"Come un volo d'aquila" di Pierfranco Bruni
di Angiolina Nantas
Il poeta e lo scrittore si incontrano attraverso un linguaggio che ha una forte dimensione magico – onirica e la parola, nel suo raccontare, incide vistosamente negli scavi dell'esistenza.
Nel recente libro (una importante plaquette che porta l'autore su una strada affascinante, non nuova per lo stesso autore, ricca di simboli e di visioni in cui il mistero domina) di Pierfranco Bruni dal titolo "Come un volo d'aquila" (Nemapress editore, pp. 56, euro 10) si respira non solo l'alchimia di un paesaggio in cui si misura un raccordo tra culture e modelli religiosi ma si vive una atmosfera dove ogni traccia di realtà e di realismo viene completamente allontanata.
È come se Pierfranco Bruni si giocasse la sua partita in un colloqui stretto con uno sciamano. Due racconti, 21 poesie, due "preghiere" di Aquila di Mare e Aquila di Vento, nelle quali la lezione sciamanica è fortemente visibile, un Preludio e un Epilogo dentro i quali la testimonianza buddista è vistosamente presente) per un viaggio in cui la figura dello sciamano riporta la voce del padre.
Il padre che non c'è più è il riferimento non tanto di un dolore che strazia ma di un tempo smarrito, o meglio di un tempo che ha perso le lancette dell'orologio per farsi spazio sempre fuori dagli schemi della storia. Compaiono i simboli e sono elementi chiarificatori del viaggio di Pierfranco Bruni. Dall'aquila stessa alla tartarughe con le tredici lune, dalla luna all'insistere sul concetto di pazienza. Molto forte è la frase del Dalai Lama che Bruni pone interpretazione del suo viaggio, ovvero la pazienza che ci allontana dalla disperazione.
Il sottotitolo potrebbe leggersi come un ulteriore titolo perché se l'aquila è un simbolo della cultura indiana sciamanica ancora di più lo è il guerriero che rimanda ad una lettura prevalentemente castanediana, (Carlos Castaneda) alla quale Bruni ha dedicato molti studi e molte riflessioni soprattutto negli ultimi anni inserendolo in un percorso che va da Eliade alla Zambrano, da Jung al suo caro Pavese, da Zolla a Papini, da Coomaraswamw ad Horia. Dunque, il sottotitolo: "Mio padre mi diceva di amare con la passione del guerriero".
Titolo e sottotitolo sono dentro questo viaggio sciamanico di Bruni e le due "preghiere", astutamente o abusivamente li abbiamo definite tali, sono la traccia singolare di un personaggio, qual è Pierfranco Bruni, che propone l'interfaccia del poeta e dello scrittore.
Le 21 poesie hanno una simbologia. Parlando con Bruni abbiamo cercato di capire i segni che si trasmettono in questa plaquette. Perché 21 poesie? Perché il 21 è il giorno della morte del padre e anteponendo i numeri, ovvero 12, è il mese in cui il padre si è messo in viaggio verso ciò che gli sciamani definiscono silenzio, volando, in solitudine, come l'aquila.
Comunque tutta la plaquette è ricca di simbologie e anche elementi rituali. Come le tartarughe e le tredici lune. Ritorna il suo mondo orientale, soprattutto quando nel secondo racconto sottolinea le radici del padre. Ma il padre può essere un pretesto per una manifestazione esistenziale e archetipica che va oltre la letteratura stessa?
Il padre c'è. L'assenza del padre è ben visibile. Ma tutto può diventare pretesto all'interno di un processo in cui scrittura e pensiero sono diventati elementi plastici di un raccontare, attraverso il mito e la metafisica, un uomo dentro il dolore, la pazienza, la preghiera, il distacco, la lontananza.
La figura dello sciamano è ormai una costante in Bruni ma ci sono i richiami ad un incrocio tra il mondo cristiano che si ferma alla Croce e il mondo islamico in cui la ritualità delle danze è sì quella degli Indiani ma anche quella dei sufi nella circolarità del volo.
Un Bruni altro rispetto ai precedenti scritti? C'è una continuità. Ciò lo si avverte subito. Non una rottura con il passato. Ma si avverte una coerenza in un progetto che è quello dell'antistoricità e dell'antirealismo della letteratura e della prevalenza dei simboli, degli archetipi, dei miti. Non bisogna dimenticare che nel 2004 Bruni pubblicando una antologia delle sue poesie (1974 – 2004) la si intitolava "Fuoco di lune". Un titolo fortemente intriso di archetipi nell'incontro tra esistenze occidentali e orientali.
"Come un volo d'aquila" è un testo importante. E resterà un modello significativo nella bibliografia di Pierfranco Bruni. Il guerriero – poeta e scrittore è un guerriero di luce dentro quelle forme di una alchimia che non cerca spiegazioni ma vive completamente tra le pagine del mistero.
Bruni pone nel retro copertina dei versi di Aquila di Vento nei quali è inciso: "Lo sciamano mi ha parlato/ed io mi sono posto in ascolto/della sorgente dell'orizzonte". Simboli, archetipi, alchimie dentro il dolore e la magia della vita.
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Luigi Palamara
Giornalista, Direttore Editoriale e Fondatore di MNews.IT
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