
GIOIA TAURO (RC), MISTERO, IL BARONE LIVIO MUSCO, 74 ANNI, VEDOVO, TRA FIGLI, PROPIETARIO TERRIERO, ASSASSINATO A COLPI DI PISTOLA.
Il corpo della vittima, è stato trovato nello studio di casa in cui viveva da solo; a poche decine di metri dalla caserma dei carabinieri, sembra al momento estraneo a ambienti criminali. Nessun segno d’effrazione è stato ritrovato sulla porta Musco, già noto alle forze dell’ordine per truffa, è morto subito dopo essere stato portato in ospedale. Sul posto il p.m Giulia Pantano, coordinata dal procuratore capo della Repubblica di Palmi, Giuseppe Creazzo. Confuse, se non contraddittorie le prime voci sul delitto, che potrebbero essere confermate o smentite
Domenico Salvatore

Eseguita la macabra missione di morte, sangue e rovina, l’assassino, si sarebbe allontanato dalla zona, ospite indisturbato. Altro punto di domanda:chi ha visto, quando e come, il corpo senza vita del possidente? Sul luogo del delitto sono intervenuti, il medico legale Mario Matarazzo od altro sanitario; il p.m. Giulia Pantano o suo collega coordinato dal procuratore capo della Repubblica, Giuseppe Creazzo; la ditta del caro estinto, per la rimozione del cadavere, trasportato all’istituto di medicina legale. Nell’immediatezza del delitto, Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, hanno istituito una cintura militare intorno al vasto hinterland. Con posti di blocco volanti, controllo dei pregiudicati della zona, stub e loro alibi-orario. Sull’esito vige il massimo riserbo e nulla trapela. Le indagini per identificare l’esecutore materiale del delitto, e risalire al movente, se non al mandante, partono in salita. Non vi sarebbero testimoni al delitto. Oltretutto, in una zona ad alta densità mafiosa. Dove l’omertà che cuce le bocche a doppia mandata, regna sovrana. Si parte dai reperti, dai rilievi tecnici e dall’autopsia. Che sarà eseguita dal perito settore, nominato dal Tribunale. E subito dopo la salma verrà restituita alla famiglia per le esequie, che si svolgeranno a Gioia Tauro, in forma pubblica. Salvo l’opposizione del questore di Reggio Calabria, Guido Nicolò Longo. UUn altro proprietario terriero preso di mira. Sono tanti in Calabria. Compreso un altro barone, Antonio Cordopatri… “Un barone calabrese originario di Oppido Mamertina (Piana di Gioia Tauro), la sua famiglia era proprietaria di numerosi terreni (coltivati ad ulivi e agrumi) nella zona di Oppido e per tale motivo entrò nel mirino della 'Ndrangheta (in maniera più specifica nel mirino della 'ndrina Mammoliti) che per esercitare il suo predominio sul territorio e lucrare profitti imponeva l'affitto o l'acquisto, a costi irrisori e spesso dietro minacce e intimidazioni, di ettari di fondi. Tramite questi terreni la 'ndrina otteneva soprattutto cospicui finanziamenti statali e comunitari per la produzione dell'olio di oliva.
La famiglia Cordopatri ha sempre rifiutato tali "pretese" della criminalità organizzata, difendendo appieno il proprio diritto di proprietà, anche il barone Antonio ha continuato il modus operandi della propria famiglia (dopo la morte del padre e del fratello) denunciando anche il tutto alle autorità preposte. L'omicidio. La mattina del 10 luglio 1991 a Reggio Calabria, fonte Wikipedia, il barone si trovava in macchina sotto la sua abitazione ad aspettare la sorella Teresa, quando ad un certo punto spuntò il killer che estrasse la pistola e lo uccise: l'assassino puntò poi l'arma contro la donna che nel frattempo era uscita di casa ma fortunatamente l'arma s'inceppò. Il killer fu bloccato da una pattuglia dei vigili urbani immediatamente dopo. Il processo. Come autore materiale dell'omicidio, fu arrestato Salvatore La Rosa di Tropea, che venne poi processato e condannato in primo grado all'ergastolo, in secondo grado a 25 anni di reclusione, sentenza confermata dalla Corte di Cassazione nel 1994, come mandante dell'assassino invece fu condannato definitivamente Francesco Mammoliti ('ndrina Mammoliti), nel processo era anche coinvolto il boss Saverio Mammoliti, ma i giudici lo hanno sempre assolto.”. L’omicidio di Gioia Tauro, è stato detto e scritto non ha matrice mafiosa. Sarà, ma sul territorio, non si muove foglia senza che la ‘ndrina dominante, non lo voglia. Anche i delitti, vengono pianificati dal capo crimine della cosca egemone. Sebbene ci sia anche la possibilità di una vendetta privata, apparentemente scollegata, rispetto alle dinamiche criminali. L’ondata di delitti che insanguina la sterminata Piana di Goia Tauro, non accenna a placarsi. E crea panico, paura, indignazione e sdegno, ma anche preoccupazione. Il sindaco Renato Bellofiore ha condannato pubblicamente il fenomeno ed ha incontrato pure il Prefetto, il Questore ed altre istituzioni.
Domenico Salvatore.
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