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Scilla (RC), annichilita la 'ndrina dei Nasone-Gaietti oltre agli arresti, sequestrati beni per quindici milioni

Le investigazioni  iniziate nel 1° giugno del 2011 a seguito dell’arresto in flagranza di reato per estorsione di  Giuseppe Fulco, hanno dato lusinghieri risultati. Lo afferma in conferenza stampa il procuratore capo della Repubblica, Federico Cafiero De Raho: “Oltre alle tradizionali attività tecniche, vi è stata anche una collaborazione da parte degli stessi soggetti estorti, una sostanziale novità in un panorama sostanzialmente desertico, in cui la denuncia appare piuttosto che un fatto isolato, un fatto inesistente. La denuncia isolata espone chi la fa, la denuncia di tutti è una forma di protezione nei confronti della comunità. Questa è la regola che Confindustria, Confesercenti e Confcommercio dovrebbero seguire, perché la 'ndrangheta si batte, combattendo l’omertà”. Gli arrestati:CALABRESE Carmelo (nato a Torino il 27 marzo 1972) – in atto detenuto per altra causa; CALABRESE Antonino (nato a Scilla  – RC – l’1 dicembre 1980);   CARINA Angelo (nato ad Amsterdam – Olanda – il 24 maggio 1967);   DELORENZO Rocco (nato a Reggio Calabria il 2 luglio 1982);   GAIETTI Matteo (nato a Scilla – RC – il 22 ottobre 1969) – in atto detenuto per altra causa;   GAIETTI Rocco (nato a Scilla – RC – il 28 novembre 1964);   NASONE Francesco (nato a Scilla – RC – il 29 gennaio 1972), ivi residente, via Roma n. 40, in atto detenuto per altra causa

SCILLA (RC), QUALCOSA STA CAMBIANDO NEL PANORAMA IMPRENDITORIALE, CHE STA FRANTUMANDO IL MURO DELL’OMERTÁ, NEL MIRINO DELLA MAGISTRATURA REGGINA, ANCORA LA ‘NDRINA DEI NASONE-GAIETTI, EGEMONE SUL TERRITORIO.  SCOPERTO IL ‘CAVALLO DI TROIA’ DEI BENI INTESTATI AI FAMILIARI PER OCCULTARLI







L’operazione, ha già portato all’arresto  di sette persone ed al sequestro di beni mobili ed immobili per un ammontare complessivo di oltre 14 milioni di euro; ribadita l’esistenza a Scilla di un’associazione mafiosa denominata cosca NASONE - GAIETTI costituita ed organizzata al fine di assumere il controllo sul territorio del comune di Scilla delle attività economiche, degli appalti pubblici e privati a mezzo estorsioni, intimidazioni sugli imprenditori. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione tentata e consumata e intestazione fittizia di beni. In conferenza stampa. Il procuratore capo Federico Cafiero De Raho; l’aggiunto Michele Prestipino Giarritta; il colonnello Lorenzo Falferi; il maggiore Michele Miulli; il capitano Davide Occhiogrosso; il tenente Alessandro Caprio ed il maresciallo Damiano Martino
Domenico Salvatore

SCILLA (RC)-  I procuratori della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho (titolare) e Michele Prestipino Giarritta (Aggiunto),in conferenza stampa,   hanno espresso gratitudine e riconoscenza nei confronti dell’Arma Benemerita dei Carabinieri di Reggio Calabria; Nella persona del colonnello Lorenzo Falferi, comandante provinciale. Grazie alla loro professionalità, competenza ed esperienza, si è riusciti a monitorare e delineare le dinamiche interne dell'organizzazione criminale, denominata ‘ndrangheta, nelle sua articolazione ‘ndrina Nasone-Gaietti; individuando ruoli, compiti e gerarchie interne. Le grosse operazioni, spesso partono dalle piccole indagini. Lo ripeteva ad libitum l’ex procuratore capo della DDA, Giuseppe Pignatone ed il suo aggiunto Nicola Gratteri. Così anche stavolta. Lo ha detto Cafiero De Raho…"l'esistenza a Scilla di un'associazione mafioso denominato cosca NASONE - GAIETTI costituita ed organizzato 01 fine di assumere il controllo sul territorio del comune di Scilla delle attività economiche, degli appalti pubblici e privati o mezzo estorsioni, intimidazioni sugli imprenditori, avvalendosi per dette finalità dello forza e dell'intimidazione del vincolo associativo e dello condizione di assoggettamento che ne deriva". l reati contestati sono: associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata e intestazione fittizia di beni, entrambi aggravati dal metodo mafioso. l'attività investigativa ha fatto emergere la capillare pressione estorsiva esercitata dalla cosca su imprenditori locali con particolari interessi delle famiglie mafiose sugli importanti appalti dei lavori dell'Autostrada A3 Salerno - Reggio Calabria. Negli ultimi anni decine i danneggiamenti effettuati sul territorio per imporre la forza intimidatrice.

Le indagini sono state avviate a seguito all'arresto in flagranza di reato per estorsione di Fulco Giuseppe in data l Giugno 2011. l'attività investigativa aveva dimostrato l'appartenenza al la cosca mafiosa del FULCO, nipote del defunto boss di Scilla NASONE Giuseppe, con ruolo di spicco all'interno della stessa e di emissario della cosca nell'attività estorsiva; in particolare, organico alla stessa, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis del c.p., si era più volte recato sul cantiere esigendo dall 'imprenditore la somma di 6.000 euro, corrispondente a circa il 3% dell'intero importo dei lavori, come condizione assolutamente necessaria alla prosecuzione degli stessi. In questo caso la cosca ha esercitato la pressione mafiosa tramite due danneggiamenti a distanza di pochi giorni subiti dalla ditta nel cantiere ANAS nel tratto Scilla-Favazzina sulla statale SS18. FULCO era stato arrestato in flagranza di reato dopo aver intascato il pizzo dall'imprenditore. Il fatto saliente di quest’operazione, la chiave di volta, è la maturazione all’interno della classe imprenditoriale di un nuovo approccio, nei confronti della criminalità organizzata. In altri termini, il ritrovato coraggio di andare a denunciare dai Carabinieri o dalla Polizia di Stato; se non dalla Guardia di Finanza. Qui di sèguito la denuncia di un imprenditore siciliano…

“Il 25 maggio 2011 venivo avvisato da un mio dipendente che nella stessa giornata, intorno alle ore 13,00, veniva avvicinato da una persona, la quale gli chiedeva di contattare il responsabile dell’impresa, perché se ciò non fosse avvenuto gli stessi avrebbero dovuto abbandonare il cantiere ed andare via. L’atteggiamento era intimidatorio ed arrogante. Il mio operaio gli ha detto che mi avrebbe trovato l’indomani, cioè oggi. Fino alle ore 11,00 odierne non si è presentato nessuno. Subito dopo sono accorso presso questi uffici per sporgere denuncia querela. Voglio precisare che ieri, alle ore 13,24, dopo avere appreso quanto dettovi ho immediatamente contatto voi Carabinieri”.  “Ad integrazione di quanto già denunciato in data odierna, uscito da questi uffici, mentre tornavo presso il cantiere di Scilla, venivo avvisato telefonicamente dal mio capo operaio …. che poco prima, la persona che il giorno precedente aveva chiesto di me, si era ripresentato a bordo di una Renault Clio, vecchio tipo di colore grigio chiaro. Nella circostanza, gli riferivo che stavo quasi per raggiungere il cantiere dove mi avrebbe spiegato meglio l’accaduto. Ivi giunto, mentre il capocantiere mi spiegava quanto accennatomi al telefono, giungeva una persona a bordo di una Vespa Piaggio 50 cc. di colore giallo chiaro targata 90VJ8. Questi, in un primo momento, senza togliere dalla testa il casco, si fermava nelle adiacenze del cantiere osservando quanto accadeva all’interno. Poco dopo mi avvicinavo a lui chiedendogli il motivo della sua presenza. In un primo momento mi rispondeva vagamente che stava soltanto osservando i lavori in corso, ma in seguito, mi chiedeva dapprima se ero io il titolare della ditta ed in seguito da quale città provenivo. Io gli rispondevo che la mia ditta è di Catania, come anche gli operai alle mie dipendenze. L’uomo allora mi chiedeva se ritenevo giusto che da Catania stavo eseguendo un lavoro a Scilla senza far “campare” le persone del posto. All’inizio ho fatto finta di non capire la sua richiesta ma in seguito ho chiesto io a lui di cosa avesse bisogno. L’uomo, con fare minaccioso, mi chiedeva a quanto ammontava l’importo dei lavori ed appurato che la cifra ammontava a 245.000 euro, avanzava una richiesta di denaro pari a 6.000 euro. Nella circostanza mi faceva capire che anche le altre imprese che lavorano in zona sono soggette alle medesime richieste e che è normale che corrispondano una cifra proporzionale all’importo dell’appalto che stanno eseguendo. L’uomo, che mostrava anche di capire le mie difficoltà a reperire una somma di denaro simile in così poco tempo, mi faceva capire che il trattamento che mi stava riservando era di favore. Nella circostanza mi chiedeva di consegnare tale somma entro tre giorni. Io, manifestando nuovamente difficoltà a reperire la somma richiesta, concordavo la consegna di 4.000 euro per giovedì prossimo alle ore 13.00 con riserva di consegnare la rimanenza in una data successiva. Ricordo di avergli chiesto se fosse stato lui a bruciarmi il compressore presso il medesimo cantiere di Scilla ma questo mi rispondeva che è tornato da poco in paese in quanto si trovava all’estero, ma che comunque la colpa del danneggiamento è la mia poiché dovevo rivolgermi prima di iniziare i lavori ad un qualche soggetto non meglio specificato del luogo per pagare la somma di denaro che in quel momento mi stava chiedendo lui. Voglio comunque precisare che l’uomo, a mio avviso, non sapesse veramente nulla dei danneggiamenti pregressi che ho patito nel medesimo cantiere di Scilla”.

OPERAZIONE  “ALBA DI SCILLA 3” -2 LUGLIO 2013-“Alle prime luci dell'alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un'Ordinanza di Custodia Cautelare, emessa dal G.!.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 7 persone, appartenenti alla 'ndrangheta nella sua articolazione territoria le denominata cosca "NASONE• GAIETTI", operante nel territorio del comune di Scilla (RC), responsabili a vario titolo di: associazione di tipo mafioso (art. 416 bis commi 1, 2, 3, 4, 5 e 6 c.p.); concorso in tentata estorsione aggravata da ll' aver favo rito un sodalizio di tipo mafioso (artt. 56, 81 cpv, 110 e 629 commi 1 e 2, in relazione all'art. 628, comma 3, nr. 3, c.p. e art. 7 legge 203/91); concorso in intestazione fittizia di be ni aggravata dall'aver favorito un sodali zio di tipo mafioso (artt. 81 cpv e 110 c.p., art. 12 quinquies legge 356/92 e art. 7 legge 203/9 1).Le investigazioni - avviate nel giugno del 2011 a seguito dell'arresto per estorsione di FUlCO Giuseppe - rientrano in una più complessa indagine sviluppata da i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Ca labria e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti della citata cosca di 'ndrangheta, che ha già portato all'arresto di 17 persone ed al sequestro di beni per un ammontare complessivo di oltre l5 milioni di euro. le indagini hanno consentito di confermare "l'esistenza a Scilla di un'associazione mafioso denominato cosca NASONE - GAIETTI costituita ed organizzato  al fine di assumere il controllo sul territorio del comune di Scilla delle attività economiche, degli appalti pubblici e privati o mezzo estorsioni, intimidazioni sugli imprenditori, avvalendosi per dette finalità dello forza e dell'intimidazione del vincolo associativo e dello condizione di assoggettamento che ne deriva". l reati contestati sono: associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata e intestazione fittizia di beni, entrambi aggravati dal metodo mafioso.

L'attività investigativa ha fatto emergere la capillare pressione estorsiva esercitata dalla cosca su imprenditori locali con particolari interessi delle famiglie mafiose sugli importanti appalti dei lavori dell'Autostrada A3 Salerno - Reggio Calabria. Negli ultimi anni decine i danneggiamenti effettuati sul territorio per imporre la forza intimidatrice. Le indagini sono state avviate a seguito all'arresto in flagranza di reato per estorsione di Fulco Giuseppe in data l Giugno 2011. l'attività investigativa aveva dimostrato l'appartenenza al la cosca mafiosa del FULCO, nipote del defunto boss di Scilla NASONE Giuseppe, con ruolo di spicco all'interno della stessa e di emissario della cosca nell'attività estorsiva; in particolare, organico alla stessa, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, avvalendosi delle condizioni previste dall'art. 416 bis del c.p., si era più volte recato sul cantiere esigendo dall 'imprenditore la somma di 6.000 euro, corrispondente a circa il 3% dell'intero importo dei lavori, come condizione assolutamente necessaria alla prosecuzione degli stessi. In questo caso la cosca ha esercitato la pressione mafiosa tramite due danneggiamenti a distanza di pochi giorni subiti dalla ditta nel cantiere ANAS nel tratto Scilla-Favazzina sulla statale SS18. FUlCO era stato arrestato in flagranza di reato dopo aver intascato il pizzo dall'imprenditore.

Le successive investigazioni, condotte con tradizionali metodi di indagine supportati dalle più moderne attività tecniche di intercettazione, avevano consentito di monitorare e delineare le dinamiche interne dell'organizzazione criminale, individuando ruoli, compiti e gerarchie interne. JI quadro emerso è quello classico della struttura della 'ndrangheta ca labrese fondata sullo stretto legame esistente tra le varie 'ndrine basato sui vincoli di parentela tra gli associati, in modo tale da costituire una granitica ed impenetrabile compagine.Emersa la responsabilità della cosca sulla quasi totalità degli episodi di danneggiamento oggetto di indagini e di cui il territorio di Scilla è stato tristemente protagonista negli ultimi anni. L'aggressività predatoria degli associati è tale da interessare tutto il tessuto economico, dal piccolo commerciante alla grande impresa appaltatrice. Ed infatti sono stati proprio i lavori di ammodernamento della Autostrada A3 SA-RC a costituire bersaglio privilegiato. la dinamica ricostruita dagli inquirenti è risultata chiara. Il danneggiamento dei mezzi di lavoro è stato il segna le lanciato dalla consorteria criminale alla ditta appaltatrice.I danneggiamenti, pianificati nei minimi dettagli, ed accompagnati dalla minuziosa conoscenza delle aree di cantiere da parte degli arresta ti, erano finalizzati a mettere i responsabili delle varie ditte in contatto con gli emissari criminali di volta in volta designati, come condizione necessaria al regolare proseguimento dei lavori.

Quasi sempre la stessa la dinamica: danneggiamento a mezzo incendio o corpo contundente dei macchinari di lavoro. a bordo dei qua li veniva solitamente collocata una bottiglia contenente del liquido, avvolta da nastro isolante e dotata di miccia. La conoscenza precisa dei luoghi e delle realtà lavorative delle ditte impegnate era talvolta favorita dalla assunzione presso le stesse ditte di accoliti che diventano veri e propri collegamenti con i criminali di riferimento. Nel caso in cui il segnale non veniva immediatamente rece pito, veniva attuata una escalation di intimidazioni fino a raggiungere gli obiettivi desiderati. L'odierno provvedimento cautelare, richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, si muove lungo tre direttrici: individua altri partecipi all'associazione di tipo mafioso ope rante in Scilla, conferma la pressione estorsiva ai danni delle ditte impegnate sull'autostrada A3 SA•RC con ulteriori episodi di richiesta di denaro e contesta ai danni di tre indagati il reato di intestazione fittizia di beni. In particolare è stata delineata la figura di altri soggetti, organici alla cosca e legati da stretti vincoli di parentela, che eseguivano le direttive dei vertici impartite dal carcere, compiendo azioni intimidatorie ai danni delle imprese impegnate nei lavori di ammodernamento dell'Autostrada A3 SA-RC, prospettando la necessità di dover garantire adeguato sostentamento ai detenuti ed ai loro familiari.

È stata ricostruita altresì un'altra estorsione posta in essere nell'aprile e maggio 2012 ai danni di un'altra ditta, alla quale era stato rich iesto il pagamento di 500 euro mensili a t itolo di tangente.Nel provvedimento cautelare è stato contestato a carico di tre arrestati anche il reato previsto dall'art. 12 quinquies comma 1 del decreto legislativo nr. 306 del 1992, in quanto con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, al fine di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale, attribuivano fittiziamente la proprietà di beni immobili, conti correnti ed aziende. le indagini patrimoniali, infatti, hanno confermato le precedenti e recenti acquisizioni investigative, dimostrando anche che il possesso e la riconducibilità in capo a GAIETTI Matteo di un esorbitante ed ingiustificabile patrimonio (costituito da immobili, attività commerciali e depositi di denaro) costituisce il frutto del reimpiego del denaro illecitamente acquisito. Gli accertamenti hanno permesso anche di ricostruire il modus operandi utilizzato da GAIETTI Matteo per ce lare il possesso di questo illecito tesoro, accumulato in un ventennio di profitti f rutto della "promozione, direzione ed organizzazione della 'ndrangheta operante a Scilla e territori limitrofe. Si è dimostrato, infatti, che GAIETTI Matteo si è servito dei propri familiari, intestando loro i beni, per eludere eventuali provvedimenti ab lativi nei suoi confronti.

Per gi ungere a tale risultato è stata ricostruita con estrema cura la capacità reddituale di GAIETTI Matteo, la sua capacità di spesa alimentata anche dai surplus conseguenti a investimenti finanziari, dalla vendita di cespiti patrimoniali precedentemente acquistati o realizzati dallo stesso GAIETTI Matteo, la disponibilità finanziaria frutto del ricorso al credito (ne lle forme ordinarie e ipotecarie). la cosca mafiosa ha condizionato il regolare e quotidiano svolgimento della vita economica e sociale della comunità scillese.Come sottolineato nell'ordinanza da l Giudice delle Indagini Preliminari, nel corso dell'indagine "le attività tecniche di intercettazione sono state valorizzate dalle dichiarazioni testimoniali rese dalle vittime, rappresentando una formidabile occasione storico-culturale, che si auspica imita bile nel mondo dell'imprenditoria che opera sul territorio" . Nel corso dell'operazione odierna sono stati impiegati oltre 100 Carabinieri. Gli arrestati sono stati associati presso le Case Circondaria li di Reggio Calabria e Ragusa, dove è stato arrestato uno degli indagati che si trovava lì occasionalmente per ragioni di lavoro. Reggio Calabria, 2 luglio 2013.”

ALBA DI SCILLA 2 Martedì 17 luglio 2012, Pino D’Amico sul suo blog Reggio Press, scriveva….”“Alle prime luci dell’alba, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, diretto dal colonnello Pasquale Angelosanto, della Compagnia di Villa San Giovanni, guidata dal capitano Davide Occhiogrosso e della locale Stazione al comando del maresciallo Damiano Martino, hanno tratto in arresto 6 persone, in esecuzione di due distinti provvedimenti di custodia cautelare in carcere, emessi dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Direzione distrettuale antimafia reggina. L’attività odierna rappresenta il naturale proseguimento dell’operazione “Alba di Scilla”, con la quale, il 30 maggio scorso, gli investigatori  dell’Arma, guida dal tenente Alessandro Caprio, avevano colpito la ‘ndrangheta scillese nella sua articolazione territoriale denominata cosca “Nasone - Gaietti”. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta e dai sostituti procuratori Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane, hanno consentito di confermare “l’esistenza a Scilla di un’associazione mafiosa denominata cosca Nasone - Gaietti costituita ed organizzata al fine di assumere il controllo sul territorio del comune di Scilla delle attività economiche, degli appalti pubblici e privati a mezzo estorsioni, intimidazioni sugli imprenditori, avvalendosi per dette finalità della forza e dell’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento che ne deriva”.

L’attività investigativa ha fatto emergere la capillare pressione estorsiva esercitata dalla cosca su imprenditori e commercianti locali, con particolari interessi delle famiglie mafiose sugli importanti appalti dei lavori dell’Autostrada A3 Salerno - Reggio Calabria. Decine i danneggiamenti effettuati sul territorio per imporre la forza intimidatrice della ‘ndrangheta. Il primo dei provvedimenti restrittivi eseguiti ha riguardato Giuseppe Fulco, 41 anni, già detenuto dopo essere stato arrestato in flagranza di reato il 1° giugno del 2011, e sua madre Gioia Virgilia Grazia Nasone, 68 anni, cui sono stati contestati l’associazione di tipo mafioso. L’attività investigativa dei militari del Nucleo operativo della Compagnia villese, ha confermato l’appartenenza alla cosca di Fulco, nipote diretto del defunto boss Giuseppe Nasone, con ruolo di partecipe attivo e di emissario della stessa. Le indagini hanno dimostrato che Fulco si era più volte recato sul cantiere esigendo dall’imprenditore la somma di 6.000 euro, corrispondente al 3% circa dell’intero importo dei lavori, come condizione assolutamente necessaria alla prosecuzione degli stessi. In questo caso la cosca ha esercitato la pressione mafiosa tramite due danneggiamenti a distanza di pochi giorni, subiti dalla ditta nel cantiere Anas nel tratto Scilla-Favazzina sulla statale 18. Il provvedimento ha interessato anche la madre di Fulco, Gioia Nasone, la quale svolgeva il ruolo di collante tra il figlio recluso ed i vertici del clan.

Proprio durante i colloqui in carcere, infatti, gli investigatori hanno monitorato le direttive che l’arrestato impartiva alla madre, riguardanti tutti gli aspetti gestionali della famiglia e della cosca, dal mantenimento economico, alle “imbasciate” per la prosecuzione di tutte le attività illecite. Il secondo provvedimento restrittivo eseguito ha riguardato Francesco Nasone, 40 anni, ritenuto dagli inquirenti elemento di spicco della cosca con ruoli decisionali ed operativi, già detenuto anch’egli a seguito dell’operazione “Alba di Scilla”, e tre operai della Santa Trada scarl , Francesco Alampi, 44 anni, Giuseppe Piccolo, 33 anni e Francesco Spano, 51 anni, tutti e tre residenti a Seminara. L’accusa per tutti è di estorsione e furto aggravati dall’aver favorito un sodalizio di tipo mafioso. I fatti si riferiscono ad una vicenda risalente al mese di aprile 2012 ed iniziata con il solito furto di materiale da lavoro, accompagnato dal danneggiamento di un furgone di una ditta impegnata nei lavori di ammodernamento dell’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, in particolare nel rifacimento di alcune gallerie autostradali nel tratto di Scilla. A questi fatti, prodromici alla richiesta estorsiva per come ormai ampiamente documentato dalle indagini dei carabinieri, era seguita una precisa e criminale richiesta di denaro, perpetrata dagli odierni arrestati, necessaria da un lato ad ottenere la restituzione del materiale sottratto e dall’altro utile alla necessità di mettere “a posto” il cantiere, secondo un rituale tristemente noto.

Precise infatti erano state le richieste degli estorsori sulle modalità e gli importi da versare. Ma anche stavolta erano presenti i carabinieri che hanno ascoltato in diretta tutta la fase della pianificazione e dell’esecuzione dell’attività criminale, avendo infatti predisposto idonei servizi di intercettazione. Gli operai collusi, che si muovevano sotto le direttive di Franco Franco, erano veri e propri grimaldelli che, agendo dall’interno, potevano muoversi liberamente sul cantiere, senza apparentemente destare sospetti e attuando i loro intenti criminali. Avvicinavano le vittime con le loro richieste che poi venivano puntualmente riportate ai vertici dell’organizzazione, per concertare le modalità di intervento. I tre operai svolgevano anche funzioni di rappresentanza dei lavoratori dell’azienda e Spanò ricopriva anche il ruolo di rappresentante sindacale. Particolarmente preziosa per lo sviluppo delle indagini, è stata la decisione coraggiosa da parte di alcuni imprenditori di non sottostare al giogo mafioso e di denunciare le arroganti richieste estorsive, specie se si considera l’eccezionalità dell’evento in un territorio come quello reggino, caratterizzato dall’elevata pervasività della ‘ndrangheta.

Come era accaduto nel giugno del 2011, infatti, quando grazie alla denuncia di un imprenditore i carabinieri avevano avviato un’attività di indagine che aveva portato all’arresto di Giuseppe Fulco, anche in questa circostanza le denunce di alcuni dipendenti dell’impresa taglieggiata, che hanno raccolto l’appello lanciato dai magistrati della Dda reggina il giorno della conferenza stampa dell’operazione “Alba di Scilla”, hanno fornito un apporto rilevante alla definizione dei dettagli di tutta la vicenda. L’operazione odierna costituisce la naturale prosecuzione dell’indagine e rappresenta ulteriore prova dell’aggressività mafiosa della cosca sui cantieri dell’autostrada A3. Il danneggiamento dei mezzi di lavoro è il chiaro segnale lanciato dalla consorteria criminale alla ditta appaltatrice. I danneggiamenti, pianificati nei minimi dettagli ed accompagnati dalla minuziosa conoscenza delle aree di cantiere da parte degli arrestati, erano finalizzati, per come dimostrato, a mettere i responsabili delle varie ditte in contatto con gli emissari criminali di volta in volta designati, come condizione necessaria al regolare proseguimento dei lavori. Quasi sempre con la stessa dinamica: danneggiamento a mezzo incendio o corpo contundente dei macchinari di lavoro, a bordo dei quali veniva solitamente collocata una bottiglia contenente del liquido, avvolta da nastro isolante e dotata di miccia.

Gli arresti odierni confermano, inoltre, come la conoscenza precisa dei luoghi e delle realtà lavorative delle ditte impegnate, viene favorita dall’assunzione presso le stesse ditte di accoliti che diventano veri e propri collegamenti con la ‘ndrangheta. Nel caso in cui il segnale non veniva immediatamente recepito, veniva attuata una escalation di intimidazioni fino a raggiungere gli obiettivi desiderati. Una vera e propria strategia della tensione sempre pianificata, lucidamente concepita e metodicamente realizzata. In tal modo la cosca aveva condizionato il regolare e quotidiano svolgimento della vita economica e sociale della comunità scillese.
 ALBA DI SCILLA 1- Mercoledì 30 maggio 2012-Dodici persone sottoposte a fermo di indiziato di delitto e circa 4 milioni di euro di beni sequestrati. Questo è il bilancio dell’operazione chiamata convenzionalmente “Alba di Scilla”, condotta dai carabinieri della Compagnia di Villa San Giovanni (capitano Davide Occhiogrosso; tenente Alessandro Caprio), della locale Stazione (maresciallo Giuseppe Bonfardino) e del Nucleo investigativo (maggiore Michele Miulli) del Reparto operativo di Reggio Calabria e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia (procuratore aggiunto Michele Prestipino Giarritta; sostituto procuratore Alessandra Cerreti; sostituto procuratore Rosario Ferracane). L’accusa per tutti è associazione a delinquere di tipo mafioso e, a vario titolo, estorsione aggravata, danneggiamento. Le persone fermate so: Arturo Borzumato, 22 anni, Carmelo Calabrese, 40 anni, Annunziatina Fulco, 47 anni, Matteo Gaietti, 43 anni, Antonino Nasone, 31 anni, Domenico Nasone, 29 anni, Domenico Nasone, 43 anni, Francesco Nasone, 40 anni, Rocco Nasone, 38 anni, Virgilio Giuseppe Nasone, 68 anni, Pietro Puntorieri, 24 anni, tutti di Scilla e Francesco Libro, 38 anni, di Bagnara Calabra. Tra gli indagati risulta anche Giuseppe Fulco, 41 anni, di Scilla, attualmente detenuto per altra causa nel carcere di Benevento. Le indagini dei carabinieri sono state avviate nel giugno del 2011 a seguito dell'arresto per estorsione di Giuseppe Fulco.

Quest’ultimo finì in manette per aver preteso il pagamento di 6.000 euro, corrispondente al 3% dell'intero ammontare dell'appalto (aggiudicato dall'Anas), come condizione "assolutamente necessaria" alla prosecuzione dei lavori lungo il tratto Scilla-Favazzina della Statale 18. Secondo le investigazioni, Fulco, accusato di essere organico alla cosca “Nasone - Gaietti”, dopo due danneggiamenti perpetrati in danno della ditta si era più volte recato sul cantiere pretendendo il pagamento della tangente. Contestualmente al fermo è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di 32 beni immobili a carico dei fermati. Si tratta di appartamenti, fabbricati e terreni, del bar e pasticceria “La genziana” di piazza San Rocco, di conto correnti bancari, polizze assicurative e altri prodotti finanziaria.Secondo gli investigatori, la richiesta e riscossione del pizzo alle numerose imprese impegnate nei lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, pari al 3% dei lavori eseguiti, da parte della cosca “Nasone - Gaietti” era "sistematica". Nel caso in cui il segnale non veniva immediatamente recepito, veniva attuata una serie di intimidazioni fino a raggiungere gli obiettivi desiderati. "Tale escalation - affermano gli inquirenti - è sempre pianificata, concepita e metodicamente realizzata. Ogni atto fa parte di una precisa 'strategia della tensione' senza soluzione di continuità". Le pressioni sulle ditte impegnate nei lavori riferiti al tratto di competenza del clan erano esercitate attraverso danneggiamenti, incendi e vari altri atti intimidatori all'interno dei cantieri.

La cosca “Nasone-Gaietti”, in quanto "proiezione" territoriale della 'ndrangheta nella fascia tirrenica scillese, era "legittimata" dagli altri clan a "sollecitare" attraverso reiterate azioni di danneggiamento e intimidazioni e a riscuotere, una quota dei proventi delle estorsioni connesse ai lavori di ammodernamento dell'autostrada A3, pari al 3%, "somma - si legge negli atti - pretesa a titolo di imposizione di "pizzo" da parte delle cosche che esercitano il proprio dominio nei territori in cui vengono eseguiti i lavori". Per quanto riguarda le estorsioni contestate, il danneggiamento dei mezzi di lavoro è il segnale lanciato dalla consorteria criminale alla ditta appaltatrice. "I danneggiamenti, pianificati nei minimi dettagli - scrivono gli inquirenti - e accompagnati dalla minuziosa conoscenza delle aree di cantiere da parte degli arrestati, erano finalizzati a mettere i responsabili delle varie ditte in contatto con gli emissari criminali di volta in volta designati, come condizione necessaria al regolare proseguimento dei lavori". La conoscenza precisa dei luoghi e delle realtà lavorative delle ditte impegnate era talvolta favorita dall'assunzione nelle stesse ditte di accoliti che diventano veri e propri collegamenti con i criminali di riferimento.

Nel caso in cui il segnale non veniva immediatamente recepito, veniva attuata una serie di intimidazioni fino a raggiungere gli obiettivi desiderati. In tal modo la cosca mafiosa ha condizionato il regolare e quotidiano svolgimento della vita economica e sociale della comunità scillese; non sono state risparmiate neanche le piccole attività economiche del territorio". Nessuno poteva interferire con gli interessi della cosca. Emblematico il caso di una piccola attività commerciale che, nella notte tra il 18 e 19 febbraio scorso, ha subito l' incendio, nel parcheggio della Stazione, di un furgone adibito a esercizio commerciale mobile, che ogni estate è impiegato nella zona del porto. Unica colpa del titolare: aver richiesto al Comune di Scilla una nuova concessione in un'area del porto di interesse della cosca. Nel corso della conferenza stampa, il procuratore ff Ottavio Sferlazza e il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Pasquale Angelosanto hanno diffuso l’elenco dei danneggiamenti e delle estorsioni consumate o tentate:22 agosto 2011, ditta “fondazioni speciali” spa denunciava che ignoti mediante liquido infiammabile avevano tentato di incendiare una macchina perforatrice nell’area cantierale; 19 febbraio 2012 incendiavano autocarro om leoncino adibito alla vendita di panini a venditore ambulante. il mezzo, è stato completamente distrutto dalle fiamme;

20 febbraio 2012, ditta “a.b.s. ing srl” denunciava che ignoti avevano danneggiato vetri di protezione di 3 mezzi da cantiere e avevano posizionato 3 bottiglie incendiarie nelle vicinanze dei mezzi; 2 marzo 2012, compagnia portuale “Tommaso Gullì” srl denunciava che ignoti avevano danneggiato vetri di protezione di una autogru da cantiere e avevano posizionato una bottiglia contenente liquido infiammabile a bordo del mezzo: 4 marzo 2012, ditta fondazioni speciali spa denunciava che ignoti avevano danneggiato, mediante corpo contundente, quadro elettrico macchina perforatrice posizionata esterno cantiere e collocavano due bottiglie contenenti liquido trasparente e sabbia con una finta miccia all'estremità, a bordo citato mezzo e su compressore posto nelle vicinanze; 9 marzo 2012, ditta fondazioni speciali s.p.a. denunciava che ignoti avevano danneggiato, mediante corpo contundente, il quadro comando della macchina perforatrice posizionata all’esterno del cantiere. Annunziatina Fulco, hanno spiegato gli inquirenti, fungeva da l'ambasciatrice tra il fratello Giuseppe Fulco (arrestato lo scorso anno in flagranza di reato) tuttora in carcere dopo una condanna a nove anni in primo grado, e l'esterno. Dal penitenziario di Benevento, l'uomo continuava a impartire disposizioni sui taglieggiamenti agli imprenditori impegnati nei lavori di ammodernamento sul VI° macrolotto dell'A3. Secondo gli investigatori a capo della cosca vi era Virgilio Giuseppe Nasone. Ecco uno stralcio dell’ordinanza di una delle operazioni relative alla cosca Nasone-Gaietti…
Proc. pen. n. 3345/12 R.G.N.R. Mod. 21 DDA PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI REGGIO CALABRIA Direzione Distrettuale Antimafia FERMO DI INDIZIATO DI DELITTO- artt. 384 e segg. c.p.p. -Il Pubblico Ministero, nella persona del Procuratore della Repubblica Aggiunto, dott. Michele Prestipino Giarritta, del Sostituto Procuratore della Repubblica DDA, dott.ssa Alessandra Cerreti, e del Sostituto Procuratore della Repubblica, dott. Rosario Ferracane; visti gli atti del procedimento penale indicato in epigrafe nei confronti, tra gli altri, di NASONE Virgilio Giuseppe, NASONE Francesco, NASONE Domenico (cl. 69), NASONE Rocco, GAIETTI Matteo, FULCO Giuseppe, BURZOMATO Arturo, PUNTORIERI Pietro, NASONE Domenico (cl. 83), NASONE Antonino, LIBRO Francesco, FULCO Annunziatina e CALABRESE Carmelo A)del reato di cui all’art. 416-bis, commi 1, 2, 3 e 6 c.p., per aver fatto parte,con altre persone allo stato non ancora individuate, dell’associazione mafiosa denominata ’ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, nazionale ed estero costituita da molte decine di locali, articolata in tre mandamenti (Tirrenica, Ionica e Reggio Calabria città) e con organo di vertice denominato “Provincia”,

associazione che si avvale della forza d’intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva, attuando un capillare controllo di ogni aspetto della vita, specie pubblica ed economica, allo scopo:a) di conseguire vantaggi patrimoniali dalle attività economiche che si svolgevano nel territorio attraverso o la partecipazione alle stesse, ovvero l’imposizione e la riscossione di somme di denaro a titolo di compendio estorsivo;b) di acquisire direttamente o indirettamente la gestione e/o il controllo di attività economiche nei più svariati settori, a Bermando il controllo egemonico nel territorio;d) di commettere delitti contro il patrimonio (in particolare danneggiamenti ed estorsioni), contro la vita e l’incolumità individuale ed in materia di armi; e) di conseguire per sé e per altri vantaggi ingiusti; in particolare, per aver fatto parte dell’articolazione territoriale della‘ndrangheta operante a Scilla e territori limitrofi nota come “cosca Nasone-Gaietti” e nella specie:NASONE Virgilio Giuseppe con il ruolo di capo della cosca, con compiti di decisione, pianificazione e individuazione delle azioni e delle strategie generali. Lo Stato c’è e fornisce risposte adeguate in tempo reale. Lo hanno detto un po’ tutti gli oratori seduti intorno al tavolo della conferenza. Lo dimostrano le migliaia di anni di condanna inflitti  ai mafiosi; 41 bis per i mammasantissima, padrini e capobastone; a parte il sequestro e la confisca dei beni mobili ed immobili nell’ordine dei miliardi di euri. Domenico Salvatore




















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