OPERAZIONE ALL INSIDE 3
Il 13 giugno 2013, nelle province di
Reggio Calabria, Milano, Monza e Verona, i Carabinieri del Comando Provinciale
di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza di Custodia Cautelare,
emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della
Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 23 persone[1],
appartenenti alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata
cosca “ASCONE”, operante a Rosarno (RC) e territori limitrofi, responsabili a
vario titolo di:
-
associazione di tipo mafioso (art. 416 bis commi 1 - 2 - 3 -
4 - 5 - 6 c.p.);
-
concorso in favoreggiamento personale aggravato dall’aver
agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (artt. 110, 378 c.p. e art. 7 legge 203/91);
-
danneggiamento aggravato dall’aver agevolato l’attività di un
sodalizio di tipo mafioso (art. 635
c.p. comma 2 n. 3 e art. 7 legge 203/91);
-
rapina aggravata dall’aver agevolato l’attività di un
sodalizio di tipo mafioso (art. 628
c.p. commi 1 e 3 nn. 1 e 3 e art. 7 legge 203/91);
-
concorso in ricettazione aggravata dall’aver agevolato
l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (artt. 110 e 648 c.p. - art. 7 legge
203/91);
-
concorso in intestazione fittizia
di beni aggravata
dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (art. 12 quinquies legge 356/92 e art. 7 legge
203/91);
-
riciclaggio (art. 648 bis
c.p.);
-
fabbricazione, detenzione e porto illegale in luogo pubblico
o aperto al pubblico di armi comuni da sparo e clandestine, detenzione illegale
di munizioni per armi comuni da sparo e locazione e comodato di armi, aggravati
dall’aver agevolato l’attività di un sodalizio di tipo mafioso (artt. 81 cpv. -
697 c.p. - 1 - 2 - 4 - 7 l. 895/1967 - 22 - 23 co. 2 - 3 - 4 l. 110/1975 - art.
7 legge 203/91);
-
spaccio in concorso di sostanze stupefacenti del tipo
cannabis indica, eroina, cocaina (art. 110 c.p. - art. 73 comma 1 bis D.P.R. 09.10.1990 n. 309).
L’indagine, avviata nel 2006 a seguito dell’omicidio di SABATINO Domenico [soggetto
organicamente inserito nel sodalizio criminale di ‘ndrangheta nella sua
articolazione territoriale denominata cosca “PESCE” radicata nella città di
Rosarno (RC)] rientra in una più ampia attività
investigativa sviluppata dai Carabinieri e coordinata dalla Direzione Distrettuale
Antimafia di Reggio Calabria nei confronti delle cosche di ‘ndrangheta operanti nel
territorio della città di Rosarno (RC),
che ha già portato all’esecuzione delle operazioni All Inside 1 e 2 ed al
sequestro di numerosi beni per un importo complessivo di oltre 230 milioni di Euro con le operazioni All Clean 1 e 2.
L’attività investigativa ha fornito uno spaccato degli assetti criminali
esistenti a Rosarno, documentando gli equilibri - peraltro precari - tra i
soggetti appartenenti alle diverse cosche. In particolare, le acquisizioni
investigative hanno evidenziato le dinamiche criminali di due delle
più importanti associazioni mafiose imperanti sul territorio di Rosarno con
ramificazioni transnazionali, oltre che su tutto il territorio nazionale: i
“PESCE” ed i “BELLOCCO”.
Si è
accertato come i “PESCE” ed i “BELLOCCO” costituiscano tuttora due poli intorno
ai quali gravitano altre cosche, ad esse collegate sia da legami di parentela
che da cointeressenze affaristiche. È emerso che non si tratta di poli
contrapposti, ma ognuno dei due sodalizi costituisce baricentro di interessi di
tipo economico e criminale e, anche in presenza di sovrapposizione di
interessi, le due articolazioni territoriali della ‘ndrangheta si sono
adoperate per evitare che si creassero fratture ed anzi sono intervenute per
ricomporre gli attriti creatisi tra le cosche satelliti. È il caso delle
vicende che hanno riguardato le cosche “ASCONE” e “SABATINO”, rispettivamente
legate ai “BELLOCCO” ed ai “PESCE”. In relazione a ciò, questi ultimi sono
stati i principali artefici delle azioni di fuoco subite dagli ASCONE.
Nel corso dell’attività investigativa, proprio dal monitoraggio e dal
controllo dei componenti della famiglia ASCONE, sono emersi tratti salienti e
connotati del sodalizio cui fanno parte ovvero il “gruppo BELLOCCO”, con
specifico riferimento alla frangia costituita dagli “ASCONE”. I termini
utilizzati, emersi nel corso delle intercettazioni, sono inequivocabili: si
parla del “battesimo” di ASCONE Vincenzo; si delineano le figure apicali caratterizzate da
capacità decisionale, con specifico riferimento a BELLOCCO Domenico, ASCONE
Antonio e ad suoi figli Michele e Vincenzo; vengono indicate le alleanze tra le
famiglie (e i relativi legami di parentela e/o di comparatico); vengono
circoscritti i territori assoggettati al loro controllo; emerge la spartizione
degli interessi economici sul territorio.
A proposito del “battesimo” di ASCONE Vincenzo, il detenuto, sottoposto
ad intercettazione ambientale in carcere, così ha riferito a proposito del suo rito di affiliazione alla ‘ndrangheta: “a
me, a me quando mi hanno battezzato con questo, mi disse: dovete camminare per
i fatti vostri, che sei solo che gli zii tuoi non valgono niente, sai come te
lo metti nella testa …(parla a basa voce)…. che le persone li conoscono quanto
valgono”. I membri della cosca ASCONE si sono mostrati
pienamente consapevoli dell’esistenza del sodalizio criminale al quale
appartengono e volontariamente hanno mostrato condivisione nell’organizzazione
e nell’assegnazione di ruoli e scopi. La reclusione all'interno di un istituto
di pena è vista dagli affiliati alla cosca come una obbligatoria esperienza di
vita per un mafioso, utile per crescere e maturare; così Rocco FURULI nel corso
di un dialogo intercettato: “io dico, io dico, io non dico che io non
cresco nella galera, qua e là, ma io dico che se capita, deve capitare per cose
giuste, non voglio il male di quegli altri qua e là, e mi raccolgo qualche
"garbo" per andare dentro il carcere, si o no, "garbo" non
ne raccolgo niente, io dico se a uno gli tocca gli tocca farsela, ma che vai a
farti tutto il coso, andando parlando assai ti atteggi di meno, e vedi che
nella galera se sono cose che devono finire finiscono, anzi un onore deve
essere che va in galera”.
Nel corso delle intercettazioni, disposte da questa Direzione
Distrettuale Antimafia, sono emersi in maniera chiara accenni e menzioni al
rispetto dei ruoli, delle mansioni, dei rituali e delle tradizioni della ‘ndrangheta:
“Quandu lu gallu canta si faci Iornu
buon giornu Saggiu Cumpagnu”; “Grazie
per la bontà che avete e vi do la santa notte saggio compagno e quando il gallo
cantera e formata società non e buon giorno ricordatevi che il buon giorno si
vede dal mattino no dal canto del gallo lo so che non hai avuto mai l'onore di
mess con uno come me Cmq santa notte”; “Quali
sono le doti di un picciotto”; “Io
battezzo questo Locale, come lo battezzavano i nostri ...inc... cavalieri, con
spade e spadini, bilance e misurini... in nome di San Michele Arcangelo, alzo
gli occhi al cielo e vedo una stella polare ed è battezzato il Locale (ride)...
e con parole di omertà”; “Allora
stasera formate la società e poi secondo te potevo venire io co quei picciotti!”.
A conferire ufficialità e riscontro all’esistenza
ed alla natura mafiosa della cosca ASCONE era l’esplosione della faida con la
cosca PESCE risalente all’agosto del 2007. Le radici di tale conflitto,
tuttavia, andavano individuate negli anni precedenti, allorquando veniva
assassinato nel febbraio del 1999 Maurizio CANNIZZARO ed il fratello Domenico,
ritenuti vicini al gruppo BELLOCCO-ASCONE. Tali uccisioni scatenarono una lunga
serie di eventi sanguinosi, dall’attentato a Cosma PREITI, vicino ai PESCE,
all’uccisione di D’AGOSTINO ed al tentato omicidio di GIOVINAZZO Francesco,
culminando nell’agguato a SABATINO Domenico e nel tentato omicidio ai danni di
Vincenzo ASCONE, sul lungomare di Nicotera. La fase culminante si registrava in
occasione dell’omicidio di Domenico SABATINO nell’ottobre del 2006 ed alla
risposta sapientemente preparata dai PESCE e concretizzatasi nel momento
opportuno, ovvero quando BELLOCCO Giuseppe vero e proprio protettore di
Vincenzo ASCONE - suo uomo di fiducia - era stato tratto da poco in arresto e
ASCONE aveva pertanto perso chi potesse garantire per la sua vita. La
cronologia degli eventi omicidiari ed il “botta e risposta” tra i PESCE e gli
ASCONE originatisi - come detto - in occasione dell’uccisione di Maurizio
CANNIZZARO, ha permesso di delineare la struttura organizzativa ed il modus operandi degli ASCONE e la loro
intima connessione con i BELLOCCO.
Le principali attività illecite del sodalizio si sono manifestate nel
traffico di sostanze stupefacenti e di armi, con il successivo investimento dei
relativi proventi nell’acquisto di mezzi di trasporto, merci ed altri beni
mobili ed immobili. Tra le prerogative e le capacità
criminali emerse dalle indagini a carico della cosca “ASCONE” si appurava,
oltre alla disponibilità di armi e droga, anche una prepotente infiltrazione
nel tessuto economico rosarnese, tradottosi soprattutto nell’accaparramento del
settore dei trasporti.
Sempre nel
corso dell’attività coordinata dalla Direzione
Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, i Carabinieri si sono occupati anche delle ricerche del latitante
Vincenzo ASCONE, figlio di Antonio ASCONE, che è stato latitante dal luglio del
2005 al 10 agosto del 2007, data in cui veniva tratto in arresto a seguito di
un grave agguato mafioso mentre si trovava sul lungomare di Nicotera unitamente
al cugino Aldo NASSO. Le investigazioni permettevano di accertare che Vincenzo
ASCONE, sia durante la latitanza che dopo il suo arresto, occupava un ruolo di
primo piano in seno al braccio armato ed operativo della cosca ASCONE, in
particolare nel settore dell’approvvigionamento di armi, munizioni e sostanze
stupefacenti. Nel corso delle indagini, peraltro finalizzate alla sua cattura,
venivano rinvenuti un bunker e due covi utilizzati dall’ASCONE, nonché
documenti falsi ed un consistente numero di armi da guerra, sia occultate sotto
terra che nella pronta disponibilità degli affiliati al gruppo criminale,
nonché un ingente quantitativo di sostanza stupefacente.
Nel corso dell’operazione odierna sono
stati impiegati oltre 200 Carabinieri, supportati dai militari dello Squadrone
Eliportato Cacciatori, dell’8°
Nucleo Elicotteri e del Nucleo Cinofili di Vibo Valentia.
Reggio Calabria 13
giugno 2013
Il Procuratore Aggiunto
Il Procuratore della Repubblica
Michele Prestipino Giarritta
Federico Cafiero de Raho
[1] 22 in carcere (di cui 7 già detenuti) e 1 agli
arresti domiciliari. Tra questi: 1 soggetto è latitante dal 28.03.2011 ed 1
soggetto è stato localizzato in Francia.










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