La lettera di Antonio di Pietro indirizzata a Maurizio Crozza
Caro Maurizio Crozza,
in Italia, come sai, non solo i politici rispondono agli interessi
di fazione ma anche giornalisti, conduttori e persino uomini e donne di
spettacolo si prestano spesso a operazioni di killeraggio per conto del
padrino politico di turno.
Ma se persino una persona come te, che a quelle logiche faziose non
ha mai obbedito, contribuisce a divulgare, in perfetta buona fede, le
bugie che sono state dette in questi giorni, è segno che la campagna di
disinformazione e calunnia ha raggiunto davvero livelli molto
allarmanti.

Io non ho a disposizione televisioni e conduttori, anche perché
l’Italia dei Valori è l’unico partito che abbia rinunciato a posti nel
cda Rai, nelle reti Rai e nei Tg, mentre tutti gli altri lottizzavano a
man bassa. Ho solo la forza della verità e della Rete, che ci permette
di incrinare quel monopolio dell’informazione grazie al quale erano solo
i padroni dei media a decidere cosa era vero e cosa falso.
Dunque, ho già iniziato a mettere in Rete una puntigliosa
documentazione. Se hai un attimo, verifica di persona sul mio sito. Mai
come in questo caso “carta canta”. Ho dimostrato, con le visure
catastali, che un modesto appartamento diviso in due e da me regalato
nel 2008 ai miei figli Anna e Toto, a Milano, è diventato nella campagna
di calunnia “15 case”.
Ho messo a disposizione di chiunque i documenti che dimostrano come
in quell’agguato travestito da inchiesta siano state fatte passare per
mie proprietà marciapiedi, svincoli, strade di accesso e persino
giardinetti pubblici.
Ho chiarito, sempre con le visure catastali, che i due appartamenti
di Bergamo, sui quali è stato sollevato un ennesimo polverone, sono in
realtà un solo appartamento, acquistato a nome suo e dei nostri figli da
mia moglie Susanna Mazzoleni, al termine di una carriera forense di
notevole successo e che giustamente le ha fruttato meritati guadagni.
Nei prossimi giorni continuerò a mettere in Rete la documentazione
che smantella punto per punto il castello di accuse mosse contro di me, e
che sono in realtà copiate di sana pianta da quelle sollevate a suo
tempo da giornali che fanno della calunnia la loro forza, salvo poi
dovermi pagare fior di quattrini in seguito alle querele da me sporte.
Proprio come mi accingo a fare contro i nuovi calunniatori.

A volte bisogna saper fare un passo indietro. Io l’ho fatto due
volte, e sono ben pochi gli uomini pubblici che in Italia possono dire
altrettanto. Ho lasciato senza esitazione prima un lavoro che amavo, nel
quale avevo raggiunto risultati direi soddisfacenti, e poi un posto di
ministro, per difendermi dalle accuse ipotizzate dalla magistratura con
le mani libere e senza recare nocumento alle istituzioni.
Ma ci sono occasioni in cui bisogna, invece, non arretrare di un
millimetro. Quando ti calunniano personalmente per toglierti di mezzo
politicamente, quando cercano di ottenere con le campagne scandalistiche
quello che non possono ottenere altrimenti, cioè la resa mia e
dell’Italia dei Valori, non ci si piega ma si combatte a viso aperto,
sapendo che presto o tardi la verità avrà la meglio.
Posso dire che spero che tu sia tra i primi ad accorgertene?
Con sincera stima,
Antonio Di Pietro
Fonte: Blog di Antonio Di Pietro
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