Editors Choice

3/recent/post-list

Bovalino omicidio di Alfredo Izzo, ma che cosa c'entra la joint-venture 'Ndrangheta-Cosa Nostra?

Venerdì 5 aprile 2013 Un uomo di 30 anni Alfredo Izzo, è stato ucciso in un agguato a Bovalino, nella Locride. Izzo era agli arresti domiciliari  pere, al momento dell'agguato, si trovava, per motivi in corso di accertamento, davanti alla porta della sua abitazione. La vittima è stata raggiunta al volto da un colpo di fucile caricato a pallettoni sparato da una persona che si è poi allontanata a piedi. Sull' omicidio indaga la polizia. Il movente sarebbe da collegare ad un regolamento di contri nell'àmbito del trafico di stupefacenti o ad una vendetta privata, ma non si escludono altre piste. Sul luogo del delitto il medico legale Pietro Tarzia e Alfredo Prestinizzi, nonché il p.m. della Procura locrese, Debora Rizza, coordinata dal procuratore capo Luigi D'Alessio e il carro funebre per la rimozione del cadavere. Indaga la Polizia di Stato di Bovalino, diretta dal commissario capo Giovanni Arcidiacono
BOVALINO (RC) L'OMICIDIO DEL GIOVANE ALFREDO IZZO 30 ANNI, CELIBE, BOSS O GREGARIO, COLLEGATO AL TRAFFICO DI COCAINA
Il 28 giugno 2011, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Siracusa, diretto dal colonnello Mauro Perdichizzi, avevano arrestato in flagranza del reato di traffico e detenzione ai fini di spaccio,  due soggetti, uno siciliano e l'altro calabrese:Francesco Messina cl. 1948, originario e residente a Siracusa e Alfredo Izzo cl. 1983, originario e residente a Bovalino. I due, erano stati sorpresi, all'interno dell'area di servizio posta nei pressi dello svincolo autostradale di Siracusa Nord, nell'atto della cessione di 500 gr. di cocaina nel pomeriggio di sabato 25 giugno 2011. I due,  sono stati sorpresi dai Carabinieri, con una mazzetta di banconote da 50 € per un valore complessivo di 9.000 €; nel cruscotto dell'autovettura, successivamente è stata rinvenuta un'ulteriore mazzetta di banconote per un totale di 2.000. 

Domenico Salvatore

BOVALINO (rc) Ennesimo omicidio di stampo mafioso. Con modalità di esecuzione e quantità di piombo impiegate, di solito, riservate ai capibastone. Alla periferia di Bovalino. In una zona al buio ed isolata, rispetto al centro abitato. Sulla statale 112, che unisce Bovalino con la sterminata Piana di Gioia Tauro; dallo Jonio al Tirreno. Un paio di killers, armati di fucile calibro 12, caricato a lupara,  per ammazzare Alfredo Izzo, di 30 anni, celibe del luogo. L'agguato, è stato consumato intorno alle ore 2200 di venerdì 5 aprile 2012. In aperta campagna. Sulla strada statale 112, che si snoda verso Platì. A quell'ora ed in quel punto, due sicari della 'ndrangheta, incaricati di seminare morte sangue e rovina, subdolamente acquattati nell'ombra, attendevano la mossa falsa dell'ignara vittima predestinata. L'uscita imprudente allo scoperto. Se altro tranello non ci sia stato. Alfredo Izzo, non si sospettava certamente, di essere nel mirino della 'ndrangheta. Sebbene fosse organico della Piovra. Alfredo Izzo, aveva un ruolo importante, dentro l'organizzazione criminale calabrese? Due anni da era stato "pizzicato" dalla Polizia di Stato, in quel di Siracusa, al casello Nord, con mazzette di euri in tasca, nell'ordine delle migliaia di euri; e soprattutto la Polstato, sequestrò mezzo chilo di cocaina. Ci sono delle domande a cui gl'inquirenti, diretti dal commissario capo Giovanni Aridiacono, stanno tentando di dare risposta: che cosa ci faceva, Alfredo Izzo a Siracusa? Come mai lo Izzo, si trovava fuori di casa, visto che non potesse mettere il naso fuori dall'uscio? Chi, sono gli esecutori materiali del delitto? Chi, il mandante? Quale, il movente? I giustizieri della notte, conoscevano bene la loro vittima: usi, costumi, tradizioni, amicizie, appartenenze, indirizzo, identità, segni particolari, abitudini. Sono andati a colpo sicuro. Ed ancora, chi ha assistito al delitto…la sorella, il cognato, la mamma? Nessuno ha visto niente? Nessuno ha udito niente? Sono stati loro a lanciare l'allarme? Dov'era il padre, operaio idraulico-forestale? Nessun esito pare, abbia dato nemmeno, la retata con posti di blocco volante, controllo dei pregiudicati della zona con perquisizioni domiciliari, stub ed alibi-orario. Con questo quadro, le indagini partono in salita. In un mondo ad alta densità mafiosa, in full immersion nell'omertà che cuce le bocche a doppia mandata; deterrente la paura di vendette anche del tipo 'trasversale'. Si parte dai rilievi e reperti, dagl'interrogatori di familiari, amici, parenti e conoscenti; poi si aggiungerà l'esito dell'autopsia, già disposta dal procuratore capo della Repubblica di Locri, Luigi D'Alessio; a cura del perito settore. Quindi, la salma verrà restituita alla famiglia, per la celebrazione dei funerali, che si svolgeranno a Bovalino, in forma pubblica. Salvo, diversa disposizione del questore di Reggio Calabria, Guido Nicolò Longo. Il pedigree criminale, della vittima, offre qualche appiglio investigativo. Resta da vedere se Alfredo Izzo, ricoprisse il semplice ruolo di "comparsa"; cioè di gregario, pusher od altra definizione; oppure, quello di plenipotenziario, presso 'Cosa Nostra', della 'ndrina di appartenenza. Le indagini della Procura locrese, tendono anche a questo. Di una cosa la magistratura (come ha più volte dichiarato in conferenza stampa e regolarmente riportato dagli organi d'informazione… Pignatone, Gratteri, Prestipino, Sferlazza, Grasso ecc.), è certa. La joint-venture fra 'ndrangheta e Cosa Nostra, è sempre in piedi e funziona. Nel nome del business. Ed ha radici profonde. Apriamo qui, una piccola, doverosa parentesi….". I rapporti fra i discendenti di 'Mastrosso e Scarcagnosso', affondano le radici nel Medioevo; se non oltre, visto pure che la regioni di…loro competenza, geograficamente siano dirimpettaie. Dopo il delitto del sindacalista Placido Rizzotto, a Corleone. il 10 marzo del 1948 ( venne indagato, quale esecutore materiale, Luciano Leggio, inteso 'Liggio'; mandante, il  dottor Michele Navarra, medico condotto di Corleone, medico fiduciario dell'INAM e caporeparto di medicina interna dell'ospedale di Corleone; nel 1946, direttore dell'ospedale, capo della Cupola palermitana, in illo tempore. Il capomafia, venne mandato al confino a Gioiosa Jonica (RC), dove conobbe  e venne ospitato durante la latitanza dal padrino locale dell'Onorata Società, Francesco Jerinò, inteso 'don Ciccio Manigghija'. Prima di essere ucciso il 2 agosto 1958 alle ore 15.30, mentre rientrava a Corleone a bordo di una Fiat 1100 nera, assieme ad un collega; trucidati dentro l'automobile, con un centinaio di proiettili. Il pentito di 'ndrangheta, Franco Brunero, (elemento di spicco della cosca Ruga-Musitano-Aquilino, accusò don Stilo, parroco di Africo (lo arrestano a Montecatini, mentre faceva le terme), di aver ospitato  nel novembre del 1983, il capomafia  di Cosa Nostra, Antonino Salamone boss di San Giuseppe Jato, che poi si consegnò ai Carabinieri di Africo, fonte books.google.it; di aver dato ospitalità ( cosa, che fece anche il padrino della 'ndrangheta, Giuseppe Morabito, inteso 'U Tiradrittu) a Totò Riina, travestito da monaco.  A proposito," La Repubblica", in un articolo di Pantaleone Sergi del 22 aprile 1983, afferma…"Si parla di Africo, infatti, già nella relazione della prima commissione parlamentare antimafia, come rifugio momentaneo nientemeno che di Luciano Liggio. E ai carabinieri di Africo si consegnò trafelato e impaurito, nel marzo del 1983, il boss Antonino Salamone, padrino di San Giuseppe Jato e membro della Cupola, arrestato nei giorni scorsi a San Paolo del Brasile dove era riparato per evitare i diciotto anni di carcere inflittigli proprio nel maxiprocesso istruito da Giovanni Falcone. Antonino Salomone, (cugino di Salvatore Greco, detto Totò l' ingegnere, uno dei boss di Ciaculli) che si era allontanato dal soggiorno obbligato di Sacile, in provincia di Udine, raccontò ai carabinieri di essere stato poco prima a casa di don Giovanni Stilo, l' anziano sacerdote che negli anni successivi venne processato e condannato per mafia in primo grado e in appello, ma venne poi assolto in un nuovo processo ordinato dalla prima sezione della Cassazione. Il sostituto procuratore della Repubblica di Locri, Ezio Arcadi,  era riuscito a mettere su un dossier che gli aveva consentito di emettere un ordine di cattura contro don Stilo, accusato di associazione a delinquere di tipo mafioso. Ma su Africo, anche se non per vicende di mafia, hanno gravitato diversi personaggi che hanno avuto contatti con Cosa Nostra. Prese il diploma ad Africo, nell' istituto magistrale creato da don Stilo, quell' Agostino Coppola, sacerdote e sequestratore, legato ai corleonesi. E sempre ad Africo si diplomò, tra gli altri, l' ex sindaco di Palermo, Giuseppe Insalaco, maciullato dalla mafia….I legami di Riina con i calabresi sono noti comunque da tempo. Il capomafia siciliano era stato testimone di nozze di don Mico Tripodo, uno dei capi carismatici della ' ndrangheta reggina, fatto eliminare dai boss emergenti. Ma soprattutto si è sempre saputo dei legami operativi tra cosche siciliane e calabresi. "Questa inchiesta sul delitto Scopelliti - ha sottolineato Pippo Micalizio della Dia - ha confermato ulteriormente i rapporti tra mafia e ' ndrangheta, gli interscambi operativi, i legami stretti". I pentiti hanno delineato comunque scenari ancor più drammatici di quanto si potesse solo immaginare. La ' ndrangheta addirittura avrebbe fornito a Cosa Nostra l' esplosivo per l' attentato al giudice Borsellino. Ma gli scambi di favori sono stati tanti….". Dunque Alfredo Izzo, per poter "travagghijari" a Siracusa, dov'era stato arrestato, deve aver ricevuto carta bianca dai capi-ndrangheta e dai capi di Cosa Nostra. Comunque, "disco verde". Purtroppo per loro la Polizia, i Carabinieri e la Guardia di Finanza, non dormono. I rapporti informativi della forze di polizia, la Commissione Parlamentare Antimafia e la magistratura, dicono che Bovalino sia territorio delle 'ndrine di San Luca ( Nirta-Strangio-Giorgi, Mammoliti, Pelle-Vottari-Romeo), ma anche di Platì (Barbaro 'Castani' e Barbaro 'Nigri', Marando, Trimboli, Agresta, Sergi, Papalia, Musitano, Catanzariti, Perre) e di Africo ( Bruzzaniti-Morabito-Palamara, Criaco, collegati con i Cordì di Locri a sua volta collegati con gli Ietto, Cua e Pipicelli di Natile di Careri e con i Barbaro e gli altri clan di Platì; Francesco che ha sposato una figlia di Pasquale Barbaro capoclan di Platì e Felice Cua, che ha sposato una figlia di Antonio Cordì, erano figli del capobastone di Natile di Careri, Pietro Cua: ucciso il 29 luglio 1999); e non si muove foglia se la 'ndrangheta non lo voglia. Lo Izzo, assassinato con ben quattro scariche di lupara, deve aver commesso qualche sgarro fatale; e, forse, la sua stessa 'ndrina, se non qualche concorrente-rivale, 'nci stutau 'i candili'. Tuttavia gli organi inquirenti, non hanno abbandonato le altre possibili piste, che conducono alla soluzione del rebus-puzzle. Da queste parti, conta ancora, il senso di appartenenza e la gerarchia mafiosa. Quella, del "triangolo delle Bermude!…Africo-Platì-San Luca e delle Vallate del Bruzzano, del Torbido e dello Stilaro. Domenico Salvatore

MNews.IT
www.mnews.it

TweetYou. It e penso a te. la nuova idea.
www.tweetyou.it

Posta un commento

0 Commenti