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Milano/Brianza, Il corpo ritrovato è quello di Lea Garofalo?Forse, ha cantato un pentito 'recente'

Stando alle indagini, la donna non sarebbe stata sciolta nell'acido ma
strangolata e poi carbonizzata Il ritrovamento di alcuni monili come
una collana e degli anelli, hanno convinto gli inquirenti che i resti
trovati in un campo in Brianza, siano quelli di Lea Garofalo; la
collaboratrice di giustizia, uccisa dall'ex compagno, Carlo Cosco, in
primo grado condannato all'ergastolo. La certezza assoluta, verra'
pero' determinata dall'analisi del dna. La notizia, e' stata
anticipata da La Stampa. Lea Garofalo, dopo il sequestro, sarebbe
stata raggiunta da un colpo di pistola. Il p.m. ha chiesto e ottenuto
dalla Corte d'Assise di Milano la condanna all'ergastolo di sei
persone tra cui l'ex compagno della donna.Ci sarebbe la conferma del
pm di Milano, Marcello Tatangelo

MILANO, RITROVATI I RESTI DI LEA GAROFALO? NON ERA STATA SCIOLTA
NELL'ACIDO MA UCCISA E BRUCIATA E POI, SEPOLTA IN UN CAMPO, IN
BRIANZA. MA NON Ế UNA "STORIA A LIETO FINE". ANZI

La pentita di 'ndrangheta, è stata sequestrata e uccisa, la notte tra
il 24 e il 25 novembre 2009. I resti di Lea Garofalo, l'ex moglie del
boss della 'ndrangheta Carlo Cosco uccisa per aver testimoniato contro
i clan di 'ndrangheta, sarebbero stati trovati in un campo della
Brianza. Nell'aprile scorso, Carlo Cosco e i fratelli Vito e Giuseppe,
così come Rosario Curcio, Massimo Sabatino e Carmine Venturino, erano
stati condannati all'ergastolo. Il ritrovamento è avvenuto circa un
mese fa. La certezza assoluta, che i resti appartengano alla donna,
arriverà dopo gli accertamenti del Dna, ma i primi riscontri
forniscono al momento una elevata probabilità.

Domenico Salvatore

MILANO- Clamoroso è dir poco. Incredibile, forse, rende meglio
l'idea.La notizia è stata captata prima di tutti da La Stampa e
bisogna darle atto, senza rubacchiare nulla. Anzi, faremo di più. Qui
sotto, pubblichiamo integrale l'articolo di Michele Brambilla ed anche
la foto del cartaceo. Poi, tutti gli altri notevolmente,
'colpevolmente' ritardatari, compreso lo scrivente, hanno ripreso la
nootizia. Non cambia granchè, rispetto a prima. Nel senso che la
donna, non risusciterà, non risorgerà prima del Giudizio Universale.
Morta era e morta resta. Fino a prova contraria ovviamente. Sebbene,
quest'ultimo impressionante colpo di scena, non trovi molto credito né
spazio. Trova sostanza invece e credibilità, il ritrovamento di un
corpo, che probabilmente è quello di Lea Garofalo. Sebbene, bisognerà
aspettare ancora tutti gli accertamenti biologici, verifiche e
controlli. D'acchito, gl'indizi conducono verso la soluzione del
ritrovamento, che è giù un ottimo risultato. La stragrande maggioranza
dei parenti delle vittime scomparse per "lupara bianca", non ha mai
più, ritrovato i resti dei corpi dei loro cari. A nessun prezzo; se
tutte le cose, ne abbiano uno.
Trovati in Brianza i resti di Lea Garofalo, vittima della 'ndrangheta,
sottoposta a protezione dal 2002, quando aveva deciso di testimoniare
sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno
Carlo Cosco? Programma che venne revocato nel 2006 perché l'apporto
dato non era stato significativo. La donna si rivolge allora prima al
TAR, che le dà torto, e poi al Consiglio di Stato, che le dà ragione.
Il ritrovamento, di alcuni monili come una collana e degli anelli,
hanno convinto gli inquirenti, che si tratti proprio di ciò che è
rimasto del corpo della collaboratrice di giustizia, uccisa nel 2009
dall'ex compagno Carlo Cosco; in primo grado, condannato
all'ergastolo.
Il magistrato, non dà dettagli sulla persona, che ha indicato il
luogo dove erano seppellite le ossa della collaboratrice di giustizia,
ma non si fa fatica e pensare ad un pentito dell'ultima ora, che abbia
operato proprio in Lombardia e che abbia ricoperto incarichi o cariche
di responsabilità all'interno della 'ndrine, a più alto livello. La
storia di Lea Garofalo è stata sviscerata in tutte le salse. Nel
dicembre del 2007, viene riammessa al programma, ma nell'aprile del
2009, decide all'improvviso di rinunciare volontariamente a ogni
tutela e di tornare a Petilia Policastro, per poi trasferirsi di nuovo
a Campobasso in una casa che le trova proprio l'ex compagno Carlo
Cosco.
Nel 2009 Cosco, secondo l'accusa, tende una trappola all'ex compagna
in via Montello 6 a Milano; con l'intento di parlare del futuro della
loro figlia Denise. Argomento sufficiente per cascarci, sia pure
inconsapevolmente. Alcune telecamere inquadrarono madre e figlia nelle
ore del pomeriggio lungo i viali che costeggiano il cimitero
Monumentale: sono gli ultimi fotogrammi prima della scomparsa
definitiva di Lea Garofalo. Ci siamo occupati della triste storia di
ordinaria follia, che non può essere definita "a lieto fine", proprio
su queste colonne, scripta manent verba volant. Per Denise, qualcosa
cambia. Finalmente, la sua mamma, avrà una tomba, su cui piangere e
portarle dei fiori. Questa storia assomiglia a tante altre di giovani
meridionali, affascinati dall'eldorado di Milano. Il treno della
speranza, i sogni cullati, l'impatto con la realtà. Una ragazzina di
diciotto anni, che cosa può sognare se non un lavoro ed il "Principe
Azzurro", per formare una famiglia, una casa, un ruolo nella società?
Purtroppo, s'innamora dell'uomo sbagliato. Al cuor non si comanda.
Amor c'ha nullo amato amar perdona. I sogni diventano incubi. Il
paradiso si trasforma nell'inferno. Quarto Oggiaro non è l'Eden, ma
una bolgia dantesca. Sebbene Petilia Policastro, terra di faide, non
inducesse all'ottimismo. Nonostante la nascita di una bella e vispa
fanciulla, Denise, unicaa pagare per tutti; per tutto. Le due donne
sfuggono ad un agguato, secondo quanto riferiscono le cronache del
tempo; ma Carlo Cosco, non è uomo da lasciare le cose in sospeso e
torna alla carica. Riconquista la fiducia della sua compagna…"Dobbiamo
parlare della nostra adorata Denise". Un canto delle sirene
irresistibile, che la porterà nell'aldilà. Denise, aspetterà invano
alla Stazione Centrale di Milano, l'arrivo della mamma per rientrare
insieme in Calabria. Lea Garofalo, cuore di mamma, verrà sequestrata,
caricata a viva forza su un furgone, torturata, interrogata,
massacrata ed uccisa. Infine, bruciata e sotterrata. Le tombe dei
cimiteri della 'ndrangheta, non si trovano per caso o per fortuna.
Qualcheduno, ha fatto la 'cantatina', questo è lapalissiano. Un
pentito chiaramente, per essere 'credibile' ed attivare il servizio
di protezione, non ha che una sola possibilità:raccontare tutta la
verità, nient'altro che la verità, solo la verità. Il programma, si
occupa dell'attuazione della protezione ed assistenza legale e
sanitaria dei testimoni e collaboratori di giustizia e di tutti gli
aventi diritto , familiari e congiunti delle personalità protette.
Inoltre, assicura la promozione delle misure di reinserimento nel
contesto sociale e lavorativo. Dopo le ultime restrizioni, non è
nemmeno facile ottenerlo.Si consuma così, l'ennesimo dramma
dell'emigrazione meridionale e calabrese. Nelle prossime ore verrà
fuori l'altra storia, rimasta anch'essa sepolta, nei …'si dice, sembra
che, pare, corre voce'. Il trionfo della verità. Ha cantato, uno della
banda o esterno alla vicenda, ma che comunque era collegato? La
curiosità, di conscere i dettagli mancanti, più che 'forte', è
legittima. Il 'Giallo',tuttavia, presentava delle zone d'ombra, come
ha chiarito il processo di primo grado. Fra poco l'Appello,
quand'ecco, il colpo di scena. Alcune domande, non avevano trovato
logiche risposte. Un puzzle, più rompicapo di un enigma, incompleto di
alcune tessere. Una, è stata incastonata al posto giusto. Ora, il
quadro, seppure ancora fosco è più chiaro. Adelante Pedro, con juicio,
avanti, Pietro, con giudizio. Parole che il Manzoni (Promessi sposi,
cap. XlI), mette in bocca al cancelliere Ferrer, che la rivolge al suo
cocchiere, mentre la carrozza passa attraverso una folla di
dimostranti, diretta al palazzo del Vicario di provvisione assediato e
minacciato di morte. Domenico Salvatore

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