
MILANO COSA VUOL ESSERE DA GRANDE: CITTA’ METROPOLITANA O POLO REGIONALE?
Cosa vuol essere Milano da grande: città metropolitana o polo regionale tipo Parigi e Londra?
Certo, ogni soluzione è migliore della situazione attuale: il Comune amministra solo 180 kmq e meno di 1.250.000 abitanti (censimento 2011) quando sulla città gravitano, in realtà, oltre 3 milioni di cittadini (600.000 gli ingressi quotidiani in auto) e oltre 100 comuni.
Ma le due soluzioni abbisognano di progettazioni totalmente diverse.
Per quanto riguarda traffico e infrastrutture di trasporto, ad esempio, una cosa è far arrivare la metropolitana a Paullo; un’altra è programmare collegamenti interurbani con 7 capoluoghi di provincia lombardi.
Comunque, l’una e l’altra destinazione avranno tempi lunghi: non ci sono risorse per attuarle.
Già oggi le infrastrutture autostradali previste per Expo 2015 sono in crisi: la Pedemontana non verrà completata, gli investitori privati di Brebemi (Brescia-Bergamo-Milano) e Teem (la nuova tangenziale est di Milano) si danno alla latitanza.
Sono due delle novità emerse dal dibattito “Sulla città oggi-Il nodo del traffico” organizzato in Assoedilizia dal Gruppo di studio su “Città, architettura, ambiente” dell’Istituto Europa-Asia.
Dopo il saluto di Luigi Arborio Mella, Giunta esecutiva di Assoedilizia, in rappresentanza del presidente, Achille Colombo Clerici e di Andrea Villani, Università Cattolica di Milano, relazioni di (in ordine di intervento): Paola Pozzi, Centro Studi Pim Milano “Politiche urbanistiche e politiche della mobilità in Milano e nell’Area Metropolitana Milanese”; Andrea Boitani, Università Cattolica di Milano “Trasporti individuali e trasporti collettivi. Metodo e strategia delle scelte”; Italo Piccoli, Università Cattolica di Milano “Nuova mobilità e rapporti personali e sociali”; Gian Paolo Corda, Politecnico di Milano “Piani del traffico e azioni concrete nelle politiche comunali. Gli obiettivi della legislazione, i metodi applicativi, gli esiti”.
Coordinatore dei lavori Gianni Verga, ingegnere, già assessore all’Urbanistica del Comune di Milano.
Da quando si parla di piani del traffico e delle relative infrastrutture – e sono oltre cinquant’anni, allora in Italia circolavano 3.600.000 automobili oggi sono 36 milioni - – si è
costantemente assistito a uno scollamento totale tra sviluppo urbanistico e mobilità: in parole povere, le amministrazioni comunali di Milano e delle città dell’hinterland hanno consentito insediamenti
a gogò che linee metropolitane, tramviarie e di autobus, pubbliche e private, autostrade, hanno inseguito con risultati parziali (il vecchio Pgt di Milano prevedeva la costruzione di 11 linee
metropolitane!), il contrario di quanto gli esperti predicavano: prima le infrastrutture e poi gli insediamenti attorno ad esse (vedi Germania).
Negli anni più recenti si è giustamente inserito il problema dell’impatto paesaggistico-ambientale che, imponendo soluzioni di interramento di autostrade e ferrovie, ha fatto lievitare enormemente i costi.
Uno dei motivi per cui si splafona dal preventivo, le opere si bloccano per anni o del tutto (altri motivi sono, diciamo così, competenza dei magistrati).
E comunque in Italia i costi dei trasporti locali sono superiori del 20% a quelli medi europei.
Dall’estero giungono interessanti esempi. In Francia, per citare, il costruttore predispone il progetto che viene discusso pubblicamente.
Le osservazioni vengono consegnate al costruttore che: o può accogliere, e accollarsi, le modifiche, oppure rinunciare all’opera.
Benito Sicchiero
Foto: Laura Perego di Cremnago, Luigi Arborio Mella, Vice Console Cina, Console Generale di Cina Signora Liang Hui, Achille Colombo Clerici
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