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Lea Garofalo. |
'NDRANGHETA: PG, RIAPRIRE PROCESSO GAROFALO DOPO PENTIMENTO VENTURINI, GIOVEDÌ POTREBBE TESTIMONIARE IN AULA.
Milano, 9 Aprile 2013. Riaprire il processo su Lea Garofalo alla luce delle dichiarazioni del pentito Carmine Venturino. A chiederlo, nella prima udienza del procedimento d'appello, è il pg di Milano Marcello Tatangelo. L'accusa chiede il «rinnovo dibattimentale» per quanto riguarda l'esame di Venturino sottoposto a un programma di sorveglianza, l'audizione di Denise per sommarie informazioni sul riconoscimento di alcuni monili probabilmente appartenuti alla madre uccisa e l'audizione di alcuni testimoni. Richieste a cui si sono opposte alcune delle difese degli imputati. In primo grado la Corte d'Assise aveva inflitto sei ergastoli, tra cui all'ex compagno della vittima Carlo Cosco, che oggi ha reso dichiarazioni spontanee.
Ergastolo anche per Giuseppe e Vito Cosco, Rosario Curcio, Massimo Sabatino e Carmine Venturino, ex compagno di Denise, e pentito al termine del processo per il sequestro e l'omicidio della testimone di giustizia che venne uccisa il 24 novembre 2009.
Nelle sue lettere al pm, Venturino, che ha chiesto di essere ascoltato in aula, scrive che Lea «fu uccisa materialmente da Carlo e Vito Cosco, fu strangolata dopo che Carlo si incontrò con lei all'Arco della Pace e con una scusa la portò in un appartamento». La mattina dopo «hanno portato il cadavere nel terreno di San Fruttuoso, a Monza. Qui è iniziata la distruzione del cadavere, che non è stato sciolto nell'acido, ma carbonizzato fino a dissolverlo completamente». Parole che cambiano la ricostruzione del delitto e rimettono i discussione i ruoli delle persone appartenenti al clan coinvolte nell'omicidio. I giudici decideranno nella prossima udienza, in calendario tra due giorni, se acconsentire alle richieste avanzate dalle parti. Sempre giovedì, potrebbe essere ascoltato in aula il pentito Venturino, pronto a «raccontare la verità».
'NDRANGHETA: CARLO COSCO, MERITO ODIO MIA FIGLIA, PREGO PER SUO PERDONO.
Milano, 9 apr. «Io adoro mia figlia, merito il suo odio perchè ho ucciso sua madre. Guai a chi sfiora mia figlia, prego di ottenere un giorno il suo perdono». Così Carlo Cosco, ex compagno di Lea Garofalo, si assume la responsabilità del delitto della testimone di giustizia che venne uccisa il 24 novembre 2009 e chiede scusa a sua figlia Denise, coraggiosa testimone del processo di primo grado in cui l'uomo e stato condannato, insieme ad altri 5 imputati, all'ergastolo. Cosco ha reso dichiarazioni spontanee durante la prima udienza del processo d'appello in corso a Milano. È stato uno dei custodi del Virgiliano ad avvertire i carabinieri che sono subito accorsi sul luogo del ritrovamento del cadavere. Il corpo in avanzato stato di decomposizione era adagiato su un costone. La salma è stata trasferita all'istituto di medicina legale dove verrà eseguita l'autopsia.
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