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Il volere di Dio dietro la rielezione di Giorgio Napolitano

Ho assistito con sdegno e sgomento al discorso di insediamento di Napolitano di fronte ad un Parlamento inutilmente entusiastico. Il dato politico incontestabile che emerge dalla relazione del nostro riconfermato “Caro leader” riguarda l’incredibile nuovo volto assunto brutalmente dalle nostre istituzioni derise e violentate. L’Italia è già oltre il sistema parlamentare, oltre il presidenzialismo e perfino oltre la monarchia assoluta: è divenuta una scimmiesca e tragica imitazione della corte di Bisanzio nella quale un imperatore assoluto e infallibile esercita un comando illimitato e arbitrario attorniato da una miriade di eunuchi opportunisti.

Il potere di Napolitano discende evidentemente da Dio e, come è facile intuire, chiunque si ponga di traverso rispetto alla volontà del Padre Celeste va considerato come nemico del bene, apostata, spergiuro e materia di inferno. La demonizzazione dei parlamentari screanzati che non hanno applaudito il discorso di chi conserva i carismi ricevuti in dono da Nostro Signore è quindi doverosa e utile, indispensabile per ripristinare una volontà sacra che rischia di corrompersi per opera di un manipolo di eretici che andranno presto sottoposti con la forza al rito del bacio della pantofola in segno di paciosa sottomissione e ossequioso rispetto. In pochi hanno colto l’assoluta gravità che la rielezione di Napolitano certamente rappresenta. E’ in corso un cambio di paradigma storico ed epocale che riattualizza le prassi più miserabili e oscene tipiche di quelle epoche buie che imponevano un diritto di autorità fondato su furbe superstizioni capaci di ammantare di regalità qualsiasi vergogna, abominio e abuso.

Il passo successivo rispetto alla terribile piega che gli eventi hanno preso riguarderà probabilmente un incremento violento della repressione nei confronti dei moderni nemici di Dio. Le prima avvisaglie di questa svolta destinata a materializzare in chiave moderna i fasti della vecchia Santa Inquisizione sono già evidenti. Un gruppo di ragazzi, per avere criticato il Re su facebook, sono già stati denunciati e sottoposti a perquisizione e sequestro (clicca per leggere http://www.monzatoday.it/cronaca/napolitano-facebook-denuncia.html ). Compito ora del sacro Tribunale sarà quello di convincere gli sventurati a ritrattare le loro risibili e volgari accuse rivolte contro il corpo mistico del Presidente, altrimenti, come gesto supremo di grazia e misericordia, sarà bene rinchiuderli in una cella puzzolente per cinque lunghi anni affinché i reprobi, attraverso una sana tortura e provvidenziale sofferenza, possano sperare un giorno di ottenere il perdono di Dio, padre buono e misericordioso.

Nel caso in cui la polizia postale non dovesse riuscire ad identificare con certezza tutti gli scellerati che hanno osato insolentire l’Uomo inviato dalla Divina Provvidenza per diretta volontà e grazia dello Spirito Santo, suggerisco umilmente di riproporre la nobile soluzione scelta dai fedeli nel 1209 per contrastare l’eresia dei catari. Quando il barone Simon de Monfort, a capo della Militia Crhisti, conquistò la città di Béziers, chiese al delegato pontificio Arnald Amaury di distinguere i sopravvissuti cattolici dagli eretici. “Massacrateli tutti indistintamente”, rispose risoluto il delegato, “il Signore conosce i suoi” (Luciano Pellicani, Le radici pagane dell’Europa, pag. 56).

Allo stesso modo è oggi inutile distinguere le posizioni. Tutti quelli che hanno frequentato siti ostili a chi amministra il potere su chiara delega di Dio vanno ritenuti colpevoli per fatti concludenti. Nemici di Dio vanno infine parimenti considerati coloro i quali ritengono la rielezione del Presidente palesemente in contrasto con lo spirito della nostra Carta Costituzionale, sospetto tra l’altro insinuato dallo stesso Napolitano che, meno di un mese fa, giudicava “ridicola” l’ipotesi di una sua permanenza sul Colle. Gli emissari di Lucifero che utilizzano questi volgari argomenti come sofisti d’accatto, dimenticano di dire che nella mattinata di Sabato, 20 aprile 2013, l’arcangelo Gabriele in persona è comparso al cospetto di un commosso Napolitano ingiungendogli in maniera perentoria di rimanere al suo posto anche a costo di indicibili sacrifici e sofferenze.

Per avere quindi interrotto il già avviato trasloco pur di ottemperare ad un ordine che trascende l’umana comprensione e razionalità, tutti gli italiani per bene devono a Giorgio Napolitano,  re d’Italia e imperatore di Bisanzio, eterna gratitudine e umilissima deferenza.

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