
SAN LUCA (RC), L’ARRESTO DI ‘PAPI’ SCIPIONE CONFERMA IL PRIMATO DEL MANDAMENTO JONICO E DEL CLAN DEI MANCUSO DI LIMBADI, NEL TRAFFICO DI COCAINA PROVENIENTE DAL SUD-AMERICA
Debutto storico e prima uscita sulla scena reggina del nuovo procuratore capo della Repubblica d Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho e del nuovo vicecomandante nazionale del Ros, già comandante provinciale di Reggio Calabria, generale (in pectore) di brigata, Pasquale Angelosanto. C’era anche il procuratore aggiunto Nicola Gratteri ed il comandante provinciale dell’Arma, Lorenzo Falferi. Altro elemento importante, la presenza a Reggio, del procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, che nelle scorse settimane ha sferrato duri colpi contro il clan dei Mancuso di Limbadi-Nicotera-Vibo. Uno dei più grandi esperti del fenomeno ‘ndrangheta. Lo stesso Cafiero De Raho precisa:” La persona arrestata è inquadrata nell’ambito del traffico internazionale di stupefacenti. Un risultato significativo che arriva immediatamente dopo quello di Trimboli. Il soggetto tratto in arresto è un broker stabilmente dimorante a Medellin dove conduceva una fazenda, ed è considerato un riferimento stabile della ‘ndrangheta. Alla base dei risultati c’è sempre una collaborazione tra le forze che contrastano il crimine organizzato. Anche a livello di Procura, quella di Reggio collabora con Catanzaro per contrastare efficacemente il crimine che si espande al sud”. Primato anche del clan dei Mancuso, ben collegati con i cartelli pianigiani (Piromalli-Molè, Pesce-Bellocco) ed anche jonici ( Africo-San Luca-Platì, Marina di Gioiosa e colombiani
Domenico Salvatore
Reggio Calabria 29 Aprile 2013 – “Caccia e pesca grossa” per gli oceani ed i continenti. Un “capodoglio” ed una “balena bianca” . Troppa grazia sant’Antonio. Nemmeno la “nave-mattatoio” giapponese ‘Nisshin Maru’, in barba ai pattugliamenti oceanici dei “gendarmi” di Green Peace avrebbero fatto meglio. Carabinieri e Polizia, sulle tracce a Medellin ( e non solo), di due narcotrafficantes dello spessore di “Papi” Scipione e Mico Trimboli del mandamento jonico, ora vogliono capire, se i due cocaleros, fossero capaci di spedire in Italia decine e forse centinaia di tonnellate di cocaina; o di consegnarla brevi manu ai grossisti e da questi ai piazzisti. Non si ferma il traffico internazionale di cocaina, che rende miliardi di euro, ma anche di eroina, hasc-hisc, marijuana. Lo Stato, sta investendo fior di milioni, nella lotta al crimine organizzato, compresi i mercanti all’ingrosso di “polvere degli angeli”, ed ha messo a segno in pochi giorni, due colpi grossi. Grossissimi. Non è solo una doppia stangata, contro i ‘venditori di morte’ ed i clan di ‘ndrangheta che controllano il territorio ed ogni attività economica… traffico di armi, droga, sigarette, diamanti ed altri preziosi, scorie radioattive, rifiuti ospedalieri, Rsu, sequestro di persona, tratta dei boat-people, riciclaggio di denaro sporco, rapine, scippi e furti, appalti e sub-appalti, traffico della prostituzione, racket delle estorsioni, infiltrazioni negli anti locali. Soprattutto è un segno della strategìa delle forze di polizia coordinate dalla magistratura. Ed un segnale, per la criminalità organizzata. Non si va più per l’Aspromonte, alla ricerca di super-latitanti. Quelli, sono stati (quasi) tutti arrestati, processati, condannati ed incarcerati. Molti dei quali, reclusi in regime di 41 bis.
Non si cercano nemmeno più i pezzi da novanta rintanati dentro bunker semoventi con diavolerie elettroniche e meccaniche, arredati con televisori a schermo piatto a cristalli liquidi e digitale terrestre, computer, i-phone, i-pad, frigorifero e camera da letto ed altri conforts sperimentati dai “visionari” Steve Jobs e Bill Gates. Anche questi, sono stati catturati e dopo regolare processo, detenuti al 41 bis. Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, dopo anni di rivalità, se non di incomprensione e mancanza di coordinamento (ma non invidia e gelosia), stanno lavorando in sinergìa ed alacremente. I risultati, davvero eccezionali, sono sotto gli occhi di tutti. Polizia e Carabinieri, Carabinieri e Guardia di Finanza, Guardia di Finanza e Polizia, e perfino polizia-Carabinieri-Guardia di Finanza. Insieme o separatamente, sono super-allenati per combattere la mafia, nelle sue articolazioni di ‘ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra o Sistema , Sacra Corona Unita, Quintamafia, Basilischi ecc..Il successo, non arriva per caso, né per coincidenza. Lo Stato, li ha istruiti, pagati e dotati di moderne e sofisticate tecnologie. Le migliori menti investigative, sono state inviate nelle regioni ad alto tasso mafioso. Un bel duello tra Guardie & Ladri. Crimine ed anticrimine, appassionatamente rivali ed avversari, si affrontano, si confrontano, si scontrano in un duello titatinìco , dodici mesi all’anno. Cervelli sesquipedali, menti marziane.
La Policia Nacional Grupo Siu di Bogotà, ed i Carabinieri nell’ambito di una stretta cooperazione giudiziaria instaurata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal procuratore capo della Repubblica Cafiero De Raho con le Autorità colombiane, e grazie al costante supporto assicurato dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, diretta dal generale della Guardia di Finanza Andrea De Gennaro, hanno localizzato e tratto in arresto Santo Giuseppe Scipione, nato a San Luca (Rc), 80 anni, latitante dal 2006. Circa lo spessore criminale, lo Scipione, era il referente di un vasto traffico di cocaina, organizzato su scala mondiale dalla cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) in joint venture con le strutture paramilitari narcoterroristiche denominate Autodefensas Unidas de Colombia (Auc), Santo Giuseppe Scipione, “Papi”, il latitante arrestato a Medellin dalla polizia colombiana dopo le indagini svolte dai carabinieri del Ros.
Scrive Pino D’Amico su Reggiopress…! Il latitante Santo Giuseppe Scipione alias “Papi”, 79 anni, originario di San Luca, è stato localizzato e catturato a Medellin (Colombia), dai carabinieri del Ros e dalla Policia Nacional Grupo Siu. Scipione, latitante dal 2006, è stato sorpreso sabato mattina a conclusione di una attività investigativa portata a termine grazie alla stretta cooperazione giudiziaria instaurata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria con le Autorità colombiane, con il costante supporto assicurato dal Servizio di cooperazione internazionale di polizia e dalla Direzione centrale per i servizi antidroga.
Le indagini del Ros, convergenti con quelle della Squadra Mobile reggina, hanno consentito di localizzare, nella stessa città colombiana, Domenico Trimboli, inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi e arrestato nei giorni scorsi dalla Policia Nacional. Santo Scipione, che a Medellin si era ripetutamente incontrato con Domenico Trimboli, era colpito da un provvedimento restrittivo emesso nel gennaio 2004 dal gip presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, a seguito dell’operazione Decollo, condotta dal Ros in direzione della cosca Mancuso di Limbadi (VV). In tale ambito, nel maggio 2012, era stato condannato dal Tribunale di Vibo Valentia a 15 anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti, dopo essere stato condannato nel luglio 2007 dal Tribunale di Santa Marta per il solo reato associativo, contestatogli nell’ambito del procedimento collegato colombiano. L’operazione del Ros aveva infatti documentato un vasto traffico di cocaina organizzato su scala mondiale dalla cosca Mancuso di Limbadi in joint venture con le strutture paramlitari narcoterroristiche denominate Autodefensas Unidas de Colombia (Auc).
Le indagini, condotte in collaborazione con la Dcsa e gli organismi investigativi spagnoli, tedeschi, francesi, colombiani, venezuelani, statunitensi, togolesi e australiani, avevano consentito, nel gennaio 2004, l’esecuzione di complessivi 154 provvedimenti restrittivi con il sequestro di oltre 5000 kg di cocaina e la documentazione dell’importazione di altri 7800 kg movimentati tra il Sud America, l’Europa, l’Africa e l’Australia. Sotto il profilo operativo, per la prima volta era stata applicata la normativa antiterrorismo, che ha permesso ai carabinieri di operare sottocopertura, in Italia ed all’estero. Dopo che nel febbraio 1999, a Milano,, era stato localizzato e tratto in arresto l’allora latitante Giuseppe Mancuso, classe 1960, ritenuto esponente di vertice dell’omonima cosca egemone nell’intera provincia di Vibo Valentia, le indagini avevano condotto all’individuazione di un colossale canale di approvvigionamento della droga dal Sud America, ricostruendo articolazioni, ruoli, basi logistiche e modalità di smistamento del narcotico. Veniva quindi documentata l’operatività della struttura ‘ndranghetista indagata nel più ampio scenario internazionale, individuando le collaudate sinergie con altre organizzazioni di rilevanza mondiale e pervenendo al sequestro di ingentissimi quantitativi di narcotico, diretti all’Italia ed all’Europa per via marittima. Proprio in tale contesto, aveva assunto straordinaria rilevanza Santo Scipione, in quanto responsabile dell’acquisizione del narcotico dai referenti colombiani di Natale Scali. In una circostanza, a causa di alcuni dissidi nati con un’organizzazione paramilitare fornitrice dello stupefacente, Scipione, esprimendo forte preoccupazione per la sua incolumità personale, aveva chiesto proprio a Natale Scali di intercedere con i colombiani al fine di chiarire la vicenda.”
Santo Scipione, il latitante localizzato in Colombia, è stato arrestato dunque a Medellin, la stessa località in cui pochi giorni fa era stato catturato un altro latitante importante, Domenico Trimboli. Le indagini del Ros, galvanizzate dal vicecomandante Pasquale Angelosanto e della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta dal vicequestore aggiunto Gennaro Semeraro, avevano permesso di risalire al luogo dove si era rifugiato. Scipione secondo quanto emerge dalle indagini, si è incontrato diverse volte con Trimboli. Era stato colpito da un provvedimento restrittivo emesso nel gennaio 2004 dal gip di Catanzaro su richiesta della procura distrettuale antimafia per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, a seguito dell'operazione Decollo, condotta dal Ros che ha colpito la cosca Mancuso di Limbadi.
Nel 2012 era stato condannato a 15 anni di reclusione in primo grado dopo essere stato condannato nel luglio 2007 dal tribunale di Santa Marta. L'operazione del Ros aveva documentato un vasto traffico di cocaina organizzato su scala mondiale dalla cosca Mancuso di Limbadi (VIbo Valentia) in joint venture con le strutture paramilitari narcoterroristiche denominate Autodefensas Unidas de Colombia (Auc). Le indagini, condotte in collaborazione con la Dcsa e gli organismi investigativi spagnoli, tedeschi, francesi, colombiani, venezuelani, statunitensi, togolesi e australiani, avevano consentito, nel gennaio 2004, l'esecuzione di complessivi 154 provvedimenti restrittivi con il sequestro di oltre 5000 kg di cocaina e la documentazione dell'importazione di altri 7800 kg movimentati tra il Sud America, l'Europa, l'Africa e l'Australia. Sotto il profilo operativo, per la prima volta era stata applicata la normativa antiterrorismo, che aveva permesso ai carabinieri di operare sotto copertura, in Italia ed all'estero…
Le ultime operazioni di polizia e Carabinieri, hanno confermato la strategìa dei brokers della ‘ndrangheta, che mediante matrimoni combinati ed incrociati con donne sudamericane, riuscivano a imbastire minicartelli ed a spedire in Italia, attraverso, i narcotrafficantes, carichi nell’ordine delle decine di tonnellate di cocaina; Vincenzo Barbieri fino al suo assassinio, avvenuto a San Calogero (Vibo Valentia) il 12 marzo 2011 ad opera di due killer che gli hanno esploso contro 24 colpi di arma da fuoco, aveva creato una famiglia in Colombia e avviato il ristorante “La Calabrisella”. Barbieri era uno dei più grossi brokers di sempre. Secondo gl’investigatori, aveva spedito in Italia, centinaia di tonnellate di cocaina, che avevano fruttato miliardi di euri, serviti per acquistare altre partite di droga, sempre più grosse e ovviamente, banche ed istituti finanziari, catene di alberghi, hotels, ristoranti, bar, pizzerie, pubs, villaggi turistici, centri commerciali, supermarkets ed altri esercizi commerciali, a parte un parco macchine e motociclette di grossa cilindrata super veloci, super-accessoriate, cospicui conti correnti in banca ed alla posta, terreni edificabili, azioni ed obbligazioni e moderne tecnologie a perdere, Anche Barbieri, si muoveva sotto l’egida del clan dei Mancuso di Limbadi, che secondo l’ex presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Giuseppe Lumia, è la cosca di ‘ndrangheta più ricca in senso assoluto. La Guardia di Finanza e per la verità anche la Polizia ed i Carabinieri, coordinati dalla DDA di Catanzaro e Reggio Calabria, hanno scoperto tutti i movimenti che fa la droga per arrivare in Italia; i mezzi con cui viaggia; i produttori, i cartelli colombiani, i brokers che la manovrano; i magazzini, dove viene stoccata; le ‘famiglie’ di ‘ndrangheta, che la ricevono.
Come hanno confermato, le operazioni della DDA ed i relativi processi, supportati dalle rivelazioni dei pentiti, se non collaboratori di giustizia. La “farina”, neve o polvere degli angeli e perfino “doppio zero”, si muove in aereo, elicottero e tornado, transatlantico, mercantile, sottomarino, autotreno, macchina, scooter, per arrivare sulle piazze. Di solito sbarca in Africa e da qui in Spagna, Olanda e Germania. Ma soprattutto arriva nel megaporto di Gioia Tauro a tonnellate; controllato dalle famiglie mafiose unite da patti, federazioni o joint-venture…Piromalli-Molè-Alvaro-Crea-Mammoliti-Rugolo ed ancora Pesce-Bellocco-Ascone-Pisano-Rao-Cacciola-Ferraro-Figliuzzi-Bonarrigo. Mentre altri clan come i Facchineri-Marvaso e Monteleone, Raso-Albanese-Gullace e De Raco, di Cittanova; Avignone-Lombardo, i Giovinazzo-Zagari e i Viola-Fazzalari gli Asciutto-Alampi-Neri-Grimaldii se non Zagari-Avignone-Viola-Giovinazzo di Taurianova; Albanese-Cutellè-Chindamo-Lamari-D’Agostino di Laureana di Borrello; Gioffrè, Pellegrino, Bruzzise, Santaiti, Brindisi, Caia di Seminara; Alvaro-Violi-Macrì di Sinopoli-San Procopio; Italiano-Macrì di Delianuova; Mazzagatti, Gugliotta, Gangemi, Polimeni, Bonarrigo, Raccosta, Putrino di Oppido Mamertina; Longo Versace di Polistena, Petullà di Cinquefrondi, Gallico, Parrello, Bruzzise ecc, di Palmi e via discorrendo ruotano intorno alle “star” della ‘ndrangheta, Pesce-Piromalli. Nella ‘ndrangheta i ‘grandi vecchi’, liberi od in prigione, non vengono mai ‘posati’. Don Mico Alvaro (Sinopoli), don Peppe Piromalli (Gioia Tauro), don Mico Oppedisano (Rosarno), Papi Scipione (San Luca), i Nirta Scalzone di San Luca, don Natale Iamonte (Melito Porto Salvo), don Peppe Morabito “Tiradrittu” (Africo), don Ciccio Barbaro inteso ‘U Castànu (Platì),don Ciccio Commisso, inteso ‘U Quagghia di Siderno, don Peppe Pesce, padrino di Rosarno; Antonio Pelle, inteso ‘Ntoni Gambazza, mammasantissima di San Luca, Luigi e Rocco Longo di Polistena, Domenico Rugolo ed Antonino Mammoliti di Oppido-Castellace, boss defunti od ancora in vita, tanto per fare dei nomi, avevano ottant’anni suonati( o li hanno comunque festeggiati da poco). L’esperienza fa maestri dice un proverbio; sebbene in un campo, non proprio morale. Oltretutto sono la memoria storica della ‘ndrangheta. “Papi Scipione”, collegato con le famiglia di San Luca e dei Mancuso di Limbadi, confederati con altre importanti cosche del Reggino, a partire dalla famiglia Pesce-Bellocco e Piromalli-Alvaro, fino alle ‘ndrine della fascia jonica, era parte integrante dell’operazione Decollo bis (eseguita dai carabinieri del Ros il 30 gennaio del 2004 e portò ad individuare una organizzazione composta da esponenti della 'ndrangheta, australiani, colombiani e spagnoli;
il tribunale di Vibo Valentia che hanno accolto la gran parte delle richieste di condanna avanzate dal pubblico ministero della Dda di Catanzaro, Salvatore Curcio irrogò undici condanne a pene variabili dai 6 ai 30 anni di reclusione per un totale di 201 anni ),contro i Mancuso di Limbadi. Nel successivo omonimo processo era stato condannato (15 maggio 2012) anche lui; alla pena di anni 15 di reclusione. Ed anche…Rico Edgar Ernesto Castillo e Rico Giovanny Castillo, entrambi condannati a 30 anni di reclusione ciascuno. Venticinque anni di carcere sono stati, invece, inflitti a Nicola Ciconte; 24 anni a Rafael Martinez Gonzales; 15 anni a Cardona Rodriguez Beatriz Juliette, a Santo Scipione, Michael Calleja e Vincenzo Medici; 14 anni a Marcelino Aristin Ramos; 12 anni a Enrique Barrios Alvarez; 6 anni a Louis Saez Ausin. I Mancuso, non sono invischiati solamente nelle indagini Decollo 1, ( del 2004, 154 provvedimenti restrittivi fra l’Italia, la Spagna, la Germania, la Francia, la Colombia, gli Stati Uniti, l’Australia e il Venezuela, con il sequestro di oltre 5mila chili di cocaina) Decollo 2 e Decollo 3 del 27 gennaio, 2011, ma in tante altre. Le operazioni “Black Money 1 e Black Money 2”, (7 marzo 2013 e 23 marzo 2013), per esempio, che avevano portato all’arresto di 38 presunti affiliati alla cosca Mancuso di Limbadi; tra cui, alcuni imprenditori, ed il sequestro di beni per decine di milioni di euro. Secondo la Dda catanzarese, i Mancuso, avrebbero controllato strutture residenziali e turistiche. Inoltre avrebbero riciclato capitali illeciti con un sistema fondato sul rientro di capitali attraverso lo sfruttamento dello "scudo fiscale". Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati beni per un valore di 40 milioni circa, tra i quali una società che organizza e gestisce spettacoli ed eventi a carattere nazionale, la CaMo.
L’operazione è la sintesi di tre inchieste condotte dai carabinieri del Ros, dai finanzieri del Gico e dalla squadra mobile di Catanzaro e rappresenta il seguito di quella condotta alcune settimane fa sempre contro la cosca Mancuso.Tra gli arrestati del Ros figurano i due imprenditori titolari della CaMo, Nicolangelo Castagna e Filippo Mondella, accusati di concorso in trasferimento fraudolento di valori aggravato dalle modalità mafiose dal momento che la società, secondo l’accusa, era riconducibile ad uno dei boss della cosca Mancuso, Giuseppe.Il filone investigativo seguito dalla Guardia di finanza, invece ha riguardato una maxi evasione fiscale con conseguente attività di riciclaggio a livello internazionale grazie anche ad operazioni cosiddette di "eurovestizione". Si tratta di uno stratagemma che prevede l’apertura di società che operano in Italia, ma fatte passare per società di diritto estero allo scopo di non pagare le tasse in Italia, ma di farlo all’estero con una minore pressione fiscale. In questo filone sono stati arrestati, tra gli altri, anche commercialisti ed avvocati. Nella tranche di inchiesta condotta dalla squadra mobile, infine, è stato arrestato uno dei capi della cosca, Antonio Mancuso, di 75 anni. Sono 35 le ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip di Catanzaro su richiesta della DDA eseguite nel corso dell’operazione congiunta condotta dalla Squadra mobile, dal Ros dei Carabinieri e dai finanzieri del Gico di Catanzaro nell’ambito di un’inchiesta sulla cosca Mancuso di Limbadi.
Irreperibile Mario De Rito, di 39 anni, che era già sfuggito al fermo. L’ordinanza è stata notificata in carcere per: Pantaleone Mancuso (67), detto “luni vetrinetta”; Giovanni Mancuso (72); Giuseppe Mancuso (36); Antonio Maccarone (34); Antonio Cuturello (23); Giovanni D’Aloi (47); Giuseppe Costantino (47); Fabio Costantino (36); Damian Zbigniew Fialek (36); Antonio Pantano (56); Francesco Tavella (43); Orazio Cicerone (40); Antonino Castagna (63); Giuseppe Raguseo (35); Agostino Papaianni (62); Leonardo Cuppari (39); Bruno Marano (32); Antonio Mamone (45); Antonino Scrugli (37); Gabriele Bombai (43); Salvatore Accorinti (39); Giovanni Antonio Paparatto (40); Antonio Prestia (45). Le nuove ordinanze sono state eseguite nei confronti di Domenico De Lorenzo (23); Gaetano Muscia (49); Antonio Mancuso (75), già detenuto per altra causa; Pantaleone Mancuso (52), detto “luni scarpuni”, già detenuto per altra causa; Nicola Angelo Castagna (31); Filippo Mondella (40); Antonio Velardo (36), già detenuto per altra causa; Ercole Antonio Palasciano (52); Francesco Colacino (55); Domenico Musarella (38); Francesco Maria L’Abbate (37); Giuseppe Ierace (52). Sono irreperibili Genry James Fitsimons (64) e Manuel Nunzio Callà (27). - Vibo Valentia, 10 mar2013. - Il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Lucia Monaco, ha convalidato i 24 fermi di indiziati di delitto emessi giovedi' scorso dalla Dda di Catanzaro nell'ambito dell'operazione antimafia denominata "Black money" (7 marzo 2013). Il giudice (fonte AGI) al contempo si e' pero' dichiarata funzionalmente incompetente, in quanto i reati contestati agli indagati - ritenuti organici al clan della 'ndrangheta dei Mancuso di Limbadi, in provincia di Vibo Valentia - sono aggravati dalle modalita' mafiose ed ha percio' disposto la trasmissione degli atti al competente gip distrettuale di Catanzaro.
L'operazione "Black money" ha portato anche al sequestro di beni ed imprese per un valore complessivo di 35 milioni di euro, ipotizzando fra l'altro pure condizionamenti mafiosi nelle amministrazioni comunali di Ricadi, Limbadi e Joppolo, centri in provincia di Vibo Valentia. … Si è conclusa con 41 persone rinviate a giudizio l'udienza preliminare davanti al giudice di Catanzaro chiamato a decidere della relativa richiesta avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo calabrese a seguito dell'inchiesta cosiddetta "Decollo money", relativa al riciclaggio dei proventi del narcotraffico gestito dalla cosca Mancuso di Limbadi, scoperto con l'altra indagine denominata "Decollo ter" poi unificata alla prima. Accogliendo la richiesta dei sostituti procuratori della Repubblica Salvatore Curcio e Paolo Petrolo, titolari del caso, il giudice Maria Rosaria Di Girolamo ha mandato al processo, che avrà inizio il 19 giugno prossimo davanti al tribunale di Catanzaro, gli imputati tra i quali compaiono i vertici del "Credito Sammarinese". Sei gli imputati che, invece, hanno scelto la strada del giudizio abbreviato (che in caso di condanna comporta lo sconto di pena di un terzo), che sarà celebrato a partire dal prossimo 10 maggio: Graziella Zemiti, componente del consiglio d'amministrazione della Banca, Edoardo Mori, Orlando Luca', Rocco Femia, Nicola Luca' e Pietro Daidone. Questo specifico filone dell'inchiesta della Dda di Catanzaro, (fonte AGI) conclusosi nel marzo del 2012, venne alla ribalta delle cronache anche per aver travolto l'istituto di credito Sammarinese, tra cui l'ex presidente Lucio Amati, tra le persone arrestate nel luglio del 2011. Secondo le ipotesi degli inquirenti l'istituto la banca, che versava in situazione di grave crisi economica, avrebbe ricevuto i soldi versati da Vincenzo Barbieri, ritenuto l'uomo scelto dalla 'ndrangheta per ripulire il denaro derivante dal narcotraffico, freddato in un agguato nel marzo del 2011 a San Calogero (Vibo Valentia). Ventisette le persone finite in carcere, su ordinanza del gip di Catanzaro Tiziana Macrì che ha accolto i riscontri formulati dai pm Salvatore Curcio e Paolo Petrolo. Gli arresti sono stati portati a termine in Calabria, Emilia Romagna, Toscana, Puglia e Sicilia, con tredici persone raggiunte dal provvedimento anche in Colombia, Venezuela, Brasile e Spagna; in quest’ultima nazione sono state quattro le persone colpite da un mandato di arresto europeo.
Vincenzo Barbieri 54 anni, di Limbadi (Vv)
Nestor Amouzou 41,di Ahotissa (Benin, Africa)
Martin Gerardo Carballo 58, di Salamanca (Spagna)
Egdar Ernesto Castillo Rico 57, di Saisama (Colombia)
Giovanny Castillo Rico 54, di Mesa (Colombia)
Rocco Femia 44, di Marina di Gioiosa Jonica (Rc)
Nicola Lucà 33, di Siderno
Orlando Lucà 48, di Marina di Gioiosa Jonica (Rc)
Massimo Martigli 61, domiciliato in Brasile
Santiago Martinez Carmona 46, di Irune (Spagna)
Angelo Merlini 60,domiciliato in Venezuela
Gloria Adriana Osorio Perez 45, di Cali (Colombia)
Francesco Pugliese 41,di San Calogero (Vv)
Antonio Manuel RiveraSoler 65, di Cadice (Spagna)
Mauricio Roa Vallarino 53, colombiano
Natale Scali 50, di Marinadi Gioiosa Jonica (Rc)
Santo Scipione 77,di San Luca (Rc)
Monica Serafini50,di Capraia (Firenze)
Renato Marcel Spadei Martinez 44, colombiano
Sandro Leon Spadei Martinez47, colombiana
Francesco Ventrici 38,di San Calogero (Vv)
Rafael Ivan Zapata Cuadros 54, colombiano
Alba Mercuri38, di Vibo
Annunziato Mercuri39,di Vibo
Giuseppe Mercuri33,di San Calogero (Vv)
Giuseppe Barbieri 26,Vibo Valentia
Sebastiano Signati, 44 anni, di San Luca (Reggio Calabria), già latitante nell’ambito di altre operazioni.
Con l’accusa di associazione finalizzata al traffico internazionale di droga all’estorsione, passando per l’intestazione fittizia di beni e reimpiego di capitali illeciti, tutto “condito” dall’aggravante mafiosa. (– 23 LUGLIO 2007- finte Adnkronos)…. L’indagine condotta dal Ros in collaborazione con gli organismi investigativi di Spagna, Francia, Colombia, Usa, Australia e Venezuela, aveva consentito l’esecuzione di 154 provvedimenti restrittivi ed il sequestro di oltre 5mila chili di cocaina, mentre era stata contestata l’importazione di altri 7800 chili, ricostruendo una delle più colossali vicende di narcotraffico mondiale. Per la prima volta è stata applicata la normativa antiterrorismo che aveva così consentito ai Carabinieri di operare sotto copertura, coadiuvati da ausiliari, sia in Italia sia in Colombia. Dalle indagine emerse che le organizzazione italiane erano collegate alla principale struttura paramilitare colombiana denominata ‘’Unità di autodifesa della Colombia diretta da Salvatore Mancuso, indicato come autorevole capo militare, recentemente arrestato dalla Polizia colombiana per narcoterrorismo. L’operazione Decollo -2004 – di cui si parla, rivelò un traffico di droga tra Sud America, Europa e Australia. La droga arrivava al Porto di Gioia Tauro in lastre di marmo. A Proposito di una parte del denaro fruttato da questo traffico, si scoprì che alcuni affiliati di una 'ndrina di Gioiosa Jonica tentarono di riciclarlo con una falsa vincita al Superenalotto. I Carabinieri del Ros, avevano proseguito le indagini per accertare l' identità del reale titolare della vincita, che fu realizzata il 10 maggio del 2003 con una schedina giocata nel bar Poker di Locri. Nel maggio del 2003, alcuni affiliati di un clan di Gioiosa Jonica, in provincia di Reggio Calabria, contattarono il titolare di una vincita da 5+1 da oltre otto milioni di euro, per l'esattezza 8.341.032, e lo convinsero a vendere il tagliando. L'acquisto della scheda vincente, hanno riferito gli investigatori, (7 ottobre 2005) ha consentito di giustificare la provenienza degli otto milioni di euro e i successivi movimenti del denaro. Ad ideare il sistema per il riciclaggio del denaro sarebbe stato lo stesso Nicola Lucà, con la complicità di alcuni affiliati al suo gruppo criminale
Domenico Salvatore
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PER COMPLETAMENTO D’INFORMAZIONE ECCO ALCUNI DEI CARTELLI DI DROGA INTERNAZIONALI, FONTE WIKIPEDIA
Sono né più e né meno, che dei gruppi criminali, banditi, fuorilegge senza scrupoli, assassini spietati e sanguinari, armati sino ai denti, che hanno piazzato milioni di tonnellate di droga per introiti nell’ordine dei milioni di miliardi i dollari. Come in ogni organizzazione a delinquere che si rispetti, anche qui, funziona molto bene la strategìa vincente dei matrimoni d’interesse od incrociati. Per ingrandire un cartello; per mettere fine ad una faida; per un patto di non belligeranza in nome del business. I cartelli di droga fanno affari d’oro con tutto il mondo globalizzato
Il cartello di Medellín fu una vasta organizzazione di narcotrafficanti, con base nella città di Medellín in Colombia, operante negli anni settanta e ottanta oltre che in Colombia, anche in Bolivia, Peru, America Centrale, Stati Uniti, Canada ed Europa. Fu fondato e gestito da Pablo Escobar e dai fratelli Ochoa. Nel 1993, il governo colombiano, aiutato dagli Stati Uniti, riuscì a smantellare definitivamente l'organizzazione dopo aver ucciso o catturato tutti i suoi membri. Il cartello si trovò in conflitto, oltre che con il governo, anche con l'altro grande cartello di droga colombiano, il cartello di Cali.
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Il Cartello di Cali (in spagnolo: Cartel de Cali) è un cartello di droga del sud della Colombia, intorno alla città di Cali.Secondo alcune stime, al culmine del suo potere, il cartello di Cali controllava l'80% delle esportazioni di cocaina dalla Colombia verso gli Stati Uniti. Gilberto Rodríguez Orejuela fondò il cartello agli inizi degli anni '70 con suo fratello, Miguel Rodríguez Orejuela, e insieme a José Santacruz Londoño e Hélmer "Pacho" Herrera. Negli anni '80 l'organizzazione entrò in guerra con l'altro grande cartello colombiano, il cartello di Medellín, capeggiato da Pablo Escobar. Il cartello si avvalse anche dell'aiuto dei Los Pepes, un gruppo di vigilanti armati, definitosi anche "Popolo perseguitato da Pablo Escobar", che avevano tutti un unico scopo: ammazzare il boss. Alcuni inquirenti hanno osservato come il cartello si sia notevolmente frammentato negli ultimi anni e non abbia più lo stesso potere di una volta, a causa dell'inasprimento delle leggi colombiane contro i narcotrafficanti e della sempre maggiore rilevanza che stanno acquistando altri cartelli che prima erano considerati minori, tra cui il cartello di Norte del Valle.
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Il Cartello di Norte del Valle è un cartello criminale attivo nel campo del traffico di stupefacenti che opera principalmente a nord del Dipartimento di Valle del Cauca, in Colombia. Ha assunto rilevanza soprattutto dopo la seconda metà degli anni '90 a causa della frammentazione degli altri due grandi cartelli colombiani, il cartello di Medellín e il cartello di Cali.I capi del cartello di Norte del Valle sono Diego León Montoya Sánchez, alias "Don Diego", Wilber Varela, alias "Jabón" ("Sapone"), e Hernando Gómez Bustamante, alias "Rasguño" ("lo Sfregiato"). Diego Montoya è stato in passato incluso nella lista dei dieci più pericolosi latitanti redatta dall'FBI (Ten Most Wanted Fugitives).
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Il Cartello di Guadalajara è stato un cartello criminale messicano che fu creato, negli anni ottanta da Rafael Caro Quintero e Miguel Ángel Félix Gallardo con lo scopo di introdurre eroina e marijuana negli Stati Uniti. È stato il primo sodalizio criminale messicano a lavorare con i narcotrafficanti di cocaina colombiani, il cartello di Guadalajara crebbe molto grazie al traffico di cocaina e, col tempo, divenne parte del più ampio gruppo chiamato Federazione.Gran parte degli affari passarono nelle mani del Cartello di Tijuana.
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Il Cartello di Tijuana o Organizzazione Arellano Felix è una organizzazione criminale messicana originaria di Tijuana dedita al narcotraffico. La sua influenza copre la parte nordoccidentale del Messico ed è in rivalità con altri due grandi cartelli: il Cartello di Juárez di Juárez, Chihuahua e Navojoa, Sonora nel centro, ed il Cartello del Golfo ad est. Il cartello è stato descritto come "uno dei più grandi e più violenti gruppi criminali messicani". Il Cartello di Tijuana è stato rappresentato nel combattimento contro il rivale Cartello di Juárez nel film del 2000 Traffic.
Organizzazione
Il Cartello di Tijuana è inoltre conosciuto come Organizzazione Arellano Felix (AFO), dal momento in cui arrivò al comando la famiglia di Ramón Eduardo Arellano Félix. Il 18 settembre del 1997, Ramón Arellano Félix divenne il 451° ad essere aggiunto dal FBI nella lista dei dieci latitanti più ricercati.
L'organizzazione ha la reputazione di essere estremamente violenta. Ramón ordinò un'esecuzione di massa dove persero la vita 18 persone a Ensenada in Bassa California, il 17 settembre del 1998. Ramón è stato assassinato in uno scontro a fuoco con la polizia a Mazatlán, Sinaloa, il 10 febbraio del 2002.Nel 1998 come attestato della collaborazione tra il Cartello Arellano-Felix (con base a Tijuana, Mexico) ed il Cartello di Sonora (conosciuto anche con il nome di Cartello Caro-Quintero) nasce il sodalizio criminale, noto come Federazione.La famiglia Arellano Félix è formata da sette fratelli:
Francisco Rafael Arellano Félix (nato 24 ottobre 1949)
Benjamín Arellano Félix (nato 3 dicembre 1952) - Catturato
Carlos Arellano Félix (nato presumibilmente 20 agosto 1955)
Eduardo Arellano Félix (nato 11 ottobre 1956),
Ramón Eduardo Arellano Félix (nato 31 agosto 1964) - Deceduto, Ucciso in uno scontro a fuoco con la Polizia nel 2002
Luis Fernando Arellano Félix (nato presumibilmente 26 gennaio 1966)
Francisco Javier Arellano Félix (nato 11 dicembre 1969) - Catturato
Hanno anche quattro sorelle. La famiglia ha ereditato l'organizzazione dal loro zio Miguel Ángel Félix dopo la sua incarcerazione.
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Il cartello del Golfo (in spagnolo: Cártel del Golfo) è un cartello della droga messicano con base a Matamoros (Tamaulipas), operante in diverse 13 regioni, tra le quali Nuevo León e Michoacán. Dedito principalmente al traffico di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina, marijuana, metanfetamina ed eroina, tra il Messico e gli Stati Uniti, è impegnato anche nel contrabbando d'armi a livello internazionale. È conosciuto per la violenza delle modalità d'azione e di intimidazione, oltre che la collusione con le istituzioni attraverso la corruzione di uomini di legge e classe dirigente sia messicani che americani.Capeggiato per lungo tempo dal sanguinario Osiel Cardenas Guillen, impostosi con violenza alla testa dell'organizzazione assassinando Salvador Gomez Herrera, successore di Juan Abrego, si è reso noto per aver assoldato i Los Zetas, un gruppo di ex membri delle forze speciali dell'esercito messicano, pagati a peso d'oro ed utilizzati come sicari a tutela dell'organizzazione del cartello.
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Il cartello di Juárez è un cartello di narcotrafficanti messicani guidato fino al luglio del 1997 da Amado Carrillo Fuentes, anno in cui morì misteriosamente.Questo gruppo è legato ai Rodriguez-Orejuela (cartello di Cali) e attraverso forme di parentela ai fratelli Ochoa (cartello di Medellín). Per anni, il cartello di Juárez ha trasportato droga negli Usa per conto dei narcos, anche attraverso l'uso di aeromobili. Nel 1989 alcuni corrieri di questo cartello vennero arrestati dalla DEA che, in quella circostanza, sequestrò a Sylmar (California) 21 tonnellate di cocaina per un valore di circa 12 milioni di dollari.Fino al 2008 è stato il gruppo leader indiscusso della regione di Chihuahua.Proprio all'inizio del 2008 l'ex alleato,il cartello di Sinaloa ruppe l'amicizia e inizio l'escalation di violenza che in 4 anni ha provocato 10.000 morti rendendo la città di Ciudad Juarez la più pericolosa del mondo. Ci sono 950 pandillas che operano a Juarez tra cui la più importante sono i "Los Aztecas",proprio da questa gang provengono i sicari del braccio armato del Cartello di Juarez chiamato "la linea". Un duro colpo al cartello di Juarez fu assestato dalla polizia messicana con l'arresto di José Antonio Acosta Hernández, alias "El Diego".Considerato il capo sanguinario della Linea è mandante di ben 1.500 esecuzioni tra cui 16 giovani durante una festa di compleanno e 3 dipendenti del consolato americano
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Los Zetas è il nome di una organizzazione criminale originaria del Messico, impegnata nel traffico internazionale di droga e altre attività illecite sul territorio centroamericano guidata da Heriberto "El Lazca" Lazcano. Dal momento che si occupa principalmente di affari legati agli stupefacenti, Los Zetas è considerato prima di tutto un cartello della droga. Formatasi inizialmente come gruppo paramilitare, i suoi membri originari erano disertori delle forze speciali dell'esercito messicano e Kaibilies del Guatemala, cosa che ha reso i Los Zetas come uno dei più violenti e tatticamente meglio progrediti sul campo. Proprio in visione di queste qualità strategiche, il cartello del Golfo aveva assunto gli Z come propria milizia privata in caso di faide e conflitti (vedi guerra messicana della droga), ma dopo l'arresto di Osiel Cárdenas Guillén, capo storico del cartello, si concluse il lungo periodo di alleanza, segnando l'entrata nel mondo della droga degli Z. La Drug Enforcement Administration (DEA) statunitense ritiene i Loz Zetas come il gruppo paramilitare più violento operante in Messico. Recentemente, gli Z hanno iniziato l'attività dei sequestri di persona, specialmente turisti americani, per la richiesta di ingenti riscatti; espandendo, inoltre, le loro operazioni in Europa attraverso il supporto della 'ndrangheta.
Rapporti con la 'Ndrangheta
Varie indagini di polizia hanno dimostrato come i Los Zetas siano in stretto collegamento con la 'Ndrangheta calabrese per il traffico internazionale di sostanze stupefacenti, la 'ndrangheta tramite cartelli di famiglie mafiose della provincia di Reggio Calabria (come i Pesce, i Commisso, gli Aquino) importa in Europa tonnellate di droga avvalendosi del cartello messicano dei Los Zetas come dichiarato dalla Direzione Investigativa Antimafia nella seconda relazione semestrale al Parlamento italiano 2011.
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Los Negros è un'organizzazione criminale e gruppo paramilitare messicano. Inizialmente costituita come braccio armato del cartello di Sinaloa per fronteggiare i potenti Los Zetas e le forze di sicurezza governative, in seguito si misero a lavorare per il cartello di Beltrán Leyva. Oggi si tratta grosso modo di un'unità paramilitare comandata dal trafficante di droga messicano-americano Edgar Valdez Villarreal. Dopo che nel dicembre 2009 a seguito della morte di Arturo Beltrán Leyva ucciso in una sparatoria con le forze armate messicani, il gruppo tentò di prendere l'egemonia dell'ormai decapitato cartello di Beltrán Leyva facendo scoppiare una faida si verificò una scissione interna che portò a una frammentazione in due sottogruppi: il primo guidato da Edgar Valdez Villarreal e Gerardo Alvarez-Vazquez e il secondo da Héctor Beltrán Leyva, nonché capo corrente del ricostituito cartello, e Sergio Villareal Barragán. Dopo questi eventi, i Los Negros strinsero amicizia con gli storici rivali dei Los Zetas perché venne a meno il motivo di conflitto.Per effettuare omicidi su commissione e altre attività illegali, i Los Negros si affidano saltuariamente a bande criminali come la Eme e Mara Salvatrucha. [8] Sono stati in conflitto a Nuevo Laredo per prendere il controllo del traffico di droga nella regione. Inizialmente operanti nella sola Tamaulipas, in seguito hanno esteso la loro presenza negli Stati di Nuevo León, Coahuila, San Luis Potosí, Veracruz, Michoacán, Guerrero, Zacatecas e Sonora.
Guerra di Nuevo Laredo
Nuevo Laredo, nello Stato di Tamaulipas, fu al centro di una violenta guerra tra il cartello di Sinaloa via Los Negros e il cartello del Golfo via Los Zetas. L'importanza della regione sta nell'essere un importante via per il passaggio dei carichi di droga, si stima circa 9.000 autocarri per un 40% del totale delle esportazioni messicane verso gli Stati Uniti.Tutto iniziò nel 2003 quando il capo del cartello del Golfo, Osiel Cárdenas, fu arrestato, scatenando la pronta reazione del cartello di Sinaloa, che inviò 200 uomini a Nuevo Laredo per prendere il controllo del territorio approfittando della situazione venuta a crearsi all'interno del cartello rivale. Dopo che i media iniziarono a preoccuparsi dell'argomento, i cartelli dapprima iniziarono a circuire il sistema mediatico locale con intimidazioni e minacce varie, per poi uccidere il giornalista Roberto Mora Javier Garcia della testata El Mañana, mettendo a tacere gran parte dei giornali locali. Nel 2008, Edgar Valdéz usufruì di un giornale locale per mettere un annuncio personale nel quale accusava i Los Zetas di essere "narcorapitori" e servitori dei funzionari statali e dell'ufficio del procuratore generale dai quali riceverebbero protezione. Il conflitto ebbe vasta eco e si diffuse capillarmente anche ad Acapulco, dove alcuni Z tentarono di rapire dei membri Sinaloa non riuscendoci. Di contraccambio, cinque Z furono catturati, portati in un casolare abbandonato e ripresi mentre venivano barbaramente picchiati e uccisi. Comunque, oggi, tra i due gruppi armati c'è un'alleanza. Dosa
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I Mancuso sono una ndrina di Limbadi e Nicotera considerata dagli organi investigativi come la cosca più potente della provincia di Vibo Valenti (infatti le altre 'ndrine del vibonese sono considerate cosche "satelliti" che gravitano attorno ai mancuso) ma hanno influenze anche nel reggino grazie all'alleanza con i Piromalli di Gioia Tauro e i Pesce ('ndrina) di Rosarno, nel lametino contatti con il gruppo torcasio-giampà e nel crotonese dove hanno legami con il clan Arena di Isola Capo Rizzuto. Hanno contatti con le famiglie di Cosa Nostra, la FARC colombiana e le Autodefensas Unidas de Colombia (AUC) colombiane. Al nord Italia sono presenti nell'hinterland nord di Milano, in particolare a Monza, Novara e nei Comuni di Giussano, Seregno, Verano Brianza e Mariano Comense, sono presenti anche in Piemonte (Torino) ed Emilia-Romagna (Parma e Bologna), al centro Italia sono presenti nel Lazio e in Toscana; La 'ndrina è attiva anche all'estero in particolare in Togo dove cura la sua principale attività criminale infatti l'Africa rappresenta (secondo la Dia anno 2012) il nuovo centro logistico per il traffico internazionale di cocaina. Definito da Giuseppe Lumia, l'ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, come il clan finanziariamente più potente d'Europa.
Attività criminali. Principale businness criminale della cosca è il traffico internazionale di sostanze stupefacenti confermato dall'importantissima operazione di polizia "decollo" del 2004, la relazione del ministro dell'interno sulla dia anno 2008 dichiara: "I MANCUSO operano nel florido settore del traffico di cocaina, dove sono riusciti ad acquisire un notevole peso, assicurandosi un canale privilegiato con i cartelli colombiani, con i narcotrafficanti spagnoli, spingendosi sino in territorio australiano", seguono le estorsioni, l'usura; molto importante per la cosca è anche il settore degli appalti pubblici tanto che una relazione sulla sanità vibonese da parte della guardia di finanza nel 2007 sosteneva: L'influenza dei Mancuso si è evidenziata anche nel settore dei lavori pubblici aggiudicati mediante appalti; ciò ha attribuito loro i connotati tipici di una formazione mafiosa ad elevata vocazione economico-finanziaria; la ndrina pratica anche attività di riciclaggio dei suoi proventi illeciti in particolare nel contesto turistico alberghiero come dichiara la relazione del ministro dell'interno al parlamento sull'attività della dia anno 2007; la consorteria criminale è riuscita ad infiltrarsi anche all'interno della pubblica amministrazione infatti lo scioglimento del consiglio comunale di Nicotera del 2010 è dovuto anche al condizionamento esercitato dalla ndrina e ai suoi collegamenti con amministratori e dipendenti comunali come si ricava dalla relazione del prefetto di vibo valentia allegata al decreto di scioglimento.Storia…L'ascesa dei Mancuso inizia nel 1977 dopo la morte del boss Antonio Zoccali di Vibo: supportarono la 'ndrina dei Fiarè di San Gregorio d'Ippona durante la faida contro la famiglia Pardea sempre di Vibo Valentia. Dopo la faida ottengono la supremazia della zona grazie ai loro collegamenti con le famiglie dei Piromalli e dei Pesce, con le quali stipulano un patto federativo e sempre grazie all'alleanza con questi importanti casati mafiosi i Mancuso entrano anche nell'affare del Porto di Gioia Tauro e del v centro siderurgico che doveva sorgere negli anni '70 nella piana di Gioia Tauro, la 'ndrangheta si doveva occupare del trasporto della terra e materiali inerti(in base agli accordi raggiunti con le imprese appaltatrici dei lavori) che servivano per la costruzione del distretto industriale e a tal fine Gioacchino Piromalli (a capo di un consorzio mafioso di oltre 100 imprese di trasporto materiali) incarica Francesco Mancuso di acquistare a costo irrisorio trenta lotti a ridosso della cava di Limbadi(regno dei mancuso) sito quest'ultimo da cui si ricavavano i materiali .L'importanza dei Mancuso nell'ambito della 'ndrangheta calabrese la si nota da un altro particolare molto importante, nell'estate del 1992(nel pieno dell'attacco di cosa nostra allo Stato) i Corleonesi proposero alla 'ndrangheta di sferrare un attacco unitario alle istituzioni Italiane, tale richiesta venne discussa e respinta a casa del boss Luigi Mancuso a Nicotera.I Mancuso, fonte Wikipedia, hanno avuto e hanno tuttora (anno 2012) il predominio criminale sulla provincia di Vibo valentia, ma un'indagine del 2003(dinasty1-affari di famiglia) dimostra che la tradizionale struttura della famiglia si è scissa in 3 principali ramificazioni rispettivamente capeggiate da Diego Mancuso, Francesco Mancuso e cosmo Mancuso tale indagine poi è sfociata nelle sentenze di condanna dei giudici di primo e secondo grado e confermate dalla corte di cassazione dove si è dimostrato dal punto di vista giudiziario per la prima volta l'esistenza della ndrina dei Mancuso di Limbadi e Nicotera inoltre il clan è stato condannato a risarcire i danni d'immagine alla regione Calabria, alla provincia di Vibo Valentia, al comune di vibo valentia e al comune di Tropea costituitisi parti civili nei vari processi penali. Dal 2012 la relazione della Direzione Nazionale Antimafia espone che i Mancuso sono tra le 'ndrine meno propense ad accettare l'autorità del Crimine reggino, motivo per cui altre meno potenti del vibonese come gli Anello, i Fiumara, i Vallelunga, i Tassone, i Mantella, i Bonavota e i Piscopisani cercano appoggio nei Commisso, influente cosca di Siderno con ruoli di spicco nel Crimine. Lo scioglimento per mafia del comune di Limbadi…Limbadi è stato il primo comune d'Italia sciolto per mafia nel 1983 anche se ancora non esisteva la legge contro le infiltrazioni mafiose negli enti locali, a sciogliere l'ente fu l'allora presidente della repubblica Sandro Pertini perché risultò primo degli eletti Francesco Mancuso latitante durante la campagna elettorale e al momento del voto, sorvegliato speciale di pubblica sicurezza con precedenti penali per estorsione, associazione mafiosa, porto e detenzione abusiva di armi, lesioni e reati contro il patrimonio, inoltre all'interno del consiglio comunale risultavano eletti soggetti ritenuti pienamente inseriti nell'organizzazione criminale del Mancuso[, l'ente venne sciolto per motivi di ordine pubblico ad appena una settimana di distanza dalle elezioni amministrative. Sono tantissime le operazioni che li riguardano direttamente od anche di rimbalzo e carambola ( Operazione Tirreno, Decollo, Decollo bis, “Decollo Ter”, Odissea Dinasty 1-Affari di famiglia, Dinasty 2 – Do ut des, Due torri connection, Piano Verde , “Golden Jail, “Meta 2010”, Purgatorio, Minosse 1, Minosse 2, Overseas, Black Money 1, Black Money 2, Doppio canale, Cerbero Boss di spicco…
Francesco Mancuso. capovastuni morto nel 1997(Nel 1983 fu anche sindaco del comune di Limbadi)
Antonio Mancuso. classe 1938 conosciuto come "zio ntoni" ritenuto uno dei capi carismatici della cosca.
Diego Mancuso. arrestato nel 2003 e considerato a capo di una delle 3 ramificazioni in cui si è scissa la famiglia Mancuso.
Giuseppe Mancuso. arrestato nel 1997.
Pantaleone Mancuso detto don Luni, associato alla massoneria. In carcere dal 2009 ma a marzo uscito per decorrenza de termini.
Domenico Mancuso, detto The Red
Costanzo Mancuso, detto Valesmo
Salvatore Mancuso. (figlio di "don ciccio mancuso") residente a Giussano(mi)
Emanuele Mancuso
Luigi Mancuso, condannato a 22 anni di carcere nel processo Tirreno
Daniele Mancuso, latitante
Cosmo Mancuso a capo di una delle 3 ramificazioni in cui si è scissa la famiglia Mancuso. Dosa
Famigerata fu, l’operazione “Minosse”…Erano stati tutte rinviate a giudizio, le tredici persone finite nelle maglie dell'operazione in seguito alla decisione assunta dal Gip della Direzione Distrettuale Antimafia, Maria Rosaria Di Gerolamo; accusate di aver commesso reati legati alle armi, estorsioni e sostanze stupefacenti. Gaetano Comito, 43 anni di Vibo Valentia; Giuseppe Corsaro, 31 anni, di Limbadi; Salvatore Cuturello, 39 anni, di Limbadi; il maresciallo dei cc Maurizio Giliotta, di 49, di Catania; Mariano Mancuso, 28; Domenico Mancuso, 29 anni ; Francesco Mancuso, 51 anni, Giuseppe Mancuso, 31; Pantaleone Mancuso, 61; Salvatore Mancuso 37; Michele Torre, tutti di Limbadi; Agostino Papaianni, 58 anni di Ricadi; Giuseppe Zerbonia, 35 di Vibo Valentia. Le indagini erano state avviate dalla stazione dei carabinieri di Vibo Valentia diretta dal maresciallo Nazzareno Lopreiato, nove anni fa, a carico di circa 70 malavitosi del vibonese, tutti appartenenti o affiliati al clan Mancuso di Limbadi per reati che vanno dalla droga, alle armi, alle estorsione (22 aprile 2010). Dosa
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