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Vito Ciancimino con il figlio Massimo. |
Palermo, 17 Gennaio 2013. «Mio padre mi disse di avere appreso dal suo amico Bernardo Provenzano che a uccidere il chirurgo Sebastiano Bosio nell'81 era stato Nino Madonia, lo stesso che uccise Libero Grassi».
Lo ha detto Massimo Ciancimino, imputato nel procedimento per la trattativa tra Stato e mafia per concorso esterno in associazione mafiosa, deponendo al processo per l'omicidio del chirurgo vascolare Sebastiano Bosio ucciso il 6 novembre 1981 mentre passeggiava in compagnia della moglie in via La Farina a Palermo. L'unico imputato del processo è il boss mafioso Nino Madonia. «Parlai con mio padre di Bosio tra la fine del 1999 e il 2000- dice ancora Ciancimino junior - mio padre mi disse di avere saputo dal suo amico ingegnere Lo Verde, alias Bernardo Provenzano che era stato Nino Madonia a uccidere Bosio, e lo seppe anche da Giacomo Giuseppe Gambino.
Fui io a chiedere a mio padre notizie dell'omicidio Bosio perchè era una persona per bene, ero curioso di capire. E mio padre mi disse che fu ucciso perchè c'erano stati dei contrasti all'ospedale dove lavorava. Gambino, come mi raccontò mio padre, si lamentò perchè Bosio non si era voluto prestare a qualche attenzione dei Madonia. Quindi entrò in contrasto con loro. E fu ucciso». Massimo Ciancimino ha ricordato anche che il rapporto con il padre Vito «era diventato più intenso nel periodo in cui incontrò l'allora colonnello Mori e il capitano De Donno per avviare una trattativa» nel periodo delle stragi. «Da giovane il mio rapporto con lui era critico perchè non ero il figlio ubbidiente che avrebbe voluto, ero ribelle. Sono poi stato vicino a lui fino alla sua morte e non per mia scelta», ha detto. Ha ribadito di avere conosciuto la famiglia Bosio: «mio fratello Sergio frequentava per un periodo una delle due sorelle».
Prima di Massimo Ciancimino, chiamato dal pm Lia Sava, sono stati ascoltati in aula i due fratelli del figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, Sergio Ciancimino, che negli anni Ottanta era stato fidanzato per breve tempo con la figlia della vittima, Silvia Bosio, e Giovanni Ciancimino. Sergio Ciancimino, oggi notaio a Milano, ha ribadito in aula di avere avuto «un pessimo rapporto con il padre» Vito Ciancimino. «Dopo la laurea mi trasferii a Roma e poi a Milano». Dice di non ricordare di avere mai accompagnato l'allora fidanzata Silvia Bosio al Costa Verde, un albergo di Cefalù (Palermo).
La figlia di Bosio aveva, invece, detto ai pm di esserci andata con Sergio e lì si rese conto dell'importanza e del potere di Vito Ciancimino che riceveva decine di persone, tutti in fila per incontralo. In un'altra circostanza, sempre secondo Silvia Bosio, Vito Ciancimino le avrebbe detto, poco dopo l'omicidio del padre: «Tuo padre se l'è cercata». Sempre Sergio Ciancimino ha sostenuto in aula di non ricordare di avere portato Silvia Bosio nella sua abitazione. Circostanza smentita invece dal fratello Giovanni in aula: «ricordo che Silvia venne a casa nostra in via Danae, dove la sera proiettavamo dei film e c'erano dalle trenta alle quaranta persone». Giovanni ha poi confermato che il fratello Sergio non si sarebbe parlato con il padre per «dieci anni».
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