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2 AGOSTO, XXXIII ANNIVERSARIO: INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA, LAURA BOLDRINI

2 AGOSTO, XXXIII ANNIVERSARIO: INTERVENTO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA,
LAURA BOLDRINI
Trasmettiamo  l'intervento  del Presidente della Camera dei Deputati, Laura
Boldrini,   tenuto   in   Piazzale   Medaglie  d'Oro,  in  occasione  della
commemorazione  del  XXXIII  anniversario  della strage alla stazione del 2
agosto 1980.

"Buon giorno a tutte e a tutti.
Ringrazio  il  Sindaco  Virginio  Merola  e  l'onorevole  Paolo  Bolognesi,
Presidente  dell'Associazione  dei  Familiari,  per l'invito che mi è stato
rivolto  a  partecipare  a  questo  incontro. Rivolgo un caloroso saluto al
Ministro  Delrio,  al  Presidente  Errani,  alla Presidente della Provincia
Beatrice  Draghetti,  alle  altre autorità presenti e a tutti voi che avete
scelto  di  partecipare a questo momento di ricordo. Voglio dire subito che
non  sono venuta qui, oggi, per offrire parole di circostanza. Sono qui per
esprimere  la  mia  solidarietà  e la mia vicinanza alle vittime, alle loro
famiglie,  ai  sopravvissuti,  all'intera  comunità bolognese. E voi sapete
bene che per me la parola solidarietà ha un significato vero e profondo.

Fin  dai  primi giorni di lavoro come Presidente della Camera dei deputati,
ho cercato di farmi interprete della domanda di giustizia che sale da tanti
luoghi  che nel nostro Paese sono stati feriti dalla strategia del terrore.
L'ho  fatto  celebrando  il 25 Aprile a Milano e il Primo Maggio a Portella
della  Ginestra,  l'ho fatto a Palermo in occasione dell'anniversario della
strage  di Ustica. Dopo tanti anni, e con il sangue versato di centinaia di
persone,  siamo  ancora  costretti  a chiedere che sia rimosso ogni velo su
quegli eventi e sui registi di quella strategia. Sembra incredibile. Eppure
è così.
E'  così  anche  per  Bologna. La giustizia ha individuato e condannato gli
esecutori.  Non  ancora i mandanti, i burattinai, gli strateghi, quelli che
hanno pensato la carneficina.

La  strage  di  Bologna  fu  un  evento terribile, che ha sconvolto la vita
delle centinaia di persone che ne soffrirono in modo diretto. Ma è stato un
evento  che  ha  lacerato  in profondità anche le istituzioni democratiche,
portandone alla luce ancora una volta le inadeguatezze, le inadempienze, le
debolezze,   la  pervasività  di  zone  oscure,  infiltrazioni,  ambiguità,
doppiezze. Una ferita ancora aperta e dolorosa per coloro che hanno a cuore
la  vita  democratica  di  questo  paese. Questo vale certamente per tutti,
senza distinzioni di età, ma é soprattutto vero per la mia generazione, per
tutti  coloro  che  vennero colti da questo evento proprio all'inizio della
loro vita adulta, quando le esperienze lasciano tracce più profonde.
Quella  mattina ero qui a Bologna. Giovane studentessa marchigiana in cerca
di un alloggio in affitto. E ricordo lo sgomento e il dolore della città.
Eravamo  forse ancora troppo giovani per comprendere appieno il significato
di  Piazza  Fontana  (1969),  dell'Italicus (1974) o di Piazza della Loggia
(1974), e fummo trascinati a forza dentro l'età della consapevolezza da tre
eventi  tragici e ancora oggi circondati da ombre e misteri: il rapimento e
l'uccisione  di  Aldo  Moro  (1978), la strage di Ustica (1980) e quella di
Bologna.

Penso  che  tra  le  tante  ragioni che hanno portato alla attuale crisi di
legittimità  delle nostre istituzioni e al distacco crescente di gran parte
dei  cittadini dalla partecipazione democratica attiva, ci sia anche questa
incapacità  di  fare  chiarezza  fino in fondo, di dirsi tutto, di produrre
verità  e  quindi di restituire completa giustizia, la giustizia che ancora
non  abbiamo.  Come  si  fa,  in  queste  condizioni,  a  innamorarsi delle
istituzioni?
Chiarezza, trasparenza, in primo luogo per le vittime, per gli 85 innocenti
ai  quali  è  stata  troncata  la vita. Per i loro familiari e per i feriti
sopravvissuti,  che negli anni non hanno smesso di chiedersi che senso dare
alla loro sofferenza  - poco fa ho visto una ragazza che piange in silenzio
dall'inizio  della cerimonia. Ma anche per noi, come cittadini responsabili
di questa Repubblica democratica.
Per  questo vorrei ringraziare l'Associazione dei familiari delle vittime -
grazie,  on.  Bolognesi,  per  l'impegno incessante profuso in tutti questi
anni  -  e  garantire  che  continuerò  a  seguire,  come ho fatto fin qui,
l'obiettivo  della  piena attuazione della legge 206 a favore delle vittime
del   terrorismo  e  delle  stragi.  Considero  molto  positivo,  a  questo
proposito,  il  chiaro  impegno  assunto  poco fa in Consiglio Comunale dal
Ministro  Delrio.  Grazie Ministro, grazie dell'impegno, perché i risultati
si ottengono in sinergia.

Lidia  Secci, la moglie di Torquato, primo presidente dell'Associazione, ha
detto  in  una  intervista  che  "Le vittime sono scomode". É vero, signora
Secci - venga qui vicino a me - le verità sono scomode per tutti coloro che
preferirebbero  voltare pagina e rifugiarsi nell'indifferenza. Scomodi sono
i  morti  che,  con  la brutalità irrevocabile della loro stessa morte, non
smettono  di  chiederne  ragione  a  noi  vivi.  Scomodi i sopravvissuti, i
familiari,  gli amici, che danno voce alla loro domanda di verità.  A  loro
dico  :  grazie  per  essere  così  scomodi!  Continuate ad essere scomodi,
dobbiamo  tutti essere scomodi! Grazie per aver convertito il vostro dolore
in  responsabilità,  passione  civile,  vigilanza  democratica.  Grazie per
aiutarci  a  non  dimenticare.  Potevate chiudervi nell'odio, e non l'avete
fatto. La storia di questa tragica vicenda rende difficile e scomodo il mio
ruolo,  salire  su questo palco per rappresentare istituzioni che molti dei
presenti  percepiscono  come una "controparte inadempiente". Sarebbe strano
il contrario. Non mi scandalizza, né potrei dar loro torto.
Per  me,  deve  essere  chiaro,  aver  ricevuto il vostro invito è stato un
grande  onore,  un attestato di stima di cui vi sono profondamente grata. È
cosa  diversa dal dover andare. Sono orgogliosa di essere qui, e ora non ho
più paura di questa piazza.

Nel  rileggere  le  parole  pronunciate da Torquato Secci e Paolo Bolognesi
nelle  32  commemorazioni che hanno preceduto quella di oggi, si ritrovano,
anno dopo anno, forti critiche alle istituzioni : la denuncia incessante di
inefficienze,  ritardi,  silenzi,  depistaggi,  di  promesse incompiute, di
falsità  e  di  inaccettabili inviti a "portare pazienza". Ma è altrettanto
doveroso  ricordare  che  nelle istituzioni vi sono state anche persone che
hanno lottato con forza per aprire il cammino alla verità. Voglio ricordare
qui  l'opera  meritoria svolta per oltre 13 anni, a partire dal 1988, dalla
Commissione  Stragi  sotto  la  presidenza  di  Libero  Gualtieri  e poi di
Giovanni  Pellegrino,  che  hanno  indagato,  hanno  aperto  la strada. Non
possiamo  inoltre  dimenticare  il  lavoro  di magistrati rigorosi ai quali
dobbiamo i risultati fin qui raggiunti per accertare le responsabilità. Uno
per  tutti:  il  giudice  Mario  Amato, ucciso dai Nar proprio perché aveva
svelato trame e misteri dell'eversione nera. E c'è un altro nome che voglio
fare  oggi,  quello  di  Tina  Anselmi,  una  donna tenace e coraggiosa che
diresse  con  grande  impegno, senza riguardi per nessuno se non per il suo
senso  delle istituzioni, la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2,
voluta da un'altra donna, l'allora Presidente della Camera Nilde Iotti.

Dobbiamo  essere  obiettivi,  dobbiamo dire che anche il lavoro compiuto da
queste commissioni parlamentari ha dato un grande contribuito ad avvicinare
la verità, e merita il nostro più alto riconoscimento. Ma che cosa ci hanno
detto  queste  inchieste  parlamentari?   Ci hanno detto che fin dalla fine
degli anni sessanta, e poi per tutto il decennio successivo e ancora oltre,
l'eversione  neofascista  organizzò,  con  la complicità di settori deviati
degv  cc  c   li  apparati  dello  Stato,  una vera e propria strategia con
l'obiettivo  di  terrorizzare  la popolazione italiana e suscitare così una
domanda  d'ordine  e  di svolta autoritaria, perché se c'è caos si richiede
più  ordine!  Temevano  la vittoria delle istanze di progresso e di libertà
che  proprio in quegli anni spingevano alla partecipazione attiva  migliaia
di  giovani,  di donne e di lavoratori. Io me la ricordo Bologna, in quegli
anni  si  scendeva in piazza. E questo metteva paura: bisognava metterci un
punto, bisognava bloccare quella spinta libertaria. La strage di Bologna fu
l'evento  forse più drammatico di questa strategia. Per il numero dei morti
e dei feriti e per le modalità spietate con cui fu messa in atto.

Ma  Bologna è anche il racconto di Milano, di Brescia, dei cieli di Ustica,
di  Capaci  e  di via D'Amelio, della strage del rapido 904. Ma guardatele,
queste  vicende! Sono tutte legate, sullo sfondo c'è sempre la paura. E' la
storia  di un Paese che ha collezionato molte colpe ma ha conosciuto pochi,
pochissimi  colpevoli.  Dove,  dove  sono?  Ecco,  a  questa  impunità  non
possiamo, non dobbiamo rassegnarci. Non possiamo accettare che su questi 85
morti,  e  sugli 81 dell'aereo precipitato a Ustica, sui 17 morti di piazza
Fontana,  gli otto di piazza della Loggia, i dodici del treno Italicus… non
possiamo  accettare  che  su questo elenco lunghissimo, su questo "saldo di
dolore" - potremmo chiamarlo così - ci sia sempre stato qualcuno che sapeva
ma  ha preferito tacere; sapeva, ma non ha parlato. Perché non esiste lutto
più inconsolabile di una verità negata, quando al dolore per i propri morti
si  unisce  l'umiliazione  delle  menzogne.  Ma  Bologna  non si è lasciata
piegare. Non si è arresa. Ha continuato a lottare e ad andare avanti. Anche
l'Italia  è andata avanti. Ma la nostra democrazia va sempre custodita come
un   dono  prezioso,  così  come  vanno  tutelati  i  valori  della  nostra
Costituzione.  Non  diamoli  per scontati. Dobbiamo essere vigili, dobbiamo
esserne le sentinelle.

Possiamo  ricordare  i morti di Bologna e tacere sulle svastiche comparse a
Roma  qualche  giorno fa per festeggiare i cento anni del criminale nazista
Priebke? Come possiamo farlo? Possiamo pensare che questo paese sia davvero
pacificato  con  se  stesso,  con  la propria storia se ancora oggi ci sono
rappresentanti  delle  istituzioni  che offendono e deridono una donna nera
che  fa bene il suo mestiere di ministra? L'intolleranza genera mostri: e a
quei  mostri  dobbiamo  sempre  saper  opporre  il  senso alto della nostra
civiltà,   rifiutando   la   provocazione  e  dimostrando  che  c'è  sempre
un'alternativa  all'odio,  nel  rispetto  della  lunga  strada  che abbiamo
percorso  fin  qui.  Andiamo  avanti  con  la nostra civiltà, con la nostra
Costituzion. Lasciamo stare quelli che alimentano la fabbrica dell'odio. Il
Paese ha bisogno di più coesione.

Ecco perché è attuale e necessario il dovere della memoria.

Bene  ha  fatto  il  Sindaco di Bologna a proporre  di consegnare ai propri
cittadini  questa memoria, decidendo di intitolare 16 strade della città ai
morti  nella  strage  del 1980. Perché passando per quelle vie ci chiediamo
sempre: chi era? Chi era?

Quei nomi saranno ricordati ogni giorno, come un giuramento solenne che non
dobbiamo  smarrire  mai.  Saranno  il  segno di una ferita ancora aperta ma
anche  il  segno  che  non  ci  siamo fatti fermare, il segno di una nostra
pretesa  di  verità che il tempo non può e  non potrà mai fiaccare. Lo dico
soprattutto ai più giovani. Mi raccomando: non dimenticate mai".




--
Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
Cell.: +39 347 69 11 862

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