fummo trascinati a forza dentro l'età della consapevolezza da tre
eventi tragici e ancora oggi circondati da ombre e misteri: il rapimento e
l'uccisione di Aldo Moro (1978), la strage di Ustica (1980) e quella di
Bologna.
Penso che tra le tante ragioni che hanno portato alla attuale crisi di
legittimità delle nostre istituzioni e al distacco crescente di gran parte
dei cittadini dalla partecipazione democratica attiva, ci sia anche questa
incapacità di fare chiarezza fino in fondo, di dirsi tutto, di produrre
verità e quindi di restituire completa giustizia, la giustizia che ancora
non abbiamo. Come si fa, in queste condizioni, a innamorarsi delle
istituzioni?
Chiarezza, trasparenza, in primo luogo per le vittime, per gli 85 innocenti
ai quali è stata troncata la vita. Per i loro familiari e per i feriti
sopravvissuti, che negli anni non hanno smesso di chiedersi che senso dare
alla loro sofferenza - poco fa ho visto una ragazza che piange in silenzio
dall'inizio della cerimonia. Ma anche per noi, come cittadini responsabili
di questa Repubblica democratica.
Per questo vorrei ringraziare l'Associazione dei familiari delle vittime -
grazie, on. Bolognesi, per l'impegno incessante profuso in tutti questi
anni - e garantire che continuerò a seguire, come ho fatto fin qui,
l'obiettivo della piena attuazione della legge 206 a favore delle vittime
del terrorismo e delle stragi. Considero molto positivo, a questo
proposito, il chiaro impegno assunto poco fa in Consiglio Comunale dal
Ministro Delrio. Grazie Ministro, grazie dell'impegno, perché i risultati
si ottengono in sinergia.
Lidia Secci, la moglie di Torquato, primo presidente dell'Associazione, ha
detto in una intervista che "Le vittime sono scomode". É vero, signora
Secci - venga qui vicino a me - le verità sono scomode per tutti coloro che
preferirebbero voltare pagina e rifugiarsi nell'indifferenza. Scomodi sono
i morti che, con la brutalità irrevocabile della loro stessa morte, non
smettono di chiederne ragione a noi vivi. Scomodi i sopravvissuti, i
familiari, gli amici, che danno voce alla loro domanda di verità. A loro
dico : grazie per essere così scomodi! Continuate ad essere scomodi,
dobbiamo tutti essere scomodi! Grazie per aver convertito il vostro dolore
in responsabilità, passione civile, vigilanza democratica. Grazie per
aiutarci a non dimenticare. Potevate chiudervi nell'odio, e non l'avete
fatto. La storia di questa tragica vicenda rende difficile e scomodo il mio
ruolo, salire su questo palco per rappresentare istituzioni che molti dei
presenti percepiscono come una "controparte inadempiente". Sarebbe strano
il contrario. Non mi scandalizza, né potrei dar loro torto.
Per me, deve essere chiaro, aver ricevuto il vostro invito è stato un
grande onore, un attestato di stima di cui vi sono profondamente grata. È
cosa diversa dal dover andare. Sono orgogliosa di essere qui, e ora non ho
più paura di questa piazza.
Nel rileggere le parole pronunciate da Torquato Secci e Paolo Bolognesi
nelle 32 commemorazioni che hanno preceduto quella di oggi, si ritrovano,
anno dopo anno, forti critiche alle istituzioni : la denuncia incessante di
inefficienze, ritardi, silenzi, depistaggi, di promesse incompiute, di
falsità e di inaccettabili inviti a "portare pazienza". Ma è altrettanto
doveroso ricordare che nelle istituzioni vi sono state anche persone che
hanno lottato con forza per aprire il cammino alla verità. Voglio ricordare
qui l'opera meritoria svolta per oltre 13 anni, a partire dal 1988, dalla
Commissione Stragi sotto la presidenza di Libero Gualtieri e poi di
Giovanni Pellegrino, che hanno indagato, hanno aperto la strada. Non
possiamo inoltre dimenticare il lavoro di magistrati rigorosi ai quali
dobbiamo i risultati fin qui raggiunti per accertare le responsabilità. Uno
per tutti: il giudice Mario Amato, ucciso dai Nar proprio perché aveva
svelato trame e misteri dell'eversione nera. E c'è un altro nome che voglio
fare oggi, quello di Tina Anselmi, una donna tenace e coraggiosa che
diresse con grande impegno, senza riguardi per nessuno se non per il suo
senso delle istituzioni, la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2,
voluta da un'altra donna, l'allora Presidente della Camera Nilde Iotti.
Dobbiamo essere obiettivi, dobbiamo dire che anche il lavoro compiuto da
queste commissioni parlamentari ha dato un grande contribuito ad avvicinare
la verità, e merita il nostro più alto riconoscimento. Ma che cosa ci hanno
detto queste inchieste parlamentari? Ci hanno detto che fin dalla fine
degli anni sessanta, e poi per tutto il decennio successivo e ancora oltre,
l'eversione neofascista organizzò, con la complicità di settori deviati
degv cc c li apparati dello Stato, una vera e propria strategia con
l'obiettivo di terrorizzare la popolazione italiana e suscitare così una
domanda d'ordine e di svolta autoritaria, perché se c'è caos si richiede
più ordine! Temevano la vittoria delle istanze di progresso e di libertà
che proprio in quegli anni spingevano alla partecipazione attiva migliaia
di giovani, di donne e di lavoratori. Io me la ricordo Bologna, in quegli
anni si scendeva in piazza. E questo metteva paura: bisognava metterci un
punto, bisognava bloccare quella spinta libertaria. La strage di Bologna fu
l'evento forse più drammatico di questa strategia. Per il numero dei morti
e dei feriti e per le modalità spietate con cui fu messa in atto.
Ma Bologna è anche il racconto di Milano, di Brescia, dei cieli di Ustica,
di Capaci e di via D'Amelio, della strage del rapido 904. Ma guardatele,
queste vicende! Sono tutte legate, sullo sfondo c'è sempre la paura. E' la
storia di un Paese che ha collezionato molte colpe ma ha conosciuto pochi,
pochissimi colpevoli. Dove, dove sono? Ecco, a questa impunità non
possiamo, non dobbiamo rassegnarci. Non possiamo accettare che su questi 85
morti, e sugli 81 dell'aereo precipitato a Ustica, sui 17 morti di piazza
Fontana, gli otto di piazza della Loggia, i dodici del treno Italicus… non
possiamo accettare che su questo elenco lunghissimo, su questo "saldo di
dolore" - potremmo chiamarlo così - ci sia sempre stato qualcuno che sapeva
ma ha preferito tacere; sapeva, ma non ha parlato. Perché non esiste lutto
più inconsolabile di una verità negata, quando al dolore per i propri morti
si unisce l'umiliazione delle menzogne. Ma Bologna non si è lasciata
piegare. Non si è arresa. Ha continuato a lottare e ad andare avanti. Anche
l'Italia è andata avanti. Ma la nostra democrazia va sempre custodita come
un dono prezioso, così come vanno tutelati i valori della nostra
Costituzione. Non diamoli per scontati. Dobbiamo essere vigili, dobbiamo
esserne le sentinelle.
Possiamo ricordare i morti di Bologna e tacere sulle svastiche comparse a
Roma qualche giorno fa per festeggiare i cento anni del criminale nazista
Priebke? Come possiamo farlo? Possiamo pensare che questo paese sia davvero
pacificato con se stesso, con la propria storia se ancora oggi ci sono
rappresentanti delle istituzioni che offendono e deridono una donna nera
che fa bene il suo mestiere di ministra? L'intolleranza genera mostri: e a
quei mostri dobbiamo sempre saper opporre il senso alto della nostra
civiltà, rifiutando la provocazione e dimostrando che c'è sempre
un'alternativa all'odio, nel rispetto della lunga strada che abbiamo
percorso fin qui. Andiamo avanti con la nostra civiltà, con la nostra
Costituzion. Lasciamo stare quelli che alimentano la fabbrica dell'odio. Il
Paese ha bisogno di più coesione.
Ecco perché è attuale e necessario il dovere della memoria.
Bene ha fatto il Sindaco di Bologna a proporre di consegnare ai propri
cittadini questa memoria, decidendo di intitolare 16 strade della città ai
morti nella strage del 1980. Perché passando per quelle vie ci chiediamo
sempre: chi era? Chi era?
Quei nomi saranno ricordati ogni giorno, come un giuramento solenne che non
dobbiamo smarrire mai. Saranno il segno di una ferita ancora aperta ma
anche il segno che non ci siamo fatti fermare, il segno di una nostra
pretesa di verità che il tempo non può e non potrà mai fiaccare. Lo dico
soprattutto ai più giovani. Mi raccomando: non dimenticate mai".
Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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