Per quattro degli indagati, compreso l'ex dipendente dell'Inpdap Angelo
Genitore, di 56 anni, che è stato licenziato dall'Ente previdenziale con
un provvedimento del 18 febbraio del 2012, è contestata anche
l'associazione per delinquere.
MESSINA, 26 Gennaio 2013 - La polizia ha eseguito stamani a Messina 12 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone nell'ambito di un'inchieste su presunte truffe all'Inpdap e altri istituti finanziari.
TRUFFA A INPDAP, PENSIONI A FALSI VEDOVI DODICI ARRESTI DELLA POLIZIA A MESSINA, FRODATE ANCHE FINANZIARIE
Facevano ottenere la pensione di reversibilità a presunti vedovi di dipendenti pubblici truffando così l'Inpdap, e col Cud, inoltre, ottenevano prestiti da finanziare, che non pagavano. È la truffa da 100 mila euro scoperta dalla Procura di Messina che ha portato all'arresto da parte della polizia di 12 indagati, compreso un ex dipendente dell'Inpdap, licenziato nel 2012. A quattro è contestata l'associazione per delinquere, agli altri 8 sono stati concessi i domiciliari.
Per quattro degli indagati, compreso l'ex dipendente dell'Inpdap Angelo Genitore, di 56 anni, che è stato licenziato dall'Ente previdenziale con un provvedimento del 18 febbraio del 2012, è contestata anche l'associazione per delinquere. Analoghe accuse sono state rivolte dalla Procura a Rosario Grasso, di 57 anni, Mario Miceli, di 43, e Nicolina Buda, di 50.
Nei loro confronti il Gip Maria Vermiglio ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Arresti domiciliari sono stati invece disposti per 8 delle persone destinatarie delle pensioni: Antonina Miceli, di 52 anni, Mara Gazzignato, di 44, Francesca Mangiapane, di 50, Simonetta Oco, di 65, Domenica Oliveri, di 58, Carlo Iaria, di 78, Tommasa Bonna, di 63, e Maria Cucinotta, di 53.
Le indagini sono state avviate dalla Polizia, che si sono avvalse anche di intercettazioni, dopo denunce dell'Inpdap che ha riscontrato delle irregolarità. L'inchiesta è stata coordinata dal gruppo Criminalità economica della Procura della Repubblica di Messina, composto dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dai sostituti Fabrizio Monaco e Diego Capece Minutolo.
I Fatti:
Truffa ai danni dell’INPDAP: la Sezione di P.G. esegue 12 arresti
Nelle prime ore di stamani la Sezione P.G. della Polizia di Stato della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, con la collaborazione della locale Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Cinisello Balsamo, ha dato esecuzione all’Ordinanza di Applicazione di Misure Cautelari nei confronti di 12 soggetti responsabili di associazione finalizzata alla truffa ai danni dell’INPDAP di Messina ed a numerosi istituti finanziari.
Le dodici persone raggiunte dall’Ordinanza di misura cautelare sono tutte indagate come membri di un’organizzazione, ben delineata, dedita ad una serie indeterminata di truffe a partire dal settembre 2009 ai danni dell’INPDAP di Messina per l’erogazione di pensioni di reversibilità in assenza dei necessari presupposti, nonché ai danni di istituti finanziari per l’erogazione di finanziamenti con cessione del quinto delle predette pensioni.
Figura chiave dell’organizzazione è un dipendente dell’INPDAP di Messina, riuscito dall’interno della Pubblica Amministrazione ad aggirare il sistema che eroga le pensioni di reversibilità.
Capo e promotore del sodalizio criminoso, convinceva infatti i futuri complici a presentare false autocertificazioni che attestavano rapporti di coniugio del tutto inesistenti con defunti pensionati del cui decesso egli era a conoscenza grazie al ruolo interno alla Pubblica Amministrazione.
Avendo libero accesso ai dati, infatti, il reo selezionava i pensionati deceduti non coniugati, così da avere la certezza che l’emolumento del pensionato dopo il suo decesso potesse essere riscosso dal falso coniuge senza il rischio di creare duplicati e di incorrere nei reali coniugi del defunto.
I soggetti beneficiari delle fittizie posizioni pensionistiche non solo erano legati tra loro da rapporti di parentela o amicizia, ma avevano perfetta contezza del meccanismo truffaldino grazie al quale percepivano la pensione di reversibilità di un perfetto estraneo spacciandosi per falsi coniugi.
La truffa prevedeva sempre lo stesso meccanismo e persino l’erogazione del denaro dagli stessi uffici postali. Sovente poi il beneficiario di una pensione era delegato alla riscossione di un’altra dello stesso gruppo in una sorta di catena ben collaudata.
La seconda parte della truffa prevedeva poi la stipula di contratti con numerose finanziarie con finanziamenti e relativa trattenuta di un quinto sulle singole rate della stessa pensione di reversibilità.
Il coinvolgimento di tutti gli indagati e complici rendeva anche questa seconda fase ben oleata e garantita dal controllo interno all’INPDAP e dall’abuso di potere operato dal capo dell’organizzazione.
Il danno patrimoniale alla Pubblica Amministrazione causato dai soggetti arrestati oggi ammonta a circa 105.000 euro mentre quello apportato alle società finanziarie raggiunge la somma di circa 155.000 euro.
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