GUARDIA DI FINANZA –
REGGIO CALABRIA: Rosarno - Sottoposta
a sequestro un’azienda dedita alla
coltivazioni di agrumi riconducibile ad ARENA Rosario.
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Non si
arresta l’azione di contrasto ai patrimoni illecitamente accumulati disposta
dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
In data
odierna, i Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria,
appartenenti al G.I.C.O., unitamente allo S.C.I.C.O. di Roma, stanno eseguendo il
decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure
di Prevenzione, dell’intero patrimonio aziendale di una ditta agricola
riconducibile ad ARENA Rosario cl. 79, figlio del ben noto ARENA Domenico cl.
54, appartenente alla cosca PESCE di Rosarno (RC).
L’impresa
vanta la disponibilità di circa 15 terreni, siti nei comuni di Rosarno (RC), Candidoni(RC)
e Nicotera (VV), attraverso i quali ha ottenuto diversi contributi pubblici.
I
sequestri odierni - richiesti dal
Procuratore Aggiunto Dott. Michele Prestipino Giarritta e dal Sost. Procuratore
Dott. Stefano Musolino - sono l’ennesima e diretta conseguenza della “storica” sentenza pronunciata il 20
settembre 2011 dal Tribunale di Reggio Calabria nei confronti della famigerata
cosca di ‘ndrangheta operativa nella Piana di Gioia Tauro, con
importanti propaggini in tutto il Nord Italia e, in particolare, in Lombardia.
Il 21 e
il 29 aprile, il 5 maggio e il 13 ottobre 2011, Guardia di Finanza e
Carabinieri, diretti dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, dopo gli
arresti del 2010 nell’ambito delle
operazioni “All Inside 1 e 2”, avevano già inferto un durissimo colpo alla cosca
sottraendogli importanti attività commerciali (operanti in un regime pressoché
monopolistico) beni immobili, beni mobili e disponibilità finanziarie, per
circa 210 milioni di Euro, che formavano l’illecito “impero economico”
dei PESCE – Operazione “All Clean”.
Il
giudizio pronunciato con rito abbreviato dal Tribunale di Reggio Calabria nei
confronti di 13 accoscati, nel mese di settembre 2011, ha lanciato un ulteriore
importantissimo segnale della reazione della società civile alle proditorie
minacce della criminalità organizzata in Calabria.
Nell’ambito
del dispositivo, infatti, oltre alle pesantissime condanne personali, il
Giudice ha posato una vera e propria pietra miliare nella storia del contrasto
alla criminalità organizzata, condannando gli imputati anche al pagamento di
una somma di 50 milioni di Euro a titolo di risarcimento per i cittadini del
Comune di Rosarno (RC) vittime, per decenni, delle angherie e dell’arrogante
prepotenza della cosca.
L’odierno provvedimento di sequestro
riguarda un’impresa esercente, l’attività di “coltivazione di agrumi” ed il relativo patrimonio aziendale, comprensivo
dei titoli AGEA ceduti da ARENA Domenico ad ARENA Rosario.
In particolare, l’attività d’indagine
ha dimostrato come ARENA Domenico abbia fraudolentemente trasferito i crediti
vantati nei confronti dell’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura alla ditta
agricola del figlio Rosario, spogliando - in tal modo - l’impresa agricola di
una cospicua parte del patrimonio aziendale, allo scopo di sottrarre
all’aggressione da parte dello Stato, i diritti di credito derivanti dal
possesso di titoli AGEA, oggetto, pertanto, del sequestro odierno.
ARENA Domenico, resosi irreperibile al
fermo di indiziato di delitto emesso in data 28 aprile 2010, poi catturato il
22.7.2012, era particolarmente attivo nel settore dei trasporti (imposizione
dei mezzi di trasporto e attraverso cui la CE.DI. SISA S.p.A.
svolgeva le attività di logistica) e della distribuzione, al punto da causare
uno scontro in seno al clan tra il cognato PESCE Vincenzo - interprete più autentico della ‘ndrangheta
tradizionale, quella dal volto più violento e parassitario, capace di azioni
immediate ed eclatanti, tant’è che egli stesso (in un colloquio ambientale
intercettato in carcere) arrivò a dichiarare “io sono sempre uno
‘ndranghetista … io sono stato sempre uno sgarrista … e ho campato sempre di
sgarro” - ed il giovane
rampollo del casato PESCE Francesco cl. 78, già assicurato alle patrie galere.
L’operazione odierna dimostra, ancora
una volta, come la ricchezza illecita generata dalle mafie venga - sempre più -
reinvestita nell’economia legale, al fine di fornire alla stessa un abito pulito
e nuovo, ma soprattutto non sempre aggredibile, grazie alle abili manovre di
schermatura poste in essere.
Con la continua aggressione ai patrimoni
illecitamente accumulati dal clan PESCE, prosegue il cammino di riappropriazione
del territorio calabrese da parte dello Stato e Rosarno (RC), giorno dopo giorno,
strada dopo strada, diventa sempre un po’ più libera.
Reggio
Calabria, 2 gennaio 2013

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