Un uomo, Ciro Scognamiglio, 36 anni, di origini napoletane e residente per un breve periodo nella vicina Vallefiorita, dove era stato sposato con una ragazza del luogo, è stato ucciso la scorsa notte in un agguato nella piazza centrale di Stalettì. Scognamiglio, che si trovava all'interno di un bar, e' stato fatto uscire dal locale con una telefonata e colpito alla testa con un solo proiettile sparato con una pistola semiautomatica. L'assassino si e' allontanato dal luogo del delitto attraverso una delle viuzze del centro storico.
Indagano i carabinieri della Compagnia di Soverato coordinata dal tenente Francesco Gammone
STALETTÍ (CZ), DELITTO DI STAMPO MAFIOSO, LA VITTIMA CIRO SCOGNAMIGLIO 36 ANNI, INCENSURATO, AMMAZZATO A COLPI DI PISTOLA IN PIAZZA, È CADUTA IN UNA TRAPPOLA. Ề ANCORA PRESTO, PER STABILIRE SE SIA L'ENNESIMA VITTIMA DELLA FAIDA DEI BOSCHI, DEI DUE MARI O DELLE TRE PROVINCE, OPPURE UN DELITTO SCOLLEGATO
Ancora presto per stabilire se sia o meno l'ennesima vittima dellqa famigerata "faida dei boschi" dei due mari o delle tre province. Pare, fosse lontano dai giri malavitosi, comunque, non sembra che frequentasse amicizie compromettenti. Forse, stava per aprire un'attività commerciale. Dato interessante, nel caso s'ipotizzasse un rakett delle estorsioni. A Stalettì, un tranquillo paesino di circa tremila abitanti, la gente è rimasta shoccata. Era vissuto pure a Vallefiorita. I carabinieri della Compagnia di Soverato diretta dal capitano Saverio Sica e del Comando provinciale di Catanzaro diretto dal colonnello Salvatore Sgroi, hanno rinvenuto un bossolo di pistola vicino al corpo e altri tre a 150 metri di distanza.
Domenico Salvatore
STALETTÍ (CZ)-Per chi suona la campana? Sta per arrivare la mezzanotte di venerdì 14 giugno 2013, ma i clienti ancora si attardano ai tavoli per una chiacchierata davanti ad un gelato, una granita, un limoncello, se non una birra od un digestivo. Ci sono gli avventori e qualche 'turista nostrano'. I colpi di pistola rimbombano cupi, secchi e micidiali, nella piazza principale del paese, immerso nel sonno, nella pace e nella tranquillità, ma nessuno dei nottambuli, ci fa caso. Sarà, ma quando arrivano i Carabinieri, non c'è più nessuno. Leit motiv? Io non c'ero; se c'ero, dormivo…Movente mafioso o passionale, ma non è escluso che il giovane si sia reso protagonista di qualche sgarro. Forse, ha visto o sentito qualcosa o qualcheduno, che non avrebbe dovuto. La prudenza non è mai troppa. Specialmente, quando sai di essere nel mirino di qualcheduno. Ciro Scognamiglio 36 anni, del luogo, non sospettava, minimamente, che qualcheduno volesse ammazzarlo? Oppure ha abbassato la guardia per eccesso d'imprudenza.? Stava comunque allerta e si fidava il meno che fosse possibile. Da napoletano, poteva attendersi qualcosa dalla Camorra, casomai. Ma venerdì notte, ha abboccato all'amo, come un sempliciotto. Stando ad una prima sommaria descrizione della dinamica, tutta da verificare, lo Scognamiglio, si trovava all'interno di un bar, al centro del paese, quando ha ricevuto una telefonata misteriosa. Non sappiamo, se in forma anonima o palese.
Questo lo stabilirà il p,m, di turno, che si muove sotto le direttive del procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, dopo aver sentito e letto il rapportino dei Carabinieri della locale stazione, coordinata dalla Compagnia, che indagano sul delitto; per risalire al movente, all'autore della sparatoria ed all'eventuale mandante. Non si esclude, che qualche telecamera, piazzata in zona, abbia ripreso la scena..Il giovane, si sarebbe avvicinato al killer, che si trovava in piazza, completamente ignaro del destino che lo "chiamava". Da stabilire se il sicario, fosse a piedi, dentro l'abitacolo di un'autovettura o a bordo di uno scooter, che subito dopo il delitto si sarebbe allontanato a folle velocità, verso zone meno calde e più tranquille. Anche per evitare la 'cintura militare' che di solito, viene organizzata nell'immediatezza del delitto. Posti di blocco volanti, ma anche perquisizioni domiciliari, controllo dei pregiudicati della zona, loro alibi –orario e guanto di paraffina. Lo Scognamiglio, raggiunto alla testa dai colpi di pistola, è stramazzato sul selciato, in un lago di sangue. Da stabilire, se il giovane avesse tentato un'improbabile fuga, prima di essere colpito mortalmente alle spalle. La morte è stata quasi istantanea. Questo lo ha accertato il medico legale, giunto sul posto assieme alla macchina mortuaria, per la rimozione del cadavere, subito dopo la perizia necroscopica esterna, sul corpo della vittima.
Domani l'autopsia ed a seguire, la salma verrà restituita alla famiglia, per le esequie, che si svolgeranno a Stalettì, in forma pubblica, salvo diversa decisione (per motivi di opportunità, se non di ordine pubblico e sicurezza) del questore di Catanzaro, Guido Maria Massimo Marino. Nessuno ha visto nulla; nessuno sa niente. Non ci sono testimoni, disposti a venire in Tribunale, né a sottoscrivere verbali negli uffici della Polizia di Stato o dei Carabinieri. In Calabria. In una zona ad alta densità mafiosa. Chi ha sparato, ha mirato per uccidere. Alta professionalità. Per un "avvertimento" avrebbe mirato alle gambe. Si scava nel dossier personale, ma non emerge niente a carico. Tranne che avesse collaborato con Rocco Catroppa, ucciso a colpi di pistola calibro 7,65 a Palermiti sabato 28 agosto 2010; all'incrocio di via Cannistrà con via Spasari; poco dopo la mezzanotte. Era in compagnia della moglie e del figlio, rimasto ferito ad una spalla. Durante i festeggiamenti della "Madonna della Luce". Ma Scognamiglio risulta praticamente incensurato. Il che, rende ancor più difficili le indagini. Si parte, per ora, dagli eventuali testimoni, dai rilievi balistici, dai reperti, dagl'interrogatori dei familiari, parenti, amici e conoscenti. Gl'inquirenti, tengono d'occhio il locale di Vallefiorita, importante clan all'interno del gotha 'ndranghetistico.
Bisogna capire anche, che cosa c'azzecchi nelle dinamiche criminali, il triangolo della morte Cutro-Isola Capo Rizzuto-Soverato; il triangolo d'oro Gioiosa Jonica-San Luca-Africo ed il triangolo delle Bermude Limbadi-Vibo-Tropea. Ci sono nuove alleanze, patti, coalizioni, federazioni, in nome del business? Nel caso, dovesse emergere qualche collegamento. In principio, per rimanere all'ultimo lustro, c'era il capobastone 'don Vito' Tolone, ucciso il 31 gennaio 2008 a Vallefiorita. Poi venne il mammasantissima Giovanni Bruno, 42 anni braccio destro di Vito Tolone, ammazzato il 15 maggio 2010 a Vallefiorita. Quindi il capoclan Giuseppe Bruno, fratello di Giovanni, falciato dalla raffiche del kalashnikov, martedì 19 febbraio 2013 assieme alla moglie Caterina Raimondi, davanti alla loro villa. Non c'è più pietà per donne, bambini ed anziani. Infine il boss 'don Rocco" Catroppa, presunto boss del locale succeduto a Giovanni Bruno, eliminato sabato 28 agosto 2010 Cosa c'azzecchino le pregresse vicende, legate al cartello Sia-Procopio-Tripodi-Lentini; al capo clan Vincenzo Gallace, alleato dei Ruga-Metastasio-Loiero; alla scomparsa di Giuseppe Todaro per un caso di lupara bianca, avvenuta il 22 dicembre 2009; all'omicidio di Francesco Chiodo, 44 anni coinvolto nell'operazione 'Show down', contro le cosche del Soveratese ucciso a colpi di fucile caricato a lupara, il 21 febbraio 2013 a Montauro mentre si trovava all'ingresso della sua cava;al capobastone Carmelo Novella, detto Nuzzo, che voleva rescindere il cordone ombelicale con la 'Provincia' organo di autogoverno della 'ndrangheta; ai boss del calibro di Damiano Vallelunga, del fratello Salvatore e del cugino Giovanni Vallelonga; all'operazione Mythos-Appia; e Shodown, se non 'Luce tra i boschi'; Le famiglie Arena, Nicoscia e Grande Aracri, avanzano sull'asse Botricello, Cropani e Sellia Marina.
Stringono patti con i Gaglianesi di Catanzaro e le famiglie Rom. Cosa c'entra tutto questo bailamme? Questo non si sa. Non c'è nessuna 'scheggia impazzita' che voglia approfittare dei tanti processi, delle moltissime condanne, per stabilire nuovi equilibri. Nessun piazzista o grossista di cocaina, che voglia accaparrarsi i mercati, lasciati momentaneamente fluttuanti. Ma allora? La gente di Stalettì è sotto shok. Mai, prima d'ora, a memoria d'uomo, si era registrato un omicidio in paese. Soltanto retate, arresti, fermi. L'ultimo arresto, per evasione dagli arresti domiciliari, il sesto consecutivo, è quello di Aldo Canino, catanzarese di 23 anni, residente a Staletti', del 3 maggio 2013. Ed il penultimo (22 ottobre 2912) a Stalettì, nell'ambito di un servizio di controllo della circolazione stradale, è quello del 28 enne, Domenico Mondillo; ritenuto responsabile di detenzione ai fini di spaccio, di sostanza stupefacente operato dai carabinieri della stazione di Gasperina. L'occhio degli organi inquirenti è rivolto, tuttavia anche alla faida dei due mari; altrimenti, detta 'dei boschi'. Domenico Salvatore
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