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Nino De Masi il sepolto vivo, schiavo dello Stato prigioniero della 'ndrangheta

Un report sull’operazione “Strade Sicure” è stato tenuto oggi giovedì 23 maggio 2013, dall’Esercito Italiano. Inizia con una conferenza stampa, tenuta, (presso la Scuola Allievi carabinieri di Reggio Calabria-Modena, diretta dal tenente colonnello Fabio Coppolino), dal colonnello Francesco Cardone e dal tenente colonnello Angelo Vesto, capo ufficio stampa della Brigata meccanizzata Aosta di Messina, alla presenza di alcuni rappresentanti della stampa reggina e messinese. Oggetto della visita guidata dei giornalisti sono stati, alcuni obiettivi sensibili presidiati dai soldati. La prima tappa è stata il Cedir dove l’Esercito, è anche affiancato dalle forze di polizia, presso gli uffici giudiziari. Sono stati poi raggiunti due cantieri dell’autostrada A3, ubicati nel territorio del Comune di Campo Calabro e a Barritteri di Seminara. La visita si è conclusa nella Prima zona industriale di Gioia Tauro, dove il presidio del 10° Reggimento di Manovra sorveglia le aziende del Gruppo De Masi, che recentemente hanno subito un grave attentato portato a termine a colpi di kalashnikov. Il 13 aprile 2013,  44 colpi di Kalashnikov, sono stati sparati contro il capannone della Global Repairs, un'azienda del gruppo De Masi che si occupa di lavori di riparazione di manutenzione di mezzi portuali compresi container.
IL ROMANZO SEGRETO DI UN ‘SEPOLTO VIVO’
Domenico Salvatore


Audaces fortuna iuvat. Sebbene, il maestro del Sommo Poeta, dicesse:audentis fortuna iuvat. Ed il cartaginese,  Publius Terentius Afer, il leggendario Terenzio: fortis fortuna iuvat. L'uomo, (dallo homo erectus, allo homo habilis passando per lo homo neanderthalensis, e homo sapiens  sino all’homo sapiens sapiens, secondo la definizione del medico, botanico e naturalista svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, Carolus Linnaeus), ha sempre avuto il desiderio di comunicare e spesso ha affidato il proprio pensiero alla parola.  Aiutato dalle innovazioni tecnologiche, ha imparato a farlo in modo sempre più veloce, complesso e multimediale: ieri con l'avvento della radio e della televisione, oggi con l'affermarsi dei nuovi media:computer, i-phone, i-pad, tablet ecc.. E noi, che siamo i discendenti dell’Australopithecus, non facciamo eccezione. Continuiamo a comunicare. Benchè, non sappiamo quanto “audaces, audentis o fortis”. Oggi, se si potesse parodiare, la “fortuna”, ci ha dato una mano ad incontrare, “John Morgan” alias Shunka Wakan… un uomo chiamato cavallo. Prigioniero dei Sioux. Un sepolto vivo di “Mano Gialla”. Per quarant’anni, abbiamo esercitato con dignità, la professione di maestro alle scuole elementare, da (quasi) cinquanta, quella di…scribacchino, pennivendolo, se non “imbrattacarte, ficcanaso, intrigante, scrivano da quattro soldi, amanuense da strapazzo” ed altri stereotipi, connessi con la professione di giornalista e non abbiamo mai, avuto la “fortuna”, di conoscere un personaggio ‘completo’, come Nino De Masi. Un garzone di bottega, come egli stesso ama definirsi, ricordando quei tempi mitici, in lotta per la ‘pagnotta’, se non sopravvivenza, altro che nettare ed ambrosia, diventato menager, sic et simpliciter, senza spiccare voli pindarici. Il nostro, non era un doppio incarico.


A titolo di cronaca, la collaborazione con i giornali era prevista durante il regime fascista, dalla Legge sulla Stampa di Benito Mussolini, (i giornali possono essere diretti, scritti  e stampati solo se hanno un responsabile e come tale, riconosciuto dal Prefetto, e dal Governo; cui fece seguito l’Albo Professionale dei Giornalisti, la scuola di formazione dei giornalisti ed infine la Federazione della Stampa); ed in regime repubblicano, dall’art. 508 del D. Lgs. 16 aprile 1994, n. 297 da alcune clausole del C.C.N.L. 4.8.1995 e C.C.N.L. 26.5.1999; lavoro di tipo subordinato, ma non alle dipendenze di altre pubbliche amministrazioni. Per il personale insegnante vige un regime speciale, il quale consente di svolgere la libera professione che “non sia di pregiudizio all'assolvimento di tutte le attività inerenti alla funzione docente e sia compatibile con l'orario di insegnamento e di servizio”. Comunque fra le attività compatibili e non soggette ad autorizzazione. Fatta questa doverosa premessa, possiamo cominciare ad entrare esplicitamente nel personaggio. Implicitamente lo facciamo da anni, attraverso l’informazione. La vera ricchezza di Nino De Masi, risiede nel suo ipotalamo ed al massimo nell’ippocampo. Neuroni nell’ordine dei miliardi. Una vera ricchezza mentale; più preziosa  dell’oro mongolo di Gengis Khan. Giuseppe De Masi e Natalina Rottura, hanno creato un piccolo re Mida di provincia. Dal suo sesquipedale cervello, sono scaturite delle invenzioni, di cui egli stesso ce ne parla, durante l’incontro-conferenza stampa. Davanti   alla cancellata, circondata da piante di ulivo ed esotiche,ci accolgono due soldati‘cerbero’, armati sino ai denti(pistola, baionetta, giubbotto antiproiettile, forse hanno pure qualche bomba a mano ecc) e brandendo un micidiale Beretta AR 70/90, capace di “vomitare” 600 proiettili al minuto. Dentro, ci sono altri “angeli custodi” indicati dal COPOSP che sorvegliano e controllano, anche da una stanza all’altra.

Non passerebbe nemmeno una formica, senza essere avvistata. Ci apre i cancelli della ‘tenuta De Masi’ a bordo pista del molo portuale a Gioia Tauro, l’Esercito Italiano, che qui ringraziamo pubblicamente per l’opportunità, unica più che rara, che ha arricchito, oltretutto, la nostra professionalità. L'Esercito Italiano (EI) è la componente principale e più antica delle tre Forze Armate italiane, assieme alla Marina Militare, all'Aeronautica Militare ed all'Arma dei Carabinieri; elevata a rango di Forza Armata. Tutte dipendenti dal Capo di Stato Maggiore della Difesa ed inserite nel Ministero della Difesa. Che c’azzecca l’Esercito Italiano sui punti sensibili? Lo Stato, ha ipotizzato, pianificato, progettato, finanziato, appaltato, l’ammodernamento dell’Autostrada A3; la famigerata Salerno-Reggio Calabria, la (ri)conquista e difesa del territorio, sottratto alla ‘ndrangheta; un progetto che sta per essere completato.  L’A.D. dell’Anas, ’amministratore unico Pietro Ciucci che è anche presidente della società Stretto di Messina., lo ha ribadito recentemente. I lavori (quali?) dovranno essere consegnati entro il 31 dicembre corrente anno (2013?). Ci accomodiamo sulle sedie del “tavolo ovale”. Dopo un paio di “filtri”, arriva Nino De Masi, che saluta calorosamente gli ospiti, di cui ignora: nome, cognome, località di provenienza e testata di appartenenza.

Lo scrivente ‘rompe il ghiaccio’ e butta giù una premessa ed un paio di domande da facile risposta. Sebbene il geniale dottor Antonino De Masi (nipote, figlio, padre e nonno), fratello di Michele, Serafina, Graziella e Caterina, memoria di elefante, coraggio di leone, non abbia la benché minima difficoltà a rispondere anche alla domande più insidiose. Combatte su diverse trincee;  in modo particolare su due fronti : opporsi alla burocrazia statale ed allo strapotere delle banche, vittima di usura creditizia; deve  ricevere  tre milioni di euri. Non gli fanno difetto: retorica, eloquenza, oratoria, logica e dialettica.  Sebbene Matteo, dica…”Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe”…. va a ruota libera ed a briglia sciolta. Lo hanno dotato i suoi cari genitori, Giuseppe Di Masi e Natalina Rottura, personaggi d’altri tempi, di grande intelligenza, equilibrio e dirittura morale, che hanno saputo costruire la casa sulla roccia come suggerisce sempre Matteo…”  Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.

Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande. Dialogare con De Masi significa arricchire la propria professionalità, ma anche il patrimonio lessicale e culturale. Spazia con facilità irrisoria, sotto l’incalzare delle domande del giornalista Luigi Palamara, dalla Letteratura alla Poesia, dalla Filosofia, alla psicologìa, dal Diritto, alle Scienze e  sino al Vangelo e così via. Incanta come le sirene ulissiane e si rischia di finire in anestesia totale. Ma, non è l’ipnosi freudiana. Esaustivo ed esauriente nelle sue risposte, ma anche efficiente ed efficace. Un piccolo genio della Lampada di Aladino, che ha esaudito tutte le notre richieste-domande. Un bagaglio culturale di prima grandezza, che gli ha consentito e gli consente ancora di superare indenne, le rapide della vita…la cascate di Niagara Falls sotto il “Ponte dell’Arcobaleno”. Luigi, direbbe…’un’altra bella paginetta’ di informazione, Storia, cultura ed opinione. Melitoonline-Mnews.it, non è più una cenerentola. Sebbene per diventare principessa, debba ancora…”mangiare pane e cipolla”.

Non è un solista Nino De Masi. La condivisione delle mete, obiettivo e traguardi è il suo “credo”. Forse, mira ad un azionariato popolare. Il suo discorrere, comunque è duttile e malleabile ed usufruibile da tutti i vestiboli, chiocciole, staffe, incudini e martelli. Nell’intervista, nell’ottica della libertà di stampa ed opinione, si è parlato di Stato, non Stato, anti Stato, Stato latitante, Stato padre-padrone, se non di Stato‘patrigno’. Benchè la Storia, ci fornisca un’evoluzione ed una  classificazione. Dallo ‘Stato sono io’,  celebre espressione “L'état, c'est moi”, attribuita a Luigi XIV °, a “Lo Stato siamo noi”, vedi libro di Piero Calamandrei…- Solo con la partecipazione collettiva e solidale alla vita politica un popolo può tornare padrone di sé. Lo Stato è un ordinamento giuridico politico che a fini generali esercita il potere sovrano su un determinato territorio e sui soggetti a esso appartenenti. Esso comanda anche mediante l'uso della forza armata, della quale detiene il monopolio legale. La prima forma di Stato, un'impresa istituzionale di carattere politico, nasce da esigenze di carattere militare; dalle signorie dell'Europa medievale. Si passa allo Stato democratico, indipendente e sovrano, che poggia le sue basi originarie sullo stato di diritto; si organizza e si gerarchizza ai fini del miglior esercizio del potere. Altre forme di Stato, come nel Comunismo…rivoluzione operaia, lotta di classe, dittatura del proletariato, contro la borghesia ed i residui delle altre classi reazionarie. Stato teocratico, come nei Paesi dell’islam; Stato militare, come nell’Argentina di Augusto Ugarte Pinochet o di altro tipo. Si è parlato anche di scienza e di tecnica, a proposito delle invenzioni brevettate dallo’scienziato Antonino De Masi. Tipo, il pendolo a vento di collocare sotto gli ulivi per produrre energia. il Pendolo per ricavare elettrica dallo stormir delle foglie degli alberi. Una mini lezione didattica, come si fa all’Università.

De Masi, nonostante l’ingessatura giuridico-militare, si sposta nelle Università, partecipa ai convegni, discute nelle assemblee, tavole rotonde e meeting. Esporta ovunque le sue esperienze di vita e professionali, ma anche personali; le sue geniali invenzioni, il garbo naturale, la sua anima, che è davvero la cosa più interessante. Senza per questo, voler psicanalizzare nessuno. Questo compito, spetta a Sigmund Freud. De Masi, gode dei diritti contemplabili dalla ‘sovranità limitata’;al massimo, della libertà collettiva. Quella personale, individuale, soggettiva è andata a babboriveggioli. Tuttavia la sua anima, (per Platone, che approvava la teoria pitagorica della metempsicosi l'anima era immortale) non è diventata uno zombie; e nemmeno  un Peter Pan, sull’isola che non c’è, in compagnia di pirati, sirene, indiani e fate. Miracolosamente, il nostro personaggio, granitico come capitan Achab, ritto sulla tolda del suo Pequod, in attesa del passaggio di Moby Dick per arpionarlo, è riuscito a sopravvivere alle intemperie della vita. Grazie anche ad un pizzico di filosofia…’Conosci te stesso’,  motto greco, senza scomodare Socrate (Γνῶθι σεαυτόν, gnôthi seautón), iscritto sul tempio dell'Oracolo di Delfi. Ma chi è Antonino De Masi, qual è il suo curriculum vitae. Le notizie, ce le offre lui stesso, come si evince dall’intervista qui di sotto; se non nell’apposito sito internet, che c’invita  a visitare…” nasce a Rizziconi (RC) il 10 Ottobre del 1959, di professione imprenditore, www.demtech.it coniugato e padre di Giuseppe, Michele e Cristina, vive a Rizziconi, un piccolo centro della piana di Gioia Tauro (RC).

Sin dalla giovane età segue il padre Giuseppe nell’attività imprenditoriale da quest’ultimo fondata nel campo della meccanizzazione agricola e le vicende che vedono la famiglia De Masi agli onori della cronaca per il suo impegno contro la criminalità. La cultura umanistica, i forti valori cristiani e diverse esperienze professionali internazionali lo hanno molto formato e, dopo aver conseguito il diploma in discipline economiche, una specializzazione universitaria internazionale ed importanti master in materie economiche, ha avviato diverse nuove attività imprenditoriali in un’area geografica, come quella della Piana di Gioia Tauro, negli anni forse più bui della democrazia e della libertà vissuti della Regione Calabria; vicende che hanno profondamente condizionato la crescita e gli obbiettivi della sua vita professionale.

Le aziende della famiglia De Masi, con alle spalle oltre 55 anni di attività, sono sempre cresciute e sviluppate in tutto il mondo, sino a divenire leader del mercato, con alla base forti principi di legalità. Il giovane manager Antonino De Masi ha quindi improntato la propria attività seguendo il doppio binario dell’innovazione continua e dell’internazionalizzazione da un lato, e del continuo riferirsi ai valori del rispetto del lavoro e della legalità dall’altro. Tale modo di operare lo ha portato ad avere delle esperienze lavorative in diverse aree del mondo: Australia, Cile, Turchia, Iran , Marocco, Tunisia, Spagna, Portogallo, Croazia.E’ titolare di diversi brevetti industriali ed inventore di soluzioni tecniche innovative nel campo meccanico .E’ inoltre esperto in problematiche bancarie e finanziarie oltre ad aver pubblicato numerosi contributi ed analisi in materia su diverse testate nazionali e locali.Oggi viene chiamato come testimonial di lavoro e di legalità in Università e scuole oltre che in importanti manifestazioni. Solo per citarne alcune:Testimonial e relatore nel corso della Manifestazione Contromafie 2009 organizzata da Libera di Don Luigi Ciotti a Roma davanti al Presidente della Repubblica.Lecture sulla legalità alla London School of Economics nel Febbraio 2011, organizzata dalla Italian Society.Relatore in un incontro sulla legalità alla fondazione Amborsianeum a Milano nel Maggio 2010. Sottoscrittore di un Protocollo sulla legalità con donazione di macchine agricole De Masi alla Cooperativa Valle del Marro – Libera Terra di Don Luigi Ciotti.Premio Green Vision 2011 a Roma sulla legalità. VIIa edizione 2011 Premio Internazionale “Francesco Terracina” sul Riconoscimento della Legalità.

Diverse pubblicazioni che si occupano di legalità dedicano ampi spazia alla figura di Antonino De Masi.Diverse trasmissioni televisive hanno dedicato al personaggio Antonino De Masi servizi giornalistici ed in particolare la trasmissione Report di Rai 3 del 17 Aprile 2011 una rubrica intitolata “C’è chi dice no”.Inoltre dal punto di vista imprenditoriale ha assunto diverse cariche tra le quali:Membro del comitato di reggenza di Confindustria Reggio Calabria.Presidente della Federmeccanica Reggio Calabria.Presidente del consorzio Gioia Tauro Sviluppo per lo sviluppo delle aziende dell’area industriale ASI di Gioia Tauro-Rosarno-San Ferdinando.Protagonista della nascita di diverse attività imprenditoriali in vari settori, dall’informatica, alla logistica, allo shipping ad alla gestione delle attività di manutenzione portuali. Ad oggi le aziende facenti capo alla famiglia De Masi occupano circa 200 lavoratori e si occupano di costruzioni meccaniche, costruzione di macchine agricole, manutenzioni meccaniche e servizi portuali. Secondo brevetto, “La cellula di sicurezza De Masi”, presentata a uno MATTINA (Rai Uno) del 20 luglio 2012, per salvarsi in caso di terremoto (il guscio contro i terremoti per una famiglia di sei persone, capace di sopportare il crollo di 10 tonnellate di detriti senza deformarsi). Un componente separato e distaccato dall'edificio. Tante le battaglie in sede civile condotte dal De Masi. L’ultima è contenuta in un lancio dell’Agenzia ANSA… “L'imprenditore Antonino De Masi, che denuncio' i vertici di alcuni istituti di credito per usura, dopo gli ultimi casi di suicidi di imprenditori, ha annunciato di avere presentato esposto in diverse Procure italiane contro le banche per estorsione e riciclaggio.

''Da vittima di questo sistema - afferma - ho l'incoscienza ma anche il dovere di denunciare, affinche' le cose forse possano cambiare facendo emergere la verita' ed evitando nuove tragedie''. Si perde il numero e le modalità di attentati, subìti dalla Ditta De Masi…bombe, dinamite, tritolo, colpi di lupara, pistola. Homo homini lupus. “Qualche volta, ricorda, io ed i miei parenti, abbiamo  montato di guardia sul tetto, armati di fucile”. Racconta anche della decisione di chiudere e trasferirsi al Nord, come hanno fatto, tanti altri imprenditori; ed abbandonare in mezzo alla strada duecento lavoratori. Duecento famiglia sul lastrico, senza salario…Homo sine pecunia, immago mortis….L'uomo senza denaro è l'immagine della morte. Della riunione del Comitato Provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza con la partecipazione del Procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho; del Questore Guido Nicolò Longo; del comandante provinciale dell'Arma dei Carabinieri Lorenzo Falferi e della Guardia di Finanza, Claudio Petroziello. Ma è stato dissuaso. Lui  e la sua famiglia sono stati messi sotto scorta. Un “sepolto vivo”. La rinuncia alla libertà individuale e personale; la libertà di spostarsi quando, come e dove vuole, sparite. Senza disturbare “Le illusioni perdute” di Honorè de Balzac. Un prezzo altissimo da pagare. Lo Stato, non può perdere la faccia. Ma Nino De Masi, può perdere la sua libertà, che ama   sopra ogni cosa e che non venderebbe nemmeno per cento miliardi di euri? Degenerazione della democrazia?Ci siamo dimenticati di chiedergli se per caso, scriva poesie, dialoghi, romanzi. Almeno Erato, musa del canto corale, della poesia amorosa musa della poesia epica, Calliope figlia di Zeus e Mnemosine, Melpomene la musa della tragedia, lo possano ispirare e consolare. L’imprenditore-coraggio che ha osato sfidare la ‘ndrangheta, in un territorio ad alta densità mafiosa, ci ha autorizzati ad andare sul sito per offrire qualche spunto di riflessione ai nostri lettori sovrani…

La realtà imprenditoriale. De Masi ha dietro di sé 52 anni di attività; è nata grazie al sacrificio e la determinazione del Sig. Giuseppe De Masi, che è riuscito partendo dal dopoguerra da una modesta officina meccanica a realizzare un gruppo di aziende che ad oggi occupano oltre 280 dipendenti. Le attività produttive sono nate intorno all’agricoltura ed in particolar modo alla macchine per la raccolta delle olive e della frutta pendente. Difatti meccanizzando la coltura prevalente del nostro territorio, già nei primi anni ‘70 le aziende sono divenute leader tecnologico in questo settore. La crescita delle aziende radicate fortemente sul territorio è stata sempre contraddistinta dall’obiettivo del continuo miglioramento e diversificazione dell’attività produttiva. Oggi le aziende De Masi sono diversificate in varie realtà produttive che costituiscono punto di riferimento dello specifico settore di appartenenza quali:- La De Masi Costruzioni Srl,
azienda operante nella Iª Zona Industriale di Gioia Tauro (RC) con uno stabilimento produttivo che sorge su un’area di 30.000 mq. dei quali ca. 8.000 coperti con tre capannoni industriali; attualmente occupa 43 dipendenti assunti a tempo indeterminato, oltre ad altre 15 unità a tempo determinato che vengono impiegate nel periodo di picco produttivo.L’azienda ha come oggetto principale la costruzione di macchine ed attrezzature per l’agricoltura, settore nel quale  è leader del mercato esportando le proprie produzioni oltre che sull’intero territorio nazionale anche in tutti i maggiori paesi dell’area mediterranea (Spagna, Portogallo, Grecia) oltre ai mercati mondiali con l’Australia, Messico e l’Israele.

I punti di forza dei prodotti della De Masi Costruzioni S.r.l. risiedono nell’innovazione continua e nell’alto tasso tecnologico raggiunto, ottenuto grazie agli accordi di collaborazione con diverse Università che hanno fortemente contribuito all’applicazione di nuove soluzioni innovative che hanno portato al deposito di numerosi brevetti industriali a tutela delle nuove tecnologie implementate; -la De Masi S.p.A., con sede a Rizziconi (prov. RC), impiega ad oggi ca. 100 dipendenti e si occupa della commercializzazione di macchine, attrezzi e prodotti per l’agricoltura, oltre alla manutenzione delle attrezzature portuali e delle navi container, realizzate all’interno dell’area portuale di Gioia Tauro con personale altamente specializzato;
- alcune altre aziende che sono attive nella logistica e movimentazione merci all’interno dell’area portuale con ca. 50 unità lavorative impiegate. Le sue lotte giudiziarie alle banche, contro i prestiti a tassi d’usura, il coraggio di mettersi contro colossi del credito, gli sono costate ben care. Nessuna banca gli concede più il fido di un centesimo. Finanche il mutuo agevolato previsto per le vittime di usura e racket. I giudici gli diedero ragione in primo grado, in appello e in Cassazione, attestando per la prima volta in Italia l’avvenuta usura bancaria; il 14 giugno, davanti al Tribunale di Reggio, avrà inizio il secondo troncone del processo.

Le battaglie contro la ‘ndrangheta, che mira a conquistare definitivamente il mega-porto di Gioia Tauro, eldodado della cocaina, cominciano almeno una  trentina di anni fa, quando i De Masi, padre e figlio, rifiutarono di pagare il pizzo alle cosche mafiose. Apriti cielo! Cominciò la pioggia di bombe, attentati, lettere estorsive, telefonate anonime, consigli trasversali. Sino alla notte del 12 aprile, quando ignoti sgherri della ‘ndrangheta hanno esploso 44 colpi di kalashnikov contro il capannone della Global Repair, l’azienda del gruppo De Masi. La ‘ndrangheta c’è, eccome. E non è solo e tanto, quella dei Piromalli-Molè-Alvaro-Crea oppure dei Pesce-Bellocco-Ascone-Pisano o quella dalle scarpe lucide come la definiva il nostro maestro di giornalismo Luigi Malafarina, mafiologo di rinomata fama internazionale, antesignano dei saggisti sulla fenomenologìa. Forse, nemmeno quella della zona grigia, del terzo livello, della borghesia mafiosa, come la definisce il procuratore capo della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone. Ma il capitano d’industria, Nino De Masi, della serie…”Capitani coraggiosi”…Harvey Cheyne, un ragazzino di quindici anni, figlio di un ricco magnate delle ferrovie americane…, non può far finta di niente come Don Abbondio voleva fare, davanti ai “Bravi” di don Rodrigo.

E nemmeno. rispondere come Rhett Butler a Rossella O’Hara, in “Via col vento”, con la celeberrima storica battuta”Francamente me ne infischio”. Il pensiero corre ai figli, nipoti e tutti i ragazzi della Via Paal di Rizziconi e Gioia Tauro e zone adiacenti.” E figlie sò piezz'e core”, cantava il leggendario Mario Merola. Nino De Masi è nato e cresciuto da queste parti. Nella sua Rizziconi, un paesone, quasi attaccato a Gioia Tauro Afferma, di non aver mai avuto padrini, né padroni. Ripercorre a volo d’aquila quegli anni. Nino De Masi, nato e cresciuto a Rizziconi, un comune a prevalente economia agricola è l’icona della Rizziconi onesta, laboriosa e pulita, ma anche di un industriale serio, incorruttibile, lungimirante. Nobile figura di datore di lavoro coscienzioso e puntuale sino all’abnegazione. Non è esagerato definirlo un eroe dei nostri tempi. Chiunque altro al suo posto se ne sarebbe andato da questa terra, ostaggio della ‘ndrangheta, del malaffare e di una  classe politica  corrotta; sia pure con un’ottima percentuale di onesti, che resistono sul Piave come i fanti del 24 maggio. Ma tanti altri, sono stati ‘eliminati’, senza tanti complimenti, con la scusa del rinnovamento, sfoltimento dei quadri ed altre bugìe ridicole di questo tipo. Lo Stato non può perdere la partita con la mafia. Così, lui, “il sepolto vivo’, è rimasto al suo posto. Rinunziando alla vita normale di cui godono tutti gli altri cittadini (si fa per dire, ma non è così).

Rinunziando agli hobbies, alla libertà ed alla democrazia; che paradossalmente, garantisce agli altri, con il suo sacrificio. Lo Stato, ovviamente, paga il suo alto prezzo, in termini di protezione e di esborsi economici. Nella Rizziconi degli onesti, intelligenti, laboriosi e puliti che sono la stragrande maggioranza degli abitanti;  purtroppo, anche dei disonesti, dei delinquenti, dei prevaricatori e mafiosi, spesso e volentieri alla ribalta della cronaca. Tante torbide vicende, che hanno coinvolto onesti e disonesti. Compresa la vicenda di Pasquale Inzitari, esponente politico dell’Udc, finito in manette nell’ambito del blitz antimafia “Saline” ( per il centro commerciale "Il Porto degli Ulivi")diretto dalla  DDA di Reggio Calabria, con l’accusa di concorso esterno in associazione a delinquere, poi agli arresti domiciliari, che ha subìto duri colpi dalla vita. Il politico, primo dei non eletti al Senato, ha ricostruito anche le motivazioni che avrebbero portato alla morte violenta del cognato Nino Princi ed all’accoltellamento del figlio Francesco Francesco Maria Inzitari poi barbaramente assassinato, senza pietà davanti ad una  pizzeria, dove si stava per festeggiare un diciottesimo compleanno; aveva appena 18 anni, con dieci micidiali colpi di pistola calibro 9 per 21, sparati da distanza ravvicinata. La fatwa di infame, spione Ammazzato e delatore ed infine il processo, la condanna, a 5 anni.

Specialmente, dopo che ha riempito un memoriale pieno zeppo di confessioni e di ricostruzioni della vicenda giudiziaria, che ha coinvolto  i suoi parenti e gli accoliti del clan di ‘ndrangheta, che fa capo al padrino di Rizziconi, Teodoro Crea, ufficialmente coltivatore agricolo. Alla ribalta della cronaca negli Anni Cinquanta, quando viene accusato dell’omicidio di Antonio Ascone. Una delle ’ndrine, più temute della sterminata Piana di Gioia Tauro, alleata con i Piromalli-Molè, con i Pesce-Bellocco, con i Mammoliti di Castellace di Oppido Mamertina, imparentata con gli Alvaro; descritta  in tutti i rapporti di Polizia e Carabinieri  come una delle più pericolose e sanguinarie. Un boss della mafia, che, nel ‘locale’, aveva preso il posto di Domenico Maisano,  inteso “La belva di Drosi”  per una serie di omicidi per vendetta personale. Nell’àmbito della faida tra gli Stillitano e i Maisano; per il ferimento, il 17 maggio 1960,  dell'amato nipote, Martino Seva ricoverato in una clinica di Firenze, (tutto cominciò quando Antonio Stillitano, sposato e padre di sette figli, rivolse una galanteria alla cognata Rosa Seva, sorella di Martino) ridotto sulla sedia a rotelle a colpi di pistola. La strage, era iniziata il 22 dicembre 1962, a Drosi, con l’omicidio nella loro abitazione di due donne, Maria e Natalina Stillitano, rispettivamente di 22 e 21 anni, massacrate a colpi di fucile e pistola; ad una quindicenne, Carmela, nipote delle due, il bandito, riserva invece, tre pallottole alle gambe.

Si erano rifiutate di rivelare il nascondiglio del padre, Francesco Stillittano, poi assassinato. Maisano,  uccise cinque persone: Angelo Jamundo, di 24 anni, genero del Surace nipote di Antonio; Francesco Stillittano, ucciso il 20 giugno 1963, nelle campagne di Drosi; Rocco Barresi e le due donne.  Erano ventidue persone, quasi tutte donne e bambini, che Domenico Maisano 40 anni, descritto come un contadino dal carattere freddo e spietato aveva giurato di uccidere. Polizia e Carabinieri vigilavano notte e giorno sulle ventidue persone che Domenico Maisano, aveva segnato sul suo libro nero. Ne ferì gravemente altrettante: Antonio Stillittano ed un suo amico che si trovava in compagnia; Diego Surace, zio materno di Antonio Stillitano; Carmela Stillittano. Salvatore Mamone di 30 anni, cognato di uno degli Stillitano e Luigi Mamone, 54 contadini del luogo e nemici del bandito, furono accusati di aver ucciso una mattina in contrada Cacigna di Drosi di Rizziconi, Domenico Maisano, cinque volte omicida, sul quale pendeva una taglia di cinque milioni. Ammazzato a colpi di fucile, caricato a lupara. Lo Stato ha fatto le sue scelte dunque. L’azienda dei De Masi, va difesa, tutelata, protetta e salvaguardata (come il mega-porto di Gioia Tauro) perchè, è considerata, un Bene Comune.

La Commissione Rodotà, ( ed anche la convenzione di Aarhus in vigore dal 30 ottobre 2001 sull' accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico e l'accesso alla giustizia in materia ambientale: assicurare l'accesso del pubblico alle informazioni sull'ambiente detenute dalle autorità pubbliche; favorire la partecipazione dei cittadini alle attività decisionali aventi effetti sull'ambiente; estendere le condizioni per l'accesso alla giustizia in materia ambientale), in una proposta di legge del 2007,  considera quei beni di interesse collettivo, come i fiumi, i laghi, l’aria, i lidi, i parchi naturali, le foreste, i beni ambientali, la fauna selvatica, i beni culturali, ecc. i quali, a prescindere dalla loro appartenenza pubblica o privata, esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali e al libero sviluppo delle persone e dei quali, perciò, la legge deve garantire in ogni caso la fruizione collettiva, diretta. 

Nino De Masi, nemo propheta in patria, ha visto passare tanti sindaci, assessori, consiglieri, anche provinciali e regionali e commissari prefettizi…Lopresti Michele da ottobre 1956 a novembre 1960; Gioffrè Giuseppe nel 1961; Mazzù Teodoro (Ass. Anziano) da gennaio ad aprile 1962; Argirò Domenico dal 27.4.1962 al 16.1.1964; Di Certo Teodoro Pietro dal 17.1.1964 al 28.2.1965; Arcuri D. Francesco dall'1.3.1965 al 10.8.1967; Galvano Vincenzo ( Comm. Pref.) dall'11.8.1967 al 17.1,1968; Argirò Domenico dal 18.1.1968 al 14.2.1971; Pani Salvatore (Comm. Pref.) dal 15.2. al 3.9.971; Pentimalli Giulio Leop. Dal 4.9.1971 all'1.5.1974;  Salazar Domenico (Comm. Pref.) dal 2.5.1974 al 6.7.1975; Arcuri Rosario dal 7.7.1975 al 6.4.1983; Argirò Domenico dal 7.4.1983 al 29.4.1984; Di Certo Teod. Pietro dal 30.4. al 14.12.1984; Panzera Vittorio (Comm. Pref.) dal 15.12.1984 al 28.9.1985; Infantino Antonino dal 29.9.1985 al 25.5.1986; Calogero Giovanni dal 26.5.1986 all'11.8.1989; Contarino Antonio (Comm. Pref.) dal 12.8.1989 all'11.1.1990; Anastasi Raffaele dal 12.1.1990 al 18.7.1993; Loiacono Rosario Sante dal 19.7.1993 al 20.11.1994; Di Certo Antonino dal 21.11.1994 al 28.11.1998; Calogero Giovanni dal 29.11.1998 al 31.7.2000; "Commissione Straordinaria Prefettizia": Crea Francesca, Tortorella M.Laura e Fortuna Salvatore, dall'1.8.2000 al 26.5.2003; Belcastro Elio Vittorio dal 27.5.2003 al 10.4.2005; Priolo Giuseppe (Comm. Pref.) dall'11.4.2005 al 29.5.2006; Mazzù Carlo dal 30.5.2006 al 7.2.2007; Crea Francesca (Comm. Pref.) dall'8.2.2007 al 28.5.2007; Bello Girolamo Michele dal 29.5.2007 al 23.04.2009; Martino Demetrio(Comm. Pref.) dal 24.04.2009 al 29.03. 2010; Bartuccio Antonino dal 30.03.2010 al 01.04.2011;Gallo Fabrizio(Commissario. Pref.) dal 02.04.2011 a tuttoggi Giuseppe di Giorgio dal 19/06/2012 al..... Domenico Salvatore
 

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