Quali siano i meriti per cui l’onorevole Daniela Garnero divorziata Santanchè, debba occupare di forza la carica di vicepresidente della Camera, ancora non è chiaro. Ma i dubbi potrebbero diradarsi se si riconduce la sua elezione – abbastanza indigesta anche per molti pidiellini - in una ottica di accanimento personale, di battaglia privata che la “pitonessa” sta portando avanti negli ultimi anni, dapprima sotto traccia e poi con una certa virulenza intesa a sgomitare nel mucchio per ricavarsi un posto al sole delle istituzioni che rifletta quello del suo filantropo, Berlusconi.
Correva l’anno 2008 e la Garnero dismessi i panni della pasionaria finiana, forse perché troppo stretti, si convinse tanto della bontà del progetto di rifondare la destra italiana che accettò senza esitare il ruolo di candidata a premier del neopartito di Storace “La Destra” e armandosi di carattere si mostrò pugnace ed imprudente di fronte alle telecamere ed ai taccuini dei cronisti, manco fosse la reincarnazione della novella Giovanna D’Arco, pronta a sfidare tutto e tutti su ogni tema, con tanto di programma di governo da sciorinare convintamente per vincere le (legittime) esitazioni degli italiani.
Soprattutto il nemico d’allora che era rappresentato da tale Silvio Berlusconi, del quale in una memorabile intervista televisiva a Tribuna Politica ebbe a dire : «Le donne per andare in Parlamento lo possono fare solo con me. Vorrei fare un appello a tutte le donne italiane. Non date il voto a Silvio Berlusconi, perché Silvio Berlusconi ci vede solo orizzontali, non ci vede mai verticali» e rincarando « non ha rispetto per le donne, lo dimostra la sua vita giorno dopo giorno..(..).. Il voto a Silvio Berlusconi è il voto più inutile che le donne possano dare». Le italiche donne - forse fiutando l’inganno – non parvero cogliere l’appello di genere, e alle buone intenzioni non fu conseguenziale il risultato: un flop elettorale che gli costò persino l’esclusione dal circolo degli onorevoli, non avendo raggiunto neanche la percentuale utile all’elezione di un solo parlamentare.
La Daniela nazionale imparata la lezione intuì subito da che parte stare e da abile nobildonna, bene interpretando gli umori di un certo manierismo borghese, dapprima fondò un circolo tutto suo il “Movimento per l’Italia” che servì placidamente da cavallo di troia per iniziare quel lezioso ma inesorabile percorso d’avvicinamento estatico all’unico Cavaliere che potesse appagare la sua irrefrenabile voglia di partecipazione alla vita politica nazionale. E così fu. Divenendo, ora per allora, la più irriducibile tifosa dell’imprenditore più celebre d’Italia, non mancando di supportarlo irrefrenabilmente ad ogni incaglio il buon Silvio avesse la sfortuna di imbattersi, suo malgrado. Come si può spiegare tutto ciò se non in una folgorazione mistica sulla via di Arcore che ha avvinto le primitive umane incertezze circa le qualità dell’ex premier, sgombrando il campo ad esempio, ad ogni imbarazzo antifemminista, miracolando finalmente l’eroina di Cuneo alla conversione più profonda a favore dell’unico (ed ora) infallibile leader? Il quale ora ricambia, e promuove, per meriti acquisiti sul campo la sua pasdaran più fedele che senza discussioni “ipso facto” ha acquisito il diritto “iure imperii” a sedere, se non per terzietà, certamente per convinta partigianeria, sullo scranno liberato da Maurizio Lupi a Montecitorio. E, almeno questa volta, la Garnero potrà risparmiarsi la fatica di salmodiare (invano) alle donne italiane.
Giuseppe Campisi
Facebook : /gcampisi74
Twitter : @giuseppecampisi
Correva l’anno 2008 e la Garnero dismessi i panni della pasionaria finiana, forse perché troppo stretti, si convinse tanto della bontà del progetto di rifondare la destra italiana che accettò senza esitare il ruolo di candidata a premier del neopartito di Storace “La Destra” e armandosi di carattere si mostrò pugnace ed imprudente di fronte alle telecamere ed ai taccuini dei cronisti, manco fosse la reincarnazione della novella Giovanna D’Arco, pronta a sfidare tutto e tutti su ogni tema, con tanto di programma di governo da sciorinare convintamente per vincere le (legittime) esitazioni degli italiani.
Soprattutto il nemico d’allora che era rappresentato da tale Silvio Berlusconi, del quale in una memorabile intervista televisiva a Tribuna Politica ebbe a dire : «Le donne per andare in Parlamento lo possono fare solo con me. Vorrei fare un appello a tutte le donne italiane. Non date il voto a Silvio Berlusconi, perché Silvio Berlusconi ci vede solo orizzontali, non ci vede mai verticali» e rincarando « non ha rispetto per le donne, lo dimostra la sua vita giorno dopo giorno..(..).. Il voto a Silvio Berlusconi è il voto più inutile che le donne possano dare». Le italiche donne - forse fiutando l’inganno – non parvero cogliere l’appello di genere, e alle buone intenzioni non fu conseguenziale il risultato: un flop elettorale che gli costò persino l’esclusione dal circolo degli onorevoli, non avendo raggiunto neanche la percentuale utile all’elezione di un solo parlamentare.
La Daniela nazionale imparata la lezione intuì subito da che parte stare e da abile nobildonna, bene interpretando gli umori di un certo manierismo borghese, dapprima fondò un circolo tutto suo il “Movimento per l’Italia” che servì placidamente da cavallo di troia per iniziare quel lezioso ma inesorabile percorso d’avvicinamento estatico all’unico Cavaliere che potesse appagare la sua irrefrenabile voglia di partecipazione alla vita politica nazionale. E così fu. Divenendo, ora per allora, la più irriducibile tifosa dell’imprenditore più celebre d’Italia, non mancando di supportarlo irrefrenabilmente ad ogni incaglio il buon Silvio avesse la sfortuna di imbattersi, suo malgrado. Come si può spiegare tutto ciò se non in una folgorazione mistica sulla via di Arcore che ha avvinto le primitive umane incertezze circa le qualità dell’ex premier, sgombrando il campo ad esempio, ad ogni imbarazzo antifemminista, miracolando finalmente l’eroina di Cuneo alla conversione più profonda a favore dell’unico (ed ora) infallibile leader? Il quale ora ricambia, e promuove, per meriti acquisiti sul campo la sua pasdaran più fedele che senza discussioni “ipso facto” ha acquisito il diritto “iure imperii” a sedere, se non per terzietà, certamente per convinta partigianeria, sullo scranno liberato da Maurizio Lupi a Montecitorio. E, almeno questa volta, la Garnero potrà risparmiarsi la fatica di salmodiare (invano) alle donne italiane.
Giuseppe Campisi
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