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Ma l'ospedale di Melito Porto Salvo, ha il suo centro di eccellenza:Oculistica

Ne vituperato ospedale “Tiberio Evoli”, vi sono delle eccellenze, che meritano di essere sottolineate, se non risaltate. Un Reparto d’eccellenza, insomma, come Oculistica-Oftalmologìa. É davvero difficile, trovare un paziente che si lamenti.  Sebbene, questa tipologia non mancherà mai da nessuna parte. Il segreto del successo, gli elementi principali sono: professionalità, competenza ed esperienza, ma soprattutto l’altissima efficacia, funzionalità ed efficienza; una percentuale di interventi ‘riusciti’, prossima al 100 %.… correzione dei vizi refrattivi e delle patologie oculari come la cataratta…miopia, iperopia o ipermetropia, astigmatismo, ambliopia, anisometria o anisometropia; occhio secco, occhio lacrimoso. Il personale della Sala Operatoria, squadra importantissima, è impeccabile

MELITO PORTO SALVO, QUELLE MANI MIRACOLOSE DI STEFANO IATÍ, BENEDETTE DA SANTA LUCIA, E DEL SUO ALTER-EGO GESUALDO TRIPEPI E DEL RESPONSABILE DEL REPARTO DOTTOR GIUSEPPE ZUCCARELLI

Tutto deve funzionare alla perfezione. E tutto funziona, alla perfezione. Ma non va sottovalutata, anzi va risaltata la preparazione professionale del caposala Mario Sciumè; dell’infermiere professionale Nino Orlando e del’infermiere Saverio Ambrogio. L'oculistica si occupa di malattie dell’occhio:Infiammazione della cornea o Cheratite; glaucoma: subentra perlopiù con pressione oculare interna elevata (a rischio di cecità senza trattamento medico);scotoma: riduzione del campo visivo (per cui la vista risulta cancellata in alcune aree) causata da lesioni delle vie ottiche dalla retina ai centri visivi corticali;sindrome di Horner: tipica triade di miosi, blefaroptosi ed enoftalmo e via di seguito.
Domenico Salvatore

MELITO PORTO SALVO (RC)-Una volta, un noto sindaco, ci ribattezzò “Penna di cianuro” e ci tacciò pubblicamente di avergli stroncato la carriera. Un assessore in pubblica piazza ci apostrofò: “Ma voialtri scribacchini, pennivendoli, scrivete solo cose cattive? All’ospedale ci sono reparti che funzionano, medici che fanno miracoli, personale medico che fa grandi sacrifici eccetera, ma nessuno  esalta questi valori. Non ho ancora visto uno straccio di rigo  con la penna intinta nell’inchiostro di cianuro, sulle cose che funzionano e ce ne sono”. In pimis, diciamo che raramente facciamo il contraddittorio con simili personaggi. Finisce sempre con gl’improperi e gl’insulti; comunque con il battibecco e l’alterco. I nostri lettori sovrani più attempati, ci conoscono da quasi mezzo secolo e sanno qual è il nostro stile. Non abbiamo bisogno di giustificarci. Del resto sul nosocomio, abbiamo pubblicato colline di articoli. Fiumi di parole…”Mi aspetto mille scuse/come sempre da te/sei un fiume di parole/dove anneghi anche me/che bravo che sei/ma questo linguaggio da talk show/cosa c'entra con noi./Provo l'unico rimedio/che adotto da un po'/la mia testa chiude l'audio/la storia la so….”La verità è che abbiamo sempre tenuto la schiena dritta. Benchè, non essere stati…duttili e malleabili, ci sia costato lacrime e sangue. Ma non è nostro costume gettare l’acqua sporca col bambino dentro; né lanciare sassi in piccionaia o palate di fango

A prescindere dall’imperativo categorico-diktat di papa Wojtyla e del presidente Ciampi. Preferiamo scrivere. Scripta manent, verba volant. Ma un ‘dottor dulcamara’, non chiamatelo fatalista di professione, passimologo  e disfattista per vocazione,, ci rimproverò papale papale di.., bonismo. “Ne avete di coraggio, a puntellare questo ‘sfasciume pendulo’. Dicono, che la diversità delle opinioni, sia il sale del dialogo. Reputiamo di fare cosa gradita ai nostri lettori sovrani, andando ad occuparci di questo Reparto, che a prescindere dalla nostra simpatia od antipatia, dal nostro giudizio, funziona bene. Questo, è lapalissiano. Il Reparto di Oculistica dell’ospedale di Melito, da sempre, una delle colonne portanti del nosocomio, ha recitato la parte di Cenerentola; ma ora, è diventata principessa, anche grazie ad un’equipe di medici di “serie A”, che tiene sempre bene in mente il sacro giuramento di Ippocrate….” Consapevole dell' importanza e della solennità dell' atto che compio e dell' impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento; di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell' uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e coscienza ed osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell' esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il prestigio e la dignità della professione.

Di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d' urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell'Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell' esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; di astenermi dall' "accanimento" diagnostico e terapeutico”.Dunque il nosocomio ‘melitoto’, sonnolento per sedici anni come “La bella addormentata nel bosco”, non è sotto l’influenza  nefasta della strega Malefica e del suo corvaccio nero. Il bacio fatato del principe azzurro (Filippo) ha spezzato l’incantesimo. La “squadra”: Giuseppe Zuccarelli, Iatì Stefano, Tripepi Gesualdo, medici e Sciumè Mario, Orlando Antonino e Ambrogio Saverio, paramedici, ben assortita, armonica ed amalgamata, lavora assiduamente per dodici mesi l’anno. Gl’interventi, variano da 400 a 500 su base annuale. Nulla, viene lasciato al caso. I pazienti-degenti, se non clienti, vengono visitati preventivamente, studiati e rivisitati.

Anamnesi, per capire lo stato dell’occhio, su cui bisogna intervenire. Poi, ci si prenota. Un paio di giorni prima della sala operatoria, gli esami-analisi di rito, compreso l’elettrocardiogramma. Per la buona riuscita dell’intervento, medico e paziente affrontano un dialogo costruttivo, chiaro, franco e trasparente. I clienti, non sempre “vecchi” alle prese con problemi di miopia e presbiopia di Stefano Iatì e Gesualdo Tripepi, provengono da ogni parte della provincia ed anche da fuori. La fama dell’equipe, ha superato perfino gli angusti àmbiti e confini regionali. Un Reparto d’eccellenza, insomma. Già nel Codice di Hammurabi, più di 3600 anni fa furono promulgate regolamentazioni per operazioni agli occhi:É davvero difficile, trovare un paziente, che si lamenti. Gli elementi principali son: professionalità, competenza ed esperienza, ma soprattutto percentuale di interventi, prossima al 100 %. Con questa qualità professionali, è normale che ci sia la fila. L’elemento catalizzatore dell’equipe, in modo particolare dei dottori Iatì e Tripepi, tra un intervento e l’altro è l’aggiornamento professionale, frequente, serio, scrupoloso ed in profondità. Tutto deve funzionare alla perfezione. E tutto funziona, alla perfezione. Ma non va sottovalutata, anzi va esaltata la preparazione professionale del caposala Mario Sciumè; dell’infermiere professionale Nino Orlando e del’infermiere Saverio Ambrogio.

L'oculistica si occupa di malattie:Infiammazione della cornea o Cheratite; glaucoma: subentra perlopiù con pressione oculare interna elevata (a rischio di cecità senza trattamento medico);scotoma: riduzione del campo visivo (per cui la vista risulta cancellata in alcune aree) causata da lesioni delle vie ottiche dalla retina ai centri visivi corticali;sindrome di Horner: tipica triade di miosi, blefaroptosi ed enoftalmo. Della retina:daltonismo, emeralopia, degenerazione maculare, distacco della retina, Azoor (Acute zonal occult outer retinopathy/Retinopatia esterna occulta locale acuta); retinite pigmentosa; Sindrome di Aicardi: Disfacimento del cervello, nel quale anche la retina è coinvolta. Del corpo vitreo: Miodesopsie: Visione di corpi mobili, Sinchisi scintillante, Sollevamento del corpo vitreo: noto come distacco del corpo vitreo, ha come sintomo frequente la visione di corpi mobili. Della Cornea: cheratocono: Distrofia corneale caratterizzata da un elevato astigmatismo irregolare che impedisce una buona visione. In casi estremi necessita del trapianto di cornea. Xeroftalmia: Rientrano sotto questo termine i quadri clinici delle dislacrimie che provocano secchezza oculare. Tipica insieme alla xerostomia della sindrome di Sjogren. Dell'Ottica e della refrazione:

Misurazione dell'acuità visiva e dei vizi refrattivi e loro correzione tramite la prescrizione di occhiali, lenti a contatto (di competenza anche dell'ottico-optometrista ) o mediante chirurgia refrattiva (es correzione della curvatura della cornea tramite laser ad eccimeri), oppure tramite la saldatura di particolari lenti a contatto sulla cornea tramite particolari strumenti. Del cristallino:lussazione del cristallino,cataratta: perdita di trasparenza del cristallino,afachia: assenza del cristallino,presbiopia. Della mobilità oculare (prevalentemente di competenza dell'ortottista ): sindrome di Brown, strabismo, paresi abducente, delle ciglia e della congiuntiva, Congiuntivite. Malattie sistemiche, che possono ripercuotersi nell'occhio: Arterite temporale (definita anche Morbus Horton o arteriite macrocellulare). Si tratta di una vasculite che può portare alla cecità. Diabete mellito: può rovinare quasi tutti i tessuti nell'occhio, più frequente però è la retinopatia diabetica. Morbo di Graves-Basedow (ipertiroidismo su base autoimmune) che determina esoftalmo bilaterale con segno di Darlymp(retrazione della palpebra superiore) e segno di Graefe (ritardo della palpebra nel seguire il bulbo oculare durante lo sguardo in basso). Sindrome di Sjogren o Sindrome Sicca in cui si ha una connettivite autoimmune che determina Xeroftalmia e Xerostomia; può essere associata ad altre connettiviti(Lupus). Altre: Occhio secco, Occhio lacrimoso. Congiuntiviti:Congiuntivite allergica, Congiuntiviti: gigantopapillare, Congiuntivite di origine batterica, Congiuntivite di origine virale.

Già nel Codice di Hammurabi, fonteWikipedia, più di 3600 anni fa furono promulgate regolamentazioni per operazioni agli occhi: il medico doveva ottenere una retribuzione di 10 scicli per un'operazione ad esito positivo, mentre in caso di esito negativo gli sarebbero state tagliate le mani. All'epoca ellenistica risalgono sia i primi studi accurati dell'anatomia dell'occhio (in particolare ad opera di Erofilo da Calcedonia) che le prime operazioni di rimozioni della cataratta. Nel Medioevo il compito dell'oculista venne assunto dal cosiddetto "incisore della cataratta". Grazie ad un coltello speciale il cristallino opaco ("cataratta") veniva premuto all'interno dell'occhio, nella [camera vitrea]. Tale tecnica chirurgica, denominata ‘’depressione della cataratta’’, esponeva a frequenti complicazioni, soprattutto di ordine infettivo. Johann Sebastian Bach morì in seguito ad un'operazione alla cataratta. Georg Friedrich Händel sopravvisse alla sua prima operazione, ma rimase cieco per tutta la vita. L'oculistica faceva parte inizialmente della chirurgia e si è sviluppata solo nel corso del XVIII secolo; nel XIX secolo si è affermata come materia autonoma. Il primo insegnamento di Oculistica in Italia fu affidato a Michele Troja a Napoli nel 1779; nel 1815 venne inaugurato, presso l’Università di Napoli, il primo reparto di Clinica Oculistica (Clinica Reale di Oftalmiatria), diretto dal professor Giovanni Battista Quadri .

Le prime cliniche in Europa furono aperte all'inizio del XIX secolo a Erfurt e Budapest. La prima cattedra di oftalmologia fu occupata da Georg Joseph Beer (1763-1821) che nel 1818 era diventato ordinario di oculistica a Vienna. Precedentemente vi aveva aperto nel 1813 la prima clinica universitaria per malati agli occhi. Fino al XVIII secolo l'anatomia e la modalità di funzionamento dell'occhio erano poco chiare. I principali studi sull’anatomia del bulbo oculare erano stati effettuati da Girolamo Fabrizio d’Acquapendente (1537-1619), Marcello Malpighi (1627-1694) e Giovan Battista Morgagni (1632-1723), mentre quelli più significativi sulla fisiologia della visione erano di Cartesio (1596-1650) e Thomas Joung (1773-1829) [3]. Solo a partire dal XIX secolo si scoprirono particolari delle strutture oculari grazie al frequente utilizzo del microscopio e nuove conoscenze sul funzionamento dell’organo visivo, sistematicamente utilizzabili per la terapia. Nel 1800 Carl Gustav Himly coniò il termine oftalmologia; nello stesso anno Thomas Young descrisse l'astigmatismo.I progressi più significativi nel campo della diagnosi sono stati l'invenzione dell'oftalmoscopio da parte di Hermann von Helmholtz (1821-1894) nel 1851 e del perimetro da parte di Richard Förster (1825-1902).

I passi decisivi per le operazioni agli occhi sono stati il trattamento di estrazione della cataratta da parte di Albrecht von Graefe (1828-1870), che è considerato il padre dell'oculistica, e il primo trapianto di cornea (cheratoplastica) nel 1906 da parte di Eduard Zirm (1863-1944).William Horatio Bates (1860-1931) ha scoperto un metodo alternativo per la correzione dei difetti visivi, che consiste nel rilassare la mente. Non ha tuttavia formulato una tesi scientifica a supporto della metodica.Negli ultimi decenni sono stati aggiunti processi sempre più innovativi nella diagnosi e nella terapia che hanno migliorato la comprensione delle malattie oculari e le possibilità di trattamento. Specialmente l'esame della retina, che rappresenta l'elemento neuro-sensoriale fondamentale dell'organo visivo, ha compiuto passi notevoli (p.e. tomografia a coerenza ottica). Le malattie infiammatorie, degenerative e da agenti lesivi della superficie oculare possono essere indagate con metodiche citologiche e l’uso di coloranti vitali. Nella diagnostica del glaucoma sono state introdotte metodiche computerizzate per l’esame del campo visivo e per l’analisi delle fibre del nervo ottico (GDX, HRT, OCT). Grazie agli apparecchi topografici e agli aberrometri è possibile esaminare la curvatura e le caratteristiche ottiche della cornea. In caso di opacità delle strutture attraversate dalla luce (cataratta, emorragie, cicatrici da traumi) possono essere eseguiti esami ecografici per la valutazione dei tessuti interni del bulbo oculare.

Le persone attempate, clienti del Reparto di Oculistica, tra gli effetti personali, conservano la figurina di Santa Lucia, protettrice degli occhi e della vista, forse il senso-organo più importante; senza nulla togliere all’udito, al gusto, all’olfatto ed al tatto, che completano la sfera dei sensi. Non sono pochi tuttavia quelli che “si raccomandano” con il dottor Iatì o con il dottor Tripepi…Sono nelle vostre mani…dottore mi raccomando…La vista è la cosa più bella…Siamo sicuri al cento per cento dottore?...Vi sarò eternamente riconoscente…Non ho paura, dottore, so di essere in buone mani…Vengo qui da voi, perché è l’unica cosa che funzioni bene…I miei genitori, mio zio e mia cugina, son “passati” da voi…Conosco la vostra fama, sono certo che tutto andrà bene…dottore siete un mago! Tutto un frasario popolareggiante, che al di là della battuta, la dice tutta sulla qualità, la serietà personale e professionale, il rapporto umano, la disponibilità dei responsabili. Niente arriva per caso. Figurarsi in questi momenti d’incertezza (per le male lingue abituate a pescare nel torbido s’intende), per l’ospedale di Melito. Personalmente nonostante le contraddizioni, le incongruenze, le incoerenze e le assurdità che pure ci sono e nessuno le nega, riteniamo che l’ospedale non chiuderà i battenti.

Lo abbiamo detto e scritto, non soltanto su queste colonne, sino alla nausea. Noi crediamo nelle parole del governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, che non tiene un piede in due staffe e volendo salvare capra e cavoli, davanti alle nostre telecamere ha detto: “L’ospedale di Melito, non solo non chiude, ma verrà rilanciato”. A fronte delle palate di fango scagliate da traffichini, maneggioni e faccendieri; color che vissero senza lode e senza infamia. Il Sommo Poeta, li spedirebbe e rilegherebbe nel girone degl’ignavi, che corrono dietro un’insegna, mentre una nuvoletta di mosconi inferociti gli punzecchia le chiappe. Lo conosciamo bene. Egli ha costruito la sua casa sopra la roccia. Egli fa la volontà del Padre di Gesù che sta nei cieli…”Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande”. Ma c’è di più. Scopelliti come il buon pastore è disposto ad abbandonare le novantanove pecore al sicuro fra i monti, per andare a raccogliere la ‘pecorella smarrita’. Post scriptum, anche il direttore di questa testata giornalistica on line, ha deciso di affrontare la scontata ed inevitabile avventura della famigerata cataratta. Ma non è andato dai luminari del settore, più gettonati….Il San Raffaele di Milano;il policlinico di Siena; il policlinico di San Matteo a Pavia;il San Martino di Genova ecc; se non il Centro di Oftalmologia Barraquer di Barcellona. Sebbene Stefano Iatì, Giuseppe Zuccarelli e Gesualdo Tripepi, non abbiano nulla da invidiare ai più celebrati scienziati dell’iride. Non saranno usciti da Harward, Cambridge, Oxford Massachusetts Institute of Technology o dalla Sorbona, da Tokjo, Mosca e da Pechino, ma hanno professionalità, umanità, umiltà da vendere. Questo è certo! Domenico Salvatore








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