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Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici

Luogotenente Cosimo Sframeli
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri  amici”
Giovanni (15,13)

    
     La storia non si ripete perché il presente riceve il dono del passato: riceve il retaggio del passato e rende presente il futuro. Non è vivere o morire ad insegnare qualcosa. E’ il modo in cui, in avvenimenti cruciali e sanguinosi, i Carabinieri si giocarono tutto, accettando come vantaggio ciò che di affetti e valori ebbero a ricevere, in difesa della Legge e della Patria. Persone semplici e disponibili che, dopo la morte, conobbero il tributo del silenzio e soltanto la forza nella Tradizione dell’Arma ha permesso di ridare giustizia e rincuorare i familiari. Nel loro nome, in Calabria, il nostro passato è motivo di gloria e di dignitoso orgoglio. Con generosità, diedero la vita e lo fecero per qualcosa di più grande che rese spazioso il loro cuore. Così che, in quell’azione del servire, ebbero il privilegio di morire. Il donarsi non è un circolo ma una retta. Il circolo è immagine dell’utile; il donarsi, di contro, è il non ritorno, è l’impossibile dei generosi che annichila la coscienza dei vili.
Onorare il sacrificio estremo dei Militari dell’Arma dei Carabinieri e, non per ultimo, di testimoniare, assicurando nella memoria di tutti, un tormentato ma eroico percorso, necessario per comprendere e non dimenticare.       


Carabiniere Pasquale ZITO
In servizio presso il Comando Stazione Carabinieri di Delianova (RC)
Crotone 29/12/1900 - Cosoleto (RC) 22/06/1924



     Nella notte del 23 aprile 1924 evase dal carcere di Cittanova il pericoloso pregiudicato Francesco Pizzimenti, di anni venticinque, da Santa Cristina d’Aspromonte, autore di omicidio ai danni di un sacerdote. Ben presto la sua presenza fu segnalata nel territorio del Comune di nascita e in quelli adiacenti di Delianova e Cosoleto. Si trattava di un individuo che, per la tranquillità di quelle contrade, era indispensabile catturare al più presto. I Comandi Carabinieri della Compagnia e Tenenza di Palmi iniziarono ogni attività di ricerche in conformità a confidenze che riuscirono abilmente a procurarsi da persone, già danneggiate, o in procinto di esserlo, dal malfattore.  Furono così eseguiti numerosi servizi, alcuni dei quali personalmente diretti dal Tenente Luigi Manzo, senza tuttavia raggiungere lo scopo per piccoli contrattempi che valsero inopinatamente a frustrare le preziose informazioni che sulle mosse del Pizzimenti di quanto in quanto si avevano.
     Il 22 giugno 1924, verso le ore 13:00, il Comandante della Stazione di Cosoleto, Brigadiere a piedi Ilario Iacopetta, ebbe sicura confidenza che la sera il Pizzimenti avrebbe partecipato, in unione ad alcuni giovinastri, a una cena in un’osteria della frazione Sitizano; che lo stesso confidente si offrì di indicare guidando, col favore delle tenebre, i militari sul posto purché fossero stati, almeno alcuni, vestiti in abito simulato. Il confidente promise di attendere i militari, alle ore 21:00, fuori dell’abitato di Sitizano ove, precedendo di pochi passi la comitiva avrebbe, con un cenno, indicato l’ingresso dell’osteria quando vi erano transitati dinanzi.

Il Brigadiere Iacopetta, che in quel giorno era solo in caserma perché, d’ordine superiore, aveva dovuto rinforzare col suo personale la Stazione di Sinopoli ove si svolgeva una festa con molto concorso di popolo, si rivolse a quella più vicina di Delianova (che era poi la stessa con cui procedeva da qualche tempo a servizi combinati per la cattura del Pizzimenti) chiedendo che quattro militari vestiti in abito simulato si fossero trovati per le ore 20:00 a Cosoleto a sua disposizione. Il Comandante interinale di Delianova, V. Brigadiere a piedi Nicola SPANÒ, ricevuto l’avviso, provvide immediatamente al bisogno; malgrado però ogni  buona volontà non poté trovarsi a Cosoleto con i suoi militari, Carabiniere a piedi Pasquale ZITO, Antonio CIRISANO e Antonio BUMBACA, prima delle ore 21:10. Poiché la frazione Sitizano distava da Cosoleto quarantacinque minuti di cammino, il Brigadiere IACOPETTA fece notare che il servizio ormai difficilmente avrebbe potuto aver luogo, dato il ritardo. Ad ogni modo decise senz’altro di agire e dette tutte le istruzioni sul modo in cui doveva avvenire l’irruzione nell’osteria, giacché il PIZZIMENTI avrebbe certamente opposto accanita resistenza. I militari a passo svelto presero la via di Sitizano, avanzando a mezza costa, in un territorio montano ricoperto da fitta vegetazione di boschi che rendeva impossibile scorgere anche alle più brevi distanze, data la mancanza di luna e il cielo coperto. Avevano già percorso due chilometri quando in una svolta si trovarono di fronte due individui che, nella fitta oscurità, essi non poterono distinguere e, quindi, vollero identificare. All’ordine di fermarsi uno obbedì e avendo anzi riconosciuto alla voce il Brigadiere IACOPETTA rispose marcando alquanto il tono: “Buonasera Comandante”.

L’altro, che aveva seguitato a camminare, ciò sentendo, allungò il passo e per questa ragione il V. Brigadiere SPANÒ, rivoltosi ai Carabinieri di coda, lì invitò a fermarlo e perquisirlo. Lo sconosciuto si trovava allora all’altezza del Carabiniere Pasquale ZITO il quale, imprudentemente, anziché avvinghiarlo in modo da immobilizzargli le braccia e far eseguire la perquisizione da altro militare, gli infilò senz’altro le mani nelle due tasche della giacca. In quell’attimo rintronò una detonazione e il Carabiniere ZITO cadde al suolo mentre lo sconosciuto continuò a esplodere, immediatamente, altri tre colpi di rivoltella in direzione del gruppo dei militari; quindi, si dava alla fuga. Nello stesso tempo l’altro individuo, che era stato però identificato, spiccato un salto dal margine della strada, su cui si trovava, si gettò nel sottostante pendio da dove il V. Brigadiere  SPANÒ gli sparava contro un colpo di rivoltella andato a vuoto. Tutto ciò si svolse in un attimo e per quanto i militari fossero inevitabilmente rimasti sorpresi, imbracciarono le armi e aprirono il fuoco in direzione dei fuggiaschi che animosamente inseguirono sparando alcuni colpi verso quei punti da cui proveniva rumore dalle frasche o cespugli smossi.

A ciò partecipò anche il Carabiniere Antonio CIRISANO il quale, sebbene fosse stato ferito da un colpo di rivoltella all’avambraccio sinistro, poté, a sangue caldo, servirsi delle armi al pari degli altri. Purtroppo, ogni inseguimento fu inutile poiché i ribelli riuscirono a dileguarsi né le ricerche subito praticate poterono dare alcun risultato per l’oscurità fittissima e la natura dei luoghi. Ritornati i militari sui propri passi constatarono la morte del Carabiniere ZITO il quale giaceva supino e serrava nella mano un coltello che evidentemente stava estraendo dalla tasca del malfattore quando questi, poggiandogli sul petto la rivoltella che aveva impugnato non appena dalla frase del compagno capì di essere di fronte a Carabinieri, lasciò partire il colpo che lo fulminò per avergli spaccato il cuore, come in seguito fu accertato dall’autopsia.
     Dinanzi a tanto inaspettata sciagura, il Brigadiere IACOPETTA, disposto il piantonamento del cadavere, raggiunse di corsa la frazione Sitizano e procuratosi l’automobile da persona facoltosa del luogo, inviò immediatamente a Delianova il Carabiniere CIRISANO poiché aveva delle cure che a Cosoleto, per mancanza di sanitari, non era possibile apprestargli. Ciò fatto, riprese con il V. Brigadiere SPANÒ le ricerche dell’individuo identificato che riuscì nella notte stessa ad arrestare nella propria abitazione. Era questi certo Vincenzo VIOLI, di anni ventisette, muratore, il quale sottoposto a interrogatorio finì col confessare che lo sconosciuto col quale si trovava, era il latitante PIZZIMENTI. Non appena il Comandante della Tenenza di Palmi fu informato di quanto era accaduto dispose l’invio di numeroso personale alle Stazioni di Cosoleto e Delianova e si recò anch’egli  sul luogo, dopo aver informato il Comandante della Compagnia che si trovava per servizio in Oppido Mamertina. Questi, a sua volta, raggiunto appena gli fu possibile Cosoleto ove, verificati i fatti, intensificò tutti i provvedimenti che il Tenente MANZO aveva molto bene iniziato sia per quanto si riferiva alle ricerche del Pizzimenti sia per quanto riguardava i funerali del Carabiniere ZITO e l’assistenza del Carabiniere CIRISANO, la cui ferita all’avambraccio sinistro fu giudicata guaribile nei venti giorni, salvo complicazioni.
   

   La salma del Carabiniere ZITO, caduto in territorio di Cosoleto, fu reclamata dai cittadini di Delianova che ottennero il permesso di trasportarvela dall’Autorità prefettizia. I funerali ebbero luogo il mattino del 24 giugno e riuscirono addirittura solenni poiché volle concorrervi ogni classe di cittadini non soltanto di Delianova ma anche dei Comuni vicini di Cosoleto e Scido, le cui amministrazioni intervennero con a capo i Sindaci. Tutti vollero prestare la loro opera gratuitamente (clero, confraternite, musica, ecc.); alle spese che inevitabilmente si dovettero sostenere per cera, cassa mortuaria, ecc., provvide con spontanee offerte la popolazione di Delianova, la quale era anche intenzionata di raccogliere con sottoscrizione i fondi per un modesto ricordo marmoreo. I parenti dell’ucciso (solo due fratelli uterini) furono immediatamente avvertiti ma, per ragione di distanza, giunsero a Delianova a funerali avvenuti. Raccolte le sincere offerte, furono i deliesi a posare, lungo la strada provinciale Cosoleto – Sitizano, una lapide dedicata al giovane Carabiniere ucciso.
     Dopo ottant’anni, il Sindaco di Cosoleto, Geom. Angelo SURACE, ha voluto dare il giusto riconoscimento alla memoria del valoroso Carabiniere. Il 27 giugno 2004, con una sobria cerimonia, per volontà della stessa Amministrazione comunale, la Piazza “Umberto I”, della frazione Sitizano è stata ribattezzata Piazza “Carabiniere Pasquale ZITO”. “… Ad onore ed alla memoria di un martire del dovere. La passione per l’Arma, la forte tensione morale, lo avevano sospinto a sfidare il pericolo della criminalità, con la speranza di offrire un concreto contributo per l’affermazione della giustizia ed alla lotta contro ogni forma mafiosa. Fu assassinato all’età di ventiquattro anni in contrada Volpi del Comune di Cosoleto, in un conflitto a fuoco con un latitante originario di altro paese la sera del 22 giugno 1924”.               

Cosimo Sframeli

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