Con Berlusconi condannato in primo grado a 7 anni, ritenuto colpevole per il reato di concussione per costrizione e per il reato di
prostituzione minorile con inoltre la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’interdizione legale per tutta la
durata della pena, si aprono scenari abbastanza inquietanti in primis per il mantenimento di un quadro di stabilità politica già malferma
di suo – e più volte puntellata dagli ammonimenti di Napolitano - ma verosimilmente necessaria a condurre in porto le riforme minime in
prosecuzione dell’impegno dei tecnici, specie ora che il paese è venuto fuori dalla procedura di infrazione europea per deficit eccessivo e
si potrebbe aspirare alla risalita della corrente.
I giudici si sono spinti oltre rispetto alle richieste della Procura patrocinata dai pm Boccassini e Sangermano che di anni di pena ne avevano chiesti 6. Il motivo è decifrabile dal mutare, nel corso del processo, di un capo d’ accusa passato da concussione per induzione a concussione per costrizione che, come modificato dal governo Monti attraverso il decreto anticorruzione, prevede la maggiorazione di un anno rispetto alla prima. Ciò ha dato fuoco alle polveri con i colonnelli del presidente scatenati a rilasciare una ridda di dichiarazioni a sostegno del capo più o meno aspre, velate di minacce più o meno pungenti per crocifiggere per l’ennesima volta la magistratura rea - a loro avviso - di aver applicato una sentenza esclusivamente politica in attuazione del disegno di eliminare Berlusconi per via giudiziaria.
A tal proposito, sarà interessante leggere le motivazioni contenute nel dispositivo affinché possa emergere la verità processuale sulla quale i collegio dei giudici (tutte donne) hanno formato il loro libero convincimento che ha prodotto la sentenza di colpevolezza. C’è da dire che bisognerà attendere anche il terzo grado di giudizio per poter emettere un verdetto definitivo vigendo ben saldo – sino ad allora - il principio garantista della presunzione di innocenza dell’imputato. E’ pur vero però che la figura dell’ex premier ne esce irrimediabilmente compromessa difronte all’opinione pubblica, poiché è stato ritenuto, non per semplice coincidenza o per equivoco, che egli sia intervenuto per esercitare l’influenza derivante dall’emanazione della carica pro-tempore ricoperta per ottenerne dei vantaggi o delle utilità personali in relazione ad un ipotizzato giro di prostituzione gravitante attorno a se stesso. Il che, oltre a renderlo ricattabile ed esporlo a grave pregiudizio nazionale ed internazionale, ha evidenziato altresì una “utilizzazione” di un giro di giovani signorine a libro paga e a sua disposizione tra cui una minorenne, quella Ruby Rubacuori, già intesa nipote di Mubarak, fonte per lui di gioie ma, evidentemente, anche di altrettanti guai nonché ragione per la la quale ha avuto inizio questa, talvolta monotona, giostra mediatica con ridondanze universali che nel giro di 26 mesi circa ha generato la profetica sentenza del “Caimano” di Moretti.
In tutto questo teatro, spiccano come una sorta di nemesi l’assenza in atto alla sentenza della Boccasini, la più irriducibile accusatrice dell’ex premier, la presenza del procuratore capo Bruti Liberati quasi a voler rifondere Berlusconi di tutte le pesanti critiche subite nel corso del tempo dalla magistratura - e da quella milanese in particolare - e la rinnovata dichiarazione di guerra lanciata dallo stesso Berlusconi a mò di guanto di sfida al potere giudiziario quando si esprime sbottando « …questo non è un processo, questi non sono giudici, questo è un plotone d'esecuzione…» ed ancora « …intendo resistere a questa persecuzione perché sono assolutamente innocente…». A questo punto bisognerà vedere quali saranno le prossime mosse dell’ex premier. Poiché rompere le larghe intese potrebbe voler dire non necessariamente un immediato ritorno alle urne (peraltro scongiurato dallo stesso Napolitano nell’invito odierno a dare continuità al governo) e la possibilità di consegnare la governance ad un sempre più vicino asse PD- Grillini, tagliandosi drasticamente fuori dai giochi. Ma lo stesso ritorno alle urne potrebbe significare il definitivo tramonto di un Berlusconi logorato da anni di personali lotte contro la magistratura e frammiste a governi mediocri che non hanno prodotto alcun significativo risultato neanche per i suoi stessi elettori.
I giannizzeri sguinzagliati in fronte camera e sul piede di guerra sono la dimostrazione di una scomposta quanto emotiva reazione più di pancia che di testa che potrebbe accelerare la sua abdicazione a favore della figlia amazzone Marina, come si vocifera da tempo, modificando in continuità così quegli equilibri interni che hanno fatto anche del PDL una amalgama di interessenze personali tutte fuse ben saldamente nel miracoloso partito-persona indissolubilmente legato al destino di colui che ne detiene, in podestà, la golden share.
Giuseppe Campisi
I giudici si sono spinti oltre rispetto alle richieste della Procura patrocinata dai pm Boccassini e Sangermano che di anni di pena ne avevano chiesti 6. Il motivo è decifrabile dal mutare, nel corso del processo, di un capo d’ accusa passato da concussione per induzione a concussione per costrizione che, come modificato dal governo Monti attraverso il decreto anticorruzione, prevede la maggiorazione di un anno rispetto alla prima. Ciò ha dato fuoco alle polveri con i colonnelli del presidente scatenati a rilasciare una ridda di dichiarazioni a sostegno del capo più o meno aspre, velate di minacce più o meno pungenti per crocifiggere per l’ennesima volta la magistratura rea - a loro avviso - di aver applicato una sentenza esclusivamente politica in attuazione del disegno di eliminare Berlusconi per via giudiziaria.
A tal proposito, sarà interessante leggere le motivazioni contenute nel dispositivo affinché possa emergere la verità processuale sulla quale i collegio dei giudici (tutte donne) hanno formato il loro libero convincimento che ha prodotto la sentenza di colpevolezza. C’è da dire che bisognerà attendere anche il terzo grado di giudizio per poter emettere un verdetto definitivo vigendo ben saldo – sino ad allora - il principio garantista della presunzione di innocenza dell’imputato. E’ pur vero però che la figura dell’ex premier ne esce irrimediabilmente compromessa difronte all’opinione pubblica, poiché è stato ritenuto, non per semplice coincidenza o per equivoco, che egli sia intervenuto per esercitare l’influenza derivante dall’emanazione della carica pro-tempore ricoperta per ottenerne dei vantaggi o delle utilità personali in relazione ad un ipotizzato giro di prostituzione gravitante attorno a se stesso. Il che, oltre a renderlo ricattabile ed esporlo a grave pregiudizio nazionale ed internazionale, ha evidenziato altresì una “utilizzazione” di un giro di giovani signorine a libro paga e a sua disposizione tra cui una minorenne, quella Ruby Rubacuori, già intesa nipote di Mubarak, fonte per lui di gioie ma, evidentemente, anche di altrettanti guai nonché ragione per la la quale ha avuto inizio questa, talvolta monotona, giostra mediatica con ridondanze universali che nel giro di 26 mesi circa ha generato la profetica sentenza del “Caimano” di Moretti.
In tutto questo teatro, spiccano come una sorta di nemesi l’assenza in atto alla sentenza della Boccasini, la più irriducibile accusatrice dell’ex premier, la presenza del procuratore capo Bruti Liberati quasi a voler rifondere Berlusconi di tutte le pesanti critiche subite nel corso del tempo dalla magistratura - e da quella milanese in particolare - e la rinnovata dichiarazione di guerra lanciata dallo stesso Berlusconi a mò di guanto di sfida al potere giudiziario quando si esprime sbottando « …questo non è un processo, questi non sono giudici, questo è un plotone d'esecuzione…» ed ancora « …intendo resistere a questa persecuzione perché sono assolutamente innocente…». A questo punto bisognerà vedere quali saranno le prossime mosse dell’ex premier. Poiché rompere le larghe intese potrebbe voler dire non necessariamente un immediato ritorno alle urne (peraltro scongiurato dallo stesso Napolitano nell’invito odierno a dare continuità al governo) e la possibilità di consegnare la governance ad un sempre più vicino asse PD- Grillini, tagliandosi drasticamente fuori dai giochi. Ma lo stesso ritorno alle urne potrebbe significare il definitivo tramonto di un Berlusconi logorato da anni di personali lotte contro la magistratura e frammiste a governi mediocri che non hanno prodotto alcun significativo risultato neanche per i suoi stessi elettori.
I giannizzeri sguinzagliati in fronte camera e sul piede di guerra sono la dimostrazione di una scomposta quanto emotiva reazione più di pancia che di testa che potrebbe accelerare la sua abdicazione a favore della figlia amazzone Marina, come si vocifera da tempo, modificando in continuità così quegli equilibri interni che hanno fatto anche del PDL una amalgama di interessenze personali tutte fuse ben saldamente nel miracoloso partito-persona indissolubilmente legato al destino di colui che ne detiene, in podestà, la golden share.
Giuseppe Campisi
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