Dopo una vita politica passata nel più assoluto anonimato,
Mario Tassone, Udc, in Parlamento dal 1976, ha conosciuto il uso quarto d’ora
di celebrità. Intervistato dal bravo giornalista Alessandro Milan per Radio 24,
dopo avere farfugliato una quantità di concetti tra loro scollegati, il
politico catanzarese ha avuto l’impudenza di dichiarare: “prenderò un vitalizio
modesto: 6.800 euro (clicca per ascoltare http://video.corriere.it/vitalizio-6800-euro-molto-modesto/00150b4a-1920-11e2-b7ea-e60076599502)”.
Ora, a parte il fatto che il concetto di “modesto” è certamente soggettivo, ma,
dico io, come fa uno che è in Parlamento dai tempi di Breznev a commettere una
simile ingenuità? Con quale faccia, in un periodo come quello che stiamo
vivendo, flagellato da disoccupazione, precarietà e salari da fame, un deputato
semisconosciuto riesce a sostenere una simile posizione? E’ semplicemente
folle. Le parole in libertà di Tassone, quasi omonimo della più famosa bevanda
al gusto di cedro, testimoniano in maniera chiara l’assoluta incomunicabilità
tra un ceto politico giurassico e autoreferenziale e il cosiddetto Paese reale.
La battaglia contro i privilegi della casta
politica, questo è certo, è
spesso utilizzata strumentalmente da alcuni megafoni mediatici al servizio dei
peggiori poteri finanziari, nazionali ed internazionali, con il chiaro intento
di ferire al cuore il concetto stesso di democrazia rappresentativa. Bisogna
riconoscere, però, che fin quando la politica continuerà a farsi rappresentare
da personaggi alla Tassone, l’attuale processo di involuzione
oligarchico-tecnocratico non potrà che consolidarsi. Il ciclone Renzi, a
pensarci bene, è alimentato soltanto dal legittimo desiderio di un elettorato
esausto di non vedere più le solite facce in Parlamento. Renzi non ha una linea
politica degna di questa nome. Le sue ricette, depurate da un pizzico di sano
grillismo, si riducono alla sterile riproposizione delle fallimentari
idee, vecchie di trenta anni, che furono
di Clinton e Blair: la cosiddetta terza via. Renzi rassicura i poteri predatori
nostrani nella misura in cui garantisce per il futuro che la sinistra,
quand’anche dovesse vincere, continuerà tranquillamente a perseguire politiche
di estrema destra. D’Alema e Veltroni
hanno fatto benissimo a fare un passo indietro, coprotagonisti insieme a
Berlusconi di uno dei periodi più tristi della storia d’Italia.
I vari Tassone, invece, potrebbero passare
l’intera vita in Parlamento, paradossalmente difesi da un profilo politico
necessariamente grigio e rasoterra. L’Udc è oramai l’ultimo rifugio di ogni
dinosauro minacciato dall’era glaciale. Da Buttiglione a D’Onofrio, da Casini a
Cesa, il gotha dello scudocrociato sta al rinnovamento come Di Pietro alla
grammatica. Attaccato come un naufrago
allo scoglio Monti, l’Udc ha negli anni costantemente fornito alla Repubblica
italiana materiale umano e politico di prim’ordine. Da Zambetti a Barbuto (capo
segreteria dell’Idv Maruccio, ndm) quasi tutte le migliori perle che luccicano
nell’odierno panorama politico italiano vantano trascorsi udiccini. D’altronde,
basta guardare in faccia Lorenzo Cesa per intuire il profilo dell’iscritto
modello.
francesco Toscano
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