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Caro PD, dismetti la cravatta.

Reggio Calabria 20 maggio 2013 - Ci sono alcune persone che, per quanto distinte, con la cravatta al collo risultano essere goffe e impacciate perché quegli abiti non gli si confanno, non sono, cioè, nella loro natura.

Se il nodo è troppo stretto, poi, c’è il rischio di non respirare bene, di essere oltremodo goffi e impacciati e, in ultimo, di “soffocare”.
I cultori dello stile, tra l’altro, suggeriscono che la sera, dopo una lunga giornata di lavoro, la cravatta bisogna snodarla, arrotolarla, e lasciarla riposare per l’intera notte.
Già, proprio come la lunga notte che sta vivendo la politica a tutti i suoi livelli geografici e istituzionali.

Reggio, ad esempio, è al buio. Da molto tempo. E  non mi riferisco soltanto al buio delle strade che favorisce il proliferare di eventi criminosi, mi riferisco soprattutto al buio della politica. Un buio  che genera eventi criminosi altrettanto pericolosi come quelli dell’assuefazione, dell’abitudine, dello smarrimento, della convinzione che la nostra città sia condannata a una morte lenta e dolorosa.
È compito della politica riaccendere la “luce”. È compito di un partito come il Partito Democratico, nonostante tutto, dismettere la cravatta, scendere al piano terra e stare al fianco dei lavoratori delle Società Miste, di quelli del Terzo Settore e delle categorie produttive cittadine. Essere, in poche parole, presente. Cose che il PD dovrebbe fare per “definizione”, ma che non fa. Tutto questo nella convinzione che la vicinanza fine a se stessa non può bastare. Occorre essere “alternativi” e offrire la nostra idea, la nostra proposta se vogliamo candidarci ad essere classe dirigente responsabile di questa città.

Questo può avvenire soltanto con un partito forte e credibile, e un partito così passa necessariamente dai Congressi. La fase congressuale deve aprirsi immediatamente e consentire che il Partito si doti, finalmente, di una struttura territoriale organizzativa. Non possiamo più permetterci di indugiare oltre.

È questa l’unica via per ottenere la fiducia da parte dei cittadini. È questa l’unica via per estirpare il germe  dell’assuefazione, dell’abitudine, dello smarrimento e innestare il seme della speranza.
Il tempo di delegare agli altri il nostro futuro è finito. Ognuno di noi deve fare la sua parte.

A cominciare, anzi a ri-cominciare, dalla politica. Senza cravatta.
Giuseppe Falcomatà






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